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Un uomo, una storia piccola...
- Lo trovarono verso mezzogiorno due zoologi, vagavano sulle colline sovrastanti il Mar Ligure, alla ricerca di tracce che dimostrassero che le voci del ritorno di branchi di lupi erano fondate.
Era seduto sotto un pino marittimo, la bocca atteggiata ad un sorriso dolce, con la bocca un poco storta, gli occhi, ormai spenti, erano ancora rivolti verso il mare immenso, occhi che lo avevano scrutato a lungo. Gli abiti erano in ordine, un poco frusti forse e il corpo non presentava segni di violenza, morsi o punture di insetti. Tutto intorno le orme inconfondibili di un branco di lupi, una dozzina, ma nessuno stranamente aveva violato quel corpaccione con segni di atti aggressivi. Era morto, in prima analisi, a causa di un cedimento del cuore, o forse un ictus. In una tasca aveva i documenti, pochi soldi ed un mazzo di chiavi, la foto di un ragazzo, forse suo figlio e quella di una donna ancora giovane, bella dallo sguardo fiero ed anche un blocco da appunti scritto con calligrafia incerta; ma questi bastarono al giudice inquirente per ricostruire la sua storia, che inizia con un appunto scritto al computer, a casa, ancora acceso...-
... A volte penso agli sbagli compiuti nella mia vita, tanti e spesso abbondantemente stupidi, posso comunque dire di averla vissuta intensamente; ho girato il mondo in lungo ed in largo, ho amato donne bellissime ed a volte ne sono stato riamato, ho passato buona parte del mio tempo in grandi alberghi, mi sono riposato in luoghi incontaminati, ho avuto la fortuna, in posti che considero speciali, di entrare in sintonia con la natura.
Tutto preso dal lavoro mi sono ritrovato in pensione quasi senza accorgermene, volevo ritirarmi sulla piccola isola vicina al mio cuore, Carloforte, dove aspettare la partenza per un ultimo viaggio, senza ritorno, scrivendo i ricordi di una vita vagabonda, ordinando le migliaia di fotografie e pescando in letizia, sia per passatempo che per bisogno mentale; ma una splendida donna incontrata in casa di amici, quasi per caso, mi ha ridato la spinta a viaggiare ed a lavorare per qualche anno ancora.
Tutto questo fa ormai parte dei ricordi, della mia storia; ma ancora una volta, solo con me stesso, negli ultimi tempi ho accolto in casa mia un bastardino, che ho chiamato Sosia, forse in quanto anche lui era uno sbandato, alla ricerca di compagnia, di carezze, di calore umano.
Una sensazione procurata da esperienza che mi ha sempre colpito: anche le persone che si distinguono per intelligenza, buone, generose, quando sono preda di attacchi di egoismo perdono anche quelle doti di percezione sensibile che le ha fatte amare, anzi, adorare per il loro essere ed il loro altruismo.
Mi sono anche accorto che gli esseri umani, con ferite nel profondo, non abbandoneranno mai quel senso di diffidenza verso il genere a cui appartengono coloro che li hanno feriti; ho perso tante guerre su questo campo, che il solo parlarne mi rattrista. La paura di essere feriti nuovamente si sviluppa in una forma di autodifesa che viene spesso creduta egoismo.
Quando ti tiene compagnia un cane, non esiste pericolo di egoismo che possa creare dei danni: lui vive per te, solo per te, pronto in qualsiasi momento a sacrificare la sua vita per difenderti da un pericolo. Non e`paragonabile alla compagnia di un essere umano, una donna, non ci puoi amoreggiare insieme, ma il calore che dimostra resta sempre in evidenza, non ci sono - ti voglio bene, ma, ecc.- Ogni volta che ti si avvicina lo fa con affetto, scodinzolando, non tiene i musi o ti rimprovera per le tue debolezze; una tua carezza viene contraccambiata da una leccatina, un bacio canino.
Con Sosia facevamo delle lunghe passeggiate per riempire il tempo, sia in riva al mare che in collina, in mezzo alle pinete, respirando gli effluvi balsamici dei pini marittimi e giocando come ragazzini. A lui raccontavo della mia vita, i miei pensieri intimi; mi stava sempre ad ascoltare attento come un prete in confessione, ma il suo amore era tanto grande da assolvermi sempre.
Mi ero avviato ormai verso una serena vecchiaia, avendo rinunciato ad avere affetto e la compagnia di una donna, quando il destino malvagio mi percosse una ultima volta, molto pesantemente. Il povero Sosia, felice di giocare con me, scese improvvisamente dal marciapiede ed il solito guidatore maledetto me lo travolse; per fortuna non dovette soffrire, perse la vita sul colpo.
Ho passato settimane senza parlare con nessuno, la sola vista di un cane mi faceva piangere, adesso ho deciso di andare a passeggiare di nuovo, sulla collina, dove piaceva tanto a Sosia. Pensero` intanto al nuovo racconto che voglio scrivere, ho sempre con me un piccolo block-notes, se mi viene qualche nuova idea la scrivo subito, la memoria inizia a vacillare.
Sono riuscito a fare la salita senza fermarmi, il termometro tira al caldo e soffio un poco, ho anche la vista tremolante oggi, ma ora mi siedo al solito posto, sotto il pino da cui si gode una vista splendida, senza foschia si vede anche la Corsica. Che pace! Una lieve brezza fa`stormire i cespugli, in lontananza sento latrati strani, ma no, questi sono ululati di richiamo, stai a vedere che quelle voci sono vere: sono tornati i lupi. Mi piacerebbe vederli, ne incontrai un branco quando ero militare sui monti della Maiella ed un altro in Piemonte, avevo anche il fucile in mano, ma perche`sparargli se non mi attaccava? Mi gira la testa e sento molto caldo sulla parte sinistra, che strano, forse ho preso la salita troppo allegramente; ho anche la mano e il piede che mi stanno formicolando. Sono troppo grasso, dovrei dimagrire, ma non ci riesco.
Sento che i latrati si avvicinano, ecco, stanno arrivando! Accidenti, sono proprio lupi, una dozzina direi. Vorrei alzarmi, allontanarmi, mi cede la gamba, non riesco. Il capo branco si avvicina con cautela, mi annusa, ho paura, incredibile! Mi ha dato una leccata ruvida sulla mano, forse mi vuole prima assaggiare! Sarebbe il colmo, uno che ama i cani che viene mangiato dai lupi! Roba da ridere, se non toccasse proprio a me. Vorrei far rumore, parlare, ma ho la lingua gonfia, non riesco. Mi lecca di nuovo, stavolta il viso, gli altri sono tutti intorno, stanno seduti ma vigili. No, non sono aggressivi.
Ora capisco, sono venuti ad avvisarmi che e` giunto il mio momento, li ha mandati Sosia per tenermi compagnia, sono gli angeli dei can...
- Gli appunti finiscono in questo modo, il blocco si trova posato sulla pancia del cadavere e la penna vicino alla mano destra. Sul rapporto, dopo un sommario esame autoptico, il giudice inquirente ha scritto: deceduto per ictus. Tracce di lupi tutto intorno ma nessun contatto con la salma. Molto strano. Sul viso, sulla barba, sono state riscontrate tracce di saliva animale come se qualcuno lo avesse leccato.
Non luogo a procedere. -
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