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Cliff
Non sa quanto tempo è trascorso da quando tutto questo è iniziato.
La testa gli ronza come un alveare... le pareti del magazzino sembrano essersi deformate ai suoi occhi... gli pare addirittura che si muovano come anguille impazzite. La nebbia che avvolge lo sguardo come una coperta non se ne andrà, anzi si farà ancora più densa. Questo lo sa bene.
I contorni delle suppellettili che lo circondano non sono più definiti come in principio... sarebbe bello se fosse solo una sbronza colossale.
Sarebbe fantastico se potesse tuffarsi sopra un soffice materasso... potrebbe dormire come un bambino fino a tarda mattinata del giorno dopo.
Se fosse una sbronza, quel martellante mal di testa sparirebbe all'arrivo del giorno e potrebbe affrontare la sua vita come se non fosse successo niente.
Sarebbe semplice in fondo... sarebbe bello se potesse svegliarsi e scoprire che ha fatto solo un brutto sogno e che ora è finito.
Ma non è una sbronza... e non è un brutto sogno.
L'impatto con l'acqua gelata sulla faccia lo desta un poco e gli ammortizza il dolore per il tempo sufficiente ad ascoltare la voce cavernosa dell'uomo in piedi davanti a lui:
“Non mi sembri in gran forma, Cliff. ”
La crudele risata che segue la considerazione evidenzia il sarcasmo. Le condizioni di salute del poveretto non rappresentano affatto motivo di ansia o di pietà... solo di sadico divertimento.
“No... non hai proprio una bella cera, ragazzo. Eppure non puoi biasimare che te stesso per quello che ti sta succedendo. Hai provocato questa situazione con le tue mani, non puoi negarlo. E sapevi anche che non sarebbe stato né breve né indolore. ”
È la sacrosanta verità, purtroppo... tutto questo sta succedendo solo a causa di sé stesso. Avrebbe potuto evitarlo.
In realtà dipende dai punti di vista. Ogni situazione offre sempre svariate ottiche... ognuno può dare tante interpretazioni di una qualsiasi cosa. Tutte possono essere giuste o sbagliate. Ma a volte si pensa anche di non avere alcuna scelta... che si deve per forza imboccare un sentiero di cui si conosce già lo sbocco.
Cliff era convinto di questo.
Del resto la sua vita non gli ha mai concesso troppe scelte. Non ha mai avuto nulla da essa... o meglio, non ha mai avuto soddisfazioni.
Delusioni a bizzeffe, invece.
Delusioni, sacrifici e tante lacrime. Si è fidato troppe volte della gente sbagliata che lo ha raggirato... ha commesso errori che l'hanno fatto sprofondare ancora di più nel baratro.
Ed ha fatto sempre più fatica a rialzarsi, soprattutto senza l'aiuto di qualcuno.
Qualche giorno fa era arrivato al punto di guardarsi allo specchio e vedere un volto vuoto riflesso.
Non aveva un soldo in tasca... e nemmeno più la voglia di speranza.
Il solo sognare una vita diversa gli faceva male... gli causava fitte al petto... gli dava la nausea.
Non immaginava che si potesse essere così perdenti. Che la vita fosse dura l'aveva scoperto fin da bambino ogni volta che si affacciava dalla finestra del monolocale in cui viveva assieme alla sua famiglia... e poteva vedere il vicolo sporco e stretto che ospitava dozzine fra tossici, prostitute e barboni accasciati in prossimità dei cassonetti dei rifiuti.
Il panorama non sarebbe mai stato diverso.
Niente borsa di studio e laurea in medicina come aveva osato sperare un giorno lontano quando vide tv il dottor Kildare.
Non voleva diventare come quel teppista di suo padre, sempre e fuori dalla galera... avrebbe desiderato essere migliore e soprattutto avere un lavoro che potesse offrire un futuro migliore anche a sua madre ed alle sue sorelle.
Cercava di trovarsi un lavoro disperatamente ma non c'era nessuno che volesse dargli una possibilità. Era solo un ragazzino... certo, faceva dei lavoretti ogni tanto più che altro per passarsi la giornata ma non duravano mai più di una settimana... e si tornava al punto di partenza. Era l'unico maschio della famiglia... ed il figlio più piccolo, ma aveva tanta voglia di emergere e di fare la sua parte.
