racconti » Favole per bambini » Enrica la formica sciupona
Enrica la formica sciupona
La formica soldato restò allibita nel vedere Enrica uscire per prima. Le altre formiche operaie erano ancora nel nido a rifocillarsi per affrontare la lunga giornata lavorativa e questa qua…
Era in procinto di chiederle dove andasse quando ella ordinò:
-Lasciami passare soldato, vado in missione per la Regina- sicura e decisa passò oltre ritrovandosi nuovamente nel prato.
Brrr che freddo, però la mattina presto. Mi è venuta anche fame, pensò. Si mise alla ricerca di cocciniglia e trovatala le disse senza nemmeno salutare:
-ho bisogno di nettare per portare a termine una missione segreta. Non ho tempo da perdere-
-Buongiorno Enrica, mi dispiace mai ieri pomeriggio hai bevuto tutto quello che ero riuscita a produrre, ora dovresti portarmi altre tenere foglioline e quando il sole sarà alto nel cielo avrai il tuo nettare.-
-Non ho tempo da perdere, sfaticata cocciniglia, andrò da un’altra- disse la maleducata formica.
-Fai come ti pare,- aggiunse la piccola cocciniglia-ma io sono l’unica nel raggio di molti chilometri-
La prospettiva di dover camminare tanto non entusiasmava Enrica, che acconsentì alla richiesta. Si mise alla ricerca delle foglioline, quando improvvisamente da dietro una enorme foglia comparve il saggio Grillo.
-Buongiorno Enrica, già al lavoro?-
-Vattene grillo bugiardo, per colpa tua ieri sera sono stata punita. Sei un racconta frottole!-
-Enrica, Enrica, attenta. Ascolta i miei consigli e non ti adirare. Ho saputo che la Regina ti ha mandato alla ricerca di cibo. Non sottovalutarla, se tornerai senza provviste, questa volta non te la caverai così velocemente. Nonostante tutto mi sei simpatica, voglio aiutarti. Tu vai a raccogliere il cibo e io porterò le foglie a cocciniglia-
Enrica ci pensò un attimo poi acconsentì. Che stupido quel grillo, faceva il suo lavoro. Lei si sarebbe coricata all’ombra di una foglia ed avrebbe atteso che il nettare fosse pronto. Però un po’ di fame l’aveva. Si mise alla ricerca di qualche briciola di pane e ne trovò una montagna. La stupida invece di immagazzinarle si mise a mangiarne a più non posso e quando fu sazia si addormentò.
-Cri, cri- l’insistente frinire del grillo la svegliò.-Enrica che fai qui? È tutto il giorno che ti cerco, le tue compagne sono ormai tutte rientrate. Non vedi che il sole sta tramontando? Presto devi tornare.-
-Ah, ma io non capisco, mi sono appisolata che era mattina e…-
-Stupida formica- le gridò il grillo infuriato –non hai nemmeno fatto scorta di cibo? Ora vedrai la Regina!!- e se ne andò saltando da un filo d’erba all’altro.
Enrica si avviò verso il nido. Un po’ preoccupata lo era, ma certamente con qualche storiella l’avrebbe fatta franca anche questa volta.
Arrivò nei pressi del nido quando si mise a correre ed ad urlare, presto, presto devo conferire con la Regina, lasciatemi passare. Nessuno la fermò, ed ella arrivò così trafelata al cospetto della Regina.
-Mia Regina- esordì. Ma la Regina non la fece continuare.
-Enrica dimmi solo una cosa: dov’è il cibo per le scorte invernali?-
-è una storia lunga, Regina e…-
La Regina non ascoltò oltre ed ordinò al soldato di guardia:
-Soldato, scorta Enrica all’uscita ed avverti tutti che ella non fa più parte della nostra colonia.-
Nulla servirono le grida, i pianti della piccola formica, la Regina fu inflessibile.
Enrica si ritrovò nuovamente sola e all’aperto. Il sole era ormai tramontato ed il buio rendeva tutto terribile e pauroso. Enrica tremò, si volse verso il nido e tra le lacrime giurò:
-Non mi vedrete mai più- ma ben presto il terrore si impadronì di lei. Rumori sinistri, esseri strani che strisciavano, uccelli enormi dagli occhi spaventosi. Si ritrovò ad urlare:
-Grillo, Grillo saggio, vienimi in aiuto.-
Ma non sentì risposta al suo grido. Disperata ed impotente non sapeva che fare quando sentì un
Cri, cri.
-chi mi chiama?- domandò il grillo saggio
-Sono io, Enrica-
-Che ci fai ancora fuori, non sai che è pericoloso?-
-Mi hanno scacciato dal nido, perché non ho portato il cibo. La Regina è proprio crudele.-
-Eh, no cara Enrica. Io ti avevo avvertito, la Regina non è cattiva, è giusta. Pensa se non ti avesse punito, le tue compagne cosa avrebbero pensato? Anche a loro piacerebbe andare in giro tutto il giorno senza fare nulla, ma così facendo il nido non avrebbe più scorte per la stagione fredda e morireste tutte. La Regina ha fatto bene. Saresti stata un cattivo esempio. –Senza lasciarle il tempo di ribattere se ne andò.
La notte era buia e senza luna, un Gufo bubbolava incessantemente rendendo l’atmosfera ancora più sinistra. Enrica era disperata, tremava dalla paura, mise due zampette sopra gli occhi e raggomitolò su se stessa decisa a lasciarsi morire, quando…
Quando sentì dire:
-è per domani mattina presto, al sorgere del sole attaccheremo!-
Fu più la curiosità che il coraggio a far sì che si avvicinasse a quelle voci. Strisciò lentamente verso la provenienza dei suoni e rimase allibita: un enorme esercito di formiche, terribili ed enormi era schierato. Una formica rossa come il fuoco sovrastava tutte, era la loro Regina e stava dicendo:
-Domani mattina attaccheremo, non abbiate pietà per nessuno. Distruggete il loro nido e lasciate la regina a me. Tutte le provviste le porteremo nel nostro formicaio. Dopo questo nido, attaccheremo tutti quelli del prato e diventeremo i padroni assoluti. Miei formiche legionarie, giurate di non avere pietà per nessuno.- L’esercito al completo rispose come una sola formica, lo giuriamo!
La paura era scomparsa da Enrica, ora era veramente un agente segreto. Doveva correre immediatamente al nido per avvertire la sua Regina, doveva salvare la sua casa. Una determinazione che non avrebbe mai creduto di avere s’impossesò di lei. Il primo impulso che ebbe fu quello di assalire la regina delle legionarie e ucciderla con le sue zampe. Stava già per commettere quell’impulsivo gesto quando il Saggio Grillo apparve al suo fianco sussurrandole:
-Ferma Enrica, non fare sciocchezze. Corri al nido e dai l’allarme, io ascolto ancora i loro piani poi ti raggiungerò. Presto non c’è tempo da perdere.-
Enrica, questa volta non discusse e partì come un razzo verso il suo nido.
Era felicissima, avrebbe salvato tutti, l’amore per i suoi compagni le diede la forza di giungere fino a casa e disse alla guardia:
-devo entrare presto, siamo tutte in pericolo-
Ma la formica soldato le si parò d’innanzi e mostrando le terribili mandibole la consigliò:
-Vattene Enrica o dovrò ferirti, non puoi entrare, vattene!-
s&eo
…fine quarta continua e finisce prossimamente.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0