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Una vacanza da ricordare
Il sole che filtra dalle fessure della tapparella abbassata mi colpisce negli occhi. È già mattina? Sollevo le palpebre con molta fatica... è stata una notte molto movimentata. Ho fatto parecchi sogni anche se ricordo solo qualcosa di vago di essi. E mi sono girato più volte prima di trovare la posizione più adatta che mi concedesse un po' di riposo. Del resto, mi capita sempre così quando sono eccitato per qualcosa... quando aspetto con ansia un avvenimento imminente non c'è verso di dormire la notte della vigilia. Con gli occhi ancora semichiusi mi guardo attorno nella penombra della stanza e poggio lo sguardo sull'orologio appeso alla parete: le otto e trenta! Cavoli, com'è tardi. Non sento nessun rumore provenire dalla sala... sicuramente anche loro sono ancora a letto. Meglio svegliarli o rischiamo di rimanere incastrati nel traffico... è già capitato altre volte.
Prima una bella stirata al corpo ed un doveroso e liberatorio sbadiglio... poi mi sollevo faticosamente ed esco dal letto, per trascinarmi verso la loro stanza da letto. La porta è ancora socchiusa ed il sonoro russare di papà conferma i miei sospetti.
Mi scappa un sorriso nell'ascoltare quel concerto per qualche istante... russa davvero forte!
Non vorrei disturbarli e normalmente non lo farei; aspetto sempre che si alzino prima loro per fare il mio ingresso... oggi, però, è un giorno speciale... il sole si sta alzando rapidamente nel cielo e bisogna prepararsi in fretta!
Faccio piano quando spingo la porta della camera ed entro. Sono subito davanti al lettone matrimoniale e li vedo beati nel mondo dei sogni. Mi sfugge un altro sorriso quando mi balena alla mente quello che sto per fare. Prendo una piccola rincorsa e salto vigorosamente sul materasso con un grido che li fa sobbalzare entrambi, spaventatissimi.
È ora di andare! È ora di andare!
Papà e mamma devono ancora riprendersi dal batticuore e mi fissano in malo modo:
“Brutto delinquente! ” mi dice lui sfoderando poi un sorriso gentile “Mi hai fatto venire un colpo, Sam! Ma che cosa ti è preso? ”
Mamma guarda la sveglia sul comodino e strabuzza gli occhi:
“Mio Dio, Bert! Sono le otto e quaranta! Dobbiamo sbrigarci se vogliamo essere là in orario. Tempo un'ora e le autostrade saranno tutte intasate! Forza! ”
“Ecco perchè ci hai svegliati, Sam! Per fortuna ti sei ricordato almeno tu! Giù dal letto, forza! Fra poco si parte! ”
i preparativi fervono in tutta la casa: dal canto mio, faccio una buona colazione e bevo tutto il mio latte... lo adoro! Non potrei affrontare nessuna giornata senza la mia dose di latte mattutina! Mi lavo da capo a piedi perchè voglio essere perfetto... i miei genitori fanno altrettanto mentre il rumore dell'acqua che scorre nel bagno si mischia al concerto mattutino dei pettirossi che hanno fatto il nido nell'albero del nostro giardino.
Passano i minuti e mi scopro sempre più emozionato. Fortunatamente, papà aveva preparato tutti i bagagli ieri sera e li aveva già caricati in auto. Abbiamo risparmiato un sacco di tempo. Al solito, la mamma non trova la sua borsetta... non ricorda mai dove l'ha appoggiata. Per sua fortuna sono un buon osservatore ed ho imparato ad affinare il mio talento negli anni. Trovo la borsetta sul divano dell'ingresso, la prendo e gliela porto soddisfatto.
“Sam! Grazie, piccolo mio! Mi hai salvato la vita! ”
Non c'è di che! Mi becco un bel bacio di gratitudine... adoro i suoi baci... ha le labbra talmente morbide che mi sembra di essere accarezzato da un batuffolo di cotone. Mi fanno un piacevole solletico. Solo mi accorgo che è truccata... mi avrà lasciato lo stampo del rossetto sulla guancia... non è proprio il massimo per un giovanotto come me. Pazienza, lo pulirò dopo. Adesso dobbiamo andare.
Il sole batte davvero forte. Una luce bellissima che mi affascina di giorno in giorno... il suo calore mi scalda piacevolmente la testa e la schiena e mentre papà controlla di avere chiuso bene tutte le porte e le finestre e mamma è già seduta in macchina a controllare allo specchietto il risultato del suo make up, io do un'occhiata ai bagagli... sembra che non manchi nulla, anche se, a dire il vero, mi sono accertato che non mancassero i miei giocattoli, per prima cosa.
