Era seduto in veranda, come tutti i giorni, sulla sua amata poltrona fra le coperte di lana che gli trasmettevano quel tepore tanto confortante quanto agoniato alla fine della solita noiosa giornata di lavoro, era li che osservava il sole tramontare lentamente assoporando ogni instante di quella calma serata primaverile e come ogni giorno il pensiero volava a lei, era incredibile la puntualità di quell'evento, non riusciva a capire se fosse masochista o semplicemente stupido, lei gli mancava da morire, un dolore fisico nello stomaco, un pugno secco e doloroso ma allo stesso tempo incomprensibile, perché erano ormai passati molti anni da quando lei con quella mano tanto soffice lo aveva prima sfiorato sulla guancia per poi, con occhi colmi di lacrime, voltarsi e incamminarsi sul ciottolato che portava al cancello di quello che un tempo era la loro casa, lasciandolo li su quella stessa veranda in cui ora si trovava; un refolo di vento lo distolse da quell'immagine tanto cara quanto dolorosa e gli ricordò amaramente che il sole era ormai tramontato e l'umidità incombente non era per nulla la benvenuta per le sue quattro zampe, così tristemente, tornò in casa con la certezza, propria della sua indole, che domani sarebbe stato un giorno migliore.