Parte 1:
Nessuno mi credeva. Nessuno riusciva a prendere sul serio quello che dicevo. Nessuno provava ad ascoltarmi. “Tutti uguali, ottusi del cavolo” pensavo mentre i miei genitori adottivi se ne stavano sdraiati sul divano a guardare il Grande Fratello. Bastava accendere la televisione e via, chi li portava più sulla Terra. Se in tv ti dicono che domani devi vestirti con le mutande sopra i pantaloni, a tutti sembra un’idea magnifica. Bizzarra forse, ma allo stesso tempo geniale e innovativa. Ma se un’ adolescente prova a spiegare una cosa soprannaturale, nessuno le crede, anzi le da addosso dicendo che guarda troppa “tv spazzatura”.
“Puttanate” mi dicevo in mente e speravo in un domani migliore, anche se, giorno dopo giorno, il domani sembrava sempre più buio e oscuro, senza via di uscita. Volevo scappare, documentarmi, capire cosa era successo il 17 Aprile 1998, quando, in circostanze misteriose, i miei genitori furono assassinati. Dire assassinati è limitativo rispetto a ciò che i miei poveri cari dovettero subire. Quando gli agenti della polizia entrarono nella loro camera, in molti corsero in bagno, in cucina per rimettere la loro colazione. “Questa non è opera umana, non è possibile” ripeteva il povero commissario, visibilmente scosso da quell’ osceno teatro.
Il caso fu archiviato dopo due soli mesi e io venni allontanata da Torino, dai miei nonni, dalla mia casa e rinchiusa tra quattro grigie mura a Milano, affidata a due estranei che non riuscivo a guardare in faccia. Non ero trattata da persona, nemmeno da cameriera, oserei dire da serva. Mi fecero lasciare la scuola a 15 anni per farmi andare a lavorare mentre loro poltrivano a casa come due orsi in letargo. Li detestavo. Lei, grassa e foruncolosa, emanava una miscela di aglio e Tavernello che avrebbe potuto stendere anche una puzzola. Lui, ubriacone e rozzo, mi picchiava perché non portavo abbastanza soldi a casa.
A 17 anni, decisi che quella non era vita. Scappai di casa mentre erano a cena dai vicini. Presi tutti i soldi che avevo, all’incirca 3200 Euro, e mi diressi alla volta di Torino.
Mi ero tolta un grosso peso dalle spalle. Il viaggio in treno fu il più bel viaggio della mia vita. Arrivata a Porta Nuova verso le 8. 35, mi diressi al bar. Consumata la colazione, uscii dalla stazione e chiamai un taxi. Subito una multipla bianca mi si affiancò e salii.
Richiesi di andare in Via Somalia, la via dove abitava mia nonna materna. Non avevo idea se i miei nonnini vivessero ancora li, dato che dal 2000 i miei genitori adottivi mi proibirono di chiamarli, e io riuscii a informarli del divieto solo grazie ad una lettera, che magari non avevano mai ricevuto.
Arrivata a destinazione, riconobbi immediatamente il Condominio dei nonni. Cercai tra i cognomi nei campanelli e lo trovai. Minelli-Forestieri. Suonai. Pensai che dato che erano le 10:32 la nonna doveva essere al mercato di Piazza Bengasi, come faceva di solito, ma dato la brutta giornata autunnale era anche possibile che fosse rimasta a casa.
“Chi è? ” chiese una vocina sorpresa che mi risvegliò dal mio groviglio di pensieri.
“Ehm…Nonna? ”
“ …Annalisa? ”
“Si sono io! ”
“ Oh la mia nipotina adorata! Sei venuta a trovare la nonna! Su forza sali, che aspetti! ”
E con un leggero scatto il portone si aprì e entrai nel magico condominio.
Entrata nell’appartamento della nonna trovai tutto al suo posto. La credenza con le ante vetrate che lasciavano scorgere i pacchi di gocciole che la cara nonna adorava e mangiava insieme a me nei tempi in cui abitavo nelle vicinanze; la camera degli ospiti, che però occupavo sempre io, rimasta intatta nel tempo, con tutti i peluche sul letto e sulla poltroncina adiacente; il cucinino sempre pieno di odori invitanti che mandano in estasi.
C’era un’ atmosfera di festa nell’appartamento, come un party per una persona che si è assentata per molto e che ritorna a casa dai suoi cari.
Io feci mille domande alla nonna e la nonna lo stesso, quando ad un tratto mi resi conto che il nonno non era ancora rientrato a casa, al che chiesi alla nonna il motivo di tale ritardo; la nonna si zittì e abbassò lo sguardo e sospirando disse:
“ Cara, il nonno ci ha lasciate tre anni fa, non ho voluto dirtelo perché temevo che i tuoi genitori adottivi ti avrebbero punito. Perdonami”
Non riuscii a trattenere le lacrime. Il nonno mi accompagnava sempre al parco, mi comprava la brioche con la marmellata al bar all’angolo, mi insegnò ad andare in bici.
La nonna mi consolò e io riprendendomi, promisi che avrei accompagnato la nonna al cimitero l’indomani. La nonna mi congedò dicendo che doveva fare il pranzo e mi consigliò di fare la doccia, aggiungendo il fatto che i treni al giorno d’oggi sono molto sporchi e quindi è prudente fare una bella doccia dopo l’arrivo. Presi i suoi ordini alla lettera e, uscita dal bagno con i capelli ancora umidi, trovai la tavola apparecchiata con due bei piatti fumanti di spaghetti al pesto, i miei preferiti. La nonna se lo ricordava ancora. Le saltai al collo e le stampai un bacio sulla guancia e lei mi abbracciò forte.
Dopo aver mangiato, nel primo pomeriggio, la nonna si sedette sul divano e mi disse che voleva parlare con me di una questione in sospeso; io mi avvicinai curiosa:
“Tesoro, ho un’altra verità da svelarti”
“Dimmi Nonna”
“Devo raccontarti la verità sull’omicidio dei tuoi. ” Raggelai. Non affrontavo quell’ argomento dal 2002, cioè dall’ultima seduta con lo psicologo.
“Va bene” dissi con una voce tremolante.
“ Vedi, ti sembrerà strano, ma…io sono una strega. Buona, per intenderci. ”
Scoppiai a ridere, credendo si trattasse di uno scherzo, ma guardando negli occhi mia nonna, mi resi conto che ciò di cui stava parlando era reale.
