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Cuore di regina - 2
PREMESSA: Il conte di Bothley è stato processato e assolto per l'assassinio del marito di Maria Stuart, regina di Scozia. Il racconto si svolge all'incirca un anno dopo l'assassinio.
L'elegante carrozza reale, quel caldo mattino di fine aprile, stava percorrendo la strada che dal castello di Stirling portava a Edimburgo, sede della corte reale. La regina Maria, scortata dal suo numeroso seguito e al sicuro all'interno della carrozza, stava cercando inutilmente di prendere sonno, dopo che per l'intera notte non era riuscita a chiudere occhio. C'erano molte cose che la preoccupavano, come donna e come regina.
La sovrana era di ritorno da una breve visita al figlioletto Giacomo di appena un anno, e per quanto cercasse di recarsi dal piccolo più spesso che poteva, separarsi da lui per fare ritorno a Edimburgo le causava ogni volta una dolorosa fitta al cuore. Anche ora, accasciata sui sedili di pelle dell'ampia e vuota carrozza, Maria avrebbe voluto avere tra le braccia il suo piccolo principe, che le riempiva il volto di umidi e teneri baci, e le stringeva intorno al collo le braccine con tutta la forza di cui era capace.
Ma non era solo quello ad affliggere il suo giovane cuore. Suo marito, Lord Darnley, era morto da poco, assassinato nella sua residenza, e la maggior parte dei nobili del regno era incline a credere che lei stessa fosse implicata nell'omicidio. Poco dopo la morte di Darnley, i familiari del suo defunto marito avevano chiesto al Consiglio Segreto di iniziare un procedimento contro uno dei nobili cortigiani più vicini alla regina, il conte di Bothley. L'uomo era stato assolto, e ciò non aveva fatto altro che accrescere il malcontento e l'impopolarità di Maria tra i nobili di corte.
Nella quasi minacciosa tranquillità della campagna che stava attraversando, la regina fu distolta all'improvviso dalle sue riflessioni da uno scalpitare di zoccoli, che si faceva sempre più vicino. Maria rimase in attesa e tese l'orecchio. Un gruppo di uomini a cavallo stava venendo verso di loro, e dal tumulto che udiva dedusse che fossero parecchi.
La regina scostò un lembo del tendone e si affacciò. “Che succede? ” domandò al cocchiere. Ma questi non fece in tempo a risponderle.
Un grappolo di uomini a cavallo era sbucato all'improvviso davanti a loro, e si stava dirigendo di gran carriera verso la carrozza, con le spade sguainate. Qualcuno stava tendendo loro un'imboscata. “Proteggete Sua Maestà! ” urlò qualcuno, sovrastando il frastuono.
Maria, terrorizzata, osservò con gli occhi sbarrati gli uomini del suo seguito che partivano all'attacco nel tentativo di contrastare i traditori, affrontandoli a viso aperto in groppa alle loro cavalcature. Ben presto, alla stregua di due eserciti nemici in un campo di battaglia, gli uomini si scontrarono e presero a lottare furiosamente. Spettatrice impotente, la regina cercava di scorgere qualcosa in mezzo a quel trambusto di cavalli imbizzarriti, colpi di pistola e corpi esanimi che precipitavano a terra. La strada fu ben presto invasa dal sangue e dai cadaveri. Non potendo fare altro, la regina di Scozia aveva afferrato il rosario e lo stava snocciolando con gesti convulsi, pregando che qualcuno potesse salvarsi da quella carneficina. Ma i nemici parevano davvero troppi, e continuavano a sbucare all'improvviso da dietro gli alberi, spronando i cavalli e gettandosi nella mischia con rinnovato vigore e come in preda a una rabbia cieca.
“Reggetevi, Maestà! ” le gridò il cocchiere, mentre cercava di domare i cavalli spaventati. Maria richiuse le tende e si appiattì contro il sedile, mentre il cocchiere tentava con una maldestra manovra di fare marcia indietro per mettere in salvo la regina.
Le grida strazianti degli uomini feriti e i colpi di pistola sovrastavano qualsiasi altro rumore, e per un istante la regina ebbe la fugace visione di quella sera a corte, quando un'irruzione di un gruppo di nobili congiurati nella sala da pranzo reale era costata la vita a Davide, l'amante di Maria.
Rivedeva il suo volto inanimato in quello dei molti uomini feriti a morte nella cruenta battaglia che si stava consumando là fuori.
