Questo racconto è nato per una nota manifestazione bresciana riguardante il giallo, e l'anno con cui ho partecipato al concorso per le scuole "A qualcuno piace giallo" i testi da presentare dovevano presentare i personaggi o stili del romanzo giallo tipico di Agatha Christie.
Io ho deciso di far vivere il mio racconto ai suoi 2 personaggi meno noti... i coniugi Beresford magari meno soprendenti di Ercule Poirot o Miss Marple ma ugualmente intelligenti ed interessanti, ora vi lascio alla lettura del mio:
CHIAVI & MISTERI
Personaggi:
Thomas (Tommy) e Prudence (Tuppence) Beresford:
Una simpatica coppia di coniugi investigatori inglesi.
Miss Helene Mahy:
Giornalista libera, residente a Toronto, da ormai 20 anni, negli ultimi mesi, si stava occupando di un articolo “scottante”.
Clarissa (Cle) Lake:
Psicologa d’origine irlandese, amica fidata di Miss Mahy e Mrs Beresford.
Ashley Lake:
Figlia adottiva di Clarissa Lake.
Lady e Miss Carson:
Madre e figlia.
Miss Mary Johnes:
Erpetologa francese, vicina di appartamento di Helene.
Mr. Jerome Dart:
Imprenditore
Mr. Jonathan (Jhonny) Dart:
Figlio di Jerome Dart.
Commissario Westall:
Un gigante buono, grande e grosso, dagli occhi di bambino.
C’è strana posta, oggi, per i coniugi Beresford.
Oltre alla solita posta, nella cassetta delle lettere, c’è una busta di carta azzurro-verde, con un non so che d’infantile. Sembra che faccia parte di uno di quei set che si regala ai bambini, di carta colorata, magari con qualche decoro o disegno, come alcune di quelle buste in cui si mettono le cartoline d’auguri…
La lettera viene da molto lontano. Ha attraversato l’Atlantico, per arrivare lì da loro. Viene da Toronto, in Canada, ed è indirizzata alla signora Beresford.
Albert, il domestico di famiglia, ha raccolto da poco la posta e ora la sta portando alla coppia. Andiamo a vedere cosa succederà…
I Parte
Prudence stava fissando sconsolata la propria colazione, quando arrivò il marito sventolando l’insolita busta; i suoi occhi, subito, s’accendono di curiosità e quando la prende in mano, percepisce un profumo di vaniglia e rosa che ravviva un flebile ricordo nella sua mente…
“Chi era che faceva uso di questo profumo? Non mi ricordo, ma l’ho sentito ancora…” pensa Tuppence, quando Tommy le chiede:
-Di chi è?-
-Lasciami leggere- gli risponde lei e la volta per vedere chi sia il mittente, ma il marito l’anticipa e legge ad alta voce:
-Clarissa Lake…Mai sentita nominare. Sai chi sia?-
A quel nome, un ricordo di una ragazza di venti anni dai capelli color grano e occhi blu mare sfavilla nella mente di Tuppence, “Ma certo! È Cle, la mia amica d’infanzia…” pensa e subito risponde a Thomas:
-Certo che so chi è… È una mia vecchia amica. Voglio dire, la conosco da quando è nata. Ha cinque anni in meno di me, l’ultima volta che ci siamo viste è stato quando stava partendo per andare a studiare in un’università americana, e l’ultima volta che ho avuto sue notizie, era per annunciarmi che si era laureata e inviarmi una graziosa bomboniera di confetti rossi. Ma tutto è successo quando non eravamo ancora sposati…-.
-Posso sapere che ti scrive?- domanda Tommy, porgendole il tagliacarte.
-Cinque secondi, devo ancora aprire la busta….- ribatté tranquilla lei, ma con una luce di gioia e curiosità negli occhi. Dopo neanche un minuto, aveva già nelle mani un foglio di carta riciclata azzurro cielo e una fotografia.
Sulla foto a colori ci sono tre donne.