“ Nonna? Cos’è questa storia? Ormai non sono più una bambina! ”
“Annalisa non sto scherzando…Vedi, anche tua madre lo era. Anche mia madre, e così la madre di mia madre”
“ Nonna mi spaventi”
“ Ascoltami. Sembrano tavolette campate per aria, ma è tutto vero. Il mondo delle streghe si divide tra quelle bianche, di cui la mia famiglia fa parte, e quelle nere, che sono la maggior parte. Ora, tu sia bene che Torino non è una città come le altre. Nel sottosuolo, per aria, per strada, in periferia, Torino è legata strettamente alla magia, sia bianca che nera. Ma purtroppo, oramai le streghe bianche sono solo qualche centinaio. Il fatto preoccupante, invece, è il continuo incremento delle streghe nere. Tu, cara non puoi più imparare la magia, perché le streghe bianche possono apprenderla dalla propria madre…ma puoi sempre addestrarti per combattere contro le str…”
“Nonna basta per piacere! Cosa centra tutto questo con la morte di mamma e papà? ”
“ Ci stavo proprio arrivando cara, vedi, anche tuo padre faceva parte di una casata di maghi, e quindi anche lui avrebbe potuto insegnarti tutto, ma, povera la loro anima, sono stati assassinati dalle sette regine. Le sette regine sono le sette streghe più potenti d’ Europa e, sfortunatamente, risiedono tutte a Torino. Sembrano ragazze comuni. Ma in realtà sono entità millenarie, questo perché le streghe nere muoiono solo se uccise da un’altra entità magica… non muoiono di morte naturale; le streghe bianche si, anche se vivono per 150 anni circa. Io per ora ne ho 72, quindi sono ancora una giovincella! ”
“Già! Nonna… e perché non hanno ucciso te ma la mamma? ”
“ Sempre per il discorso di prima, solo la madre può insegnare alla propria figlia l’arte magica. Si da il caso che quando nascesti tu, fosti ritenuta la più potente tra le streghe bianche del futuro. Appena nata emettevi un’aura incredibile. Se tua madre fosse riuscita a insegnarti la magia, avresti messo fine alle Sette Regine. Avevi solo 9 anni e le streghe bambine possono apprendere solo dopo i 10 anni di età. ”
“ Questa storia è da non credere. ”
“ Tesoro, so di sembrare una vecchia in preda a visioni della vecchiaia, ma ahimé , è questa la dura verità. Le Sette Regine, come ti dicevo sono ragazze bellissime, demoni che assumono forme di donna irresistibili per ragazzi e ragazze. Hanno un nome in codice che le contraddistingue. Helena o Ice-eye; Demetra o Delicious-Demon, abbreviata con DeeDee; Samantha, Frightening-light; Christina o RoughBlood; Taysia o Oriental-Death e per finire Christal o Shining-Flame. Sono tutte potentissime e purtroppo, per il tu…”
“Nonna voglio vendicarmi…Secondo me... tu puoi insegnarmi la magia. ”
“No cara, sono spiac…”
“Tentar non nuoce no? ”
“Ehm... Hai ragione…come vuoi vendicarti? ”
“Le troverò tutte e, pian piano le giustizierò una volta per tutte. ”
“ Mettiamoci al lavoro dunque. ”
Parte 2:
La nonna stava preparando il tè caldo, mentre io ero alla finestra ad osservare il panorama della città avvolta nella nebbia novembrina. Non un rumore, non un movimento, nessuno per strada. La nebbia rendeva di per se Torino lugubre e silenziosa. Il freddo glaciale dell’inverno pre-alpino si addentrava dalle fessure nascoste. Questo panorama mi incantava ma allo mi rendeva fredda e triste. La nonna richiamò l’attenzione a sé dicendo:
“ Tesoro, dobbiamo affrettarci. ”
“Perché Nonna? ”
“ Devi sapere che le streghe d’inverno sono più propense ad uscire allo scoperto, viste le poche ore di luce giornaliera. Quindi se vuoi vendicarti al più presto devi adeguarti a questa loro caratteristica. Ogni anno il 1 Maggio le streghe di tutt’Italia si danno appuntamento alle pendici del Monte Musinè, hai presente? ”
“No…Dov’è? ”
“È vicino ad Avigliana, una quindicina di chilometri da qui. Bene con quell’ appuntamento si congedano e vanno nel loro letargo estivo che dura fino al 23 Settembre. Non chiedermi perché proprio il 23 settembre, ma è una convenzione che si sono date loro stesse. ”
“ E quindi è molto difficile trovarle in estate no? ”
“Giusto. Devo dirti anche un’altra cosa. Ho rintracciato altre streghe bianche. Hanno più o meno la tua età e credo siano molto propense ad aiutarti a cercare le Regine. ”
“Okay…Ehm dove le incontro? ”
“Tranquilla verranno loro oggi pomeriggio. ”
Detto fatto. Alle 15. 35 suonò il campanello e entrarono tre splendide ragazze. Avranno avuto uno forse due anni più di me. Si presentarono; Jessica, una bellissima ragazza bionda alta all’incirca un metro e ottanta; Michelle, un’avvenente ragazza mulatta molto misteriosa e seducente, e infine Sonya, una ragazza minuta con due occhi azzurri che sembravano lapislazzuli brillanti. Erano bellissime e simpaticissime, entrammo subito in sintonia.
Dopo una lunga chiacchierata il clima si fece molto serio e Sonya disse seriamente:
“Le Sette Regine sono sparse in tutta Torino, nei posti più comuni, dove non ti aspetteresti mai di trovare entità maligne. Grazie ad una strega nera pentita, mia amica, sono riuscita a sapere dove abitano le Sette Regine. Taysia abita nella Palazzina di Caccia di Stupinigi, Christina abita in un orfanotrofio abbandonato, Helena abita nelle grotte sottostanti il museo di Pietro Micca, presente? ”
“ No, cos’è? ”Chiesi io molto interessata al discorso di Sonya.
“ Durante l’assedio francese a Torino, questo ragazzo, Pietro Micca, costruì molteplici gallerie sotterranee dove rintanarvi la gente e non morire durante i vari bombardamenti. ”
“Wow… Non sapevo nulla a riguardo. ”
“ Comunque, Demetra risiede nei sotterranei del Cottolengo, il manicomio di Torino; Crystal è appostata nel Museo Egizio e Samantha abita tra i corridoi del Teatro Regio. ”
“ Incredibile…sono posti a portata di tutti… Qualunque strega bianca potrebbe entrare e affrontare la strega di turno” disse Michelle delusa.
“ È qua che ti sbagli cara. Bigliettai, inservienti, guide, suore, infermiere, frati, sono tutti succubi del loro potere. Sbarrano la strada a chiunque abbia l’aura bianca. Non sarà facile arrivare alle dirette interessate. ”
“Oh diamine, da… chi cominciamo? ” chiese Jessica preoccupata da questa ultima affermazione della compagna
“Secondo questa mia informatrice, la meno protetta dovrebbe essere Helena. Che ne dite? ”
“È indifferente. Tanto prima o poi dovremo affrontarle tutte. ”
“Giusto…Vada per Helena okay? ”
Dopodichè ci mettemmo al lavoro e in 3 settimane di duro addestramento, riuscimmo a perfezionare tecniche di lotta; grazie alle mie nuove compagne imparai nuove tecniche di combattimento. Ci sentivamo pronte per il primo attacco. Avevamo un piccolo vantaggio rispetto alla nostra avversaria: lei sarebbe stata colta alla sprovvista. L’attacco sarebbe avvenuto alle 2 di mattino, mi sarebbe venuta a prendere Sonya, che aveva già la patente.
Alle 2:03 uscii di casa, e mi venne un colpo passando dal tepore casalingo al rigido freddo notturno. Sonya mi stava già aspettando. Insieme a lei c’erano anche Michelle e Jessica. Nel bagagliaio di quella fiat marea intravedevo una marea di cianfrusaglie e oggetti che non avevo mai visto. Riconobbi una faretra con delle frecce ma nient’altro.
Jessica chiese infreddolita:
“Ma questi aiutanti… come sono? Persone normali? Intendo dire… non sono mostri no? ”
“Non ne ho idea” Rispose Sonya leggermente seccata.
“ Bene…andiamo contro l’ignoto…mi piace! ” Aggiunse Michelle, dimostrando così di essere la più temeraria del gruppetto.
Arrivate ci guardammo intorno, restando sempre chiuse in macchina. Sonya disse a bassa voce:
“Ragazze ho portato alcuni aggeggi che ci faranno molto comodo. Ho una balestra…uhm…Una mazza chiodata…uhm…cinque o sei pistole…Un fucile…e infine una spada. ”
“Oh io voglio il fucile e due pistole! ” disse Michelle, accaparrandosi così le armi più facili da usare.
“Ehm io vorrei la balestra…” Aggiunsi io
“Prendi anche una pistola…È più sicuro, metti che finisci le frecce! ”
“Già! Grazie”
“ Io voglio la mazza chiodata e la pistola naturalmente”
“ Certo Michelle! E a me non rimane che prendere la spada! ”
“Bene andiamo a fare il culo a ‘sta baldracca” Aggiunge Michelle in un tono da scaricatrice di porto. Tutto taceva. Accendemmo una torcia e sfondammo la porta. Fortunatamente nell’ ingresso del museo non c’era nessuno, e non fummo scoperti. Poi Michelle gridò:
“ Beh? Dove sono tutti ‘sti aiutanti? ”
Non fece in tempo a finire la frase che un’orda si scheletri soldati si dirigeva verso di noi. Mi strofinai gli occhi, forse era solo un sogno. Purtroppo era tutto vero. Jessica si fece prendere dal panico e cominciò a strillare; Sonya era visibilmente scossa, mentre Michelle se la rideva e li faceva tutti fuori. Quanto a me, non saprei dire, so solo che non stavo molto bene. Poi decisi di prendere la balestra e scagliai le frecce contro quei mostri assurdi. Più che scheletri erano essere deformi da dove uscivano larve enormi e la maggior parte dello scheletro era visibile. Erano una trentina. Il corridoio buio ci facilitava le cose, visto che noi vedevamo loro ma loro non potevano vederci, in quanto non avevano una torcia. Poi però accadde qualcosa. La stanza divenne gelida e quelle creature informi vennero risucchiate nel pavimento, come fossero state chiamate nei sotterranei. C’era una botola in mezzo al corridoio e, senza consultarci Michelle la aprì e ci si buttò dentro.
Sentimmo solo spari e le risate di Michelle, al che entrammo anche noi. Entrate, Michelle sembrava scossa. Mi disse:
“ I sfottuti scheletri li ho disintegrati, ma ho visto passare una donna laggiù… Se si può definire donna. Era bionda, vestita come le donne del XVII° secolo…ma la cosa che mi ha fatto rabbrividire era quello che aveva in mano. ”
“ Cosa aveva? Dimmi che cosa aveva! ” Urlò Jenny singhiozzando.