Sentiva sua mamma piangere sommessamente la notte... e spesso anche lui bagnava il cuscino e lo mordeva nel disperato tentativo di trattenere tutta la rabbia che lo martoriava.
Ben presto, iniziarono ad arrivare le amicizie sbagliate, il rifugio nella droga e nell'alcol.
Aveva abbandonato da anni l'idea di costruire un futuro ed una famiglia... evidentemente chiedeva troppo. Tutti i suoi sogni erano già stati presi da altri... non rimaneva niente per un adolescente sbandato di diciassette anni. L'unica cosa che poteva raccogliere era la speranza di una morte imminente... che mettesse la parola fine alle sofferenze ed alle lacrime.
Non riusciva a capire perchè la madre e le sorelle gli volessero ancora bene. Lei lo guardava con dolcezza tutte le sere prima che si addormentasse e gli accarezzava i capelli con la delicatezza che solo un angelo avrebbe potuto avere.
Un angelo... troppo lontano per uno come lui.
Un gesto d'amore che lo faceva sentire ancor più la nullità che era.
E questa è la conclusione che si aspettava, più o meno. Forse meno dolorosa... forse avrebbe avuto alcune varianti ma sarebbe finita male in ogni caso.
Avrebbe potuto finire anche peggio, d'altronde. Almeno questa volta può avere qualcuno a cui dare la colpa. Può prendersela con sé stesso invece che con la società, la sfortuna o Dio.
La fitta acuta ai polsi lo strappa ai suoi pensieri; il filo spinato che gli blocca i polsi alla sedia di legno ha scavato bene nelle carni... è sorpreso che non abbia reciso ancora un'arteria... sembra che il torturatore sapesse come legarlo e di certo non è la prima volta che lo faceva.
Ma i piedi sono messi molto peggio delle mani... è buffo come reagisce il corpo umano... quando una parte del corpo viene seviziata fino ad intaccare il sistema nervoso... i centri del dolore cessano di funzionare di botto e non si sente più nulla in quella posizione.
Quasi quasi vorrebbe la stessa cosa anche per il resto del corpo... in fondo si tratta solo di accettare il brutto spettacolo per mettere fine al dolore.
Le martellate date con vigore hanno spappolato ed in alcuni casi staccato tutte le dita dalle estremità degli arti inferiori... entrambi i piedi sembrano ora due hamburger al sangue... carne ben macinata e pronta ad essere servita.
Le martellate le ha sentite eccome ma non ha urlato fino alla fine... dopo le prime tre dita, il fiato l'aveva già terminato ed una volta passati al piede destro non aveva neanche più la forza di aprire la bocca.
È stata necessaria una puntura di adrenalina dritta nel cuore per non farlo svenire... ed una trasfusione per non farlo dissanguare prima del tempo.
Poi è arrivato il fuoco appiccato sotto la pianta... una sensazione di freddo l'ha attraversato in tutto il corpo... credeva sarebbe andata molto peggio... ma si è ricreduto quando le fiamme si sono propagate fino alle caviglie... il secco crepitare della sua pelle e lo scoppio delle bolle gonfie di pus che raggiungevano le orecchie erano veramente un'inezia in confronto al dolore. Pregava che spegnessero il fuoco... che non fosse quella la morte che gli era stata destinata.
E pensava di non avere più fiato, ma le urla strazianti che uscivano dalla bocca appartenevano a lui senza alcun dubbio.
Ricorda di aver pensato che quel magazzino doveva essere davvero ben isolato perchè nessuno le sentisse. Lo avevano scelto bene.
Del resto, non sapeva dove l'avessero portato... era stato bendato una volta fatto salire in auto... ma perchè preoccuparsi tanto di dove fosse? Che senso aveva chiederselo? Tanto non sarebbe mai uscito vivo da lì, ovunque fosse.
Di colpo, il dolore si era fermato... neanche un piccolo bruciore. Non negava di essere sorpreso di questa cosa.
