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Il silenzio del mio cuore
i suoi enormi occhi adesso mi guardano e con prepotenza strappano via il mio cuore e poi vanno chi sa dove.
Come se fossi immerso nell’acqua ho bisogno di aria ed ecco che i miei polmoni si riempiono di ossigeno … silenzio e luce.
Chissà se la rivedrò, chi sa se mi ridarà in dietro il mio cuore.
Il rumore di questa sedia a dondolo mi rilassa tanto che, la ferita che ho nel cuore sembra essere priva di dolore.
Forse funziona come se fosse morfina nel mio sangue, favole per la realtà chi mi circonda, un sorriso per chi è veramente triste è inquieto.
L’essenza dell’uomo sembra essere qualcosa di positivo in questi momenti che passo seduto su questa sedia, senza avere una conversazione umana, ma solo uno scambio di emozioni con la natura che circonda la mia casa, la mia vita, tutto questo ad un passo dall’asfalto, dove non c’è più emozione, dove vedo l’uomo e la sua natura.
I suoi sorrisi compaiono nella mia mente come se fossero dei lampi a ciel sereno, che scuotono quella ferita che nascondo al mondo intero.
I profumo delle rose che ho nel giardino, il colore di quel cancello, il tetto sotto il quale dormo è riposano tutte le mie sofferenze, fanno un mix di lamenti di cui la loro voce è soltanto il triste suono della mia anima.
La sveglia risuona nella mia testa, ma ancora la ignoro per qualche secondo che mi da il tempo di far ossigenare il mio cervello, fino a quando faccio il primo sbadiglio, molto lungo, profondo tanto da lacrimarmi gli occhi.
La tv è rimasta accesa tutta la notte, è rimasta sveglia per farmi compagnia.
Da un po’ di tempo a questa parte cerco un po’ negli oggetti, nelle abitudini, nelle fotografie, quella comprensione che mi è mancata da circa 3 mesi, anche se non potrà mai essere uguale a quell’affetto umano, vivo e reale.
Ho imparato ad odiare le persone, ad avere la giusta distanza con l’esterno, non sono più la persona estroversa che ero un tempo, adesso sono neutro, invisibile, ma con un ombra che può fare notare la mia presenza alle persone che quotidianamente infestano la mia nuova vita con i soliti è instancabili “mi dispiace” oppure “vedrai che passerà, ci vorrà tempo”.
Fanculo la mia vita, è tutti quelli che mi sorridono come se fossi un povero cane bastonato.
Non sopporto più nulla, non voglio l’aiuto di nessuno è tanto meno quello di chi non mi è stato mai vicino nel momento del bisogno, Fanculo tutto.
Sintonizzo la tv sul telegiornale delle 8 è mi domando il perché continuo ad alzarmi a quest’ora visto che ormai non lavoro ormai da parecchi mesi.
Iniziano i fatti di cronaca è spengo la tortura che potrebbe arrivare da un momento all’altro, stupri, violenze, morti.
Oggi il sole splende, la temperatura non è molto bassa, si sta più che bene.
I pesci rossi ormai si stanno trasformando in figure scure, ombre che fluttuano nell’oscurità del loro habitat cui gli ho sottoposti a vivere.
È ora di pulire l’acquario.
Mentre osservo lo strato di polvere è escrementi che creano un certo spessore ai vetri dell’acquario, penso alla mia solitudine, alle mie incertezze è a tutti i mostri che invadono la mia vita.
La tristezza è ormai la mia compagna di viaggio, è io sono tutt’uno con lei.
Vorrei avere la forza di perdonare, di lasciare tutto alle spalle è posare il mio sguardo verso l’orizzonte, ma non vedo altro che il nulla, il buio più profondo e incomprensibile.
L’acquario inizia a splendere ma continuo a pulirlo, ed un tratto la ferita si apre, ecco la lacrima che bagna i miei occhi, ecco il suo ricordo che invade la mia testa è picchia forte, tanto forte.
Le mie gambe iniziano a tremare, adesso mi sento come se fossi disperso nell’immenso, mi sento sospeso nel vuoto, d’un tratto silenzio, nient’altro che silenzio.
- Buongiorno amore mio-,
- Giorno piccolo, oggi non ho proprio voglia di alzarmi, che sonno! -,
- Anche io ho sonno, vado ha preparare colazione -
- ok -.
Ho ancora la vista appannata è d’un tratto metto fuoco a ciò che mi circonda, è intravedo le mie scarpe sulle rive del divano.
Mi viene in mente che devo finire il mio curriculum vita, accendo il portatile che è sulla scrivania è mi precipito subito verso la caffettiera.
