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La Ragazza sul Metro'
Il tram è di quelli che corrono sottoterra.
Fa' un rumore infernale, i finestrini abbassati fanno fischiare l'aria proprio come un lamento sottile e persistente proprio all'altezza delle mie orecchie.
Sono seduto vicino alle porte di accesso, appoggio un gomito sul corrimano ad angolo, tengo le gambe distese, una ragazza vicino a me preme lievemente contro la mia spalla e traffica col suo cellulare mascherando con la coppa di una mano quello che sta' scrivendo.
Ho ancora parecchie fermate davanti a me, osservo...
Il treno inchioda alla fermata successiva e poi riparte con fragore, sferraglia.
La ragazza appena salita si guarda intorno e poi si siede di fronte a me.
Il mio sguardo si alza dal pavimento ed incrocia un paio di sandali allacciati sui polpacci da sottili fili di cuoio scuro. I piedi sono freschi di cure con una french sottile di mezzalune lucide e posso cogliere i riflessi dello smalto trasparente appena applicato. Una gonna leggera a fiori con patch di tessuto jeans le cade proprio sotto le ginocchia.
Osservo.
Le sue mani trafficano nella borsetta e ne esce un piccolo beauty di servizio rettangolare di colore scuro con le iniziali di Cartier. Le due C contrapposte brillano davanti ai miei occhi come anelli di una catena spezzata.
Con un bastoncino sottile si passa un glossy trasparente sulle labbra stirandosi i lati della piccola bocca, è molto diligente a riempire il contorno del trucco permanente e alla fine si guarda in quello che immagino sia uno specchietto che le sta' di fronte. Poi compare un pennellino setoso che le ravviva gli zigomi di una cipria leggera e chiara che vedo svolazzare e cadere in minuscole particelle intorno alla cornice del suo viso.
I capelli biondi vengono riordinati e ravvivati ed infine appoggiati diligentemente dietro il profilo delle orecchie che non mostrano alcun segno di buchi.
Ancora un'occhiata allo specchietto e poi il beauty scompare in una borsetta morbida a tracolla di pelle scamosciata di un rosa confetto. Ne esce un'agendina rossa, alta e rettangolare, legge qualche appunto e ne rimarca altri.
Immagino sia il suo appuntamento.
Immagino che ora si senta a posto, pronta.
La vedo trafficare con un qualche cosa sotto l'incavo di entrambe le ascelle attraverso la camicetta di seta scura.
Immagino sia un po' nervosa.
Al polso porta un bell'orologio di acciaio e oro, mi sembra un Rolex Datejust, non è della sua misura, le scorre ben oltre il polso sottile.
Immagino che sia dell'uomo che la sta' aspettando.
La vedo così sprofondata nel sua seduta, perfetta dai piedi alla punta dei capelli, precisa e patinata che corre incontro al suo appuntamento.
Le porte si aprono con uno sbuffo, è la mia fermata. Lei mi precede nell'uscita.
Un fiume di gente di riversa sulla banchina, con passo leggero la vedo poco avanti a me, io cammino sull'orlo della linea gialla e con un occhio la scorgo imboccare le scale mobili che portano in superficie. Io prendo le scale e saliamo di fianco verso la luce del giorno.
Fuori la giornata è accecante e l'aria rovente.
I marmi del Duomo risplendono come ossa di seppia e ogni guglia è un solco beccato e scolpito di fronte a me.
Posso ancora vederla avanti a me confondersi con passo spedito sotto le volte e i marmi della galleria che porta verso il cuore della città, verso il culmine del giorno. Posso quasi contare i suoi passi e immaginare che ne manchino pochi alla sua meta. Posso vedere le sue braccia allargarsi, il passo farsi più affrettato, gli occhi
diventare pieni di emozione e poi sollevarsi da terra e perdersi in un abbraccio, sentirsi perfetta e amata.
Io guardo verso il duomo e lascio che il candore di tutto quel bianco lavato di fresco dai recenti restauri riempia il vuoto dentro di me.
Posso sentire l'odore della città appiccarsi alla mia pelle come cartapesta, articoli e trafiletti di giornale sono i miei tatuaggi.
Respiro sotto il sole cocente.
Respiro e continuo ad osservare intorno a me...
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