“Sono bruciati i nervi, Cliff. È per questo che non senti più male... voglio lasciarti godere ancora un po' di questo momento... e del resto sono stanco anch'io. Quando tornerò passeremo a qualche altra cosa... non mi posso più divertire con i tuoi piedi. ”
le luci si erano spente ed era rimasto solo.
Sentiva il suo respiro... passava in rassegna alla sua vita così intensa ma anche alle cose che non aveva mai fatto e che gli sarebbero mancate.
Forse, avrebbe potuto chiedere l'ultimo desiderio ma non pensa sarebbe stato accontentato.
Aveva il rimpianto di non aver mai guidato... come poteva prendere la patente, del resto?
Non avevano i soldi per mangiare!
Qualche volta aveva accarezzato l'idea di rubare un'auto ed andare a farsi un giro solo per scoprire cosa si prova.
Magari avrebbe potuto prendere tutta la sua famiglia e fuggire con loro verso un luogo dove sarebbe stato tutto diverso.
Un luogo dove sarebbe stato possibile ricominciare da capo e meglio di prima. In fondo, si dice che l'America è il paese delle opportunità.
No.
Suo padre era il ladro, non lui. Un criminale in famiglia bastava ed avanzava e non voleva essere come suo padre. Si vergognava al solo pensiero che quel topo di fogna lo avesse messo al mondo.
Si stava bene solo quando era in galera. L'appartamento perdeva quella puzza di Bourbon di cui era impregnato quello scalcinato individuo e si poteva respirare meglio.
Quando girava tutto il giorno per le strade mendicando un lavoro ne vedeva tante sfrecciare sulle strade, vicino a lui.
Belle, veloci, dai colori brillanti e dal rombo eccitante. A volte erano guidate da veri coglioni che se ne andavano dopo averla parcheggiata, lasciando le chiavi attaccate al quadro. Ricconi che non si sarebbero mai disperati se avessero subìto il furto dell'auto... potevano comprarne un altra e pagare in contanti. Si fermava a fissare quei bolidi che potevano portarlo via da tutto lo schifo.
Potevano portarlo lontano... dove forse avrebbe capito cosa significasse sorridere.
Un bel sogno... ma non voleva più farlo. Perchè era solo un sogno, appunto.
E se lo avesse fatto davvero, si sarebbe concluso con la polizia che lo raggiungeva, lo tirava fuori a forza e lo sbatteva in galera dopo una bella dose di legnate... magari nella stessa cella di suo padre. E sua madre e le sue sorelle sarebbero state sole... umiliate.
L'adrenalina aveva terminato il suo effetto... questo spiegava il forte mal di testa ed il dolore che si era ripresentato puntuale. In tutto il corpo ma non ai piedi, per fortuna.
L'acqua gelata rappresentava un vero toccasana dopo tutto quello che aveva passato... beveva avidamente le gocce che gli scivolavano lungo gli zigomi rotti ed il naso spaccato dai tanti pugni e schiaffi che avevano rappresentato il punto di partenza.
Gocce d'acqua che si mescolavano al sangue sulla faccia e che dava un sapore dolce quando arrivavano a bagnare la gola.
Era quasi ironico fermarsi a considerare le sensazioni che provava e che erano così paradossali. Un sapore così dolce in bocca associata ad una scena così crudele. Si potrebbe davvero definire la dolcezza della morte.
La luce si era riaccesa. Bianca, forte e puntata agli occhi.
La grossa sagoma di nuovo davanti a lui.
“Hai resistito bene, Cliff. Sono contento, non mi capitava da parecchio. Sai da quanto tempo sei qui? ”
bella domanda. Ma impossibile rispondere.
“È normale che tu abbia perso un po' la cognizione del tempo, ragazzo. Da due ore sei qui a resistere... e non ci sono andato leggero. Mi vorrei quasi complimentare. ”
Non poteva rispondere al sarcasmo del bruto. Non poteva difendersi nemmeno dalle sue battute.
Avrebbe voluto farlo, ma gli era sufficiente gettare lo sguardo sul tavolino di ferro alla sua destra per poter vedere la sua lingua ancora incastrata fra le pinze appoggiate lì dopo aver fatto una brutta visita dentro la sua bocca... è stata la cosa successiva dopo i pugni. Un grosso salto di qualità.
