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Begleiter Acòlito
Begleiter nacque con un compito, un compito ben preciso, di cui non si rese conto per molto tempo.
Iniziò ad eseguire il suo incarico a cinque anni, ovviamente non immaginava che quell’inizio non avrebbe mai avuto una fine, per cui, affrontò serenamente i primi impegni della sua incombenza.
Il primo, in assoluto, fu di accompagnare sua madre, da un ospedale all’altro, in visita ad un padre sempre più malato, sempre più incurabile, sempre più lontano.
E, fra un ospedale e l’altro, c’era da accompagnarla in giro per tante chiese, in continua, disperata, inutile ricerca di una grazia, di un miracoloso intervento implorato in ginocchio, con ceri votivi, pianti e preghiere fra le più disparate.
Questo primo incarico di accompagnatore ufficiale durò due anni, poi, la morte misericordiosa, pose fine al travaglio fisico del padre di Begleiter, e lui, poverino, credette terminato il suo compito.
Ma, c’è sempre un ma nella sua vita, e dopo neanche un mese, il piccolo accompagnatore ricevette la seconda incombenza, almeno una volta al mese, di solito il quarto Lunedì, c’era da accompagnare la madre al cimitero, in visita, rigorosamente in ordine, del padre e di tanti e tanti altri parenti per lui totalmente estranei; talvolta, nelle festività, alla coppia si aggiungevano anche i germani, o addirittura parenti lontani, e questo secondo incarico durò anch’esso due anni, poi, dopo la esumazione, alla quale per una “distrazione” dei presenti, fu testimone, e dopo il riscontro che il corpo non era ancora totalmente dissolto, assistette ad una risepoltura e ci fu l’inizio di altri due anni di accompagnamenti; arrivò, infine, l’esumazione e la definitiva conservazione di quei resti scheletrici in una nicchia di famiglia all’ultimo piano di una Congrega affollatissima, le visite cominciarono a diradarsi, tanto che il nostro giovane amico ritenne di cominciare a sentirsi “libero”.
Mai, mai sentirti libero, poiché l’accompagnamento, improvvisamente, assunse una forma più subdola, il ritiro della Pensione, e chi mai poteva e doveva essere l’accompagnatore ufficiale, se non Begleiter?
Inutile specificare che l’ottenimento della Pensione di Riversabilità era soggetto ad innumerevoli approcci e salti da un ufficio all’altro, da una anticamera fredda e polverosa ad un corridoio umido e puzzolente, da un ufficio caldo e asfissiante ad un cortile spazzato dal vento e dalla pioggia, ma, Begleiter, impavido, mano alla mano della madre, ottemperava al suo obbligo d’accompagnatore silenzioso.
Fortuna che, il mancato ottenimento della “grazia”, lo aveva liberato dalle frequentazioni in ambienti impregnati di incenso e falsità.
A undici anni, dopo la prima comunione impostagli per becera tradizione, il nostro, decise che venuto meno l’obbligo di accompagnarci la madre, non avrebbe mai più messo piede in questi luoghi a lui odiosi, e così fu per quasi quattro lustri.
In quegli anni, Begleiter si trasformò, inconsapevolmente, in Acòlito, sempre accompagnatore, è vero, ma stavolta di persone diverse, di amici, di amiche, di compagni di scuola, di persone che sempre, lo usavano, come supporto, come scaldino, come stuoino, come accompagnatore, e lui, silenzioso, nascosto nei meandri di una solitudine affettiva a cui non riusciva a dare voce, imperterrito, con la faccia da poker, faceva sempre quel che gli era richiesto, sempre presente per gli altri, sempre, senza ricevere nulla in cambio, tanto che si era convinto che quella fosse la normalità della vita. Essere solo, nel momento del pianto, nel momento della paura, nel momento delle eccitazioni sessuali, essere solo.
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