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il primo appuntamento
il primo appuntamento.
il giorno è arrivato
La luce ed il buio non osano alzar la voce e penetrare in quelle stanze finché l'animo mio non è desto.
Ma il tempo indica che attender più non si può, e quel letto che, morbido giaciglio caldo cingeva i miei sonnacchiosi pensieri di un morbido abbraccio, ora mi cinge stretto, e abbracciandomi pare non voler lasciar libero di agire, quasi ad impedir di compiere quel che pensa il mio ultimo folle gesto.
Ma la mente già Più lucida del corpo ed avezza al nuovo giorno, vinta la flebile resistenza di quelle molle
coltri, è pronta alla pugna, e ancor volta al soffitto, e già fissa nello sguardo, ripassa mille volte mille
ancora la parte da recitare, come attore prima della prima.
E allora silenzioso e con coraggio mi alzo, e lascio entrare il giorno nel mio regno, e la luce di un giorno
già cresciuto mi carezza di speranze.
Oggi, mi dico, è un bel giorno per morire di nuovo.
E così, deciso a non indugiare, prendo di petto il futuro che mi attende, e mi armo per uccider il passato che ancor mi tormenta.
Penso e poi penso ancora, ma sono parole della mente perchè il silenzio regna sovrano in quelle stanze e niente si ode se non il tempo che si ciba di ogni attimo.
Mi sento un cavaliere dei tempi che furono, prima della battaglia che può consacrarlo al mito, che lotta per liberar la fanciulla più bella ed amata, che strage fece di cuori e di vite, la LIBERTA'.
E come quel cavaliere anch'io mi vesto dell'armatura più sgargiante, lucidata e messa a nuovo per l'occasione: chiunque mi abbia, qualunque sia la fanciulla che mi avrà, la libertà o la morte, dovrò esser nel mio pieno e fulgido vigore, che la dignità mi possa seguire passo passo fino all'ultimo.
Il tempo finalmente corre lento, come un timido ruscello di montagna lontano ancora da rapide e balzi, e così tutto assume i contorni sfumati di una foto sfuocata, l'aria d'intorno è un misto di incredulità e di
incoscienza.
Il giorno è arrivato, ed io sono pronto.
Ancora qualche timida speranza mi colora il volto dipinto dai segni che incitano alla battaglia, e quella
collana ora è un cappio al collo troppo stretto, e quel bracciale, che reca il segno dell'infinito, ora è una
catena pesante al polso.
Ma con la forza della disperazione, e la spinta della curiosità, mi libero della prigionia di quelle 4 mura,
salgo sul mio cavallo nero, che senza più indugio, sprono là dove il mio nemico tanto amato mi attende.
Il viaggio è breve, ma il tempo lento nel suo corso, lo allunga a dismisura, e mi consente ancor una volta di ripassar la parte, di inventare e distruggere il finale della storia cento volte, ed ancora di avvertire amici e compagni di viaggio per riceverne conforto, sprone, consigli e saluti che sanno di addii...
Il giorno è arrivato, ma non mi sento Più pronto.
Eccomi, in perfetto orario, nemmeno provandoci ci sarei riuscito, ma Ella non è ancora là.
Ho ancora un attimo eterno per cercar di radunare le parole intorno a me come fedeli soldati per affrontar il nemico comune, che or potrebbe esser il silenzio imbarazzato dei primi sguardi.
Ma mentre assorto vago, ecco lo specchio sempre sincero, che mi proietta una luce forte che viene direttamente da un passato che credevo sepolto...
Ma non è un sole, e non distolgo un secondo lo sguardo da quella figura che lenta posa la sua esile figura li
dove tante altre volte i nostri sguardi, ignari del futuro, già si erano incontrati.
Il giorno è arrivato, ed ora devo esser pronto.
Un attimo, un attimo ancora, un ultimo sguardo al mio riflesso, e poi diretto verso la luce...
Ed il silenzio è interrotto dalla parola più usata e terribilmente normale..."Ciao"
Ma l'importante era infrangere il muro di silenzio che ancora portavo insieme a paure, fantasie, e ricordi.