Come di consueto salgo di dietro... è più sicuro per me e poi sto molto più largo... il viaggio sarà lungo e credo che mi concederò un pisolino lungo la strada. Quei sedili in pelle sono così comodi che invogliano davvero a sdraiarvisi come un merluzzo ad asciugare.
Papà si siede al posto di giuda e ci grida:
“ALLORA, CIURMA! PRONTI PER LA NOSTRA VACANZA!! ”
Io e la mamma rispondiamo un sì all'unisono con entusiasmo e quando sento il rombo del motore non posso fare a meno di sorridere ancora una volta.
Mentre l'auto imbocca il vialetto, saluto con lo sguardo la mia casetta... mi prende sempre un pizzico di malinconia quando la vedo allontanarsi. Sono contento di partire ma anche dispiaciuto di lasciare tutte le mie abitudini e le mie certezze. Una cosa normalissima, del resto.
Ma quel velo di tristezza sparisce non appena imbocchiamo la statale, diretti verso la nostra meta. Siamo partiti! La nostra vacanza è iniziata.
Dove andremo stavolta? I miei non mi hanno mai detto nulla circa la destinazione delle nostre vacanza... farmi una sorpresa è diventata una consuetudine, ormai; ed è una cosa che non mi dispiace affatto, anzi.
A questo punto penso che mi deluderebbe sapere in anticipo dove stiamo andando, tanto sono abituato ad essere all'oscuro. Direi che buona parte della mia emozione dipende anche dall'incognita del nostro punto di arrivo. Forse verrebbe meno, se sapessi ogni dettaglio in anticipo. Perchè rischiare?
In fondo è sempre andata bene... i miei mi hanno portato in luoghi da favola ogni volta. Sono davvero fortunato ad avere due genitori come loro. So che tutti dicono così... tutti dicono la verità, certo. Secondo me, ogni genitore è il migliore per il proprio figlio. Io non potrei mai immaginarmi senza di loro. Oltre ad essere sempre stati buoni con me... ed aver praticamente soddisfatto tutti i miei capricci, non posso dimenticare che mi hanno salvato la vita quando ero appena nato. Non ricordo bene, ma so che stavo molto male... ricordo il dolore alla pancia così forte da farmi piangere tutti i giorni. I dottori dicevano che sarebbe stata dura. Che forse non me la sarei cavata se fossi rimasto dov'ero. E ricordo che mentre non potevo fare altro che rimanere sdraiato e premere il ventre contro il mio lettino per attenuare un minimo le fitte che mi torturavano tutto il giorno, guardavo la strada poco distante da dove mi trovavo. Tutte quelle auto che sfrecciavano veloci verso mete che non ero nemmeno in grado di sognare... avrei tanto voluto andare con loro, vedere quello che c'era attorno a me. Non volevo perdere la speranza di poter un giorno guardare il mondo che sembrava così bello... non volevo perdere la speranza di scappare dal mio dolore. Ma ero sempre più debole e non potevo far altro che piangere mentre incrociavo gli sguardi sconfortati dei ragazzi che si occupavano di me con tanta premura. Fu come un sogno quando li vidi davanti a me. Lei era così bella ed aveva lo sguardo dolcissimo... lui sembrava così simpatico e pieno di affetto e della volontà di darlo. Ero piccolo e molto malato ma decisero di adottarmi e mi resi conto che non mi importava più del mio dolore. Avevo trovato finalmente una famiglia ed anche se fossi morto presto avrei potuto farlo in serenità e fra le braccia di persone che mi volevano bene... sentivo l'affetto che provavano per me... quasi mi sembrava di toccarlo. Ed io ne provavo altrettanto per entrambi. Fu un periodo lungo e difficoltoso ma piano piano iniziai a sentirmi meglio. Mi diedero tutte le cure di cui avevo bisogno senza badare a spese. Non potevano avere figli loro e non volevano perdere quello che avevano appena trovato. Il loro affetto mi diede la forza per superare tutte le difficoltà che mi si paravano davanti... alla fine ce l'ho fatta ed ora sono qui con loro a guardare il mondo proprio come volevo... e le mie aspettative non sono state deluse. Roma, Tahiti, New York, Parigi, Egitto e tanti altri posti magici, fantastici. Tante foto a casa a rinverdire i ricordi di quei magnifici viaggi... tanti ricordi che altri come me non hanno avuto la possibilità di possedere. Una vita così felice da sembrare quella di una favola... un bellissimo sogno infinito. Ed è ancora più bello sapere che è la realtà. Sono fortunato... davvero.