“ Una testa di un uomo e…un paio di forbici… ma non delle forbici normali. Erano nere e con delle lame lunghissime e con la punte appuntite. Credo mi abbia visto, si è girata e ha sussurrato qualcosa in francese…qualcosa tipo… Vous allez etre les prochaines. ”
“ Cavoli vuol dire…Voi sarete la prossime! Oddio chi me l’ha fatto fare di venire qui” disse Jenny.
“Avanziamo ragazze. Occhio mi raccomando… “ aggiunse Sonya guardinga. Avanzammo nei sotterranei nei vari tunnel centenari. Faceva freddissimo… ma non freddo normale…un freddo che toglie il fiato, che taglia le guance, che ti penetra nelle vene e ti inietta la paura più totale. A un certo punto, scorgemmo una porticina minuscola con su scritto: “ Cabinet Madame Helena Bijoux” Michelle sfondò la porta e si trovò davanti una scena agghiacciante: enormi tavoli da obitorio con sopra pezzi di corpi diversi, che ne avrebbero formati dei nuovi. Ecco cos’erano quei soldati che ci avevano attaccato…dei mutanti formati dall’ unione tra i pezzi di vari uomini. C’era sangue ovunque. Intanto Helena era all’opera e stava recidendo la gamba ad un poveretto mentre era ancora vivo. Le sue urla erano forti e facevano venire i brividi. Entrammo facendo silenzio, ma Sonya urtò un barattolo pieno di occhi che cadde e si frantumò.
Helena si girò. Era di una bellezza macabra. Era bionda, con gli occhi completamente blu, non aveva né iride, né pupilla, un lungo vestito rosso del diciassettesimo secolo, guanti bianchi ricoperti di sangue e queste enormi forbici. Ci vide e ci corse incontro urlando in francese: “ Vous etes finies, mes cheres! Vous etes miennes! “ Con una sforbiciata tagliò in un colpo solo i lunghissimi capelli, creando un taglio storto e senza senso.
Al che l’ira di Michelle divenne funesta:
“ Tu brutto mostro farai davvero una brutta fine” E le scaricò tutta la carica del fucile contro. Il problema fu che li schivò tutti, non la scalfirono neanche. Allora provò Jenny con la mazza chiodata ma la deviò facendo cadere Jenny tra i tavoli. Stavo perdendo la pazienza. Ogni attacco che subiva lo schivava senza il minimo affanno. Dovevo trovare il suo punto debole, perché non sarebbe stata a subire attacchi ancora per molto, fra poco avrebbe sferrato anche lei qualche attacco con le sue terribili forbici.
Jenny e Michelle provarono ad attaccarla insieme e la strega cominciò a dare segni di cedimento. Sonya allora urlò:
“Ragazze spingiamo la vecchia nel braciere e poi crivelliamola di colpi! ” Poteva essere una buona idea, ma come facevamo ad attirarla fino a li? Mi balenò un’altra idea: Buttiamo le sue amate bestie nel braciere, essendo sue opere ci si getterà per salvarle.
Allora corsi verso uno dei tavoli con sopra una sua creazione e la buttai nel braciere.
La strega si girò e urlò piangendo: “ Non! Non! Gigie! Ma chere! Vous etes des maladities! Mourrez! ” Le tirai un calcio al centro della schiena e finì sul bracieree insieme alla sua amata Gigie. Sopraggiunse Michelle e disse fiera. ” Crepa stronza” e tutte e quattro la massacrammo di colpi. Può sembrare alquanto macabro, ma fu una gioia eliminare quella maledetta. Dopo aver distrutto tutte le sue opere, prendemmo diari, appunti della strega e li portammo via con noi. Sonya prima di chiudere la porta appiccò un fuoco e gettò del sale vicino alla porta affinché lo spirito demoniaco della strega non potesse più uscire da quella claustrofobica. Uscendo dal museo sentivamo le urla del suon spirito. Parlava in una lingua sconosciuta. Sonya aggiunse:
“ Sta avvisando le sue compagne. ”
“Benissimo…Ragazze prepariamoci, sarà un inverno molto movimentato. ”Disse Michelle molto contenta di questo.
“ Okay ma…adesso saliamo in macchina…ho paura. ” Disse Jenny.
“Giusto…È meglio se restiamo unite in questo periodo…venite a dormire da mia nonna…Saremo più al sicuro insieme. ” Dissi e le altre non se lo fecero ripetere due volte.
Dopodichè salimmo in macchina e ci allontanammo nella buia e fredda notte invernale torinese, senza sapere che Helena era solo l’antipasto di un male nascosto nelle viscere della città.
Parte 3:
La nonna sapeva già tutto. Ci aveva seguite con la mente. Ci accolse e ci offrì gocciole e tè caldo. Naturalmente sapeva già tutto anche riguardo il soggiorno delle ragazze a casa sua. Aprì il divano letto, dove si sarebbero messe a dormire Sonya e Michelle, mentre Jessica avrebbe dormito insieme a mia nonna nel letto matrimoniale, data la terribile esperienza vissuta precedentemente. Ci addormentammo fiere ma allo stesso tempo timorose pensando a quello che avremmo dovuto sopportare nei prossimi mesi.
La mattina dopo c’era un’aria armoniosa in casa. Eravamo tutte sorridenti c’era un clima sereno insomma, o almeno, ci fu fino alle 11:30.
Squillò il telefono. La nonna va a rispondere
“Pronto? ” non finì di pronunciare la breve domanda che il vivavoce si attivò e una voce roca e rotta dal pianto ci attaccò:
“Sciagurate! Non avete idea di quale oltraggio avete commesso! Vi siete immischiate in affari troppo grandi per voi! Sciocche adolescenti! Sono Christina, la strega del silenzio e ora si che voglio vendicarmi pure io! La mia povera sorella è stata trucidata da voi brutte ragazzine insolenti che no…”
“Ehi senti bella se l’è meritato cazzo! Con tutto il male che fate avete fatto e farete, vi serva da lezione” disse Michelle, in un atto di spudorata spavalderia.
“Tu incosciente! Tu oltraggiosa! Finirai divorata dai miei cari molto presto molto pres…2
La linea cadde. Jessica singhiozzando, era nascosta dietro il mobiletto del telefono. Aveva tagliato i cavi della linea.
“Io ho paura! Non credo di farcela… Ha ragione la strega ci siamo immischiate in cose più grandi di noi! ” si scusò.
“ Senti sorella non è il momento di fare le lagne! Quando la connetta qui ti ha chiamato, tu hai risposto di si…Non puoi tirarti indietro! ”Aggiunse Michelle visibilmente contrariata.
“Hei Michelle mantieni la calma. ” La ammonì Sonya.
“Peace sorella! ” disse lei mettendosi le cuffie dell’Ipod alle orecchie.
“Sonya…dove hai detto che vive Christina? ”Chiesi.
“Nel vecchio orfanotrofio in corso Unione Sovietica. So dov’è…Sarà lei la nostra seconda vittima allora? ” chiese Sonya.
“ Calma. Calma. Vittime? Ancora dovete affrontarle! ” Disse la nonna.
“Già…ma…intendevo come nostro secondo attacco…attaccheremo Christina no? ”
“ Yeah baby! Quando si parte? ” chiese Michelle su di giri.
“ Prima l’addestramento…poi vedremo. È la Regina del silenzio…Dobbiamo imparare a ad ascoltare e essere leggere e attente in tutto ciò che facciamo. ”
“Okay…”
Cominciammo l’allenamento il pomeriggio stesso. Intanto leggemmo anche gli appunti di Helena ma non trovammo nulla di veramente utile alle nostre ricerche. Sembrava più un diario che una raccolta di informazioni.
Poi la nonna ci chiamò. Voleva dirci qualcosa di molto importante.
“Ragazze ho dimenticato di dirvi una cosa riguardo le Regine. Ogni Regina ha il suo elemento e un suo amuleto o oggetto per difendersi. Ad esempio, come avete potuto vedere, Helena aveva come elemento la terra e il sottosuolo e come oggetto delle forbici.
Vedete, un tempo avrei potuto elencarvi tutti gli oggetti e gli elementi relativi ad ogni singola strega…Ma mi ricordo solo qualche dettaglio. Come avete sentito… Christina è la Regina del silenzio e mi pare che come amuleto abbia una campana di cristallo, che, se lanciata addosso ad un avversario lo ingloba al suo interno e lo uccide col suo potente scampanellio. ”
Detto questo ci congedò e ci diede un bacio ad ognuna. Riflettendo pensai che anche noi avevamo un oggetto ciascuna. Io la balestra, Jenny la mazza chiodata, Michelle il fucile e Sonya la spada. Quali sarebbero potuti essere gli oggetti delle altre Regine?
