La paura di approfondire spesso è tanta, la paura di non poter più tornare indietro, di affezionarsi troppo ad una persona, di dipendere da lei, di dover un giorno trovarsi soli a viso scoperto davanti all'inevitabile. La paura di crescere, di essere fragili o di essere anche troppo forti accantonando a torto quelle piccole debolezze che rendono il tutto più vulnerabile affermando però la natura più vera dell'essere umano. La paura di diventare santi come anche quella di trasformarsi in mostri incapaci di condividere l'amore, anche solo un gesto d'affetto. La paura di ridiventare santi scoprire di essere quello che in realtà si è sempre ammirato negli altri. Crescendo l'autostima si sgretola a suon di autoelogi, ci si annebbia nel più sfrenato egocentrismo, nulla è portato a durare per sempre. La paura di regredire ad uno stato di ermetismo teso all' autoconservazione, la paura di non essere più in grado, un giorno, di poter dire "ti amo" guardando negli occhi, o di rivolgersi a se stessi non essendo abbastanza consapevoli dell'apatia che rende prigionieri in un mondo che ruota troppo in fretta. E anche la paura della consapevolezza. La paura di esistere di essere, di capire troppo o non abbastanza, di ritrovarsi a piedi nudi in spiaggia e di non riconoscere la bellezza di ogni singolo granello e di ogni nota dell’anima. La paura di guardare negli occhi e scoprire che è stata tutta una finzione, che tutto ciò che di più bello e commovente, era frutto di uno stereotipo. Di aver mangiato quel frutto troppo a lungo, di avere controllato tutto nei minimi dettagli per cosa? ricominciare, in un circolo vizioso dove le esperienze si ripetono a intermittenza di uno o più anni, in un ciclo che porta all’esasperazione anche i nervi più sani, in un travaglio esistenziale che ti impedisce di accettare i sentimenti in uno stato di totale genuinità. La paura di aggrapparsi eccessivamente alle cose, alla sensazione di un attimo, la paura di non aggrapparsi abbastanza lasciando forse troppa libertà di quanto in realtà ne serva all’attimo. La paura di non saper dosare bene le quantità giuste per un vivere adeguatamente nella situazione attuale e passata.. di vivere il presente, di non saperlo vivere. E sapremo un domani reggerci con le nostre gambe? E quando la sensazione di calore determinerà l’abbraccio e non viceversa? La paura di non saper amare o di saper amare nel più totale dei modi, di riconoscersi negli altri, in un gruppo di appartenenza reciproca. La paura di aver reciso i fili d’oro dell’infanzia. La paura di un’ ingenuità a volte eccessiva o di una diffidenza altrettanto esagerata, concretizzatasi il più delle volte in paranoia ossessiva. Di essere presi ed abbandonati, di abbandonare.
E poi c'è lei... la paura di vedere con altri occhi cosa siamo diventati con tutte queste paure.