Sono un po' curioso. Dove andremo questa volta? Mi piace fantasticare sulla nostra destinazione e sulle amicizie che potrò fare una volta arrivato. Ho sempre incontrato gente simpatica e qualche volta ho anche guadagnato dei bei regali. Ma anche il viaggio ha le sue attrattive: mi piace salutare gli altri che stanno viaggiando come me sul sedile di dietro.
L'auto si ferma all'improvviso: oh, no! L'autostrada è già intasata! Il frastuono di tutti i clacson non lo sopporto proprio! Mi trapana i timpani e mi impedisce di pensare alla vacanza che mi aspetto e di godere il mio viaggio. Ma smettetela di suonare! Per cosa, poi? Non vedete che siamo bloccati e non si può andare avanti? Non mi ascoltano... cerco di placare il mio nervosismo sdraiandomi e cercando di riposare, mentre vedo che anche papà sta cominciando a spazientirsi... volano gli sproloqui contro gli altri ignari automobilisti e mamma cerca di calmarlo, poi anche lui inizia con il clacson. No, papà, ti prego! Non anche tu!
Non so come faccio ma alla fine riesco a prendere sonno. Una cunetta mi sveglia bruscamente... non so quanto tempo è passato ma mi accorgo piacevolmente che stiamo andando spediti... nessun frastuono nelle orecchie o imprecazioni in lontananza... sento solo il vento che mi accarezza il viso e quando alzo la testa vedo uno spettacolo unico... miriadi di alberi possenti da entrambi i lati della strada, dalla chioma verde che brilla alla luce del sole estivo... dagli scorci che si presentano ogni tanto posso vedere l'azzurra distesa d'acqua cristallina che sembra invitare ad un rilassante refrigerio... i gabbiani che sorvolano il pelo dell'acqua, liberi di solcare i cieli. Metto la testa fuori dal finestrino e lascio che il vento mi solletichi le orecchie. La strada deserta sembra stata costruita apposta per noi... mi incanto davanti a quello spettacolo e non vedo l'ora di arrivare.
Riesco a vedere gli sguardi soddisfatti dei miei genitori dallo specchietto sul parabrezza... anche per loro, la natura incanta più di qualsiasi opera dell'uomo. La mamma scatta miriadi di foto e prega papà di rallentare perchè vengano meglio. Personalmente credo che dovrebbe poggiare l'obiettivo e godersi il momento ma è troppo concentrata sul suo hobby per darmi ascolto.
Proseguiamo in quell'incanto ancora per mezz'oretta poi vediamo un largo spiazzo in lontananza.
“Guarda, Bert! Fermiamoci lì. Sarai stanco di guidare. Ci riposiamo, mangiamo qualcosa e ci godiamo un po' la mattinata. Che ne dici? ”
“Che mi sembra una buona idea. In fondo abbiamo ancora parecchia strada da fare... una pausa l'avremmo dovuta fare comunque. ”
Sono contento che la proposta di mamma sia stata accettata! Preferisco di gran lunga le soste in posti come questo piuttosto che in affollate e puzzolenti aree di servizio.
Scendiamo dall'auto e mentre i miei si dirigono verso la terrazza naturale che si staglia sulla destra dell'ampio spiazzo ghiaioso per ammirare il maestoso lago che domina tutta la zona, io mi dedico ad espletare i miei bisogni in disparte, coperto dal tronco di un grande albero e decido di assecondare la mia curiosità per esplorare il bosco che costeggia la strada.
“Non allontanarti troppo, Sam! ”
Non ti preoccupare papà. Do soltanto una rapida occhiata in giro.