Dopo qualche settimana, passammo all’attacco.
Sapevamo che l’orfanotrofio era un edificio davvero ostico. Ci sarebbero state le anime dei bambini infelici che vissero in quel luogo… Le severe infermiere, le violente inservienti. Solo a pensarci mi venivano i brividi.
Ci arrivammo davanti. Un edificio antico, curato in ogni particolare nella struttura, ma lasciato decadere. Era un luogo tristissimo e spaventoso. Nevicava quello notte. Michelle con il suo fucile ruppe il lucchetto che teneva serrato l’imponente cancello nero. Entrammo nel giardino. Gatti morti, mattoni, rovi, palloni lanciati dai ragazzi e mai più recuperati.
Arrivammo all’ingresso. Prima del tetro portone vetrato c’erano 6 scalini di marmo, che diventarono scivolosissimi a causa della neve ghiacciata. Il portone era aperto, come se qualcuno sapesse del nostro arrivo; era un’imboscata? Christina aveva chiamato le sue sorelle per disintegrarci? Brancolavamo nel buio ponendoci questi agghiaccianti interrogativi. Entrammo infine nel silenzioso orfanotrofio. Tutto taceva. Non un sospiro, non un crepitio, nulla. E fu proprio questo nulla che rese questa spedizione terribile. Ad un certo punto, sentimmo in lontananza un’eco di bambini che cantavano in coro “ Non ce la farete! Non ce la farete! ” Da un sospiro divenne pian piano sempre più un urlo stridulo e gracchiante. Portammo tutte le mani alle orecchie. Poco dopo, il coro cessò di cantare. Avanzammo. Le assi del parquet erano molto vecchie e ad ogni passo emettevano un crepitio pauroso. I nervi erano tesissimi, di nuovo però, nell‘ edificio tutto taceva. Poi di nuovo ci fu un piccolo canto che però aleggiò sempre sulla stessa intensità di volume. Da lontano Jessica vide un bambino incatenato che scendeva le enormi scale gattonando.
Mentre si apprestava a scendere l’ultimo gradino tirò lentamente su la testa e disse con una voce non umana: “ Chi vuole giocare con me? ” e allungò le sue braccia come fossero gomma e prese Jessy dai piedi e se la trascinò al piano superiore.
“AIUTOOOO! ” gridava la poveretta mentre Michelle si era lanciata su di lei nel tentativo di strapparla dalle mani di quel bambino demoniaco.
“ Crepa figlio di P*****A!!!! ” e gli assestò un colpo in mezzo alla fronte che gli fece esplodere il cranio.
Michelle prese Jessy in braccio e la portò tra me e Sonya.
Michelle urlò:
“Ragazze comincia la festa! ” e cominciò a fare una carneficina di piccoli mostri. Io sparavo frecce su qualsiasi cosa si muovesse e Sonya saliva gradino per gradino e finiva i piccoli mostriciattoli in fin di vita. Jessy invece era accovacciata per terra in posizione fetale e ripeteva: “ Giochiamo? Giochiamo? ” Era ormai fuori di sé e non poteva combattere.
I bambini smisero di scendere. Il primo round era finito. Chissà cosa ci attendeva la piano superiore. Michelle prese in braccio Jessica. Al piano superiore ci imbattemmo in uno scheletro abbigliato come una bidella; aveva lunghi capelli bianchi e occhiali appuntiti. Sonya provò a stenderla con un fendente ben assestato ma fu scaraventata contro gli armadietti; Michelle la prese dalle gambe e la gettò a terra e mi ordinò di colpirla con la mazza di Jessy. Colpì lo scheletro all’altezza dell’addome e la parte superiore volò lontano, frantumandosi contro il muro. Dopo questo incontro, ripiombammo nel silenzio più totale.
Continuammo la nostra ricerca. Mancava solo il solaio. Salimmo prudentemente gli ultimi gradini e ci furono addosso due uomini enormi, umani però. Erano dei colossi. Michelle se ne infischiò e li crivellò di colpi. Uno stramazzo immediatamente l’altro prese Michelle per i capelli e la gettò giù dalle scale. Allora io preparai la balestra e gli conficcai una freccia con tanto di dardo avvelenato dritto nel petto. Anche il secondo scagnozzo cadde a terra esanime. Ora mancava solo lei, la Regina del Silenzio. Aprimmo la porta del solaio e vedemmo una donna con un tailleur che si dondolava su una sedia a dondolo. Aveva in braccio qualcosa, forse un neonato. Si accorse subito della nostra presenza. Cominciò a ridacchiare per poi girarsi e guardarci con un ghigno malefico stampato sulla faccia.
“ Ce l’avete fatta piccole insolenti…Ahahah…Complimenti…ma non uscirete vive da questo orfanotrofio! Quant’è vero che sono una strega nera! ”Ghignò.
In braccio aveva una bambola di porcellana senza testa, che era appoggiata sulla sua scrivania. I vestiti della bambola erano identici a quelli di Jessy. Anche la testa aveva lunghi capelli biondi e occhi verde smeraldo. Un brivido mi percorse la schiena.
“Ho fatto impazzire una di voi! La cara Jessica Sabati. Non è vero cara? ” Disse goduta.
“ Adesso ti faccio vedere io cos’è vero! ” e Michelle cominciò a sparare all’impazzata.
La donna, dopo la scarica di proiettili, si alzò in piedi e disse:
“Povera illusa, credi davvero che questo mi possa fermare? ”
Michelle venne sbattuta contro un armadio e rimase li dolorante.
Io e Sonya discutemmo nascondendoci.
“ Annalisa senti! Se lei è la Regina del silenzio…Non ama molto i rumori no? Proviamo a gridare e vediamo cosa succede. ” Comunicammo anche a Michelle il nostro piano e cominciammo a gridare con quanta più voce avevamo. La donna cominciò a tentennare e a perdere l’equilibrio.
Sonya allora mi sussurrò: “ Io corro e le prendo la campana… tu e Michelle continuate ad urlare. Annuii. Sonya aveva una mente così brillante!
La strega stava impazzendo e implorava pietà. Si era appoggiata al tavolo di ebano e aveva fatto rotolare la campanella sul mobile.
Era senza forze, non riusciva neanche a muoversi. Sonya prese la campanella e disse alla strega: “ Per Jessy” e la rinchiuse nella campanella di cristallo che non faceva penetrare alcun suono. Assistemmo al martirio della strega, che pian piano che il rumore aumentava perdeva sangue dalle orecchie e dal naso, fino a che non si sgretolò e divenne un mucchietto di polvere. Anche la seconda strega era stata fermata. Anche dal suo ufficio prendemmo appunti, saggi, libri su ciò che ci sembrava pertinente alle nostre ricerche.
Prendemmo con noi anche la strana campanella…Chi lo sa? Sarebbe potuta mostrarsi utile in altre situazioni. Come con quella di Helena, anche la stanza di Christina fu bruciata e cosparsa di sale. Uscimmo in fretta da quel luogo infernale e salimmo sulla Marea di Sonya. Jessica era seduta sul sedile posteriore con me, in trance, non parlava, dondolava in avanti e in dietro e aveva un sorriso ebete stampato sul volto. La strega aveva rovinato la poverina. Piansi per la mia amica. Anche Sonya non riuscì a trattenere le lacrime, mentre Michelle celò la tristezza con la sua maschera da dura. Arrivammo a casa e chiudemmo la porta dietro di noi. Come al solito la nonna era appostata all’ingresso che ci aspettava. Anche questa volta, sapeva già tutto. In casa l’atmosfera solare e rilassata era ormai solo un vecchio ricordo.
Parte 4:
Eravamo tutte scosse. Jessy aveva perso la testa. Chi l’avrebbe detto ai suoi parenti? Che reazione avrebbero avuto? Non volevo neanche pensarci.
Era ormai quasi Natale e decidemmo di affrontare un’altra strega prima delle fetsività.
Il nostro prossimo assalto sarebbe stato al Teatro Regio, da Samantha.
Ci allenammo di meno questa volta, avendo capito che ormai era solo una questione di avere i nervi saldi. Come contro Helena, anche questa volta non sapevamo che strumento potesse avere o quale elemento potesse rispecchiare la Regina del Teatro Regio.
Dai diari di Christina prendemmo una pianta del teatro Regio e leggemmo che in ordine di importanza Samantha era la terza. Christina e Helena erano rispettivamente la quinta e la settima. Studiammo la pianta del teatro. Era immenso. Io avevo calcolato solamente la platea, dimenticandomi del Piccolo Regio, l’Area Costumi, i vari corridoi dietro le quinte, i camerini. Era immenso. Dove avremmo combattuto? Avremmo recato danni al Teatro. Non potevamo bruciare la stanza di morte di Samantha. Questi punti erano tutti a suo favore.