Il cocchiere era riuscito a fare retromarcia e ora riprendeva la corsa della carrozza in senso contrario, nel disperato tentativo di allontanarsi il più possibile dal teatro della lotta.
Poi Maria udì un ennesimo, vicinissimo, grido di dolore, e riconobbe con orrore la voce del cocchiere. Anche lui era stato colpito a morte. Prima che potesse affacciarsi, un uomo incappucciato si catapultò dentro la carrozza, materializzandosi di colpo accanto a lei.
Era la fine, Maria lo sapeva. La regina di Scozia sarebbe morta così, brutalmente assassinata in seguito ad un'imboscata, lasciando come unico erede un figlio di appena un anno. Presto quell'uomo avrebbe sguainato la sua spada...
E invece non accadde nulla di simile. La regina spalancò la bocca dalla sorpresa quando l'uomo si levò il cappuccio e le mostrò il volto sudato e sporco di sangue.
“Bothley! ” esclamò Maria.
Lui le premette con delicatezza il dito indice sulle labbra, facendole cenno di tacere, poi si affacciò dal tendone. “Matthew, conduci la carrozza verso il castello di Dunbar! ” gridò all'uomo che aveva preso il comando del mezzo.
La carrozza ripartì all'istante a tutta velocità. Maria lanciò una nuova occhiata interrogativa a Bothley, senza capire, ma lui la zittì di nuovo.
Lentamente, il frastuono della battaglia si fece sempre più lontano e remoto, e ben presto furono immersi nuovamente nel silenzio della campagna. Maria non sapeva che cosa pensare. Si era sempre fidata di Bothley, negli ultimi tempi l'aveva difeso a spada tratta, sfidando l'opinione pubblica e mettendo a repentaglio ancora di più la propria credibilità, per salvarlo dalla condanna a morte per l'omicidio di Lord Darnley. Si era esposta in quel modo per lui, convinta che fosse uno dei pochi volti amici in una corte che ormai non si dava nemmeno la pena di celare il malcontento nei confronti della propria regina. Era sicura che quell'uomo sarebbe sempre stato dalla sua parte... E adesso lui la tradiva così. Perchè?
“Posso sapere perchè mi state portando a Dunbar, Bothley? ” domandò per l'ennesima volta la regina.
L'uomo accanto a lei era particolarmente pensieroso, e non aveva aperto bocca per un lungo tratto di strada. Quando si voltò verso di lei, tuttavia, il suo volto non mostrava irritazione, né rabbia.
“Dovete fidarvi di me, Maria. Sapete che non potrei mai farvi del male. ” le rispose, enigmatico.
Il fatto che lui l'avesse chiamata con il suo nome di battesimo non addolcì la regina, che non ricambiò il sorriso abbozzato dell'uomo.
“Lo credevo, Bothley, finchè non mi avete teso quest'assurda imboscata. Ma ora non sono più sicura di nulla, anzi comincio a pensare che le persone non si conoscono mai abbastanza da potersi fidare ciecamente di loro. ”
Le parve di scorgere una traccia di risentimento in fondo agli occhi del conte, ma il suo volto rimase impassibile. “Ho le mie buone ragioni per quello che ho fatto, credetemi. Se foste ritornata a Edimburgo stasera, sareste stata in grave pericolo. Qualcuno sta organizzando una trappola per voi, mia Regina. ”
“Una trappola? E voi avete organizzato tutto questo per... ”
“Era l'unico modo per sventare la minaccia. Non avevo scelta, ho dovuto agire così. Intercettare la carrozza era l'unica cosa da fare per impedire il vostro ingresso in città. A Dunbar sarete al sicuro. ”
Maria avrebbe voluto che lui le stesse dicendo la verità, ma c'era qualcosa che le impediva di fidarsi fino in fondo. Non avrebbe saputo spiegare quella sensazione, eppure in quella frazione di secondo, mentre scrutava il volto del suo interlocutore, ebbe l'impressione che lui le stesse nascondendo qualcosa. C'era qualcosa di enigmatico in quello sguardo.
“Non vi credo. ” dichiarò, d'istinto.
Ancora una volta, lui non reagì. Non tentò in alcun modo di farle cambiare idea, e questo fu per Maria la conferma che attendeva. Con un gesto fulmineo, si voltò e aprì il tendone, poi tentò di lanciarsi fuori dalla carrozza in corsa.