Mi piace un sacco sentire l'odore dell'erba così fresca ed i suoni della fauna del bosco... mi fermo ad annusare i fiori colorati che decorano il terreno e rimango sorpreso dai grossi funghi che spuntano accanto le radici degli alberi. Non mi azzardo ad assaggiarli nemmeno per scherzo. Ho visto tante volte alla televisione che alcuni sono molto velenosi. Mi piace guardarli e basta. Vedo tante impronte di animali, abituali abitanti di quel luogo tanto affascinante quanto misterioso... orme piccole ed orme più grandi... non so a quali animali appartengano. Peccato davvero non poterli osservare in carne ed ossa. Giro ancora a lungo senza perdere di vista mamma e papà, che adesso si sono lasciati andare ad un lungo e dolce bacio sulle labbra... l'impagabile spettacolo offerto dal luogo ha fatto spuntare, com'era prevedibile, il loro lato romantico. Mi soffermo a guardarli per un momento... non si accorgono di me. Mi fa piacere essere testimone di quell'istante di serenità... vedo lei appoggiare la testa sulla sua spalla ed entrambi restano fermi in piedi, cullati dal vento e dal calore del sole. Decido di lasciarli nella loro intimità e di allontanarmi anche perchè inizio ad essere rosso dall'imbarazzo. Proseguo la passeggiata nel bosco ostentando una grande spavalderia e fingo di esserne il nuovo re, quando una farfalla dalle grandi ali rosso scarlatto mi passa davanti al naso.
I suoi colori e le sue evoluzioni nel vuoto mi colpiscono visibilmente... non ne avevo mai vista una prima di oggi. Dal vivo intendo dire. La seguo mentre si spinge sempre più in alto, descrivendo parabole e cerchi come una sinfonia dolce a piena di armonia. La invidio... vorrei seguirla in alto e provare l'ebrezza di volare e quando sto già per perderla fra le fronde degli alberi che mi circondano sento qualcosa che mi turba e che mi fa battere forte il cuore.
Un pianto disperato.
Un pianto di dolore e solitudine che non avevo mai sentito. Sento molta paura farsi strada dentro di me ma decido di vincerla e muovo passi lenti avanti a me. Dopo aver superato qualche cespuglio, posso essere testimone di uno spettacolo così triste da stringermi il cuore immediatamente e farmi venire un fastidioso groppo in gola.
Il cagnolino è rannicchiato contro il tronco di un albero e sta guaendo come un bambino. In effetti pare solo un cucciolo, ma non sembra randagio. Ha una medaglietta a forma di osso al collo, legata ad un collare sottile di cuoio color marrone chiaro. Un bellissimo pelo bianco a macchie nere e un corpicino snello da esposizione.
Il capo chino sul terreno, le lunghe orecchie abbassate e lo sguardo così smarrito mi danno una pena infinita. Non riesco a capire cosa faccia lì da solo. Forse, il suo padrone lo sta cercando e non è lontano.
Mi avvicino lentamente a lui per aiutarlo, ma dopo pochi passi mi vede e si appiattisce ancora di più sul tronco, mostrandomi i denti e ringhiando rabbioso. Non avevo intenzione di spaventarlo ma lo comprendo... sono un estraneo per lui e non può sapere quali siano le mie intenzioni. Cerco di avvicinarmi ancora un po' usando la massima cautela, ma inizia ad abbaiare forte. Non so più che fare. Non posso abbandonarlo ma non voglio che mi aggredisca. Non so come fargli capire che può fidarsi di me.
Voglio solo aiutarti!
Abbaia sempre più forte e quei denti sempre in mostra mi suggeriscono di arretrare.
Sto impalato davanti a lui... è un'esperienza nuova per me e la mia mente è un vortice di domande senza risposta. Lo guardo... deve averne passate di tutti i colori. Una delle zampe fatica ad appoggiarsi per terra a causa del graffio che sta ancora sanguinando... ha qualche livido sulla schiena ed è tutto sporco. Forse ha la rabbia. In quel caso dovrei allontanarmi immediatamente... scappare con la velocità di un fulmine! Basterebbe un morso per contagiarmi... eppure non ce la faccio a lasciarlo solo. Il suo ringhiare si alterna al pianto; non può avere la rabbia. Devo aiutarlo! Devo avvicinarmi. Non so come riesco a prendere il coraggio necessario... il cuore mi batte all'impazzata ma cerco di non pensarci... il respiro si è incastrato nei polmoni ma cerco di non pensarci e cammino ancora verso di lui, cercando di avere uno sguardo rassicurante.
Ha smesso di abbaiare... mi sta fissando e leggo tanta diffidenza nei suoi occhi. Mi avvicino ancora lentamente, poi sento dei passi di corda alle mie spalle... mi giro e vedo mamma e papà spuntare dai cespugli. Hanno entrambi un'espressione molto preoccupata:
“Sam! Che succede? ”
“Oh, mio Dio, Bert! Guarda lì”
Il cagnolino ricomincia ad abbaiare con tutte le sue forze ma lo vedo tremare dal terrore. Sicuramente, vorrebbe fuggire ma non può farcela con quella zampa ferita... è già tanto se si è riuscito a trascinare fin qui.