Una molto giovane, con l’aspetto quasi d’una bambola: pelle ambrata, occhi grigio tempesta, capelli lunghi, lisci, corvini chiusi in una treccia lunga fino alla vita, bocca rossa e carnosa da far invidia alle dive del cinema e un sorriso gentile; la seconda, dai capelli leggermente ondulati biondi tendenti al bianco e gli occhi blu mare e la terza, una donna robusta, i capelli rossi, con una chioma che sembrava farle la testa in fiamme e gli occhi verdi. Malgrado l’espressione bonaria, aveva molte caratteristiche che fanno ricordare alla descrizione delle streghe.
Dietro la foto c’erano i nomi delle tre (Ashley Lake, Clarissa Lake e Helene Mahy), seguiti dalla data.
Doveva essere una foto della scorsa estate.
Tuppence aveva riconosciuto subito nella seconda donna la vecchia Cle e mentre Tommy guardava la fotografia, iniziò a leggere la lettera:
Cara Prudence,
So che sono passati molti anni, dall’ultima mia lettera..
Ma ho bisogno del tuo aiuto…. Dell’intuito che hai sempre avuto, fin da bambina, nel risolvere i misteri.
So una cosa molto importante, ma non posso parlartene via lettera…
Temo d’essere controllata….
Temo per l’incolumità mia e quella di Ashley, mia figlia.
Alcune settimane fa, la mia amica Helene Mahy ( la donna rossa con me nella fotografia) è stata assassinata. Non posso parlare alla polizia di quel che so.
Segreto professionale….
Non conosco il colpevole, ma ho i miei dubbi e ipotesi…..
Ti prego, ti andrebbe di venire qua, in vacanza ed essere mia ospite?
Ho bisogno del tuo aiuto….
Ho saputo che ti sei sposata e quindi, per non destare sospetti, se è interessato a venire tuo marito, l’invito vale anche per lui.
Aiutami, ti prego, temo che la profezia della zingara, si stia avverando.
Che sia davvero io la Cle del mistero?
Un abbraccio
Clarissa Lake
“Oddio…” pensò Tuppence “ mi ero completamente dimenticata della profezia della zingara”.
Dopo una pausa, durante la quale ha letto la corta ma spaventata lettera dell’amica della moglie, Tommy fa una domanda:
-Cosa intende, la tua amica? Di che profezia parla?-
-È una vecchia storia. Una volta, a una fiera, c’era una zingara che prediceva il futuro e a Clarissa disse che da adulta sarebbe stata la chiave di un mistero. Allora ci avevamo riso su e il soprannome di Clarissa, divenne Cle. Avevamo scoperto che in francese chiave si dice Clé e da allora, tra lei e me c’era questa specie di codice.-
-La tua amica deve essere davvero disperata se dopo tanti anni viene a chiedere il tuo aiuto…-
-Più che disperata direi che ha bisogno di un approdo sicuro. Le avevo promesso, prima che partisse per l’America che, in qualunque momento, se non andavo all’altro mondo prima di lei, l’avrei aiutata. Credo che sia ora di mantenere la promessa data-
-Hai intenzione di partire?-
-Ci posso andare?-
-Perché no? Però, questa volta, ci vengo anch’io...-
-Oh tesoro! Io vado subito a telegrafare a Cle che accettiamo il suo invito- risponde Tuppence all’ultima affermazione di Tommy ed esce dalla stanza, con gli occhi ridenti, felicissima di poter correre in aiuto dell’amica e di scappare dalla noia per tuffarsi in una nuova avventura, insieme al marito, come ai vecchi tempi.
Passarono ancora alcune settimane, prima che i coniugi Beresford, dopo aver ricevuto la famosa lettera della dottoressa Lake, partissero per quella che poteva sembrare un’innocente vacanza in Canada. Stavano per atterrare, quando una voce femminile risuonò per tutto l’aereo per avvisare i passeggeri di portare l’orologio di 5 ore indietro.
Tuppence sospirava. Negli ultimi giorni non aveva fatto altro che preoccuparsi del viaggio e ora che stava per arrivare a destinazione, si sentiva strana, come se avesse paura di quello che le aspettava in futuro, un sentimento che non aveva mai provato prima, o almeno le sembrava di non averlo mai provato.