Mentre l’acqua inizia ha bollire mi dirigo verso il bagno che adesso è occupato dai suoi capelli che litigano con il pettine per poi subito dopo addolcirsi con la piastra.
Sfioro il suo collo con le mie labbra è capisco che è troppo impegnata con i suoi boccoli per farmi avvicinare al lavandino.
L’aroma di caffè inizia ad essere forte, ecco che inizia ha fischiare.
- Non ricordo se ieri ho messo benzina alla tua macchina, se vuoi prendi la mia, credo che la tua sia in riserva –
- Non preoccuparti passo al distributore -
- Sempre se non fai ritardo –
L’acquario sembra fin troppo pulito.
I pesci iniziano a farmi una danza di ringraziamento, così sembra.
Cerco il mio cellulare, anche se non ho molto interesse di trovarlo, trovato.
Questa casa è ormai abbandonata a se stessa, mi dà l’impressione che i momenti vuoti che la circondano siano l’eco dell’inspiegabile, dell’inrangiungibile voglia di toccarla, di sentire il suo profumo, è di morire assieme ai suoi dolci occhi ancora una volta nel nostro letto, per l’ultima volta.
Non mi faccio la barba almeno da dieci giorni è i miei occhi di fonte allo specchio sembrano quelli di uno che ha appena visto la morte in faccia, ed è stupito, incredulo di essere ancora vivo, completamente mutilato ma vivo.
Il paesaggio che vedo dalla mia finestra è uno splendido disegno di pace è di quiete, il sole spende.
I suoi raggi non mi fanno più effetto, fuori è primavera mentre io sono immerso nel gelo dell’inverno, ho il cuore atrofizzato è l’anima chiusa un una botte di acciaio.
Il cellulare inizia a vibrare.
- Pronto –
- Pronto Salvi, ti ho svegliato per caso? –
- No Roby non preoccuparti, stavo per venire al bar –
- ok, ti aspetto –
- Sto arrivando –
Affogo la mia faccia nel lavandino stracolmo di acqua è subito dopo la mia bocca di dentifricio.
Apro il portone è mi dirigo verso la mia vecchia panda ed ecco che ho il primo contatto con l’asfalto, con l’esterno.
Mentre il motore scalda accendo la mia prima Marlboro.
Il sole riflette la sua luce su la fede che porto al dito, non so per qual motivo la tengo ancora visto che credo che abbia perso la convinzione che esista un Dio.
Dovrei togliermela ma non c’è la faccio, non sono in grado di un simile azzardo, solo a pensarci mi vengono le solite fitte allo stomaco, è poi lo so, starò male per tutto il giorno.
Non vomito da 3 giorni è questo è già un buon inizio.
Ingrano la prima è così a inizio la giornata che dovrò affrontare, la gente con cui dovrò sbattere è mantenere la calma, perché so per certo che gli amici e i conoscenti che oggi incontrerò mi asseconderanno su ogni mio pensiero, come fossi malato, come fossi l’ultimo coglione a cui non gli è stata detta l’ultima nwes della settimana.
Mi aggiungo al traffico delle 8 e mezza, faccio gli ultimi due tiri e poi ammazzo la mia sigaretta dando anche questa volta da mangiare allo Stato Italiano nonostante non se lo meriti.
Mi arresto di fronte al semaforo è una dolce vecchietta attraversa la strada, voltandosi mi fa un enorme sorriso e io rimango senza parole ma con un’immensa gioia che nonostante non sappi da dove provenga mi rende felice averla dentro, ricambio con una smorfia.
In mezzo all’euforia e all’esuberanza il sorriso di quella semplice vecchietta mi ha fatto riassaporare il gusto della semplicità che ho perso nel buio, è incredibile che abbia visto uno spiraglio di luce da tanto tempo, semplicemente dolcissimo, incantevole è perfetto.
Il colore verde compare ed io eseguo l’ordine di riprendere la marcia dei lavoratori facendo finta di essere uno di loro.
I ragazzini fermi alla fermata dell’autobus si attengono a fumare e le ragazze a darsi gli ultimi ritocchi di fronte allo specchietto portatile, ed ecco che salgono gettando via le sigarette ancora ricche di tabacco e mettendo apposto gli specchietti.
Aspetto che una punto si levi dal parcheggio visto che in corso Umberto non e semplice a questa ora trovare uno spazio par parcheggiarsi.
Ringrazio la ragazza con un cenno e dopo due manovre prendo il suo posto.
Scendo è metto fuoco ad un’altra sigaretta e mi incammino verso il bar sapendo già che appena Roberto mi vedrà mi farà compagnia fuori accendendosela anche lui.
