Scrivo queste righe, che mi sorgono dal cuore, in questo bellissimo sito, con la certezza che Sabrina non le leggerà mai (non credo neppure che sappia della sua esistenza e tanto meno che io ci scriva in esso), ma lascio questa testimonianza a futura memoria e a beneficio di tutti coloro che avranno la pazienza di leggere queste modeste parole, che tuttavia sono impregnate di un affetto che non credevo di poter più provare.
Potrei iniziare a parlare del rancore che ho provato (e che a ben vedere provo ancora) per Sabrina, per le ferite profonde che ha inferto al mio animo, ai miei sentimenti. Ma sarebbe come iniziare un racconto dalla frase "e tutti vissero felici e contenti". Sarebbe un'operazione inutile, sterile, fine a se stessa.
Voglio invece parlare della delusione provata sul fatto di come l'egoismo umano non riesca a far vedere le cose come stanno, come non si riesca a capire quali sono i sentimenti di chi ti sta davanti, di colui che pensi di conoscere e supponi di poter giudicare. E tutto quanto è intriso da falsità e menzogne. Quando si crede di essere più forti dell'altro, quando si pensa di poterci muovere autonomamente con le nostre gambe, bisogna sempre ricordarsi di quando non era così, di quando avevamo bisogno dell'altra persona per non incespicare o addirittura per non precipitare. Quando dicevi "ti voglio tanto bene" e non erano solo parole gettate al vento o vuote ipocrisie, ma ci credevi veramente e sapevi di poter contare su di me.
E quando sei "vincitore", invece, diventi cattiva, egoista, vuoi vendicarti. Di cosa poi? Dell'affetto che l'altro prova per te?
Come dicevo, c'è rimasto solo il senso di delusione, perché hai pensato di avere di fronte una persona che quando fosse stato il tuo turno di avere bisogno di aiuto, si sarebbe dimostrata generosa e ti sarebbe stata vicino a qualunque costo anche di fronte al mio pianto, al mio dolore, alla mia tristezza.
Perché è questa l'amicizia, quella che - anche sotto altre spoglie - ho sempre cercato di dimostrarti io, standoti vicino nei momenti più tristi, nei momenti più duri, nei momenti in cui non avevi più nulla in cui sperare.
Io me li ricordo tutti quei momenti, e tu?
E un'altra delusione ho provato cocente, quella che tu non abbia avuto quel minimo di fiducia nell'affetto che ho sempre provato per te, che anche dopo un momento difficile mi avrebbe riavvicinato e mi avrebbe fatto dimenticare tutto.
Che poi - alla fine - è quello stesso affetto che mi spinge a scrivere questa testimonianza che non leggerai mai. Ma che ho voluto lasciare non per una qualche forma di ipocrisia, ma perché queste parole mi sgorgano dal cuore da sole, senza che io possa fare niente per frenarle o per cambiarle.
La realtà è ben diversa: non ci vedremo mai più, non ci parleremo mai più (e questo servirà anche per evitare di insultarci), farò in modo di cancellarti per sempre dalla mia vita e dai miei ricordi (ma come farò con la mia anima?), torneremo ad essere due sconosciuti. Questa è la fine che accade a tante cose della vita (forse a tutte) e l'amicizia e l'affetto non fanno eccezione.
Metto il tappo a questa bottiglia telematica e la lancio nel grande mare di internet, senza nessuna aspettativa né speranza.
Anche perché quale sarebbe la vera speranza? Sinceramente non lo so. Anche perché non saprei più che Sabrina avrei davanti, se quella dolce che conoscevo io, fragile e indifesa, o quella sprezzante, arrogante e cattiva che mi è apparsa alla fine. La prima è quella che amo, la seconda è quella che odio.
Vai fragile bottiglia, naviga tra queste infinite onde e porta con te il mio segreto, il mio cruccio, la mia delusione. Sarà la muta testimonianza dell'amore provato per una persona... da dimenticare.