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Loro sono morti perché noi non eravamo abbastanza vivi!
Nero. Nero come la pece.
Buoi intorno, buio dentro, buio persino nella giornata di sole più splendente.
Atroce come la peste, dispersiva come una fitta foresta traforata dalle tenebre notturne, cinica e spietata come la morte, dura come una sconfitta: una battaglia combattuta e persa. Persa con la vita, col mondo, con te stesso, te che non sei te, te che diventi altro.
Te che sei malato di un morbo che si chiama mafia: un morbo che si può guarire, un morbo di cui non puoi morire.
Non fare la vittima, lotta!
Cambia quel maledetto colore, cercane le sfumature, non ti piegare dinnanzi alla tua stupidità: rimboccati le maniche!
Capisci!
Capisci il significato delle parole, pensaci, comprendile!
Che cos’è la mafia? Te lo sei mai chiesto tu che di questa vivi? Te la sei mai posta questa domanda?
Mafia è prepotenza, arroganza, violenza. Mafia è stupidità umana, è ignoranza. È un crimine predisposto a fare del male. È una sorta di legge che viene tramandata di generazione in generazione, quasi fosse un testimone da portare avanti costi quel che costi.
Rifiutati, dici: “no, io non voglio essere come voi! ”, non ti lasciare intimorire o intimidire: c’è chi ti aiuterà. Non seguire le “orme” di tuo padre, di tuo nonno, dei tuoi zii, di tutta la tua famiglia, sentiti forte e fiero delle tue azioni, vincendo in maniera diversa: abbattendo quel vano “orgoglio” che tramite determinati atti, hanno alimentato.
Però, se non porgi la mano, tutto è inutile. Cambia ruolo!
Mettiti dalla parte di chi ti vuole aiutare, chi credi sia il tuo “avversario” e, invece, non lo è.
C’è chi lotta, chi ha lottato e chi sempre lo farà. C’è chi, di questa bellicosa battaglia ne fa il pane quotidiano, ci crede, certo che un antidoto a tutto ciò si possa trovare, si deve trovare! Lo fa a costo di perderci la vita, a costo di morire pur di aver lottato, di aver combattuto, di non essersi arreso.
Ci sono uomini che hanno confidato in ciò, profondamente.
Tanti i nomi, tanti scomparsi, tante le battaglie che non si sono fermate di fronte a nulla. Borsellino, Falcone… Vittime innocenti, che hanno avuto come unica colpa quella di crederci.
Tanti i nomi e cognomi alcuni conosciuti, altri meno, ma comunque da non dimenticare.
Da tenere stretti ai nostri cuori nonostante, questo, non basti a farli tornare in vita.
Chi li restituirà alle famiglie, alle loro mogli, ai loro figli? Chi?
Nessuno. Non torneranno. Ne rimane solo il ricordo che, unito al pensiero, si rivelerà una “pozione magica” capace di tenerli ancora tra noi, non lasciandoli andare via.
Grandi uomini, oltre a quelli conosciuti e nominati miriadi di volte, rimangono nascosti nella memoria: magari ne ignoriamo persino i cognomi, senza sapere che, proprio loro, hanno tracciato parte di questo percorso importante che, quotidianamente, ci accingiamo ad intraprendere.
Sembra quasi un reato, un misfatto, quello che vogliamo attribuire loro, a costo di comprendere il perché di questa triste fine.
Ma rimane inutile: il loro “peccato” stava nell’essere uomini per bene, onesti, che credevano nella legge, nella legalità, nella giustizia di un mondo che a volte si rivela un paradosso.
Paradosso a tal punto che si scontra con se stesso, incoerente e, a volte, cinico, come la mentalità di alcuni individui che non sanno cosa vogliono della loro vita, neppure in età adulta, e continuano a giocare come stupidi ragazzini con le vite umane, con l'esistenza di esseri che fanno la differenza, che a questo mondo, certamente hanno dato tanto, con la loro presenza, con la loro personalità, col loro esserci e farsi sentire, calpestando un terreno di certo non semplice da transitare.
Ma a loro la banalità non interessava.
Il centro dei loro pensieri era una società pura e diversa, differente da quella che ci circonda e che ruba, uccide, prepotente ed egoista, tentando d'impossessarsi del mondo.
Un mondo che non le appartiene, un mondo che non le crede: la scaccerebbe via, la mafia, la farebbe fuggire a gambe levate.
Ma non può farlo, o forse, non vuole farlo.
Probabilmente, il suo intento è quello di mettere ulteriormente l'uomo alla prova, per vedere di cosa è capace. Se è capace.
E, intanto, le vittime aumentano, diventando eroi e, purtroppo, ulteriori anelli di una medesima catena: la catena di delitti che la mafia compie.
Loro muoiono, ma noi non viviamo, spaventati da una queste organizzazioni criminali decedute ancor prima di nascere, come quelle anime smarrite strada facendo.
E quel nero aumenta, diventa ancor più crudele e terribile, come un vuoto, un vuoto che scava fino a farci crollare nel suo pauroso buio. Un nero in cui non possiamo permetterci di sprofondare. Per noi, per loro, per il mondo intero.
Già troppi sacrificati: è arrivato il momento di vivere, abbiamo una grande responsabilità che grava sulle nostre spalle.
Dobbiamo impossessarci di un’esistenza per far sì che tutti quei decessi non siano stati vani.
La mafia morirà, perché noi inizieremo ad essere vivi abbastanza!
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