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The Clock; The Beginning of a curse
In quel giovedì mattina di settembre la brezza autunnale spirava e rendeva l'atmosfera rilassata. Mark camminava solo nel parco di fronte a casa sua. Nulla lo turbava. Si accese una sigaretta e si avviò per il lavoro. Scese le scale che lo avrebbero portato tra la ressa e tra i binari. La metropolitana era una città a parte. Ci trovavi chiunque, qualunque cosa. A Mark non piaceva molto; se non altro era veramente veloce e si evitavano gli ingorghi cittadini. Entrò nel mezzo che portava a Fulham. Si sedette in un sedile qualunque. Accanto aveva un uomo magrissimo, con gli occhi fuori dalle orbite. Tremava, aveva i vestiti laceri, e piangeva. Faceva davvero pena. Quando la carrozza si fermò, l'uomo si alzò di scatto, lasciando sul sedile un orologio d'oro zecchino. Davvero bellissimo. Mark urlò: "Signore! Signore! Il suo orol..." Non finì la frase perchè tanto l'uomo era ià sparito. Decise di tenerselo. In fondo, nessuno aveva assistito alla scena. Arrivò a lavoro. Nascose il suo nuovo orologio nella ventiquattrore e cominciò a dedicarsi alle mansioni lavorative. Quel giorno non aveva un granchè da fare, e per le 17, fu di ritorno a casa. Quello di Mark era un bel loft che dava sul Tamigi. Glielo invidiavano in molti. Grandi vetrate lucide, cucina di un blu laccato molto elegante, salotto esotico con enormi divani panna, due bagni luminosi con tutti i comfort e due camere da letto. Una delle due camere serviva da sgabuzzino; dato che Mark aveva solo qualche saltuaria relazione, una camera da letto bastava e avanzava. L'idea di avere una famiglia lo turbava. Si era quasi dimenticato dell'orologio. Accese la tivù e si mise un film. Si addormentò per mezz'ora e si svegliò alle 7. Decise di mettere su la cena. Preparò delle uova strapazzate. Non era male in cucina. Ad un tratto sentì un rumore. Poi nulla. Dopo un secondo altri due colpi. I suoi vicini non erano tipi da fare casino. Non ci fece caso. Mangiò di fretta la sua magra cena e si rimise sul divano per ricominciare a vedere da capo il film. Spense le luci e si gettò a peso morto sul divano. Poco dopo, nonostante l'alto volume del televisore, sentì un tonfo. Proveniva dallo sgabuzzino. Aveva lasciato la borsa lì. Non è che l'ometto tremante di quella mattina lo aveva seguito fino a casa per riprendersi l'orologio? No... Impossibile. Entrò nella stanza accendendo la luce. Vi trovò la sua valigetta rovesciata, e l'orologio a pochi centimetri di distanza. Lo prese e lo osservò per bene. Le lancette erano insolitamente strane. Mark guardò l'ora. Erano le 8. 03 p. m. L'orologio segnava si la stessa ora, ma con le lancette invertite. La lancetta dell'ora, segnava i minuti e viceversa. Mark girò l'orologio per cercare la marca dell'oggetto. Trovò una piccola incisione sul dorso. "KCOLC HTAED". Si trovava davanti ad uno specchio e vi si avvicinò per vedere se c''era una scritta al contrario. Era così " DEATH CLOCK". Non aveva mai sentito un marca del genere. Si alzò e guardò allo specchio. Guardò bene oltre il suo riflesso. Una sagoma nera, con due lame, una corta e una lunga lo afferrò sussurrando: " È la tua ora!" . Lo trascinò nell'oscurità del suo loft.