Era proprio Lei, accanto a me, affianco a me come se nulla fosse mai successo, mai accaduto, mai trascorso.
Sempre lei, uguale a se stessa, nei gesti, nelle movenze, nella musicalità armonica di quelle parole
sussurrate... Nulla sembrava esser cambiato, nulla esser successo... Nessuno spargimento di sangue pareva aver bagnato la terra avida ed assetata, nessuna cicatrice sul corpo, nessuna parola accusatrice e infamante, nessun ricordo straziante di giorni infernali di vuoto interiore sembravano aver mai fatto foggia di se...
Eppure tutto era successo, tutto, e davanti a me ne avevo il fatale artefice, il boia ardito che senza pudore impugnava la manna, e senza nascondere il suo disprezzo cingendosi del cappuccio nero di rito.
Tutto ha inizio qui, oggi pomeriggio, di una domenica che gli altri chiamano normale. Con essa finiva il mio
mese, dei miei natali, e oggi delle mie speranze.
Raggiante bellezza, un'aura di compassata sensualità la circondava, come alone di cometa lontana, bella ma foriera di oscuri presagi e future sventure.
Vorrei gridare i miei pensieri, ma nessuno mi ascolta, ed il cuore mio è muto.
La prima paura è vinta, non c'è Più silenzio intorno, ma un fiume di parole scorre senza freno vincendo ogni resistenza, ed impossibile è por freno a quell'impeto primordiale, di un sentimento, che fin troppo sopito sotto la cenere, vulcano vecchio e giovane ora esplode.
I miei occhi son Più di due, e avidi, curiosi, bramosi ed accecati, tremuli osservano studiando, quasi a cercar un varco in quella bianca fortezza, quella sua luce ipnotica ed ammaliante.
Ho rotto i ceppi che mi legavano all'albero maestro, ed ora nuoto verso la sirena, consapevole del mio destino, ma felice nell'ascoltar quel dolce canto di vita e di morte.
Il giorno è arrivato, e orgoglioso e fiero mi mostro pronto.
Ora è il placido e calmo passeggio ritmato delle onde a far il paesaggio di quel quadro impressionista come i sogni...
Sole e mare l'uno di fronte all'altro, come io ed il mio fantasma, che scopro ogni attimo sempre più reale.
Si smette di aver paura dei fantasmi quando escono dalla mente, e assumono i contorni di un angelo profumato
del suo profumo, colorato del suo pallido colore, e capace di dar gioia a tutti i sensi conosciuti e noti.
Ma qui il racconto termina e lascia il posto alla descrizione di un attimo che pareva perduto nel tempo e perso tra i ricordi del mai più.
Avevo paura di sentire, ancora una volta volevo scappare dalle sue parole, dalle sue verità, scappare come sono scappato lontano per tre mesi, non conoscere il perchè mi aveva tenuto in vita, una flebile vita disperata, che credeva di aver trovato la felicità in altri occhi, stupida e cieca paura di sapere.
Ma come può un uomo fuggire da se stesso, com ignorante ed immatura creatura trovar pace lontano da casa, se quel fardello lo porti dentro, pesante e greve? Ovunque in ogni luogo, e in ogni attimo. Non si può correre e fuggire in eterno, ed una volta fermi per rifiatare Loro, pensieri truci e beffeggianti, di nuovo ti raggiungono... L'unico effetto è che sei sempre e solo Più stanco.
Folle è la corsa senza una meta, folle, folle, cercar se stessi su una mappa, folle viver da libero quando si sa di esser schiavi.
Ed ho ritrovato me stesso proprio qui, dove tutto è cominciato, dove tutto è finito, dove ora sei tu, mio
angelo, mio paradiso, mio inferno.
E le parole giocavano tra noi, e si mischiavano ai gesti, ai sorrisi mai finti, agli sguardi, ed a brevi ma
rumorosi silenzi, tutto era perfetto, eravamo di nuovo io e te, ma non noi...
"Ricordi quella volta che...?" si si, e quell'altra volta in cui...?"
