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Una piccola illusione
Una fisarmonica rattoppata con scotch da imballaggio nelle piccole, ma sapienti mani di uno zingarello, propaga nel vagone azzurro della metro b una strana versione di “My Way”. La musica è tanto forte da distrarmi da quella del mio lettore, così alzo la testa e dirigo lo sguardo in direzione del piccolo musicista. Spengo il portamusica in attesa che il ragazzino finisca e sfoggi il bicchiere del mec, rituale di ogni fine concerto gitano in metropolitana. Nell’attesa mi guardo intorno cercando qualche personaggio che attragga la mia attenzione, in metro ci sono spesso personaggi di tutti i tipi, velocemente analizzo i volti, parto dalla mano destra del suonatore, quella che pigia i piccoli tasti neri della fisarmonica e procedo andando verso sinistra. Sostegno rosso, due donne latine, probabilmente messicane, una ragazza mora molto bella, un uomo pensieroso. Il bambino ha finito, la grande M arancione mi sbuca davanti, non me ne curo, il musicista procede, la ragazza mora prende qualche monetina dal portamonete e la lascia cadere nel bicchiere, protetto dai mie occhiali neri la fisso ed ho la strana sensazione che mi stia guardando. La mia prima reazione è quella di abbassare lo sguardo, lo rialzo piano è ancora lì mi fissa e sorride. Il primo pensiero che mi invade è: non è possibile. Adesso non che io sia brutto, ma non sono certo un adone, lei invece è davvero bellissima, carnagione olivastra occhi magnetici, capelli scuri lunghissimi, labbra carnose e sorriso bianchissimo. “Circo Massimo; Prossima fermata Garbatella” inesorabile arriva la voce dello speaker che annuncia la mia veloce dipartita dalla metro, non vedrò mai più quella ragazza bellissima, Roma è troppo grande, me ne farò una ragione, la cerco una ultima volta poi guardo dritto di fronte a me aldilà del vetro della porta scorrevole. Sto per riaccendere il lettore, ma qualcuno mi saluta con un gesto della mano così mi volto alla mia sinistra: è lei, in piedi sembra ancora più bella, io resto inebetito, poi accenno un saluto “ciao” sorride “Vai qui all’università” annuisco “cosa fai? ” “lettere e filosofia”le rispondo. La metro si ferma, si aprono le porte e scendiamo insieme. “dicevo che io faccio lingue” continua lei, comincio a prendere coraggio “ bella facoltà ci sono delle mie amiche”. Imbocchiamo le scale mobili, siamo uno di fronte all’altra, mi tolgo gli occhiali da sole “adesso dove vai? ” le chiedo “all’università, con te” sorrido “ne sono lusingato, però potremmo anche deviare, magari andare a prendere un caffè? Che dici? ”. I suoi occhi si illuminano, sembra davvero felice, comincio a credere di piacerle “va bene, dove mi porti” faccio il misterioso “Tu seguimi”. Arriviamo di fronte al bar vicino la metro, lei continua a guardarmi sempre sorridendo, sotto la luce del sole i suoi capelli hanno riflessi rossi, sto per varcare la porta a vetri marrone del Sine qua non “aspetta, come ti chiami? ”sfoggio il mio sorriso migliore “Yan, nome lussemburghese”con uno sguardo incuriosito mi fa “ Io sono Angela. Senti Yan, io abito qui vicino che ne dici se il caffè te lo offro io a casa”. Quasi mi ipnotizza, sgrano gli occhi stupito, vorrei rispondere, ma sembro balbuziente le parole fanno fatica ad uscire, finalmente riesco a dire “si certo”. Angela si volta e comincia a camminare. Nella mia testa c’è una voce che continua a dire che sto sognando, allora stingo forte le palpebre, ma quando le riapro lei è ancora avanti a me, comincio a ridere ancora incredulo, ma felice di seguire quella sagoma. Arriviamo a via della vasca navale giriamo a destra, non parliamo si comunica solo con gli occhi, ammiccamenti. Mi sento veramente fortunato, una tipa così la vedi in televisione, mi suggerisce la mia mente che continua a fantasticare cosa combineremo una volta finito di prendere il caffè. Giungiamo a un portone marrone enorme, lei si ferma e cava dalla tasca le chiavi, si avvicina, sfoggia i suoi denti bianchissimi, continua ad avanzare e mi bacia delicatamente sulle labbra. Ho un fremito divento rossissimo, di tutto, questa è l’ultima cosa che mi sarei aspettato, conoscere una ragazza e baciarla in meno di mezz’ora sto per parlare, ma lei mi precede: “sono cinquanta euro” la mi espressione cambia radicalmente colore compreso, lei continua: “ che hai non ahi capito? ”. La mia bocca si spalanca come se cadesse resto così non emetto un fiato. Lei mi fissa incredula qualche secondo: “ va bene ho capito, ciao”. Apre il portone entra e se lo chiude velocemente alle spalle. Ancora incredulo abbasso la testa, la scuoto in segno di disapprovazione, inforco gli occhiali e vado via.
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1 recensioni:
Anonimo il 02/07/2009 20:53
era troppo bello per essere vero...
bravo
- Grazie, grazie
Anonimo il 09/05/2009 17:19
Carino!
- Grazie stridente!! aspetto te
Anonimo il 09/05/2009 15:02
a metà racconto si pensa"a so già come va a finire"... e INVECE no, nessuno se lo aspetterebbe un finale cosi. stile ordinario e non banale, cosa RARA. sai essere libero da paroloni. mi piace. bravo
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