Eravamo rimaste in tre. Jessica sarebbe tornata a casa sua, a Novi Ligure, e messa in cura da uno specialista. Anche i genitori di Jessy erano dei maghi. Avevano compreso tutto. Non serbavano alcun rancore. La mazza chiodata di Jessy sarebbe passata a Michelle che quindi era la più armata. Sonya tenne la campanella e la spada.
Ci avviammo verso Piazza Castello noncuranti dell’abbondante nevicata che era in atto. Avevamo altro per la testa. Durante il viaggio nessuno parlò. Parcheggiammo in Via Roma.
Da lontano scorgemmo tre guardie che sorvegliavano attentamente il portone del Teatro.
Grazie alla neve, noi non potevamo essere viste, perché ci nascondemmo dietro una collinetta di neve. Michelle prese il suo fucile di precisione e lo puntò verso i tre. Bam! Uno a terra! Bam! Un altro e Bam! Tutti e tre stesi in men che non si dica.
Ci affrettammo a passare rubammo le chiavi al guardiano in fin di vita. Entrammo. Era tutto buio. Accendemmo le torce e trovammo il generatore della luce. Lo accendemmo. Si sentiva della musica lirica in lontananza. Per fortuna quella sera gli spettacoli erano stati rinviati per l’abbondante nevicata, quindi avevamo il teatro libero.
Ci addentrammo sempre di più entrando nel Teatro Grande. Era magnifico. Tutto Rosso, un enorme lampadario che illuminava la stanza. Le poltrone pieghevoli rosse. Il palco immenso con delle ambientazione per uno spettacolo in programmazione. L’orchestra aveva lasciato degli strumenti nello spazio riservato ai musicisti.
La musica lirica ricominciò a suonare e da lontano scorgemmo una donna in carne, capelli lunghi e castani; era apparsa dal nulla. Era una splendida donna. Era sola sul palco e improvvisava un canto lirico di repertorio. Ci avvicinammo.
“Senta mi scusi…Il teatro è chiuso. Perché è ancora qui? ” chiese Sonya cortesemente.
“ Io vivo qui dentro. ” Disse la donna.
“ Come? Come si chiama? ” chiese Sonya.
“ Samantha Dutchworks, perhè? ” chiese lei indifferente mentre faceva vocalizzi.
“ Sappiamo chi sei veramente stronza! ” disse Michelle
“ E chi sarei sentiamo! ” Disse lei in tono regale.
“ Una delle Sette Regin…”
“ Come fai a saperlo! Io vivo segregata qui dentro perché odio le mie sei sorelle. Non ho loro notizie da 120 anni! ”
“ Abbiamo già steso due delle tue sorelle! Ahaha! ” la schernì Michelle.
“Oh no! Come avete potuto? ”
“ Nello stesso modo in cui voi avete potuto uccidere i miei genitori. ” Intervenni io.
“ Tu sei…Annalisa Cesaretti? ”
“ In persona. ” Dissi seccamente.
“Io quella sera ero qui al teatro Regio! Io non ho ucciso i tuoi genitori. Ma tu per me sei una minaccia! Quindi devo rimediare uccidendo te e le tue sgarbate amiche. ”
Detto questo svanì in una folata di vento. Capimmo che Samantha era la Regina dell’Aria, forse la meno cattiva, ma non per questo doveva essere considerata la meno forte. C’erano forti folate di vento gelido nel Teatro. Sentivamo ancora la strega cantare dietro le quinte; la seguimmo. Nessuno che ci sbarrava la strada? Nessuna protezione? Sembrava troppo facile. Scorgemmo Samantha sopra un ventaglio viola gigante; entrò dentro la stanza dei costumi e si chiuse la porta alle spalle. Guardammo dalla fessura della porta e intravedemmo la strega giocare con i manichini. Li abbigliava, li muniva di armi e ci ballava insieme. Pronunciò qualcosa in latino e gli soffiò addosso. Il vento gelido provocato dalla strega trapassò dalle fessure della porta e ci investì facendoci venire i brividi lungo la spina dorsale. Michelle decise che era il momento di entrare in azione. Sfondò con un calcio la porta. La strega la guardò e disse: “ Non mi troverete mai. ” Fuggì salendo sul suo ventaglio viola. I manichini si gettarono su di noi. Michelle ne spezzò uno ma questo si rigenerò in 3 secondi. Erano indistruttibili; se gli tagliavi la testa, gli ricresceva in 2 secondi, idem per tutto il resto del corpo. Stavamo impazzendo, avevamo combattuto contro quegli esseri immortali per quasi un’ora, quando mi balenò un’idea niente male. Presi l’accendino e appiccai fuoco ad un manichino. Questo si divincolava e si scioglieva per terra. Il mio piano aveva funzionato alla perfezione. Appiccammo il fuoco anche agli altri manichini e procedemmo alla ricerca della Strega dell’ Aria.
Seguivamo il suo canto, anche se ci tendeva trappole accendendo dei video registratori con la sua voce, che ci facevano sbagliare stanza. Cercammo per ora in tutti i piccoli e angusti corridoi delle quinte e in tutti gli stanzini. Nulla, fino a quando una folata di vento ci investì e ce la trovammo davanti.
Il suo ventaglio non capivo quale difesa potesse creare. Poteva fare da barriera. O lanciare potenti raffiche di vento. Azzeccai; infatti il ventaglio fungeva sia da difesa che da attacco.
Michelle le si avvicinò e colpì il ventaglio con la sua mazza chiodata, ma questa rimbalzò indietro e lei cadde per terra. La aiutai ad alzarsi. Sembrava impossibile batterla. Ogni fendente di Sonya veniva respinto, ogni mia freccia veniva contorta e sbriciolata. Poi passò lei all’attacco. Una raffica di bora potentissima ci schiantò contro il muro in fondo al corridoio. Demmo un colpo tremendo, avevamo male ovunque. Come fare per sconfiggerla? Qual’era il suo punto debole? Entrammo in una porticina vicino al muro dove ci eravamo imbattute.
Sonya disse: “ Questa come diavolo la fermiamo? ”
“ Non ne ho idea. ” Aggiunsi io. Rimanemmo a pensare per vari minuti. La strega si era andata a nascondere da un’altra parte.
“Cos’è che odia? ”
Erano minuti di panico. Non sapevamo come sconfiggere la Strega dell’Aria.
“Ecco cosa dobbiamo fare! ” Spuntò Michelle all’improvviso. ”Catturiamola! Ha detto che si è distaccata dalle sue sorelle parecchi anni fa. Le odia! Ci aiuterà sicuramente a trovarle! ”
“Ottima idea. Ma come la catturiamo? ”
“Cerchiamo delle reti, gabbie, qualsiasi cosa! ”
Ci dividemmo e cercammo. Trovammo poco o niente. L’idea di Michelle non stava in piedi. Dovevamo rubarle il ventaglio. La trovammo poco dopo ed era scesa del suo attrezzo di difesa. Michelle, strisciando per terra si trovò davanti al ventaglio lo prese e quatta quatta, se ne andò, mentre la strega cantava davanti alla platea vuota.
Ma mentre tornava indietro Michelle trovò una sparachiodi e le venne un’idea a dir poco rocambolesca. Michelle ci lanciò il ventaglio e corse verso la strega con la sparachiodi in mano. La strega si accorse del suo arrivo e si girò per prendere il suo ventaglio. Non lo trovò e andò nel panico più totale. Michelle le si gettò addosso e inchiodò mani e gambe al palcoscenico e gridò:
“ Ora ci aiuterai cara! ” disse Michelle.
“ Dicci tutto. Quali sono gli elementi delle tue sorelle? ”
“ Non so nulla! Non so nulla! ” disse lei singhiozzando.
“ Sappiamo che tu sai! ”
E scoppiò in lacrime. Ci confessò tutto. Taysia era la Regina dell’Acqua, Crystal del Fuoco, Demetra delle tenebre e poi accennò qualcosa su una Marlena.
“ Chi è Marlena? ”
“ Nessuno lo sa. Vive nascosta con Taysia sotto il Castello di Stupinigi.
“ Elemento? ”
“ Psiche. ”
L’Oggetto di Taysia era un’alabarda, quello di Demetra una falce, quello di Crystal una Girandola e Marlena aveva un orologio da taschino.
Dopo questa rivelazione Michelle sparò un quinto chiodo in fronte alla Strega dell’aria.
