La soglia del dolore era diminuita, non provava molto. A terra, giacente su vestiti sporchi, chiuse gli occhi. Il respiro non era più affannato. Non tremava e le dita non si muovevano convulsamente. Le palpebre non tremavano e la bocca non emetteva versi di panico. Il buio c'era, ma non era maligno. La stava sostenendo come un'amaca morbida, che non ondeggia con violenza. La mente non stava vagando stanca, era lucida. Si tirò a sedere e con le gambe incrociarte prese fiato lentamente. Una sigaretta, le labbra ancora leggermente tumefatte che accoglievano quel chiodo di bara. Non tossì, era abituata a quelle dosi di nicotina a catrame che ora sembravano così dolci... Non voleva che qualcuno accendesse la luce, facendole bruciare gli occhi, facendola lacrimare. Le dita ossute si piegavano a cercare qualcosa tra le pieghe del suo vestito: un'immagine del suo passato. La trovò nella tasca interna, una foto stropicciata e in parecchi punti macchiata. Qualcuno le rimandava un sorriso scialbo, qualcuno la stava salutando mentre sullo sfondo onde violente si infrangevano su scogli neri, ruvidi. Sorrise di rimando alla foto un sottile rivolo di sangue che le scorreva lungo il collo dandole leggeri brividi. Si rialzò ondeggiando sotto il peso di lotte eterne e attese. Voltò lo sguardo verso la porta e prese la sigaretta tra le labbra: la spense sotto la pianta del piede callosa e insensibile. Un'ultima triste, lenta, amara boccata. Stracciò la foto, lasciando che i piccoli pezzi di carta cadessero in circolo sul pavimento polveroso. Di nuovo ancora, irrimediabilmente, stava lottando contro se stessa per cancellare tutti i suoi ricordi. Ora serviva solo scomparire...