Parlar del nostro passato comune ora non fa mal,, perchè ne parlo con chi quel passato ha condiviso: il sorriso fa capolino timido come il sole del mattino...
Un sorriso dolce, atteso, sincero...
E poi d'improvviso quello che temevo è uscito da solo, come spinto giù nel vuoto da una mano invisibile:
"Perchè"
Perchè, alla fine lo sapevo, l'ho sempre saputo, ma forse speravo che il tempo avesse posato la sua mano sopra, cancellando il trascorso... e così d'un fiato le dissi:
" Non posso incolpare Te se hai smesso di credere in Noi, se hai capito che per Noi non c'era più posto alla tavola dell'Amore in cui cibarsi l'uno dell'altro, non ne hai colpa Tu, ma delle azioni si, del modo in cui ti
sei alzata da quella tavola, si, di questo hai colpa, e non per un conto che avrei pagato io e solo io, come
sempre, ma perchè tu potevi rendermi l'onore delle armi, e chino la testa, sconfitto, ma ancora orgoglioso e fiero lasciar vuote le stanze del mio cuore. Invece no... Tutto così tremendamente improvviso, inatteso... mi hai cacciato dalla porta del paradiso, Eva, nudo e fragile, ma soprattutto senza peccato.
Hai lasciato ti credessi morta, hai nascosto bende e cerotti lasciando che neri corvi banchettassero sul mio corpo inerme, mi hai lasciato morire ogni notte, e rinascere di nuovo cosicché potessi morire ancora, ed ancora ogni giorno. Di questo ti incolpo.."
"Scusa... rispose con una voce flebile" sono qui anche per questo, ho capito, ho sbagliato, scusa..."
Ma si può assolvere un reo confesso?
Si può cancellare con un colpo di spugna mesi di atroci domande, di forzata ed assordante convivenza con
fantasmi ululanti, di sogni soffocati all'alba, di tramonti mai così rosso sangue...
Dico si può?
Ora ti guardo, sembri fragile, disarmata, così vicina a me...
Mi sento forte, rinato, vincitore della battaglia più effimera ed inutile, ma il sole è chiuso tra le mie mani,
e posso baciarlo senza temerne il fuoco.
Tutto ora ha un senso, ogni cosa è al suo posto...
Ed in quel momento sembrava giusto, un atto dovuto.
Perchè ancora non avevo capito che quel non sapere, era un non volere sapere, e che ora che so, quella parentesi lasciata aperta si è chiusa, per sempre...
Ora non c'è più nulla da dire, niente più da chiedere, o rispondere, nessun dubbio volteggia come corvo sopra le nostre teste, siamo liberi da pesi colpe e perchè...
ma libero ora significa solo, perchè oggi al primo
appuntamento ti ho perso.
Quel giorno più non parlammo innanzi, ne di storie passate, ne di un futuro che non ci sarà.
Mi abbracci, e sento il dolore gocciolare dai tuoi occhi quando ti tocco il ventre che un giorno per un attimo credemmo fosse pieno di noi, e di una nuova vita... e quel ricordo ci chiude e stringe il cuore.
" la tua casa è pronta, non sei contenta?" Una domanda futile ma che alza la nebbia e la tensione, e faccio finta di non soffrir al pensiero, che quella casa, anche un po mia, mai la vivrò.
E poi quando il sole inizia a scendere stanco forse per un caldo fuori stagione, le nostre bocche lontane si fanno vicine, fitte, prossime, le parole scappano chiudendo gli occhi a quel che sta per succedere...
Ed eccolo di nuovo davanti a me, ancora è vivo e respira come aria la mia anima consumandola, il bacio, quel bacio perfetto che mi ha aperto le porte del paradiso, ed ora si concede a me come l'ultima sigaretta del condannato.
Ma non c'è differenza, il tempo per lui è solo una stupida convenzione, una misura del nulla, ed è come quel primo bacio di Firenze, quando scoprii tra le tue labbra il profumo dell'immenso, il sapore dell'eterno, che dalle tue labbra scorreva, e ora scorre come allora, dentro di me.