Ecco che si compie ciò che ho previsto con estrema facilità.
.- Ciao Roby come và? –
- Bella salvi, bene te? –
- Non c’è male -
- Tirati su che stasera ci facciamo una bella fumata –
- Come fumata? –
- Ieri mi è arrivata un po’ d’erba e stasera c’è la fumiamo con un filmone e un paio di birre –
- Cazzo lo sai che non fumo da parecchio, da circa 7 anni da quando –
Il mio discorso si interrompe e mi viene una fitta allo stomaco.
Non fumo da quando ho conosciuto il mio angelo e adesso non so come risponderli, adesso desidero soltanto quel silenzio che cerco.
- Ok dai una fumata non mi uccide –
- Ecco bravo dai retta a zio –
Butto la sigaretta ripensando a cosa ho detto, non voglio sfogarmi con quella merda, lo so io mi conosco, va finire poi che vengo risucchiato dal desiderio di essere ubriaco e eliminare la lucidità della consapevolezza di aprire gli occhi e vedere la realtà di ciò che mi stà accadendo in questo periodo della mia vita.
Roby mi imita buttando anche la sua per poi essere schiacciata chissà da quante persone, ma non voglio pensarci perché poi inizio a farmi paranoie su paranoie riflettendo sul destino che dovrà avere quella cicca, che so che sicuramente lo confronterò con quello mio.
Un signore anziano mi regala un buongiorno ed un sorriso è ricambio, adesso stò meglio.
- Cappuccino? –
- Si e una pasta al cioccolato –
- Me gli hanno appena portate sono calde –
- Benissimo –
L’anziano beve il suo caffè con estrema calma è sempre con la stessa calma si asciuga le labbra con un fazzoletto che non è del bar ma è suo poiché è di stoffa.
Lo ripiega con attenzione è con il giusto rispetto, come se fosse qualcosa di importante, un dono di qualche d’uno.
Si alza e mentre si avvicina alla cassa mi guarda facendomi un dolce sorriso, come quello della vecchietta che ho incontrato per strada.
Paga e da la buona giornata a tutti e si arresta esternamente all’entrata del bar accendendosi un sigaro, per poi andarsene lasciandosi alle spalle il profumo di tabacco.
Osservo l’orario del cellulare, sono le 8 e 45.
- Roby ma quel anziano viene spesso qua? –
- Si, io ci sono da 2 anni e viene sempre intorno alle 8 e 20 –
- Salvi ai notato il fazzoletto? cazz ha quelli in carta e si porta quello da sempre –
- Si notavo –
- Stasera mi chiami tu quindi? –
- Ma ci siamo solo noi 2? –
- Penso di si, più tardi devo sentirmi con Simona –
- Quindi avete risolto? –
- Diciamo di si stasera ti racconto, non voglio rovinarmi la giornata –
È mi guarda assumendo un atteggiamento serio.
Do il primo morso al cornetto ed ecco materializzarsi il mio cappuccino illudendomi con la sua schiuma una sazietà al dir poco del 50 % del ricavato dell’energia che potevo avere con una tazza di caffè e latte senza schiuma.
I clacson delle auto aumentano tanto da formare un’orchestra che loro maestro è direttore sembra quasi essere il vari stati d’animo dei guidatori, è l’unica interruzione possibile potrebbe essere il silenzio di un neonato che passeggia con la propria mamma, quel silenzio profondo quell’amore vero è indiscutibile, che solo chi non è risucchiato dalla sinfonia del caos può generare, la semplicità che spacca in due la particolarità è la complessità del disordine della confusione.
La gente sta iniziando ad riempire il bar è io mi sento risucchiato da questo flusso, ho bisogno di silenzio.
Ufaccio l’ultimo sorso e mi accingo a pagare la colazione che è quotidianamente offerta.
- Quanto è? –
- Lascia stare –
- Dai Roby ormai sono mesi che non mi fai pagare il conto!
- Ti ho detto di lasciare stare, mi chiami tu quindi? –
- Si, intorno alle 9 va bene? –
- Ok, a stasera –
- Ciao a dopo –
Mi dà la pacca sulla spalla così facendo mi strappa via dal quel maledetto flusso che si stava creando in poco tempo.
Esco fuori dal bar è mi sento disorientato ma con un obiettivo, quello di andare verso la macchina e vedere che succede.
I ragazzini che anno appena pigiato la scuola passeggiano in gruppi da 4 massimo da 6 verso il corso, sicuramente diretti verso la sala giochi per poi passarci gran parte della mattinata.