“Bene! Un’altra in meno! ” Disse soddisfatta
Bruciammo la salma e gettammo del sale sulle ceneri. Uscimmo dal teatro e ci trovammo davanti ad una Piazza Castello completamente imbiancata dalla nevicata notturna. Erano le 5 e tornammo a casa nel mistico silenzio delle neviacata, chiedendoci chi fosse questa Marlena, di cui la nonna non aveva accennato nulla.
Parte 5:
Dopo il confronto con Samantha, ci prendemmo una pausa. Era Natale e Michelle e Sonya tornarono a casa per festeggiare con i parenti. Io e la nonna festeggiammo da sole. Ci ritrovammo il 12 Gennaio. Decidemmo che il nostro prossimo attacco sarebbe stato alla Palazzina di Stupinigi, rifugio di Taysia e Marlena. Questa era la residenza estiva dei Savoia, che si recavano a Stupinigi e cacciavano negli immensi prati circostanti. Ci preparammo psicologicamente alla sfida. La nonna non sapeva nulla di questa Marlena. Né gli appunti di Christina, né quelli di Helena ne parlavano. Sapevamo solamente che era la Strega della Psiche e che viveva con Taysia nella Palazzina. Anche questa volta, andavamo alla battaglia con poche informazioni. Taysia era la 4° strega in ordine di importanza. Al secondo posto c’era un scarabocchio, ma la prima lettera di quel nome scarabocchiato era una M, quindi Marlena doveva essere la 2° strega in ordine di importanza. Era ormai febbraio e dovevamo muoverci, mancavano quattro streghe e tre mesi prima del loro letargo estivo. Ci avviammo verso la Palazzina. Erano le tre di notte, nessuno per strada, la nebbia ovunque. Attraversammo il giardino. C’erano due guardie armate all’ingresso. Lanciammo una pietra contro una finestra e loro, preoccupati, entrarono nella Palazzina lasciandoci la via sgombra. Le due streghe abitavano nelle cantine, bisognava entrare nella cucina per giungere alle cantine. Rompemmo un’altra finestra, entrammo. Eravamo nel salotto Regale. Accanto a noi c’era proprio la cucina. Aprimmo la botola per le cantine. Entrate trovammo un muro di fronte a noi. Sotto di noi invece, quattro altre botole, che si aprirono di scatto facendoci cadere in tre botole diverse. Ci avevano diviso. Sonya capito in una stanza completamente bianca e imbottita ovunque. In un angolo, un lettino minuscolo e sopra una bambina, forse un’adolescente. Era ravviluppata in una copertina bianca e dormiva. Rimase li a guardare. Michelle, invece, finì in una stanza arredata come un salotto; al fondo un enorme forno. Davanti al forno, una poltrona, girata verso le fiamme. Seduta sulla poltrona, c’era una persona. Michelle si avvicinò per vedere chi fosse. Quanto a me, ero finita in un stanza vuota, c’era solo un grosso tubo da dove usciva un rivolo d’acqua. C’era un foglietto per terra. Citava:
“ Le tue amiche sono nostre.
Taysia contro Michelle.
Marlena contro Sonya.
Prega per loro mentre vieni sommersa. ”
Rabbrividii. Perché sommersa? Poi guardai il tubo. Dal tubo usciva un flusso continuo d’acqua. Cominciai ad andare in panico.
Michelle arrivò alla poltrona e fu investita da una vampata di calore. La donna seduta sulla poltrona si alzò e si avvicinò. Era una bellissima donna orientale. Era Taysia, la Regina del fuoco, dai palmi delle mani uscivano delle fiammelle, come fossero degli accendini.
Sonya si avvicinò al lettino e trovò una ragazza bionda con i capelli lunghissimi. La ragazza si svegliò e si levò in volo. Aveva un vestito con delle maniche che toccavano per terra. Disse sussurrando:
“ Eccoti, finalmente. Ti farò un test. Devi rispondere giusto a tutte le domande. Sono dieci. Ad ogni domanda sbagliata, subirai un attacco che deciderò in quel momento. Ad ogni domanda giusta, sarò io a subire l’attacco. Puoi fare 4 errori prima che io sferri il colpo di grazia. Sei Pronta? ”
“No! Non parteciperò a questo stupido test! ”
“Non era un invito. Era un ordine. E se non rispondi, lo conterò come errore. Mi puoi sconfiggere solamente se finisci il test. ”
“ In queste condizioni…accetto. ”
Michelle tirò fuori la mazza chiodata e colpì Taysia che finì contro il muro. Quella si rialzò, pulendosi solo il vestito e ridacchiando.
“ Mi puoi sconfiggere solo con l’acqua. Ma qui non ne troverai neanche un goccio. ”
Faceva caldissimo nella stanza, forse 40° gradi. Michelle era accaldata, affannata, distrutta, mentre la sua avversaria danzava tra le fiamme leggiadra.
Io ero quasi immersa fino al bacino mentre cercavo un via di uscita. Trovai una pietra. Provai a metterla dentro il tubo per fermare il getto. Ci riuscii. Cominciai a studiare la stanza, a cercare qualche anfratto nascosto. Niente! Cercai per terra e trovai una botola nascosta. Sotto c’erano delle voci.
“ Prima domanda. Quanto fa 20938161+36297118? Hai 10 secondi. ”
“ Facile. 38335279! ”
“ I miei complimenti. ” Disse la strega, che ricevette un fendente di spada nella gamba sinistro, che la attaccò al muro. “ Seconda domanda. Qual è la capitale del Timor Est? ”
“Dili. ” La strega era visibilmente innervosita e subì un altro fendente al braccio sinistro. Penzolava maldestramente verso sinistra.
Michelle stava soffocando. Si spogliò dai vestiti invernali. Rimase in reggiseno e mutande.
Taysia, ridendo, le girava intorno e la colpiva ripetutamente. Svenne dopo pochi minuti.
Tirai con tutta la mia forza e riuscii ad aprire la botola. L’acqua scese giù come un fiume in piena. Sotto vide Michelle stesa per terra che veniva sommersa. Si risvegliò bruscamente. Taysia investita dall’acqua strillava implorando pietà. Presi il tubo e glielo gettai in faccia. La strega morì dopo pochi secondi. Invece di bruciare la salma, questa volta la immergemmo nell’acqua e la cospargemmo di sale.
Ci mancavano tre streghe soltanto. Spiegai la situazione a Michelle. Chissà Sonya come se la stava cavando.
Sonya aveva sbagliato la terza domanda. Finendo anche lei colpita alla gamba sinistra.
“Quarta domanda. Quanti cromosomi ha una persona affetta dalla sindrome di Down? ”
“Uno in più” E la strega ricevette un altro colpo al braccio destro.
Sonya sbagliò la 5° e la 6° domanda e si trovò conficcata come la strega.
Mancavano 4 domande. Poteva sbagliare ancora una volta.
“Settima domanda. Quante città ci sono in Italia? Più di 50000 o meno? ”
“ Più…” Fortunatamente indovinò e la strega venne conficcata per la quarta volta.
“ Ottava domanda. Quanti tipi di pesce ci sono nel mare? ”
“ 802? ” Disse lei.
“Sbagliato. ” E Sonya venne conficcata per la quarta volta. Aveva braccia e gambe K. O.
Michelle e Io ci dirigevamo tra le stanze senza trovare né Sonya né Marlena. C’era una porta chiusa a chiave dove non avevano controllato. Sulla porta c’era scritto che la chiave era nei paraggi. Controllammo ovunque, quando ci accorgemmo che da dietro la porta Sonya piangeva e urlava dal dolore. Sfondammo la porta.
Purtroppo Sonya aveva sbagliato la nona domanda e una spada le si conficcò in mezzo ai suoi splendidi occhi proprio mentre varcammo la soglia della stanza dove era stata rinchiusa.
Michelle corse piangendo verso la strega urlando:
“ Stronza! La pagherai! ” Venne respinta da una forza invisibile e la strega replicò:
“ Ha accettato la mia sfida, e come vedi, anche io ho pagato…”
“ Me ne sbatto altamente. ” Lanciai un freccia che la beccò in pieno petto. Il veleno dei miei dardi fece effetto subito e la strega morì in pochi secondi. Facemmo il solito rituale del sale e staccammo il corpo di Sonya dalla parete e ci inoltrammo in cerca dell’uscita.
Dopo ore e ore di ricerca trovammo l’uscita e piangemmo tornammo a casa. La nonna anche questa volta sapeva tutto. Ci accolse singhiozzando. Chiamammo subito i genitori di Sonya. Il funerale fu straziante, c’era anche la povera Jenny, ridotta ad un vegetale, che però ci riconobbe e capì della morte di Sonya. Eravamo rimaste in due. E mancavano ancora due streghe. Giunte a casa, la nonna ci annunciò che ci avrebbe aiutato nella nostra prossima battaglia. Vendetta era la parola di base nel nostro allenamento quotidiano.
