Aveva vinto l’Oscar per la migliore interpretazione femminile. L’attrice fu chiamata sul palco. Il film trattava di una vera storia avvenuta pochi anni prima, vicenda che aveva sconvolto l’intero paese; la vita e la condanna a morte di una prostituta che aveva ucciso sette uomini. L’attrice salì sul palco. Trattenne le lacrime, ringraziò il produttore, il regista e la famiglia. Poi ringraziò il marito avvocato anche lui presente in teatro. Ringraziò anche la truccatrice che aveva reso possibile la sua trasformazione fisica. Il pubblico applaudì, poi si ricordò di salutare e ringraziare il suo paese d’origine; presto sarebbe andata a trovarli tutti. Ci fu ancora un applauso, si congedò e decise di lasciare il palco.
Pochi giorni dopo fece questo strano sogno:
“Non hai neanche accennato il mio nome.”
“Oh, ero emozionata… non mi sono ricordata.”
“Mi hanno messo sulla sedia elettrica.”
“Avrei dovuto ricordare con delle parole la tua tragedia... lo so.”
“E quella di tante come me.”
“Sono desolata, veramente.”
Si svegliò. Era ancora un po’ scossa.
“Caro, ho sognato qualcosa che mi ha reso triste.”
“Dimmi tesoro.”
“Non ricordo, eppure sto ancora male.”
“Sei sicura di avere avuto un brutto sogno?”
“Sì, ne sono certa però non ricordo...”
“Vieni qua vicino a me, su piccola, fa ancore notte.”
“Mi ami caro?”
“Certo che ti amo, dormi adesso.”