“Sam, vieni via! Potrebbe avere la rabbia! ”
Non ha la rabbia. Solo tanta paura.
Vado ancora verso di lui... ormai gli sono accanto. I miei genitori mi guardano. Sento che ammirano il mio coraggio ma hanno paura che mi succeda qualcosa di brutto. Mi volto verso di loro e li rassicuro con i miei occhi... non vi preoccupate... non mi succederà nulla.
Ancora un paio di passi... mi sforzo di non guardare i denti così affilati... lo fisso nei suoi occhi tristi a lungo... lui mi fissa a sua volta... ancora non si fida di me e dei miei genitori.
“Va tutto bene... ”gli sussurro “Non vogliamo farti del male... ”
qualcosa accade... sento la sua rabbia diminuire sempre di più e vedo una luce diversa nei suoi occhi... sono davanti a lui... protendo la testa e appoggio delicatamente la mia fronte sulla sua... il tremolio sparisce come per incanto. I nervi si rilassano ed il suo cuore ed il mio riprendono il loro battito normale. Mi lecca sulla guancia ed io cerco di trattenere le lacrime di commozione.
Si abbandona a me e mentre mi lecca ancora il viso lo sento piangere e tra i singhiozzi mi fa una terribile confidenza:
“Credevo mi volessero bene... hanno detto che mi avrebbero portato con loro. Ho sentito il motore che si accendeva... sono corso verso di loro per risalire ma mio padre mi ha dato un calcio e mi ha sbattuto a terra. Piangevo verso mia madre ma lei non mi voleva nemmeno guardare. E mio padre mi sgridava, mi urlava contro... mi diceva che ero solo un bastardo e che mi sarei trovato benissimo qui. Ma io non volevo restare solo! Continuavo a piangere mentre loro entravano in macchina senza di me e partivano... ho cercato di correre più forte che potevo e urlavo... ho urlato tanto finchè non ho avuto più voce! Vedevo l'auto allontanarsi sempre di più fino a diventare un puntino all'orizzonte... poi è sparita. Ho chiamato tanto mia madre e mio padre... ho urlato i loro nomi tutta la notte... ho pregato che tornassero indietro ma non l'hanno fatto. Gli volevo bene! Perchè mi hanno fatto questo? Perchè mi hanno abbandonato? Che cosa ho fatto? Cosa ho fatto per meritarmi il loro odio? ”
si stringe a me più forte e riprende a piangere la sua perdita ed a manifestare tutto il dolore per l'azione ignobile di cui è stato vittima.
Vorrei consolarlo... vorrei dargli una spiegazione del perchè è accaduto tutto questo... perchè è accaduto a lui. Ma non riesco a spiegarmelo nemmeno io.
Non riesco a concepirlo.
Voglio solo che smetta di soffrire.
Mi volto verso papà e mamma. Abbaio e scodinzolo. Mi capiscono e sorridono. Mi hanno sempre capito.
Bert si avvicina e mi accarezza il capo:
“Non ti preoccupare, Sam. Lo porteremo con noi. ”
le sue parole mi gonfiano il cuore di gioia. Lo vedo prendere il mio amico fra le braccia e dargli tante carezze... lo vedo dare l'affetto che ha dato a me e vedo in mia madre gli stessi occhi buoni di quando la conobbi.
Torniamo in macchina tutti assieme... lui si adagia dietro vicino a me e mi ringrazia per non averlo lasciato solo. La mamma lo avvolge in una piccola coperta e lo pulisce dallo sporco... gli disinfetta la ferita alla zampa e gli sorride sinceramente.
Riprendiamo il nostro viaggio.
“Come ti chiami? ” gli domando.
“Willy. ”
“Piacere di conoscerti, Willy. Stiamo per fare una splendida vacanza... tutti assieme. E quando torneremo a casa... sarà anche casa tua. Te lo prometto. ”
Mi sorride prima di appoggiare la testa sul sedile ed addormentarsi esausto.
Lo guardo e mi sento felice. Sarà davvero una vacanza stupenda.
FINE
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- La storia semplice e tenera è bella. Buono il parallelismo sull'adozione. Qualche refuso.
Ciao.
- davvero bello. piacevole lettura. molto dolci Sam e Willy. bella la scena descritta. complimenti.
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