Erano partiti da Londra alle dieci di sera, aveva dormito per circa due ore ed ora era impaziente di toccare terra. La vecchia Cle aveva promesso di venirli a prendere all’aeroporto con la figlia…
Tuppence, dopo tanti anni, voleva sapere tutto quanto era successo: da quando era venuta a studiare in America a questa storia dell’amica assassinata.
Finalmente, l’avrebbe rivista la vecchia Cle! Tuppence riguardava la fotografia che le era arrivata insieme alla lettera…
“ Cle non è poi tanto cambiata in questi ultimi trent’ anni. Ha mantenuto la stessa allegria negli occhi, di allora, mentre la figlia non le assomiglia neanche un po’…
Ma Cle si sarà sposata? La ragazza porta il suo cognome... Cle nella lettera non ha accennato a qualcun altro che possa essere una figura paterna per la ragazza nè ad un parente che possa essere in pericolo oltre a loro. ” Così pensa Tuppence mentre scende dall’aereo, accompagnata da Tommy “Meglio non pensarci, glielo chiederò a tempo debito, speriamo che non si sia dimenticata di venirci a prendere”.
A un tratto all’interno dell’aeroporto intravede una donna dai capelli chiari accompagnata dalla stessa ragazza dai capelli corvini della fotografia vestita di bianco “come una sposa o come un’infermiera” è il giudizio di Tuppence a prima vista.
Prudence lascia Tommy con tutte le valigie e corre come una ragazzina, malgrado i suoi 55 anni, verso l’amica per abbracciarla.
La prima reazione di Cle è un po’ sorpresa non riconoscendo subito l’amica, ma poi si riprende e le corrisponde l’abbraccio, felice di rivederla...
Quando anche Tommy raggiunge le tre donne, iniziano le presentazioni.
Cle è la prima a parlare:- Tuppence, ti presento mia figlia Ashley. Ashley, lei è Tuppence, l’amica di cui ti ho tanto parlato…-
- È un piacere conoscerla signora Beresford-
- Piacere tutto mio, Ashley. Vi presento mio marito Tommy-
- Incantato Miss e Ms Lake. Tuppence mi ha parlato molto di lei, Cle, in questi ultimi giorni da quando è arrivata la vostra lettera…-
- È un piacere conoscervi Mr. Beresford-
- Piacere tutto mio- rispose Tommy
-Forse è meglio se andiamo alla macchina, così possiamo parlare con maggiore tranquillità-
-Concordo, stiamo bloccando il passaggio.
-Allora andiamo….-
Tutti seguono Ashley nel parcheggio, dove, ad attenderli, c’è una Rolls Royce nera, lucida come uno specchio.
Mentre Tommy, con l’aiuto di Ashley, carica nel bagagliaio valige e bagagli, Cle e Tuppence si accomodano nei sedili posteriori, dove vengono raggiunte da Tommy, mentre Ashley si mette al posto di guida e, uscita dal parcheggio, porta il veicolo sulle strade di Toronto.
Nel periodo di tempo in cui percorrono la distanza tra l’aeroporto e il grattacielo, dove risiede la famiglia Lake, Clarissa e Tuppence parlano del tempo passato insieme da ragazzine, rievocando i ricordi e isolandosi dal mondo esterno, lasciando Ashley e Tommy in silenzio ad ascoltare i loro pettegolezzi e risate, che ricordano molto più delle adolescenti che delle donne mature.
Arrivate nell’abitazione, appena la porta viene aperta, davanti ai loro occhi, un elegante e alla moda “appartamento” splende di lusso e di tutti i comfort.
Accanto all’attico c’è uno studio, con sala d’attesa, collegato all’appartamento da una porta, dove la dottoressa Lake, riceve i suoi pazienti.
Ashley fa strada ai due ospiti, mostrando loro la camera dove dormiranno durante la permanenza: una stanza dalle pareti rosa pallido, sul soffitto è stata utilizzata la tecnica a Trompe-l’oeil e pare essere sotto un cielo sereno ed il pavimento coperto da una morbida moquette verde chiaro.
