Mi ritrovai a passeggiare per i viottoli del bel parco di Teramo che qui chiamano “La Villa”. Era un pomeriggio di primavera inoltrata, l’aria profumava di tigli ed un discreto tepore accompagnava l’aria tersa e pulita. Canti e richiami diversi si intrecciavano tra gli uccelli che erano presenti tra quegli alberi centenari. Camminavo lentamente ed il solo disturbo che arrecavo era il crepitio dei miei passi sulla ghiaia di quel viottolo, volevo quasi sollevarmi da terra per non sentire il mio passo e per lasciare inalterata quell’atmosfera di pace. Mentre passeggiavo, cercavo di liberare la mia mente da cupi pensieri e, in quell’ambiente, ero riuscito ad allontanarne diversi e mi sentivo più sollevato anche se il peso maggiore che premeva sul mio cuore era del tutto inamovibile.
Al centro del parco vi è un laghetto artificiale che ben si sposa con i salici e gli altri alberi che lo circondano; è popolato da cigni, anatre, papere e dagli immancabili pesci, alcuni davvero enormi. Giunto ad una piazzola, che si affaccia sul laghetto, mi sedetti su di una panchina a fumare e lasciai libero il mio sguardo al fine di interessarmi ad ogni particolare circostante ed avere la mente impegnata da visioni più leggere e rilassanti.
Sulla piazzola cominciò ad arrivare un discreto numero di piccioni forse speranzosi di ricevere del cibo ma del quale ero sprovvisto. Ne erano davvero tanti ed i maschi, per rendersi gradevoli alle femmine, cominciarono la loro danza girando su se stessi ed emettendo un profondo e cupo suono gutturale. Queste danze si susseguivano instancabili ma assistetti ad una scena davvero interessante o, quanto meno, inaspettata che mi ha dato modo di riflettere su cosa possa essere la selezione naturale.
La mia attenzione fu rapita da un maschio che insistentemente continuava a corteggiare una femmina, le danzava intorno invitandola all’accoppiamento, ma lei si allontanava; a volte solo spostandosi di pochi passi, a volte volando su di una roccia un po più lontana ma il maschio, senza scomporsi, la seguiva ovunque continuando la sua danza ed il suo canto. Questo ‘inseguimento’ durò non poco e non distolsi mai lo sguardo da loro seguendone ogni movimento.
Il maschio, forse convintosi dell’inefficacia del suo rito si spostò nelle vicinanze di un’altra femmina. Aveva appena cominciato la sua danza quando la femmina gli si avvicinò rapida e toccò il becco del maschio sfregandolo contro il suo, come a volergli dare il benvenuto con un bacio o un gesto tenero. Da lì a breve avvenne l’accoppiamento.
Rimasi sorpreso, quasi sconvolto e mi resi conto che vi è qualcosa che favorisce ed accomuna gli uni agli altri ma anche un qualcos’altro che ha esattamente l’effetto contrario, cioè di repulsione e di allontanamento e questo, secondo me, è totalmente indipendente dai soggetti stessi ma da quella combinazione ancestrale ‘a latere’ della quale non siamo neppure consci. Alcuni lo chiamano ‘quid’, altri la chiamano ‘alchimia’, altri ‘reazione chimica’, altri ‘colpo di fulmine’… ma il risultato è sempre lo stesso; un’attrazione diretta e spontanea verso l’altro/a.
Chiunque potrebbe fare i salti mortali o le gesta più audaci e singolari ma se non scatta quel ‘quid’ avremmo solo stimolato la curiosità dell’altro o dell’altra e non avremmo la sua ‘dedizione’ ed attenzione verso di noi. Vorrei rassicurare tutti coloro che, pur avendo fatto di tutto per piacere ad un lui o ad una lei, non devono rammaricarsi con se stessi o ritenersi inadatti o ‘sfigati’ ma è solo una questione di mancanza di reciprocità epidermica con l’altro partner.
Auguro a tutti di trovare proprio dietro l’angolo quella femmina o quel maschio per il quale scocchi quell’indispensabile attrazione ‘fatale’ che è, e sarà, comunque un’importante base sulla quale costruire il vostro rapporto, il resto spetta a voi…