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Giuseppe e la natura
Giuseppe ama la natura. È il suo mondo, nessuno lo può distruggere. È un mondo speciale, dove si rifugia per riflettere ed ammirare le bellezze che lo circondano.
Una volta per settimana si reca lì, nella sua campagna e, appena scende dal sedile della macchina, si reca in quel posto. Ed è così: Corre, nella nuda terra, talvolta anche bagnata, accompagnato dai suoi cagnolini. Dopo un breve tragitto si ferma, per guardare degli alberi di albicocca, appena in fiore. Allunga la mano, per toccare un fiore, avvicina il naso per sentire l' odore. Salta, cercando di arrivare ai rami più alti e, gira su se stesso, per cadere infine su un manto coperto dai petali rosa dei fiori. Ora si reca dagli alti cipressi, per annusare le loro foglie, per toccare il tronco resinoso e, per abbracciarli.
Ora si dirige verso il luogo, passando lungo un piccolo campo ornato da spighe. Oltrepassa un fiumicciatolo coperto di roccie e, risale la piccola altura che ha di fronte. Le pietre sull' altura sono ricche di muschi, che, crescono innocenti baciati dai raggi del Sole. È come se la brezza lo trasportasse verso luoghi ancora più lontani, cullandolo tra le braccia invisibili del vento.
È arrivato. Viene accolto dagli alti e possenti alberi di eucalipto, che, gli accarezzano le guance in segno di benvenuto. Lui ricambia il gesto, abbracciando forte il tronco, come se fosse una persona reale. Continua il suo percorso, per finire in un ampio spazio circolare, ornato da numerose specie di piante e, dalla sua roccia, dove si sedeva. Quindi si siede, sporgendosi verso una grande siepe di lentisco. Viene invaso da un odore fresco ed intenso tipico di questa pianta, ed è come se la stessa pianta lo stesse coccolando. Con le mani accarezza lievemente le piccole foglioline, sfiorando le bacche nere e rosse, talvolta facendone cadere più di una. Si avvicina ad una piccola siepe di cisto, tutta colorata da piccoli fiori, color bianco, dove lavora una piccola ape, poi gira il capo e nota, tutti legati attorno ad un tronco, i mirtilli selvatici. Sembra co0me un atto di protezione, verso il tronco malato. Ora alza lo sguardo al cielo, notando i rami degli eucalipti, che, cercano incessantemente di arrivare, anche solo con le punte, fino al cielo. Cadono piccole foglioline, ormai secche, che, formano piccoli vortici attorno a lui e poi, cadono leggere sulla nuda terra.
Dal suolo si elevano eleganti e docili piantine, con le foglie a forma di cuore. Sopra esse, trasportano cibo le formiche, si posano le api ed i moscerini, si abbeverano i piaccoli uccellini. Le orfidee mostrano i loro lunghi rami, ricoperti da foglie simili a stelle, l' asfodelo accoglie Giuseppe con i suoi enormi fiori bianchi, che spuntano da un alto e minuto tronco, il timo ''spruzza'' odori gradevoli, il rosmarino apre i suoi fiori viola dinanzi ai raggi del Sole e, gli alberi di alloro, eucalipto, noce, dondolano grazie alla lenta brezza.
Le api non hanno paura di Giuseppe e, Giuseppe non ha paura di loro, così, se gli si avvicninano, lui le lascia fare, infatti è come se gli parlassero, attraverso i loro ronzii. Spuntano lenti, asparagi, cicorie, bietole, pini, ginepri. È tutto meraviglioso.
Ora alza la testa, rimanendo stupito dall' enorme maestosità e bellezza che ha di fronte: i raggi del Sole, che cadono lenti sulla vegetazione, formano corolle lucenti, che sembrano avvolgere e cullare le piante, la rugiada appare come uno specchio, riflettendo tutta la meraviglia di quel piccolo posto, gli animali saltano, volano, corrono e camminano dinanzi a lui, colpiti dai raggi lucenti, gli alberi sembrano ballare dinanzi a tale bellezza.
Giuseppe è immerso nella natura. I soli rumori che sente sono l' abbaiare dei cani, il ronzio delle api, il cinguettare degli uccelli, i sussurri degli alberi, che gli parlano attraverso il vento. All' improvviso, una macchina, passa, rovinando tutta quella quiete. Giuseppe si accorge che ormai si è fatto tardi e, a malincuore deve lasciare quel posto incantato.
Avviandosi verso il ruscello, chiama i cagnolini, che, subito dopo arrivano facendogli le coccole, saluta gli eucalipti sussurranti, il lentischio profumato, i mirtilli protettivi, e tutti i piccoli animali che, gli hanno tenuto compagnia.
Supera il ruscello, il campo di grano e gli alberi da frutto.
Si avvia verso casa, dove la brezza lo libera, lasciandolo andare. Arriva davanti al marciapiede ma, prima di salirlo, rivolge lo sguardo dietro di se, alla natura, mai, così bella, come in quel momento.
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