Finalmente anch’io ho la mia Rivoluzione.
Se permettete la più eclatante.
Ho costituito un tribunale severissimo, inflessibile.
Il Tribunale, dopo attento esame ha deliberato senza appello la condanna alla fucilazione
del tiranno estremo.
Morte alla Morte!
La poverina c’è rimasta male, ha cercato di corromperci con delle brioches, inutilmente; ci ha minacciato, poco importa noi la nostra condanna la conosciamo sin dalla nascita; ha implorato e così si è coperta di ridicolo. Si è appellata al buon senso e noi abbiamo ribadito che quello avevamo usato. In preda ad una crisi profonda si è rifugiata nella filosofia, in verità era partita con l’idea di scrivere un memoriale, ma si è subito resa conto della lughezza inimaginabile e della noia che avrebbe prodotto nei lettori.
Siamo stati sempre umani con lei, con l’ultimo pasto, non chiedetemi cosa ha voluto! (Bleha!), le abbiamo fornito lucida ossa e olio per le giunture, soffre d’attrite.
Ora siamo nel piazzale arredato con un solo palo.
Viene legata a quello.
Mi avvicino con la benda, che rifiuta con ovvia ironia, le offro una sigaretta che stranamente accetta, le chiedo quale è il suo ultimo desiderio ci pensa un attimo:
“Vorrei apparire come Matha Hari! ”
Lo dice con una voce che passa dal cavernoso al femminile.
Acconsento.
Accendo la sigaretta tra le bellissime labbra da bajadera.
Mi affianco al plotone di esecuzione, alzo la sciabola.
“Pronti! Mirate! Fuoco! ”
Passerà un’eternità prima che le palle di piombo giungano al bersaglio.
Morte al Tiranno!