Parte 2:
Il capo di Mark, Eweline McLewish, era un'agiata trentenne fresca di matrimonio. Viveva in centro, in un attico da sogno. Mark era un lavoratore modello, sempre in anticipo, le sue pratiche erano la prime ad arrivare nell'ufficio del capo. Niente di insolito. In tre anni di lavoro nell'ufficio non era mancato neanche una volta. Anche se aveva la febbre a 40, Mark veniva a lavoro, a costo di essere obbligato a tornarsene a casa da Eweline. Quel venerdì era già in ritardo di un'ora. Eweline guardò l'orario. " Sarà stato male e sarà andato all'ospedale." disse sospirando sommessamente. Era anche un ottimo amante; con lui Eweline raggiungeva l'apice del piacere. Nessuno sapeva della loro relazione. Talvolta Eweline mentiva a suo marito, dicendo di avere importanti riunioni, pur di fare una scappatina da Mark e passare qualche ora con lui. Gli aveva dato il doppione delle sue chiavi di casa. Eweline approfittò della pausa pranzo per recarsi da Mark. Prese un Panino in un chiosco all'angolo e lo divorò lungo il tragitto. Al contrario del giorno precedente, quel venerdì Londra era bagnata da una leggera pioggerellina malinconica. Prese la sua Range Rover e in un quarto d'ora, grazie al poco traffico, raggiunse casa di Mark Holden. Parcheggiò la Suv nel parcheggio sottostante il grande palazzo alla moda. Entrò e prese l'ascensore. Dodicesimo piano. Era li che abitava il suo Mark. Entrò nel loft dell'amante sicura di non essere vista da occhi indiscreti, e richiuse velocemente. Entrata, trovò tutto normale. Si avventurò nella casa del suo dipendente. Un lieve odore di chiuso si percepiva qua e là; tra il bagno e il letto di Mark, trovò un orologio d'oro. C'era un bigliettino accanto. " Per la mia amata Ewe!". "Che dolce! Perchè non ho sposato lui?" dichiarò Eweline, dopo aver letto il bigliettino. Indossò l'accessorio. Le stava davvero bene. Guardò le lancette, magari erano sfasate e ancora da impostare. Guardò l'ora sul cellulare. L' 1. 42. Notò che l'orologio segnava la stessa ora, ma con le lancette invertite. Le scappò un sorriso. Ma Mark dov'era? "Tra poco più di mezz'ora devo tornare in ufficio... Uff.". Aprì la porta del bagno, sperando di trovarci l'amante. Lo trovò in effetti. Si portò le mani alla bocca. Non le usciva neanche un respiro. Lacrime di paura e dolore le scesero rapidamente lungo le truccate guance. Mark era stato spogliato e colpito ripetutamente da un coltello, o qualcosa di acuminato. La testa era infilata nel Wc, dove galleggiavano i suoi occhi, esportati dall'assassino. Eweline, in lacrime indietreggiò per prendere la borsa, quando fu presa alle spalle da un uomo incappucciato. Gridò, ma nessuno la sentì.
Tornando a casa, Daniel Patek, ingegnere, andò a comprare un mazzo di rose gialle per sua moglie, le sue preferite. Salì a due a due i gradini delle scale sino al ventiseiesimo piano, dove c'era il loro bellissimo attico. Si sentiva in forma quella sera, nonostante il faticoso ultimo giorno della settimana lavorativa. Era la serata adatta per provare a concepire il loro primo figlio. Sua moglie voleva una femmina, lui un maschio. Infilò le chaivi nella serratura, e aprì infine la porta. Trovò la moglie appesa al lampadario di casa, come un peluche, con l'intestino che scendeva fino al pavimento. Il cuore aperto. Affisso alla gamba, un pezzo di cartone con su scritto: " Arrivami fino al cuore, Baby", la frase che gli ripeteva Eweline ogni volta che lui le diceva ti amo. Il mazzo di rose rovinò a terra e si scompose. Daniel cadde in ginocchio e, portando le mani al volto, cominciò a piangere.
Finn O'Brady, un ragazzo di colore molto conosciuto nel suo quartiere, stava camminando con l'ipod nelle orecchie, quando camminando vide una cosa luccicare in lontananza. Si avvicinò repintinamente per vedere di che cosa si trattasse.