Parte 6:
Era marzo ormai, io e Michelle eravamo esauste. Avevamo visto troppo. La nonna ci incoraggiava dicendoci che mancavano solo due streghe. Erano la 6°, Crystal e la 1°, Demetra. Naturalmente decidemmo di andare ad affrontare Crystal, non eravamo ancora pronti per scontrarci con la Regina delle Regine. Crystal, la Regina dell’Acqua, sarebbe stata la nostra prossima pedina da mangiare. Risiedeva al museo Egizio, non sarebbe stato facile trovarla. Nello stesso edificio del museo Egizio c’è anche la Galleria Sabauda, dove sono raccolte tutti i quadri, opere conquistate o volute dai Savoia. La strega poteva nascondersi in entrambi gli edifici, rendendo la nostre ricerca difficilissima.
Fortunatamente, la nonna conosceva molto bene il Museo Egizio, grazie al suo passato di Storica e Ricercatrice per il dipartimento di Archeologia di Torino. Ci avviammo verso il Museo. Era una bella notte serena, e la luce della luna piena illuminava la nostra magica città, così conosciuta ma anche così segreta, con i suoi mille misteri. Arrivate al Museo trovammo la porta sigillata, la nonna ci disse:
“ Tenetevi strette a me mie care. ”
“ Perché nonna? ” chiesi io turbata.
“Ora vedrai” mi rassicurò. La stringemmo forte. In tre secondi eravamo dall’altra parte del cancello.
“ Oh cazzo! Come hai fatto? ” chiese Michelle stupita.
“Magia mia cara, potete riuscirci anche voi se avrete la consapevolezza di riuscirci. Su ora! Bando alle ciance! ”
“ Ci avviammo. Era tutto così terrificante al buio, io l’avevo visitato quando avevo 6 anni, di giorno. Entrammo nella sala principale. C’erano quattro mummie conservate perfettamente. Tre erano poste al centro della stanza, tre sacerdotesse sorelle; l’altra era di un bambino ed era posta sul lato destro della stanza. All’improvviso, si levarono in aria quattro gocce dal pavimento, che ridiedero vita alle mummie millenarie. C’era qualcosa sotto i sarcofagi delle tre sorelle. Ruppi il vetro. Era un passaggio segreto. Trascinai Michelle che già era andata in escandescenze alla vista delle mummie e aveva voglia di farle a pezzi. La nonna ci seguì e cominciò a correre. Dietro di lei le quattro mummie correvano come forsennate.
Entrammo in un edificio sottostante al Museo. C’era una pianta del posto. Era una piramide rovesciata.
“ Ho passato la mia vita qui dentro, ma non avevo mai visto nulla del genere! ” disse la nonna. Al centro della piramide, che era un enorme labirinto, c’era una goccia d’acqua. Li c’era Crystal. Prendendo spunto dalla storia del Labirinto di Creta, la nonna si tolse il maglione e cominciò a scucirlo, per creare un filo per segnare la strada.
“ Mi dispiace solamente perché ho impiegato quasi tre anni a finirlo. ” Disse la nonna sospirando. Dovevamo ancora distruggere le quattro mummie. La nonna disse che avremmo dovuto continuare che tanto con tutte le trappole che ci sarebbero state li dentro le mummie sarebbero morte sicuramente.
Proseguimmo noncuranti delle mummie. Prendemmo un corridoio lunghissimo. Era molto buio Michelle prese la torcia e fece strade. All’ improvviso partirono frecce da destra e sinistra ma Michelle grazie alla sua agilità, scavalcò l’ostacolo e premette un pulsante per disattivare la trappola. Passammo il lungo corridoio. Mancava poco; lo sentivamo, sentivamo l’acqua scorrere. Non ci accorgemmo dell’enorme palla di pietra che si dirigeva verso di noi. Ci attaccammo al muro che girò su se stesso, facendoci entrare in un’altra stanza. Era minuscola, Buia, tetra. Sentivamo strisciare qualcosa. Michelle accese la torcia. Era un enorme cobra e si dirigeva verso di noi.
“Dove vuoi andare stronzetto? ” Disse Michelle crivellandolo di colpi. Il serpente non sembrò curarsene e continuò la sua lenta avanzata.
Provai a lanciargli una freccia, ma non lo scalfì neanche.
Allora la nonna provò con un incantesimo, ma anche questa volta, nulla. Ci schiacciammo di nuovo contro il muro, che si rigirò e ritornammo nel corridoio.
Continuammo negli infiniti corridoi. Il filo della mamma di nonna stava finendo. L’acqua ci arrivava alle caviglie. All’improvviso si aprì un’ enorme voragine nel pavimento. Era un enorme imbuto. Noi rimanemmo sul ciglio dell’enorme buco cercando di non scivolarci dentro. Dopo pochi minuti si richiuse. Passammo velocemente temendo un’imminente riapertura. Era finito il corridoio e sul muro c’era un’ enorme goccia. Ci attaccammo al muro e questo si girò. Entrammo in una stanza con un soffitto altissimo. In fondo, al buio, seduta per terra in una pozzanghera, Crystal, la regina dell’Acqua. Si alzò. Era identica al busto di Nefertiti. Era bellissima. Troppo bella per essere vera; era di una bellezza proibita, non concessa agli umani.
“ Benvenute. Avrete notato che stanotte la luna splende nel cielo, non è vero? ”
“ Già. E allora? ”
“ Bene, voi sapete che influenza ha la luna sui flussi marini no? ”
“ L’alta marea…” disse la nonna.
“ Esatto” Si levò un’ enorme onda che ci investì completamente. L’acqua continuava a salire e poi scese drasticamente, facendoci cadere per terra sul duro granito.
“Non potete niente contro di me. Finchè c’è la luna, avrò potenza. ” Disse regalmente Crystal.
Un’altra ondata ci colpì. Non era tanto il fatto dell’acqua alta, erano le cadute quando la Regina ritirava l’acqua e la potenza delle correnti. La nonna ci sussurrò qualcosa. Ci disse di distrarre la Regina. Michelle non se lo fece ripetere due volte, le si avventò addosso.
Anche io le andai in contro e ci facemmo colpire dalla Regina.
La nonna pronunciò qualcosa in latino, alzò le mani al cielo e chiuse gli occhi.
La strega se ne accorse e urlò. Cercò di fermare la nonna ma Michelle la colpì in pancia e lei cadde per terra senza fiato.
La nonna urlò; “ Nuvio. ” E la strega stramazzò al suolo. La nonna aveva coperto la luna con le nuvole. La strega era K. O. mancava solo il colpo di grazia. Presi la balestra, ma la nonna mi fermò dicendoci che avrebbe fatto lei. Le spezzò le mani e le sussurrò alle orecchie: “Petras” La strega divenne di pietra. La nonna poi diede un colpetto nella schiena e la strega si sgretolò in mille pezzi.
“ Cacchio sorella! Bel colpo” Disse Michelle e diede il cinque alla nonna.
“Usciamo di qui ragazze. ” Disse la nonna, che appiccò fuoco alla stanza. Grazie al filo trovammo l’uscita facilmente, ma trovammo le mummie ancora li ad aspettarci. La nonna pietrificò anche loro e le riportò nelle loro teche millenarie. Poi, ad un tratto sussurrò:
“ Recreas. ” I frantumi dei vetri delle teche delle mummie si ricomposero come fossero appena stati applicati. Tornammo a casa fiere del lavoro fatto. La nonna si complimentò e ci confessò che senza di noi non ce l’avrebbe fatta. Mancava ancora una strega. Era Marzo. La vicenda stava per concludersi e la mia vendetta stava per avere luogo. La carica era enorme. Non vedevamo l’ora di affrontare Demetra, la Regina del Buio. Cominciammo subito l’allenamento. Nessuno poteva fermarci.
Parte 7:
La primavera aveva preso il posto dell’inverno, il sole aveva preso il posto delle nuvole e l’arie fresca aveva preso il posto al freddo gelido. Eravamo più serene. Potevamo finalmente esercitare tutta la nostra vendetta sull’ultima strega, Demetra, la Regina delle Tenebre. Abitava in uno dei più misteriosi, se non il più misterioso di tutti, luogo di Torino; I sotterranei del Cottolengo. Leggende metropolitane narrano che nei sotterranei di questo edificio, siano rinchiusi mostri deformi, bruttissimi, aggressivi, spaventosi, e che le suore e i frati se ne prendano cura all’oscuro dell’umanità. Nessuno sa. Per molti sono solo parole al vento, per altri verità spaventose. Neanche questo macabro particolare riuscì a fermarci per sconfiggere il male. Eravamo ad un passo dalla vittoria. Avevamo però di fronte la più forte e importante tra le regine. Ci addestrammo a combattere al buio, pensando che la Regina vivesse nel nero più totale. Era il 24 Aprile, e mancavano solo 6 giorni prima del raduno fatidico. Decidemmo di attaccare il 25 Aprile, approfittando del giorno di Festa Nazionale. Non potevamo sbagliare, avevamo pochissimo tempo.