Ma due robuste braccia la trattennero saldamente. E Maria ebbe di nuovo la sensazione di tornare indietro nel tempo, alla sera dell'assassinio di Davide, quando due braccia sconosciute l'avevano afferrata per impedirle di salvare il suo amato. Due braccia che le impedivano di andare incontro al suo destino, com'era accaduto allora.
La regina di Scozia si accasciò tra le braccia del conte di Bothley, smettendo, come allora, di lottare. La sua vita era una lotta continua, contro nemici visibili e invisibili. Era stanca, stanca di combattere. Si voltò verso l'uomo che la teneva prigioniera, e che non aveva ancora mollato la presa. Avvertiva la sua stretta, decisa ma delicata, intorno ai polsi.
Ora Maria aveva ceduto alle lacrime, che le scendevano copiose e silenziose lungo i solchi delle guance. Fece un ultimo tentativo di divincolarsi da lui, ma l'uomo non cedette.
E allora crollò. Il suo odore di sudore e i suoi occhi verdi le diedero alla testa. E la regina si lasciò andare, arrendendosi al desiderio e alla passione cui solo alcuni mesi prima aveva giurato che non avrebbe mai più dato retta.
Cercò le labbra carnose del conte di Bothley e chiuse gli occhi, smettendo di pensare a qualunque cosa, attendendo con fremente bramosia che lui chiudesse la bocca intorno alla sua, che soddisfacesse il suo desiderio, il suo bisogno di sentirsi donna.
Gli cinse le spalle, il collo, la testa, e accarezzò con gesti rabbiosi la sua folta capigliatura, mentre lui continuava a baciarla. E in quel momento qualcosa scattò nel cuore di Maria. Un nome le si delineò in mente: Davide. La sua testa ricciuta. Il suo collo possente. Il suo odore così caratteristico. E allora, Maria non fu più in grado di continuare. Si staccò con prepotenza dalla stretta del conte, con espressione disgustata.
“Lasciatemi. ” gli ordinò.
Anche lui parve tornare in sé, e obbedì. Non c'era alcuna traccia di vergogna, o di pentimento nello sguardo di Bothley, quando lui le rivolse, con voce appena udibile, delle scuse.
E, ancora una volta, la regina percepì che in quell'uomo c'era qualcosa che le sfuggiva, e si ritrovò a sperare che quel qualcosa, una volta palesato, non diventasse la causa della sua rovina.
Era buio quando la carrozza con lo stemma reale fece ingresso nel cortile del castello di Dunbar.
La servitù era in piedi ad attendere la sovrana e il conte, e si offrirono di preparare loro un banchetto. Ma Maria non aveva fame. Si fece accompagnare nella stanza da letto e, dopo aver rivolto un frettoloso saluto a Bothley, si coricò.
Dopo gli avvenimenti estenuanti di quella giornata, avrebbe desiderato dormire. Eppure, pensieri ed emozioni contrastanti le annebbiavano la mente, lasciandola completamente sveglia e vigile. Il conte l'aveva praticamente rapita, portandola in quello sperduto castello dell'East Lothian. E, a sentir lui, l'aveva fatto per impedirle di cadere in un'imboscata preparata con l'intento di ucciderla. Era la verità? La cosa sarebbe stata del tutto verosimile, dato il numero pressochè illimitato di nemici di Maria disseminati in tutto il regno, primi fra tutti i numerosi rappresentanti della religione protestante, cui lei aveva dichiarato guerra fin dall'inizio.
Eppure, stentava a credere che il conte di Bothley si fosse lanciato in quella estenuante avventura soltanto per salvare lei. Aveva radunato ottocento uomini, ne aveva persi parecchi durante i combattimenti, e aveva rischiato la sua stessa vita. Possibile che avesse fatto tutto ciò senza alcun tornaconto? La sua mente così abituata a pensare razionalmente, a fidarsi poco dei sentimenti, le suggeriva che la realtà fosse un'altra. Solo che, in quel momento, le sfuggiva.
La regina continuò a rigirarsi nel letto, poi si alzò e si diresse verso la porta della stanza da letto. Non sapeva che cos'avrebbe fatto, dove si sarebbe diretta, ma sapeva di non poter restare a letto un minuto di più. Sarebbe impazzita.
Maria, quasi senza saperlo, si diresse verso la stanza di Bothley. Un servo le aprì la porta, e lei entrò. Il conte era sveglio e completamente vestito, seduto alla scrivania. Non parve meravigliato quando la vide.
“Buonasera, Maria. ” la accolse semplicemente.