Parte 3:
Finn si avvicinò all'oggetto che brillava. Un orologio. Cavolo che fortuna! D'oro! Avrebbe raccimolato una bella sommetta rivendendolo... si sarebbe comprato le nuove AirMax versione 2. 0. Si infilò in tasca l'orologio e scappò freneticamente verso casa. Arrivato, corse in camera di sua sorella Sasha. " Sasha! Guarda che ho trovato!". "Spettacolare" commentò la sorella incredula. "Non dirlo a mamma che ci dirà subito di portarlo alla polizia!"Si raccomandò Finn, e andò in bagno. In quell'istante la mamma avvisò Sasha che stava uscendo per andare a fare la spesa, e la avvisò di guardare a che punto di cottura fosse la minestra, e di spegnere il gas se fosse stata pronta. La figlia annuì e si avvicinò al pentolone. Era davvero enorme. " Ci possono stare 3 gatti comodamente." Aveva commentato ironicamente la mamma quando l'aveva comprata. Sasha si era portata dietro il bell'orologio di Finn. Lo studiava e lo riguardava. Si accorse delle strane lancette. Si recò in salone per controllare l'ora su sky. Era identica, se non fosse stato che le lancette erano invertite. Chiamò Finn per avvisarlo della bizzarra coincidenza: " Finn! Guarda che ficat..." Qualcuno la bloccò e le tabbò la bocca. La piccola Sasha venne fatta immegere nella bollente minestra, stava morendo per le scottature. Urlava e si dimenava, ma Finn, con l'Ipod alle orecchie, non sentì nulla. La piccola Sasha rimase li senza vita, a cuocere con la minestrina per la sera. Finn era chiuso in bagno e leggeve Rolling Stones mentre nell'I-Pod il rapper di turno protestava contro la società. Vide qualcuno bussare alla porta del bagno. " Sasha cazzo! Lo sai che quando sono in bagno non voglio essere disturbato!" si lamentò il ragazzo, che notò che la sagoma era molto più alta di Sasha, e quel giorno sua sorella era vestita di Rosa, non di nero. "Mamma? Papà?" chiese Finn preoccupato. Aprì la porta e una lama gli trapassò la mascella. Finn cadde sanguinante nella vasca.
La Signora O'Brady stava tornando da fare la spesa al supermercato all'angolo. Pensava al suo programma preferito che sarebbe andato in onda poco dopo. Si sbrigò. Prese l'ascensore e arrivò al 5° piano, dove c'era il suo modesto appartamento. Entrò, posando le borse sul pianerottolo e portandone due alla volta in cucina. Che profumino che c'era! Sasha era stata davvero obbediente, aveva spento il gas al momento giusto. "Sasha! Finn! Dove siete?" Chiese la madre. "Saranno usciti" commentò. Mise a posto la spesa e si lasciò cadere sul divano, accendendo la tivù per vedere "Vita e Segreti", telenovelas di quart'ordine. Si immerse nel suo programma non accorgendosi, sino alle 8. 10 p. m. che i suoi bambini non erano ancora tornati. Per prima cosa andò a riaccendere il fuoco del minestrone, e notò che era scuro. Prese il cucchiaio di legno e girò, trovandoci qualcosa che lo intralciava. Preoccupata, sollevò l'oggetto, e urlando dal terrore, si accorse che era sua figlia Sasha. Urlò di dolore, abbracciando la sua bambina. Come diavolo era successo? Il piano cottura era troppo alto perchè Sasha avesse potuta arrampicarsi per caderci dentro. Appoggiò il corpo esanime della figlia sul divano, e la coprì con un lenzuolo bianco. Era stato Finn? No.. Si volevano un bene dell'anima quei due... Entrò in bagno, e vide un'altra terribile scena. La vasca colma di sangue fino all'orlo. Si gettò nell'acqua per togliere il tappo di scarico, ma toccò una gamba. Si diresse nell'altra direzione alla ricerca della testa. Sollevò il capo, e trovò suo figlio Finn, senza più la mascella e, naturalmente, senza vita. Cominciò a piangere disperata.