Partimmo a Mezzanotte da casa e arrivammo al Cottolengo mezz’oretta più tardi. Sembrava un edificio come un altro. Niente di oscuro, niente di strano.
Entrammo. Nessuno ci sbarrò la strada. Le due suore di guardia dormivano saporitamente.
Alla nonna venne un’idea ingegnosa. Ci disse di rubare alle suore i vestiti e di vestirci da suore. Michelle sembrava contrariata, ma accettò. Poi la nonna ci chiese di truccarla in modo da farla sembrare una deforme. Finito il trucco avanzammo verso i corridoi del Cottolengo. Non avevamo idea di dove fosse l’accesso per i sotterranei. Incontrammo un giovane e bellissimo volontario a cui chiedemmo dove fossero i sotterranei. Non ne sapeva nulla. Ci imbattemmo poi in un frate a cui ponemmo la stessa domanda. Questo ci guardò storto e noi, mostrandogli la nonna e dicendogli di essere nuove del posto, ci indicò la via.
“Un’altra botola! Non è possibile! ” sussurrò Michelle. Ci scappò una risatina nervosa per scacciare lo stress. Entrammo nei sotterranei, il frate ci disse che se avessimo voluto uscire, avremmo dovuto battere 7 volte sulla botola. Sette. Il sette era ovunque. C’erano sette gradini per scendere. Sette porte a destra e sette a sinistra. Incredibile.
Guardammo nelle celle. Assistemmo ad uno spettacolo agghiacciante. Nella parte sinistra c’erano rinchiusi si, i poveri deformi, tristi e soli, ma nella parte destra vedemmo qualcosa di incredibile. Le suore, in una cella facevano sesso tra loro. Nell’altra i frati idem. Nelle altre 5, per i più perversi le suore e i frati fustigavano i malati. Fu uno spettacolo raccapricciante. Un giovane frate, muscoloso e molto bello. Si girò e fissò. Chiamò i suoi fratelli e sorelle. “ Guardate! Abbiamo delle novelle! Venite con noi! Provate il peccato in tutte le sue forme! ”
“MAI! ” urlai io e gli sparai un freccia in fronte. Il religioso, se così si può chiamare. Stramazzò al suolo. Gli altri cominciarono a piangere e chiamarono all’unisono:
“TENEBRUS! TENEBRUS! TENEBRUS! ” e all’improvviso tutte le luci si spensero. Sentimmo urla strazianti. Dopo pochi secondi si riaccesero le luci. Con nostro grande terrore, le celle a sinistra si erano aperte tutte. Ne stavano uscendo i peggiori scherzi della natura.
La nonna urlò “Petras! ”, ma il suo incantesimo venne respinto pietrificando Michelle.
La nonna disperata le toccò la fronte e disse: “ Retornas! ” e la ragazza rinvenne e si trovò di fronte ad una donna con due teste. Prese la mazza chiodata e la decapitò.
La nonna cambiò tattica. Decise di congelare la faccia di un mostro. Ci riuscì. La prese e la schiacciò con forza contro il muro, sbriciolandola in mille pezzi.
Io avevo intanto ucciso tre mostri con i dardi. Michelle aveva crivellato di colpi il ventre di un ragazzo con 5 occhi. La nonna uccise l’ultimo mostro; era una donna con sei braccia e quattro gambe, la testa girata al contrario e gli occhi stralunati. Sembrava la dea Calì in versione Horror. La nonna sussurrò: “ Amputas” e di colpo, tutti gli arti caddero. Il mostro non perse sangue, non sbraitava. Sembrava solo impotente. Stava andando in panico. La nonna la sorpassò dicendoci di muoverci. Le suore e i frati, che intanto avevano assistito alla scena, chiedevano pietà e volevano uscire. La nonna li lasciò li. C’erano altre sette rampe di scale con sette scalini ognuna che portavano sempre più in basso. Man mano che scendevamo sentivamo e vedevamo suore e frati che trucidavano i mostri. Era tutto vero. Sotto il Cottolengo, accadevano fatti terribili. Mi sembrava strano che suore e frati fossero così crudeli. La nonna mi fece notare che in fronte avevano un diadema. Un rombo nero con dentro un occhio viola decisamente spaventoso. Sembrava che avessero ucciso le suore e i frati del luogo per poi rimpiazzarli e giocare con i pazienti e servire la Signora delle Tenebre. Continuammo la nostra discesa. Ogni tanto, incontravamo qualche frate o suore che ci guardavano con sguardo ammiccante. Era tutto così strano. Così perverso. Arrivammo in un altro corridoio. Di nuovo sette porte a destra e sette a sinistra. Anche qui scese il buio e anche qui uscirono quattordici mostri assassini. Michelle decise di prendere le pistole e fece saltare il cranio a tre mostri. Io ne avvelenai cinque. La nonna ne pietrificò e distrusse sei. Anche questo ostacolo era stato superato. Altri sette scalini per scendere ancora di più nell’oscurità. Ora c’era un corridoio lunghissimo e buio. Nessun rumore. Solo i nostri passi, il battito del nostro cuore. Se qualcosa fosse apparse in quel momento saremmo morte di crepacuore. Il corridoio era lungo quasi due chilometri. Giungemmo alla fine e vi trovammo una cella buia. Michelle la illuminò. Qualcuno urlò come fosse bruciato. Sentivamo qualcosa friggere. Non avevamo avuto il tempo di vedere cosa fosse. Michelle ispezionò la cella con la torcia, ma nulla. Poi in un angolino vedemmo due occhi viola che ci guardavano furiosi. Si avvicinavano sempre di più. Michelle puntò la torcia contro gli occhi e vedemmo una donna che si contorceva e la sua pelle diventava grigia al contatto con la luce. Era Demetra. Era facile ucciderla. Bastava puntarle la torcia contro e questa delirava in preda al dolore. Da dietro sentimmo dei passi. Erano due mostri. Una donna con le dita lunghissime e appuntite e le gambe storte e un uomo che aveva le braccia e le gambe invertite. Erano stati chiamati dalla strega. Uccidemmo l’uomo decapitandolo. La donna furiosa ci tirò un’unghiata che mi ferì gravemente. Avevo un braccio tagliato in tre parti e perdevo molto sangue. Non avevo la forza di piangere. Michelle tagliò una mano alla donna e la nonna la guardò negli occhi e le disse:
“ COLPUS INFLICTA! ” e il mostro cominciò a farsi a brandelli con la mano che le rimaneva.
Ora potevamo dedicarci a Demetra. Michelle la illuminava mentre la nonna mi guariva il braccio. La strega aveva chiamato altri servitori. Io e la nonna li sterminammo, fecondo una carneficina. Arrivavano ondata di 70 mostri alla volta. Ancora un volta il 7. La nonna li pietrificava mentre io li davo il colpo di grazia. C’erano anche dei bambini.
Dovevamo sterminarli, anche se loro non c’entravano nulla. Piangevo. Michelle intanto illuminava la strega che stava per morire. La Regina era in fin di vita. Michelle prese una delle mie frecce e diede fuoco al dardo. Dopodichè prese la mira e conficcò la strega in pieno petto. Questa bruciò strillando. Insieme a lei si scioglievano come burro i suoi servitori. I mostri, ahimé, anche loro si sciolsero. Avevamo finito. Avevamo sconfitto le 7 Regine. Ce l’avevamo fatta. Incredibile. Ci abbracciammo felici. Scappammo da quel luogo infernale. Ci girammo, all’uscita e guardammo il numero civico dell’ospedale. 7. Tanto per cambiare. Tornammo a casa. Facemmo una festa enorme. Tre giorni dopo andai al cimitero con la nonna. Posai sulla tomba dei miei genitori 7 rose rosse, colore della vendetta. Li avevo vendicati. Io e Michelle aprimmo una scuola di magia bianca e difesa contro le streghe nere. La nonna morì 10 anni dopo. Io mi sposai e ebbi tre figli. Due femmine, Melissa e Angelika e un maschio, Devon. Anche Michelle si sposò ed ebbe una figlia, la chiamò Regina, in onore delle battaglie che aveva affrontato contro le Sette Regine. Questa è la mia storia. Può sembrare strana ma p ciò che mi è capitato. Spero di non avervi annoiato.
12345678910111213141516171819202122