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Il Ciondolo
Sono strade livide, cammini tormentati...
La vita di ognuno li percorre, ruffiana al desiderio di felicità.
Un passo, seguito da un altro, e poi un altro ancora, all'infinito, con la testa bassa
per il timore di capire quanto lontano sia lo scopo...
per la paura di sapere che potrebbe essere impossibile raggiungerlo.
Mi fermai...
Guardando la mandria che mi scorreva accanto, mi chiesi:
"Ma dove sto andando? Cosa stanno cercando tutti?"...
Una vecchia signora si fermò con me e mi accarezzò i capelli,
poi passò la sua mano sotto il mio mento e mi guardò negli occhi.
Non disse niente.
Aveva il viso scavato da profonde rughe, i capelli ormai completamente bianchi e al collo un ciondolo... un mezzo cuore.
Mi venne naturale porgerle il braccio per darle un appoggio.
Lei, afferrandolo, mi sorrise gentilmente e disse:
"Figliolo, dov'è mio marito?
È parito tanti anni fa... e da allora non l'ho più rivisto.
Guarda... guarda... questa è l'ultima lettera che mi ha scritto,
ma io non so leggere... e non ho più una figlia che possa farlo per me...
è scappata di casa con un uomo che non aveva più voglia di prendersi cura di questo mio corpo malato...
Saresti così cortese da..."...
Senza farle finire la frase, presi la lettera e la aprii...
La prima riga... poi la seconda... e la terza. Ma pronunciandole solo nella mia mente.
Guardai nuovamente quella vecchia signora...
era talmente ricurva su se stessa che sembrava stesse portando sulle spalle tutto il peso dell'indifferenza di questi nostri giorni.
Aveva l'espressione di una bambina che rimane a bocca aperta appoggiata al lavandino, osservando il suo papà mentre si rade,
impaziente che finisca per potergli baciare le liscie guance profumate di mentolo.
Aspettava in questo modo, la vecchia signora, che dalle mie labbra uscissero le parole di suo marito.
Una lacrima allora segnò il mio viso. Ma l'asciugai subito, prima che lei potesse accorgersene.
La lettera era una missiva del Ministero della Difesa per la signora Diana S.:tre righe per comunicare la morte del suo consorte.
Così, cominciai a leggere.
"Cara Diana, come stai? Spero bene...
Ho poco tempo per scrivere... in questi giorni al fronte la vita è diventata molto difficile, e la carta e l'inchiostro sono diventati un bene molto prezioso... I soldati arrivano ad uccidersi tra loro pur di riuscire a comunicare con i propri familiari... Presto comunque tutto finirà... Ti aspetto al fronte..."...
Ma cosa diavolo mi ero inventato??? Sollevai lo sguardo da quel foglio di carta e... rimasi stupito.
Nonostante l'assurdità delle parole che avevo pronunciato, Diana era felice e sorridente... cominciò a piangere di gioia...
"Figliolo, dov'è il fronte? Come ci si arriva?... Potresti accompagnarmi?... Ti pagherò!"... e si inginocchiò ai miei piedi.
Non riuscii ad essere sincero, e a dirle la verità... La feci alzare delicatamente, e le risposi.
"Diana... non devi pagarmi, sarà un piacere per me portarti da tuo marito..."
Il suo sorriso divenne felicità incontenibile... strinse in una mano il ciondolo che portava al collo, e con l'altra mi accarezzò nuovamente i capelli.
"Andiamo..."...
A quel punto ricominciai a seguire la mandria di persone che avevo abbandonato poco prima... con Diana.
"Figliolo, hai finalmente capito dove stavi andando e cosa stanno cercando tutti?".
Guardandomi attorno mi accorsi che tutti portavano al collo quel ciondolo... quel mezzo cuore. Io pure. Solo in quel momento compresi appieno, e così risposi semplicemente:
"Si, ho capito...".
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0 recensioni:
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- Matteo, ti ringrazio molto per il commento e per i complimenti!
- Perchè mai un lavoro di così esimia fatta non viene commentata ed elogiata? Lasciamo perdere la mia totale avversione per le frasi lasciate a metà coi puntini ("..." che rendono la frase sospesa e priva di significato, tranne rari casi esemplari, l'idea portata avanti è semplicemente splendida. Ottimo gioco psicologico e introspettivo.
Che dire? Complimenti!