L'orologio intanto era di nuovo in giro per Londra. Riuscirà qualcuno a scoprire che cosa c'è dietro la morte di 4 persone in due giorni?
Parte 4
Paul Logan, un bambino di 10 anni, stava percorrendo la strada che lo separava da casa sua. Era stata una giornata scolastica davvero estenuante. Mentre camminava rasentando gli alberi, scrutando l'erba ai piedi delle piante, vide qualcosa che luccicava. Lo prese. Un orologio d'oro. Se lo mise in tasca e corse a casa. Avrebbe fatto un regalo a papà.
Arrivato a casa lo nascose nel cassetto del comodino accanto al suo letto, e corse a fare merenda. La mamma gli aveva preparato un panino con la marmellata di fragole, e un bicchiere di latte. Era la sua merenda standard. La adorava. Il Papà, Jared Logan, arrivò alle 6 e baciò suo figlio prima, e sua moglie, Costance Derry, subito dopo. Paul corse in camera e improvvisò un pacchettino per suo padre. Glielo portò e il papà aprendolo rimase stupito. "Paul... Dove lo hai preso?" chiese il papà sorpreso. " L'ho trovato per terra!"rispose il bimbo. "Ti ho detto mille volte che non devi raccogliere la roba da terra! E poi... Non mi piace quell'orologio Jared..." "O dai Costance! Sei solo gelosa che Paul mi abbia fatto un regalo!" la prese in giro il marito." No no... è che... mi fa paura... vabbè tienitelo se vuoi, tanto ormai sono le 6. 30 e l'ufficio oggetti smarriti è chiuso, e io di uscire non ne ho la minima voglia" disse Costance, che ritornò alla preparazione del suo arrosto. Erano le 7. 30, e la famiglia Logan si mise a tavola. Gustarono le patate al forno e l'arrosto. Infine mangiarono il dessert preparato da Costance, un plumcake al cioccolato. Costance, finito di mangiare, sparecchiò, e si recò in bagno. Erano dalle 10 della mattina che non andava in bagno.
Intanto Paul era in camera sua, che giocava con i lego. Sentì un rumore, si girò, ma nulla. Dopo poco una forza enorme lo prese e lo sbattè sul letto, prese un lego e glielo infilò in gola. Fortunatamente, non essendo molto grande, Paul lo ingoiò, ma subito dopo l'uomo in nero ne prese un altro e glielo gettò in bocca. Era un pezzo molto grande, e l'uomo glielo incastrò al centro della gola. Il piccolo Paul morì soffocato.
Jared stava guardando la tivù dove c'era un quiz televisivo. Era sdraiato sul divano, quando qualcuno lo prese da dietro e lo proiettò in avanti, facendolo finire contro il televisore al plasma. Il bollente liquido dello schermo, finì addosso al povero Jared, che urlò dal dolore. L'aggressore prese due fili del televisore e li infilò nelle orecchie del poveretto. Jared morì subito dopo, folgorato.
Costance era in bagno, e sentendo le urla, pensò che i suoi due ragazzi stessero giocando ai gladiatori, come erano soliti fare, e sorrise. Quando uscì dal bagno si recò in soggiorno. Cadde in ginocchio quando vide il suo giovane marito incassato dentro il televisore. Era colpa dell'orologio. Lo sapeva. Aveva un presagio. Si recò in camera di Paul, e lo vide sdraiato sul letto con gli occhi chiuse. Toccò il polso. Nulla. Aveva perso anche il suo piccolo. Si mise le mani in faccia e cominciò a piangere. La rabbia la pervadeva. Sapeva che probabilmente le altre 4 persone morte, avevano portato quell'orologio. Chiamò la polizia. Dopodichè setacciò tutto il suo appartamento, non trovando l'accessorio d'oro. L'assassino lo aveva preso ed era di nuovo in giro per Londra. Costance ordinò alla polizia di avvisare Londra riuardo quel malefico oggetto.
Riuscirà Costance a scovare l'assassino?
