racconti » Racconti sulla disabilità » Il sabato sera ideale
Il sabato sera ideale
Miriam rilegge per l'ennesima volta la quarta riga della pagina del libro, senza capire nulla, incapace di concentrarsi sulla chimica. Il paragrafo che sta tentando di mandare a mente riguarda gli acidi di Lewis, ma lei non si ricorda neppure che cosa sia un acido di Lewis. Era quello che cedeva protoni? O forse cedeva un doppietto di elettroni?
Oh, ma chi se ne importa, la chimica non è assolutamente la materia per lei. E poi, chi ha voglia di studiare di sabato sera?
Miriam chiude il libro e guarda l'orologio a muro della sua stanza. Sono quasi le nove. I suoi genitori sono appena usciti per uno dei loro appuntamenti mondani, mentre sua sorella è in bagno a impiastricciarsi la faccia per uscire con gli amici. Lei sì che non ha pensieri. Lei non passerebbe il sabato sera a studiare neppure se il lunedì successivo avesse l'esame di maturità.
Che vita quella di mia sorella, pensa Miriam. Tutta amici, fidanzati (Miriam ha ormai perso il conteggio dei fidanzati di sua sorella), discoteca e divertimento. Senza mai un pensiero. Senza mai premurarsi di prendere qualcosa sul serio. Lei, Miriam, non ce la farebbe a vivere in quel modo.
No, a lei piace dedicarsi anima e corpo a tutto quello che fa, prendere seriamente le opportunità che la vita le offre e cercare di costruire qualcosa di buono. Qualcosa che le dia delle soddisfazioni. Qualcosa che la faccia sentire importante, che la faccia sentire parte integrante del mondo in cui vive, senza riserve, senza se e senza ma.
La porta della camera si apre. Sua sorella non si dà mai la pena di bussare. Alyssa si ferma sulla porta della stanza.
“Io esco. ” annuncia, laconica.
Miriam guarda Alyssa, troppo scollata, troppo truccata, con le gambe troppo scoperte. Guarda sua sorella e scorge l'esatto contrario di sé stessa. Hanno solo due anni di differenza, ma sono così diverse. In tutto.
“Potresti almeno metterti delle calze. ” tenta Miriam.
Per tutta risposta, Alyssa le fa una linguaccia. Poi ritorna seria. “Se hai bisogno di qualcosa, sai che di sopra c'è zia Marina. ”
Questa volta è il turno di Miriam di rivolgere alla sorella una smorfia. Ma perchè non la smette di trattarla come se fosse una bambina? Ha quasi sedici anni. Come se non lo sapesse che al piano di sopra abita la zia, e che per almeno due sabati al mese lei passa le serate da sola, e ogni volta deve ascoltare sempre la stessa raccomandazione. Che lo facciano i genitori, passi. Si sa che sono apprensivi per natura. Ma Alyssa, che diritto ha di comportarsi come se fosse un'intelligenza superiore?
Forse è per il fatto che sua sorella la vede così diversa da sé. Perchè è inutile negarlo. Miriam è diversa. E non solo perchè non le piace uscire il sabato sera o indossare le minigonne. No. Il discorso ha delle radici un po' più profonde.
Miriam attende che sua sorella se ne vada, poi accende il computer. Alla vocina che, dal fondo della propria coscienza, le predice che il voto dell'interrogazione di lunedì sarà un quattro secco se non si decide a studiare, Miriam risponde che ci penserà domani.
Aspetta con pazienza che il portatile si avvii, poi fa partire la connessione a Internet. Ha in mente di passare a dare un'occhiata su Facebook, vuole vedere se qualche amico è connesso per potersi distrarre un po', e chiacchierare virtualmente con qualcuno.
Ma capisce subito che non è serata. Anche il computer la tradisce: spietata, sulla pagina del social network appare la scritta Nessun amico è online.
Ah, già, pensa Miriam. É sabato sera. Sono tutti fuori a scatenarsi sulle piste da ballo, a scollarsi un drink dopo l'altro o a fare chissà che altro. Sono tutti come sua sorella. A quell'età, sembra che tutti vivano all'insegna del motto “La giovinezza passa una sola volta nella vita, perciò divertiti ora o non lo potrai fare mai più. ”
Ma che divertimento è quello?, pensa Miriam. Quello di chi fa a gara a chi si ingozza di più con l'alcool o si fuma più canne, a chi corre più veloce sulle interurbane o, peggio, a chi provoca più incidenti? A chi si fa più ragazzi in una notte sola o rimorchia di più? É questo il senso, la bellezza, il privilegio di essere giovani?
Sconsolata, fa un ultimo tentativo di socializzare. Prende dalla scrivania il suo Nokia N95 e compone un sms per la sua amica del cuore, in verità una delle pochissime amiche che abbiano la sua età, Martina.
Le sue dita digitano veloci il testo. Ke fai di bello?, poi preme il tasto di invio.
Non deve aspettare molto per la risposta.
Mi preparo per andare in disco con Alessandro. Tu?
Con un sospiro, lascia cadere il cellulare sulla scrivania. Anche Martina. Come tutti gli altri. Intenta a rincorrere quell'assurdo ideale di uniformità, di adeguatezza, di normalità. Ma di normalità rispetto a cosa, poi?
Miriam cerca di distogliersi da quei pensieri cupi. Sblocca i freni della sua carrozzina e va verso il comò. Accende lo stereo che ci sta sopra. Riconosce le note di I belong to you. La canzone è alla prima strofa, quella in cui canta Eros.
I belong to you. Ti appartengo. Le sente così estranee, quelle parole. Lei non appartiene a nessun uomo. Ma soprattutto, nessun ragazzo della sua età, con quei finti ideali sporchi di ipocrisia, superficialità, indifferenza, potrebbe mai appartenere a lei. Lei, così diversa.
Non diversa perchè vive su una carrozzina. No. Diversa perchè guarda il mondo da un punto di vista insolito. Dal punto di vista di un giovane cardellino che vuole spiccare il volo, ma non vuole farsi male, non vuole rischiare di strapparsi le ali. Perchè le sue ali, così deboli, così fragili, sono la cosa più preziosa che ha e non può permettersi di perderle in volo. Perchè per lui sarebbe la fine. La fine di tutto.
Alla fine, Miriam decide di passare la serata a modo suo. Mette il cd di Giovanni Allevi, il suo preferito, poi ritorna alla scrivania, prende carta e penna e inizia a scrivere. Da sempre, la sua grande passione.
Ecco, pensa Miriam soddisfatta. Questo sì che è il suo sabato sera ideale.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Scorrevole sono riuscita a leggerlo senza alcuna difficoltà pur essendo sullo schemo. Come dice Bob la disabilità è appena accennata, quello che echeggia è la solitudine del pensatore in questa società frettolosa e distratta
- mi è piaciuto molto, la carrozzina nonostante sia un impedimento potente passa in secondo piano nel racconto, le riflessioni sulla pochezza della "normalità" come vero handicap dei cervelli di oggi messe bene in risalto
- Grazie!
- ... semplice, scritto con stile e eleganza. Bel racconto.
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0