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Eco-Dissolti
Era stata una giornata di dura battaglia, l'ennesima.
Adesso in piedi sul tetto della casa, guardava la citta' sotto di lei, e, in un certo modo la sentiva sua.
Ricordava perfettamente lo scontro avvenuto il mese prima, proprio nell'ufficio al secondo piano dell' edificio di fronte, o il duro faccia a faccia col nemico nel palazzo a fianco. Nemico... si', cosi' era giusto chiamarlo.
Adesso, in piedi sul tetto non udiva più nessun rumore di spari, ed il traffico, sotto, sembrava una lenta nenia.
Non aveva pensieri…. Guardava i tetti di fronte a lei…semplicemente, quasi apatica a quanto successo, forse non se lo sarrebbe immaginato cosi’, o forse si’…. questo, ora non le importava piu’ …
Quando una battaglia finisce, un po' ti senti svuotata, ed in certo modo non importa chi ha vinto. Gia'… quando la battaglia e' finita non importa chi ha vinto, la battaglia e' finita e questo e' comunque un sollievo... non importa chi ha vinto, importa solo sentirsi meglio.
È strana questa sensazione, penso’…. mentre le tornavano in mente immagini del passato, sovrapposte una sull’altra, ogni immagine era accompagnata da miriadi di emozioni…. E anche le immagini piu’ crude ora le davano sensazioni quasi malinconiche…..
Comincio' a guardarsi le ferite, in maggioranza escoriazioni e lividi, qualche ferita da arma da taglio sanguinava, giu' per le braccia e le gambe. Erano ferite leggere, solo un paio di queste erano profonde, ma valuto' che non necessitavano che di qualche punto di sutura.
Si tolse una scheggia di legno da una spalla, poi si sedette, a gambe incrociate, sul tetto.
Il sangue gocciolava sulle tegole, e questo la faceva riflettere. Si era sempre chiesta quanto sangue avesse versato a terra da quando era nata, fin da quando era piccola… e piangeva dopo che si era sbucciata un ginocchio cadendo. Adesso quel pensiero la faceva sorridere, e soprattutto la faceva sorridere pensare a quante volte aveva pianto per nulla, soprattutto ora, dopo la guerra appena finita, mentre piena di lividi osservava gli altri tetti di fronte a lei. "Il mio sangue a terra" -penso'-, e rise di nuovo.
Il suo pensiero si sposto' a qualche minuto prima, quando, era salita per le scale quasi in trance, fino a raggiungere il tetto. Ogni gradino di quella scala era un ricordo. Un ricordo di quella mattina, o di tante mattine... quando il marito rientrava ubriaco e cominciava a picchiarla mentre lei dormiva ancora sola nel letto.
Quella mattina la colpi' a freddo con piatto di ceramica. In fronte, appena sopra l'occhio.
La tiro' giu' dal letto con forza, prendendola per i capelli.
Poi una serie di pugni, alcuni in faccia, altri allo stomaco. Lei cadde, ma lui continuo' a picchiarla, a calci.
Poi la prese nuovamente per i capelli, la trascino' in bagno e le mise la testa nella tazza del water. Il suo sangue oramai era dappertutto... "Il mio sangue a terra" -penso'-... e rise di nuovo.
Le botte non le sentiva nemmeno, non le faceva più male... nulla le faceva più male ormai, e mentre il marito la picchiava, lei pensava ad altro. Cadeva a terra e rideva, sanguinava e rideva... per poi rialzarsi.
Una scheggia di legno le si pianto' nella spalla, mentre il marito l'aveva sbattuta contro la porta del bagno. Cadde ancora, e fu in quel momento che noto' il rasoio sul pavimento...
Il primo colpo recise qualche tendine, proprio dietro il ginocchio di lui, il secondo taglio' netto il muscolo della coscia.
Lui la guardo' incredulo... un'espressione mista a dolore, stupore, incredulita'.
Rimase con quell'espressione... immobile... portando una mano al ginocchio tagliato, inizio' a barcollare mentre lei colpi' ancora, questa volta prima un braccio, poi di colpo una guancia.
Lui era sempre li' fermo, indifeso, si teneva la ferita dietro il ginocchio, e con l'altra mano si toccava la guancia. Ora il sangue era il suo, ad imbrattare il bagno.
Lei in piedi, di fronte a lui stava per sferrare l'ennesimo colpo, ora colpiva con più lentezza.
Si fermo' ad osservarlo e si rese conto che non ne valeva la pena di colpirlo cosi', ora per lei lui era un essere inutile, sporco di sangue, un ammasso di carne da macello.
Decise di colpirlo alla gola subito e togliersi il pensiero. Non voleva più vederlo, cosi' lo lascio' agonizzante nel bagno, butto il rasoio a terra, fece una doccia, prese la pistola che lui teneva nel cassetto e gli sparo' un colpo in pieno petto.
Poi usci'.
Lui sarebbe morto di li a poco.
Ora torno' lucida, di nuovo sul tetto dov'era salita, lui la picchiava per amore -le diceva- per gelosia, lei lo aveva ucciso per rabbia. O forse non era rabbia, forse era semplicemente sfinita, non sapeva dove avesse trovato la forza per farlo, ma lo aveva fatto.
Guardo' di nuovo i tetti di fronte a lei, il vicolo sotto era vuoto.
Si lascio' cadere senza emettere un grido.
Il volo fu silenzioso, e probabilmente non ci fu rumore nemmeno durante l'impatto al suolo, il vicolo era vuoto, nessuno senti' nulla.
Ora era a terra, la testa aperta dal colpo sull'asfalto, ma i suoi pensieri gli echeggiavano dentro.
"Chissa' quanto sangue ho versato a terra" -penso'- e rise di nuovo.
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