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Il giorno della mia morte
Il giorno della mia morte mi vestiranno bene, quasi come uno sposo o come uno di quei squallidi bottegai di banca in giacca e cravatta che sporcano le giornate di sole con la loro inutile presenza.
Qualcuno pettinerà i miei capelli perennemente arruffati i cui unici padroni erano il vento e la pioggia a dare al mio volto pallido e inerme le sembianze di un manichino da vetrina, di quelli orribili, mutilati dei loro arti superflui, che tanto mi spaventavano da bambino e che spesso mi apparivano in sogno a rubarmi la quiete della mia giovane età.
Attorno me solo gente annoiata, quasi assente.
Un funerale è sempre una bella seccatura, bisogna vestirsi sobri, portare con disinvoltura una faccia di rito, facendo attenzione a che non sembri tale, salutare quel odioso parente che ti sta proprio lì, appeso come una zecca ad un testicolo e vorresti tanto che ci fosse lui dentro la cassa al posto mio.
Grazie del pensiero!
Poi c'è la messa, altra rottura di scatole.
Lo so stai sperando che sia breve, senza tanti fronzoli, tanto si sa io ero un senza Dio, non proprio un comunista, piuttosto una sorta di anarchico dilettante, che viveva il suo tempo a rincorrere le donne, a fumare e a bere senza ritegno e poi avevo quel vizietto da invertebrati di scrivere poesie e storie strampalate.
Siamo seri!
Il momento lo impone.
Certo che è comodo stare distesi quando tutti sono in piedi, è un'altra prospettiva, si possono cogliere frammenti di espressioni che viceversa sfuggirebbero.
Per esempio quella lì con il naso rosso che si sistema la gonna stropicciata è mia moglie.
È ancora bella vero?
Ha già trovato chi la consolerà per gli anni a venire, sinceramente non so se invidiarlo o commiserarlo, comunque ormai è una cosa che non mi riguarda più e non verrò di certo per questo a tirarle i piedi mentre dorme ma neppure mi prodigherò per apparirle in sogno magari con qualche bel terno da offrirle.
Laggiù, seminascosta da una colonna c'è un'altra donna, mi stupisce vederla qui in questo frangente.
È una mia amante, una di quelle persone per cui vale la pena ancora vivere ed è l'unica che piange veramente con sentimento.
E che non riesco a muovermi diamine, altrimenti salterei su e me la stringerei forte forte al petto, asciugandole le lacrime con questa cravatta orribile che mi hanno stretto attorno al collo, ho sempre odiato le cravatte, come pure le mutande strette, quelle che ti fanno ricordare a tutti i costi che sei un uomo e che ti costringono poi a ravanare inutilmente la tua parte migliore in cerca di una posizione perlomeno accettabile.
Mio figlio ha fatto i salti mortali per essere qui oggi, ed ora e lì adombrato nei suoi pensieri.
Non dico di essere stato un grande padre per lui, anzi, ma credo di avergli trasmesso la mia voglia di libertà, la mia indipendenza da tutte le dipendenze di questo schifo di mondo, ho sempre cercato di essere per lui un amico più che un padre rompiscatole, anche se a volte non credo proprio di esserci riuscito.
Vivi figlio mio porta avanti le mie idee, la mia voglia di cavalcare il mondo, la mia fantasia latente che mi ha sempre messo nei casini, perché vivere di sogni è il peggiore dei delitti ma è l'unica libertà che ci è concesso avere, l'unico rifugio dove potersi nascondere al lordume della realtà.
Però che bella figliola gli è vicino, anche in questo mi rassomiglia!
Ieri sera un manigoldo in camice bianco mi ha sparato dietro una sorta di tappo, affinché non iniziassi a perdere dei liquidi indesiderati e maleodoranti, è stato l'ultimo affronto di una vita vissuta nel tentativo di schivare le cattiverie di un'umanità disumana che vive solo per la gioia di dare dolore, di ferire, di colpire a piene mani nelle parti più basse, lasciando solchi nell'anima che mai potranno essere ricoperti e nascosti.
Io volevo essere cremato così da non marcire inutilmente, e invece sono tutti qui che mi guardano curiosi, che mi scrutano fin dentro l'anima.
Vi piace la morte? Non importa le sembianze che ha!
Potrei essere io o un altro disgraziato la cosa non cambierebbe!
Quello che mi da più fastidio è quel sorrisetto da idiota che mi hanno stampato sul volto, mi sembra rassomigli ad una di quelle maschere tristi che si vedono nei negozi di Venezia, così bianche, così inutili, così disperatamente tristi.
Forse volevano darmi un illusione di serenità, o forse crearsi un alibi per le loro coscienze di peccatori, fatto sta che mi hanno trasformato in un burattino da esposizione.
Per fortuna è arrivato il prete, si vede che ha premura di chiudere questa pratica il più velocemente possibile, non gli sono mai andato a genio ma almeno la cosa era reciproca.
Non lo ascolto mentre parla, non me ne frega niente di quello che dice, delle sue farneticazioni sul paradiso, sulla redenzione, sulla remissione dei miei peccati, non vedo l'ora che finisca e che se ne vada ad diavolo anche lui.
Ecco ora due beccamorti hanno preso il pesante coperchio di legno e tra poco mi chiuderanno dentro questa prigione eterna, dove lentamente mi dissolverò nel nulla, ben nascosto dal mondo traslucido e patinato nel quale il resto dell'umanità continuerà a vivere indisturbata la sua misera vita, nell'illusione che mai toccherà loro subire quest'ultima umiliazione terrena.
Da dove sono vedo le montagne, vedo i grandi prati soleggiati della mia infanzia, percepisco ancora gli odori di fieno steso ad essiccare al sole, odo le voci amiche dei grilli e delle cicale riempire di musica e poesia la mia mente.
Un ultimo sguardo e poi tutto si fa nero e silenzioso, ora sì che sono morto davvero.
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- Grande, sono stato li con te
- VERAMENTE MOLTO BELLA, RAPPRESENTATIVA CON UN GIUSTO STILE REALE, DIMOSTRAZIONE CHE LA MORTE PERMETTE SENZA COMPROMESSI DI LIBERARCI CON SFOGO DEL PESANTE BAGAGLIO CHE PER TUTTA LA VITA CI TIRIAMO CONTRO COME UN SASSO RIMBALZANTE, ESSERE LIBERI DI ESPRIMERCI SENZA VERGOGNA E TIMORI
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