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Night in progress

La ragazza aveva un bell’aspetto. Ma arrancava, facendo appena in tempo ad appoggiarsi al marciapiede prima di esplodere in un pianto liberatorio: difatti si vedeva che i suoi grossi occhi erano lucidi e visibilmente arrossati. Indossava un piumino nero e dei pantaloni scuri. Continuava freneticamente a sbattere sui tasti del suo telefono cellulare: ad un tratto fece un urlo echeggiante di disperazione e scaraventò l’apparecchio così lontano, da giungere quasi all’altra parte della strada.
Poi, quasi istantaneamente, s’accasciò a terra mettendosi in posizione fetale: come se stesse riposando sul divano di casa sua.
________

Nel momento esatto in cui Giovanni Fierro chiudeva a chiave il suo ufficio, che si trovava al secondo piano di un mastodontico edificio in pieno centro storico, non significava che lui aveva smesso di lavorare. Tutt’altro, bastava che si facesse due passi percorrendo si e no mezzo chilometro per trovarsi proprio di fronte al palazzo dove abitava, altrettanto imponente.
A prescindere dal suo tipo di carattere, perennemente allegro e solare, ultimamente il suo buon umore cominciava a dare segni di squilibrio. Il lavoro lo costringeva spesso a dover decidere e qualche volta per lui risultava faticoso optare per la scelta giusta.
The Business is business. Odiava quel detto come pochi: ma dirigere un’avviata casa editrice, comportava inevitabilmente assumere elevate responsabilità: Giovanni era consapevole di questo, seppur finiva sempre per non accettarlo.
Come allo stesso modo non accettava la sua condizione economica e finanziaria. Il padre infatti era a capo di una potente quanto machiavellica azienda, e alla sua morte l'esecuzione testamentaria sancì che tutta l'eredità spettasse a lui.
Un privilegiato, pensavano gli altri. Proprio per questo che nel corso degli anni, e sempre più esplicitamente, si stava insinuando in lui un profondo quanto sconfortante senso di colpa: “perché proprio a me? Perché proprio io? Che ho fatto per meritarlo? ”.
Questi erano soltanto alcuni tra i più frequenti pensieri che abitudinariamente lo assillavano.
E forse chissà, anche quando rincasava ogni sera, come quella in cui inaspettatamente si trovò a tu per tu con una splendida ragazza ai suoi piedi, in senso letterale e non figurativo, visto che la ragazza in questione non sembrava affatto cosciente.
Giovanni per lo stupore fece cadere una pesante cartella che portava sottobraccio: nonostante il forte impatto che aveva provocato sbattendo sul marciapiede, la ragazza a terra non si era svegliata, eppure stava così vicino.
“Oh Dio.. ” pensò Giovanni, appoggiandosi una mano sulla fronte, “Che le è successo? ”
Si chinò su di lei tastandole il battito sul polso.
“ E viva, è viva!! ” esclamò ad alta voce, così tanto che qualcuno nei dintorni aveva sentito da dietro qualche finestra e rispose in malo modo.

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