Una precauzione necessaria, gli aveva detto l'uomo:
“Quello che interessa sono le tue urla e le tue lacrime, Cliff. La lingua è di troppo in tutto questo... se supplicassi o chiedessi aiuto rovineresti l'atmosfera... il pathos di tutto questo, capisci? ”
Ovviamente non capiva... ma era lo stesso.
Due ore.
Sembrava trascorso meno tempo. Ma non per questo voleva che andasse avanti ancora a lungo. Sperava che si stesse per giungere al gran finale.
L'uomo indossava ancora quel cappuccio nero. Lo aveva portato sin dall'inizio... a vederlo così, sembrava rendesse difficile la respirazione... non si sposava affatto con il concetto di comodità.
Ma era doveroso portarlo. Ogni boia che si rispetti deve averlo e deve portarlo fino al termine del suo compito.
Lo vede camminare verso il tavolino e voltargli le spalle una volta arrivato. Sente le mani muovere gli oggetti in cerca di quello ideale... del resto c'è l'imbarazzo della scelta.
Sarebbe stata meglio una cosa veloce... un colpo di pistola alla testa, se potesse suggerire... purtroppo non è quello che ha scelto.
Il frastuono dell'attrezzo che si accende gli arriva bene e non sa perchè lo riporta ad un altro rimpianto.
Aveva conosciuto una ragazza quando aveva quindici anni. Non ne aveva conosciute molte ma lei era la più bella di tutte. Non ricorda il suo nome ma i capelli biondi e lunghi sì. Aveva un buon profumo... ed un bel sorriso.
Sarebbe stata perfetta per perdere la verginità, come molti ragazzini del suo quartiere avevano già fatto. Quasi tutti per merito di prostitute che avevano abbassato la tariffa per fare un regalo di compleanno da ricordare... i commenti erano stati comunque positivi. Stare con una donna era una figata incredibile a quanto dicevano! Ma Cliff non voleva una prostituta.
Non era questione di sentirsi una spanna sopra i suoi coetanei... solo una semplice questione di gusti.
Pagare per una cosa così importante come un rapporto con l'altro sesso... un'esperienza unica di tale portata significava togliere tutto ciò che di romantico potesse rappresentare.
Lei era perfetta per fare quel passo... non avrebbe mai potuto sperare in meglio. L'unico spiraglio di felicità della sua vita... che si chiuse quando si trasferì con la sua famiglia in un quartiere meno pericoloso. Aveva quasi diciotto anni e sarebbe andata all'università di legge. Così andava la vita.
Finalmente sta per finire tutto... la sega elettrica si avvicina al suo collo. Sorride mentre inizia a tagliare la carne tenera... la testa inizia a diventare leggera... gli occhi si chiudono a causa del sangue che li copre e che bagna il resto del corpo.
Un pensiero alle dolcezza di sua madre ed al sorriso delle sue sorelle prima che sia finita. Per la prima volta è sicuro di avere fatto la cosa giusta. Non è vero che non aveva scelta... ha scelto che andasse così. Forse avranno una speranza... forse potranno sorridere e sognare grazie a lui... e questo pensiero gli regala la felicità che ha sempre cercato... e nessuno gliela porterà via negli istanti che restano. Sorride. Pensava di non ricordare più come si facesse. Non sente più alcun rumore adesso. Niente.
L'immagina sfuma lentamente sul primo piano della testa sul terreno.
“STOOOP!! ”
“Com'è venuta, capo? ” chiede l'assassino emozionato.
“Benissimo! Uno dei migliori snuff che abbia girato! Farà saltare dalla sedia i nostri clienti. Adesso smontate l'attrezzatura e spegnete il riflettore. Voglio iniziare a distribuirlo prima che faccia giorno. ”
“Il cadavere sempre all'inceneritore? ”
“Come al solito, ragazzi. E ricordatevi di mandare gli altri duecentocinquantamila alla famiglia del nostro attore. È stato molto più bravo degli altri... se li è meritati. E trovatemi un buon titolo, questa volta! ”
ULTIMO CIAK.
TITOLI DI CODA.
FINE
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