Lei gli si avvicinò. “Perchè l'avete fatto, Bothley? ” gli chiese.
Lui si alzò dallo sgabello di legno che occupava, si diresse verso la porta e la richiuse alle sue spalle. Erano soli.
“Se ve lo dicessi, non mi credereste. ” replicò il conte. Era così vicino che udiva il suo respiro affannoso.
“Ditemelo. ” insistè lei.
Lui non esitò. “Io vi amo. - le rispose. - Vi ho sempre amato, dalla prima volta che vi ho vista. Ecco perchè l'ho fatto. ”
La regina gli si avvicinò ancora di più, fremendo d'eccitazione e d'impazienza. “È per questo che avete ucciso mio marito? - non potè fare a meno di chiedergli. - Siete stato voi? ”
Lui la fissò a lungo prima di risponderle. Sembrò ponderare le parole.
“Ha importanza? ” replicò infine.
Maria non rispose. No, non aveva importanza. Avrebbe voluto, o forse avrebbe dovuto, insistere. Ma in quel momento aveva solo un disperato bisogno di sentirsi libera, di sentirsi amata, di sentirsi una donna vera. Null'altro aveva importanza.
Si baciarono a lungo sulle labbra. Subito dopo lui prese a baciarla sul collo, poi scese sempre più giù, fin sull'incavo dei seni. E lei non si oppose.
“Sposatemi, Maria. ” la supplicò infine lui.
E la regina di Scozia non si oppose, neppure stavolta.
Era per quello che aveva organizzato tutto ciò? Per sposarla? Era per pura e semplice ambizione che il conte di Bothley l'aveva rapita, portata in quel castello, lontana da tutto e da tutti? Perchè lei cedesse e acconsentisse ad averlo come marito?
No, non poteva essere così, si disse Maria. Bothley l'amava. Accanto a lui, aveva trascorso una delle notti più emozionanti della sua vita. Certo, sposare l'uomo che era ritenuto da tutti essere l'assassino del suo precedente marito l'avrebbe messa ancora di più in cattiva luce. Su di loro si sarebbero scatenate le ire di mezzo regno. Ma che importanza aveva? Tutto ciò che li attendeva al di fuori di quelle mura, l'avrebbero affrontato insieme.
Per venticinque anni aveva sempre affrontato tutto da sola, e ora il suo cuore fremeva all'idea di avere al suo fianco qualcuno che le volesse bene, che la aiutasse e la sostenesse nel suo difficile compito di governatrice della Scozia. Che male ci poteva essere in tutto ciò?
“Vostra Maestà? ”
La voce di uno dei servi la riscosse. Tutto era pronto. Il conte di Bothley l'attendeva già all'interno della carrozza reale, e la maggior parte degli uomini che li avrebbero scortati fino a Edimburgo erano già in sella ai cavalli. Lei affrettò il passo e salì in carrozza accanto a lui, che la accolse con un ampio sorriso, e quando un membro della servitù richiuse loro la porta, la baciò sulle labbra.
“Siete pronta, mia Regina? ” le chiese.
Per un folle attimo le parve di avere di fronte a sé il suo Davide Riccio, che la baciava sul terrazzo della sua stanza da letto. Lui, inizialmente, pareva intimidito e restio a lasciarsi andare. “Suvvia. - gli aveva detto lei. - Di che cosa avete paura? Non c'è nessuno che ci spia. ”
Lui aveva ripreso a guardarsi intorno, sospettoso. “Spesso siamo costretti a diffidare anche delle persone che crediamo amiche. ” le aveva risposto.
Maria di Scozia scacciò quel pensiero come fosse una mosca fastidiosa e sorrise al suo amante.
“Sì, James Hepburn, mio amato. - replicò. - Ho già pensato a tutto. Ci sposeremo il 15 maggio a Holyrood Palace, ma ho pensato che sarebbe meglio farlo con un rito protestante. Sai, non vorrei abusare ancora di più della pazienza e della tolleranza dei miei sudditi... ”
Lui annuì. “Tutto ciò che deciderete andrà bene per me, Maria. Io vi amo. ”
Lei gli sorrise. Se Maria avesse scorto la luce eccitata che brillava negli occhi di lui quando aveva accennato al matrimonio, si sarebbe leggermente insospettita. Ma lei non vi fece caso. Mentre lui la baciava di nuovo, l'anello che il conte portava al dito, con incastonato lo stemma degli Hepburn, brillò sinistro nel buio.
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