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... Per la rivista: Insieme
Ogni volta che penso al nome Bifao, immagino una delle tante città del Brasile con le sue contraddizioni e le sue vergogne: quartieri abitati dai ricchi e, poco distanti, le baraccopoli; lusso e indigenza a stretto contatto. Niente complessi, nessuna colpa, ma solo abitudini da assimilare.
Invece, Luigi Bifao è il vicino del pianerottolo, con il quale ho un rapporto di profonda amicizia.
Prima che Luigi diventasse un uomo, era come tutti un bambino, spigliato e generoso.
Tutto gli si poteva perdonare davanti a quegli occhi nudi e grandi.
Ricordo le partite di pallone all’oratorio, le sigarette fumate di nascosto per sentirsi adulti, la prima comunione, il matrimonio, i capelli bianchi, la comparsa della prima ruga.
Tanto vissuto … e tutto scivolato troppo in fretta.
Luigi era l’emblema della libertà, l’icona della spensieratezza, l’immagine di un egoismo gentile ed eroico.
Rimasi sorpreso quella volta che lo vidi piangere, non pensavo che quegli occhi lucenti conoscessero l’infamia della sofferenza e della sconfitta.
Sì, Luigi, pianse davanti a me, una sera.
Perché? Gli chiesi.
Egli mi parlò di alcune immagini che lo affliggevano da tempo: all’improvviso vedeva un sagrato ricoperto da un denso strato di fogliame, mentre corvi affamati
affondavano i loro becchi nella fanghiglia.
Il racconto mi inquietò, gli chiesi se aveva qualche preoccupazione che lo turbasse, ma all’apparenza nulla al mondo pareva giustificare lo strano fenomeno.
Gli suggerii di non pensarci, di consumare pasti regolari e di dormire a sufficienza.
Da quel giorno non vidi Luigi a causa di alcuni impegni di lavoro che mi obbligarono ad andare fuori Roma.
Incontrai il mio amico qualche settimana più tardi, nella sala d’attesa di un noto neurologo: io per curare la mia insonnia, lui per risolvere il nodo delle visioni.
In breve tempo seppi che le visioni di Luigi erano diventate più coinvolgenti e assordanti: lo scricchiolio del fogliame secco era un rumore sinistro, mentre egli ci camminava sopra.
Egli non era più l’incolpevole spettatore delle sue visioni, ma ne era al contempo la vittima e il protagonista.
Sentivo che dovevo fare qualcosa, ma cosa, ancora non mi era chiaro.
Ci demmo appuntamento fuori dallo studio, davanti ad una tazzina di caffé parlammo di come poter risolvere il problema e all’improvviso, e senza un giustificato motivo, gli chiesi da quanto tempo non mettesse piede dentro una chiesa.
Mi rispose che non ne sentiva la necessità, in fondo si poteva ben vivere senza necessariamente fare il fedele.
Aggiunsi che a fronte di tanti tentativi andati a vuoto, entrare in una chiesa per chiedere un aiuto al Signore, non doveva sembrare un’idea tanto strampalata.
Così Luigi si fece convincere ed entrammo in una chiesa che si intravedeva dalla vetrata del bar.
Ricordo che pregammo con convinzione e mettemmo con semplicità e fiducia la questione nelle mani del Signore.
Dopo qualche giorno, il mio amico d’infanzia bussò alla mia porta, era domenica mattina e mi chiedeva se volevamo andare assieme alla messa festiva.
Sorpreso e un poco commosso accettai l’invito con un sorriso.
La partecipazione alla messa, fu per Luigi un’esperienza di gioia.
I canti animati dal coro dai giovani, le chitarre, i cembali, le percussioni, tutto sembrava festoso. E poi la Parola di Dio ascoltata e commentata … tanti furono gli elementi perché il mio amico d’infanzia rimanesse soddisfatto.
All’uscita della chiesa, una venatura di tristezza segnò lo sguardo dell’amico: erano venti anni che Luigi non riceveva l’eucaristia, voleva rivivere l’esperienza antica, confessarsi, e riprendere l’amicizia col Signore.
Il più era stato fatto, ma non da me, o da Luigi, ma da Colui che crea e muove tutte le cose: l’Amore di Dio stava agendo nel cuore e nella volontà del mio amico.
Il mistero della transustanziazione, cioè del cambiamento della sostanza del pane e del vino che si trasformano nel corpo e nel sangue di Cristo, fu un argomento al quale dedicammo molto del nostro tempo.
Luigi sembrava affascinato, quando gli facevo notare che solo chi possiede un atteggiamento di fiducia verso le cose soprannaturali, riceve poi i benefici più duraturi e che non è sufficiente aderire con razionalità al cristianesimo, se poi manca il coinvolgimento dei sentimenti.
Dio Padre chiede all’uomo un amore totalizzante e profondo, senza mezze misure, o compromessi.
Mi accorsi che Luigi mi seguiva con attenzione, in lui notavo la ricerca di chi cerca la verità a tutti i costi e che non si rassegna alla prima risposta, ma che approfondisce ogni argomento senza lasciare nulla in sospeso, o in balia dell’interpretazione personale.
Fui felice quando vidi Luigi accostarsi all’eucaristia, conoscevo il suo travaglio interiore, la sofferenza delle visioni, la ricerca sincera e spasmodica verso l’esperienza della preghiera e della carità.
Il Signore lo aveva chiamato attraverso una dura sofferenza, lui aveva risposto, ritrovando se stesso.
Il ritorno di Luigi nella comunità parrocchiale, coincise con la guarigione dalle sue misteriose e inspiegabili visioni, a me invece aggiunse un poco di romanticismo ad una fede che forse stava rischiando di diventare abitudine.
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