Com'è densa l'aria di questa città. Respirarla ti opprime, perché è carica degli avanzi delle tue certezze, certezze che si è portata via, addentrandosi nel nido dei tuoi pensieri, un nido costruito con dedizione, impegno, fatica, ma che è stato distrutto da una banale folata di vento. I ramoscelli si sono spezzati. Le foglie morbide si sono lacerate, e ti sembra quasi di sentirle gridare. Ti cullava, il letto di bambagia delle tue certezze, e tu lo lasciavi fare, sicura che il peso della tua anima fosse troppo leggero per farlo cedere. E invece, non ti è rimasto più niente; il luogo che, eri convinta, ti avrebbe garantito per sempre protezione, ora è soltanto un angolo devastato del mondo, in cui la miseria regna sovrana. Com'è densa qui l'aria. La polvere delle macerie, il puzzo della desolazione, i fumi della delusione ti penetrano nelle ossa, incatenandoti. Ma tu devi, devi liberarti. Ti trascini lungo una via mal illuminata dalle luci di una stazione. Tutto è immerso nell'oscurità. Porti con te una piccola valigia con i pochi frammenti di sogni che sei riuscita a sottrarre a quel disastro. Eccolo. Il tuo treno sta per arrivare. Senti il rimbombo delle ruote che gemono sulle rotaie. Lo senti, lo stridio smorzato e cigolante, è sempre più forte... Sfreccia rapido davanti ai tuoi occhi, scorgi un lieve luccichio metallico, un po' di ruggine qua e là lo rende trasandato e un po' mal ridotto... ma è lì che ti aspetta impaziente, vuole portarti lontano. Unico mezzo di salvezza. Allora sali, sali e intraprendi il tuo viaggio. Mettiti comoda mentre il fischio squillante del capostazione, come lo sparo che da inizio ad una gara, incita il treno ad affrontare la sua corsa. Dai finestrini appena annebbiati scorre veloce il tuo passato... e alla fine lo lasci indietro, al suo posto. Il treno danza frenetico, facendoti precipitare in uno stato di dormiveglia: quel frastuono, che in apparenza può risultare sgradevole alle orecchie, in realtà riempie la tua mente, insinuandosi nelle pieghe della tua coscienza, attutendo l'urgenza dei tuoi problemi di essere risolti... e ti getti da una rupe nell'apatia dell'oblio. Sei seduta nella tua cabina, un po' stretta, ma piuttosto confortevole, e ti lasci rinvigorire dagli schiaffi dell'aria ingoiata dai finestrini aperti, sberle che fendono l'atmosfera leggera di quel tuo piccolo rifugio. Il treno continua a viaggiare, volto al raggiungimento di tutto ciò che a te è sconosciuto; si tuffa nella notte, e lascia che essa lo avvolga con la sua magia. Per te non c'è più spazio per i pensieri, per le preoccupazioni, per la smania di vivere: quelli sono bagagli che non hai voluto portare con te. Rimani sola nel tuo abitacolo, sola col rumore del treno che canta, sola con l'aria che si intrufola nel silenzio, sola con la notte... Ed è libertà.