Ricordo quando lo facevo anche io, 5 – 6 anni fa con la differenza che io andavo a fare l’amore con il mio angelo oppure a caccia di qualche negozio cinese è lei si divertiva a farmi impazzire con la biancheria intima chiedendomi quale avrei voluto che indossasse il sabato futuro.
Io la guardavo con imbarazzo dicendogli semplicemente che bastasse solamente che restasse ferma per farmi sognare.
Metto fuoco alla terza sigaretta di questa mattina è assumendo la posizione del guidatore inizio a sentirmi agitato, nervoso e privo di ogni pensiero ma ricco di punti di domanda che adesso invadono la mia testa come uno sciame di api che pungono sui tasti dolenti è stonati del piano forte che qualche d’uno mi ha obbligato a suonare, ma io non so ancora come accordarlo è la vita che mio maestro mi urla disperatamente di muovermi e mettermi al lavoro.
Lo spartito che ora cerco di decifrare è un accumulo di simboli per me adesso incomprensibili è mentre il maestro continua ad urlarmi addosso sparisce improvvisamente la sua voce restando soltanto il suono straziante delle corde di un piano forte che forse non riuscirò mai a suonare.
Con una semplice manovra divento partecipe alla coda che si è creata è assomiglia quasi ad un dragone cinese, chiassoso ma allo stesso tempo ordinato che segue il tempo segnato dai vigili e dal loro controllo della situazione.
Quanto vorrei prendere il controllo della situazione che sta avvolgendo la mia vita, intorno a me come se fosse un enorme anaconda lasciandomi solamente il quantitativo giusto di ossigeno per aprire gli occhi e assaporare tutto il gusto dell’agonia prima della morte.
Volevo puntualizzare di non badare agli eventuali errori grammaticali ma cercare di apprendere il senso del suo discorso.
La stori è puramente inventata ma il suo dolore e il suo significato è personalmente vissuto da me stesso.
Nelle prime righe c'è il cuore del contenuto <i suoi enormi occhi adesso mi guardano e con prepotenza strappano via il mio cuore e poi vanno chi sa dove...>, i sentimenti e le emozione che accompagneranno gli occhi di chi vorrà leggere.
Attendo con ansia le vostre critiche.
Grazie
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0 recensioni:
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- Bravissimo Mirko! carico di sentimento.
- bravo mirko, great!!!
- Molto bello, anche se con errori denota che tu scrivi col cuore.
Anonimo il 23/04/2009 21:43
Ciao Mirko come ti avevo promesso eccomi qua a leggere il tuo racconto.
Mi è piace il tuo modo lento di descrivere l'istante, con quella intensità sentimentale che difficilmente si riscontra in ragazzi così giovani.
Mi è piaciuto molto la prima parte, quando tu sei su quella sedia a dondolo e da lì osservi la natura che ti circonda, belle immagini...
Dici che la storia è inventata, ma dentro c'è sicuramente un dolore che tu conosci, infatti alla fine lo dici, perchè lo hai descritto molto bene, sei stato bravo.
Mi raccomando, fai attenzione anche alla stesura del racconto, anche perchè , secondo me, sei bravo, perciò un po' d'attenzione, gioverà al tuo scrivere.
Ciao Mirko
Angelica
- Ciao, vedo che sei consapevole dei tuoi errori ortografici, ma ti sta più a cuore il contenuto... Hai trasmesso il tuo dolore e descritto bene la lentezza della vita che ti circonda. A volte sei scorrevole altre no, credo che dovresti imparare a rileggere più volte quanto scrivi. Hai talento, devi studiare però. Ciao e grazie per la lettura
Anna
Anonimo il 22/04/2009 15:02
Per piacere, usa il correttore ortografico e grammaticale! Grazie.
- BELLO MA LUNGO HAI CAPITO?
Anonimo il 21/04/2009 21:31
Don... nn vorrei faccia la fine del mio... CASSIERE... sarebbe un peccato...
emorraggia di karma... sigh...

Anonimo il 21/04/2009 21:30
MIRKOOOOO... aspettiamo!!!!
ciao Sophie... ciao Donnn... 
e qui... i karma... scorrono a fiumi!!!!

- piaciuto concordo con commenti

Anonimo il 21/04/2009 20:47
Concordo con Flo... è bellissimo... malinconico ed energico... aspettiamo il resto... bravò!
Anonimo il 18/04/2009 16:52
mirko... che dire, ho letto con piacere le tue parole,
son rimasta senza parole!!!!
È bellissimo, tristemente emozionante, però a tratti sento energia...
a rileggerci!!
BRAVO! 

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