Costance aveva deposto la sua versione alla polizia. Era da sola ora in casa. Buttò il plumcake nel cestino e, non sentendosi sicura, andò a dormire dalla sua più cara amica, Kayra Phellom. Kayra e Costance si conoscevano sin dalle scuole elementari. Erano amiche da tantissimo tempo. Arrivata a casa dell'amica, si gettò alle sue braccia e cominciò a singhiozzare, accompagnata dall'amica subito dopo. Poi Kayra andò in cucina a prendere una tazza di caffè, tanto era ormai esplicitamente chiaro che quella notte non avrebbero dormito. Andarono nella tavernetta accogliente di Kayra. C'era la racchetta da tennis di Maurice, il marito di Kayra e quella della figlia Odette, coetanea del suo povero Paul. Si sedettero sul divano, una tazza di thè, e una lunga notte insonne davanti. Kayra, stravaccandosi sul divano, scoprì il polso, rivelando un bellissimo orologio d'oro ed esclamò: " Tesoro! Guarda qua cos'ho trovato sulla metro?"."Kayra... levalo subito. L'avevano anche Paul e mio marito... Buttalo ti prego... porta sfiga." disse Costance serissima. " Va bene... come lo distruggiamo?" chiese Kayra, turbata dall'affermazione dell'amica. Non voleva fare la fine di quei due. " Gettalo nel camino." Aggiunse Costance. "Kayra lo lanciò tra le fiamme. Nulla. Neanche scalfito. Era sempre li, con le sue bizzarre lancette, presagio di morte. Lo riprese con un bastone lungo. Cominciò a saltarci sopra. Niente. Si era fatta più male Kayra a saltare, che l'orologio ad essere schiacciato. Costance lo raccolse, con la mano avvolta in un fazzoletto, e, senza esitare, lo infilò nella sua tazza del thè. Le fottute lancette continuarono a roteare. Era indistruttibile.
Si udì un vaso cadere. Costance, preoccupata, chiese a Kayra se anche Maurice e Odette avessero toccato l'oggetto diabolico. Kayra annuì sommessamente. Costance corse di sopra, ma non si accorse di aver lasciato Kayra da sola in taverna. Costance corse velocissima, e entrando in camera di Odette vide la bambina giacere sul suo letto sotto le coperte. Si avvicinò quatta quatta e alzò il piumone. Riuscì a trattenere a stento un conato di vomito. Il ventre della bambina era stato aperto, e ne usciva, molto sangue. Era morta da poco. Lasciò Odette nel suo letto di morte e svoltò nella camera da letto di Maurice e Kayla. Trovò l'uomo in fin di vita sul letto. Una man amputata, Ferite ovunque. Non ce l'avrebbe fatta. Costance lo baciò in fronte e Maurice morì tra le sue braccia. Piangendo, si diresse verso la tavernetta, quando, dalle scale, vide correre Kayla in preda al panico, l'orologio in mano, e dietro di lei, una sagoma nera, alta, robusta, malefica.
Scapparono, ma Kayla, già ferita alla gamba, lanciò l'orologio a Costance, che lo prese a mani nude, maledicendo l'umanità intera. Aveva infatti notato che, chiunque lo avesse toccato a mani nude, era morto. Ora toccava a lei. Kayla svenne poco dopo. L'aggressore si avventò su di lei e la squartò senza pietà. Costance piangendo si chiuse in bagno e guardando il WC, le venne un' idea. Gettò l'orologio nel gabinetto e tirò lo sciaquone. In quell'istante, la sagoma nera entrò in bagno e fece a pezzi pure Costance. Si era sacrificata per salvare il mondo.
Tre settimane dopo, Patrick Golly, addetto alla manutenzione delle fogne, vide brillare tra le acque un bellissimo orologio. Lo prese e se lo portò nello studio. Quanto era bello! Le lancette erano buffe. Era le nove e dieci, mentre l'orologio segnava l'una e quarantacinque. Si mise a ridere e uscì per andare ad effettuare un controllo poco più in la. Non si accorse di essere seguito da un'ombra.
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