E in quell'attimo mi correva nella mente la nostra storia che girava tra i miei pensieri come la pellicola di un film, già visto, già vissuto, di cui solo ora pero' scopri il finale...
Finchè, feci garbatamente uscire dalla mia testa ogni pensiero perchè potessi godermi a pieno il sapore dell'ultimo pasto... e gli occhi tramontarono sul mio volto prima del sole sotto il mare, cosicchè gli altri sensi poterono giocare e godere tutti insieme di quel bacio eterno.
E riconobbi finalmente quel sapore a me tanto caro, che nascosi e celai come segreto nelle stanze più recondite della mia anima, quel sapore che pensavo nessuno potesse Più destare, nessuno tranne lei.
E mi abbandonai teneramente a quell'estasi emotiva, me ne lasciai cullare, mi feci trasportare da quella forte corrente quale timido ramoscello nel fiume...
E avido bevevo da quelle labbra che sapevo ultime, avido mi nutrivo di quell'arcobaleno di sensi consapevole che presto sarebbe stato solo un altro ricordo, l'ultima nostra fotografia.
E le mie braccia Ti cingevano a me forti, decise, sicure, in un abbraccio mortale della vittima al suo carnefice, perchè sia rapido ad infierir con la sua mannaia, si che il dolore non indugi e lasci subito il posto alla fine.
Indescrivibile sensazione di pienezza, di esaltante gioia, della vita che rinasce come fiore in mezzo ad una coltre di bianca neve immacolata... Sissy mi senti? Volevo imprigionare quell'anima dentro la mia, fondermi ad essa, per non separarmene piu. E per un attimo ho sentito lo spessore dell'anima, la sua consistenza, ho sentito il divino accendere una luce calda nel mio petto.
Il mio Dio, silenzioso ed assorto a contemplar i suoi figli, ha voluto darmi un'altra possibilità...
Ha giocato con le lancette del tempo, ascoltando silenziose ed inespresse preghiere, riportandoLa al mio cospetto perchè potessi per un giorno ancora viverLa.
Chi può dirsi cosi fortunato?
Chi non vorrebbe avere tra le proprie braccia, anche solo per un attimo, la fonte dell'eterna felicità per poterne ancora bere, ed immergersi in essa?
Afrodite, la chiamavano i greci, la dea dell'amore, ha volto un giorno ancora il suo sguardo su di me, mi ha toccato, mi ha accolto tra le sue morbide e sinuose vesti, donandomi ancora la sensazione di un infinito dentro di me..."Ma tutto ha un prezzo, poi mi disse... Lo sai Che Amore è il piu temuto degli Dei, e lo stesso Zeus, che ne è il padre, fugge al suo cospetto?", e tu, uomo mortale, essere finito, non temi l'infinito che ora ti avvolge?...
Perchè ti è concesso un giorno solo, prima che l'infinito diventi pioggia e goccia dopo goccia riconquisterà il mare uscendo, attraverso la via del dolore, dai tuoi occhi..." " questo è il tuo prezzo...".
Non avevo timore di quelle parole finchè ancora sentivo il calore del suo corpo stretto stretto su di me, ma quando aprii gli occhi e lasciai fuggire via quel bacio, era già sera e tu mi fissavi dinnanzi a quella grigia carrozza che ti avrebbe portato via da me.
E ti guardai salirvi, ti seguii con lo sguardo per catturare le ultime immagini finchè non ti inghiotti l'orizzonte lontano.
Ed allora quelle parole risuonarono atroci come campane a morte, e l'infinito iniziava già a sciogliersi in acqua salata...
Ero pronto, volevo uccidere il passato, ma il passato ora uccide me.
Ho capito, l'infinito è ancora un freddo lago di montagna che tarda ad abbandonare il suo lido, ma non fuggirò più. Aspetterò dalle sue sponde il suo flusso scorrere finchè un giorno mi potrò dire finalmente libero.
E sarò pronto per quel giorno in cui, forse, verrà di nuovo il...
primo appuntamento...
Perchè verrà quel giorno vero?
Ma non sarai tu...
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