La ragazza lascia i due coniugi, nelle camera, mentre disfano i bagagli.
Il locale è ammobiliato con due letti gemelli, un armadio a muro, un tavolino per la colazione, due poltrone ricoperte di velluto blu, reclinabili ed uno scaffale carico di libri e sopramobili di vetro soffiato, tutto il mobilio è in legno di betulla.
Il contrasto dei colori, fa uno splendido effetto a Tuppence che rimane per molto tempo a rimirare la stanza…..
“Rimarrei ore e ore a guardare questa stanza. Cle ha fatto un ottimo lavoro nell’arredarla…” pensa Mrs. Beresford, mentre ripone nell’armadio il contenuto dei propri bagagli ed indossa qualcosa di più comodo per poi uscire dalla stanza e raggiungere l’amica nel salotto.
Cle è accomodata su uno dei tre divani crema del salotto, la stanza più grande di tutta la sua “favolosa” dimora, dove Tuppence la raggiunge, seguita a ruota da Thomas.
Ashley non si fa vedere, per tutto il tempo, fino alle 18 e trenta, quando appare davanti ai loro occhi, vestita di tutto punto e agghindata per uscire.
-Ashley, dove vai?- domanda Cle
-Da Jhonny, ho un appuntamento con lui, dovresti saperlo…Non so quando torno…-
-Certo, scusami tesoro, me ne ero completamente dimenticata. Comunque, quando stai per tornare fammi uno squillo…-
-Mamma!! Non sono più una bambina. E poi, come sai, io e Jhonny ci stiamo per sposare. Credi che non sia al sicuro?-
-N-no, non volevo dire questo ma temo per te, pensa a quello che è successo a Helene…Potrebbe succedere anche a te…-
-Ne dubito…Comunque, arrivederci, signori Beresford…Ci rivedremo quasi sicuramente domani…-
-Ci vediamo Ashley!- saluta allegramente Prudence, mentre la ragazza esce dalla porta, chiudendosela alle spalle.
Dopo che la porta si è chiusa Cle inizia a sospirare.
In quegli attimi di pausa Tuppence crede che sia ora di chiedere all’amica chi sia Ashley, dato che si vede da lontano che la ragazza non è sua figlia naturale…
-Cle? Chi è Ashley? Non mi risulta che tu ti sia mai sposata o che lei abbia un padre.-
Clarissa la guarda triste e inizia a raccontare dell’adozione, di Ashley, quando aveva poche settimane di vita.
Dopo il racconto Tommy domanda:
-Ma Ashley lo sa? Di essere stata adottata?-
-Sì e so che sta andando in cerca della sua madre naturale, ma non la troverà e nemmeno suo padre. Sono entrambi morti.-
-Quindi tu sai chi erano i suoi veri genitori?- chiede curiosa Tuppence
-Certo, che lo so, ma non le ho mai detto tutta la verità, specialmente dopo la morte di Helene…- risponde Cle, iniziando a singhiozzare proferendo il nome dell’amica.
-Che c’entra questa tua amica con l’adozione di Ashley?- domanda Thomas
-…È sua madre. Helene era la sua madre naturale. Ma ora la mia bambina non ha più nessuno, a parte me e il suo futuro marito. Non ha altra famiglia…-
-È terribile…Poverina…- dice con la voce tremolante Tuppence -…Ma perché Helene non ha voluto tenere la bambina?-
-Era in un momento economico instabile e non se la sentiva di crescere un figlio.-
-Come hai fatto a sapere che era sua figlia?-
-Io volevo un bambino, ma non avevo alcuna intenzione di sposami o di iniziare una relazione. Helene era incinta. Quindi ci siamo messe d’accordo; insieme a una mia amica, che allora era alla direzione della clinica privata dove è nata Ashley, abbiamo elaborato un piano. Quando la bimba sarebbe nata, questa mia amica l’avrebbe portata a me in modo che non venisse adottata da nessun’altro. Quando la bambina è nata avevo già compilato i moduli per la richiesta d’adozione di un bambino, quindi ho aspettato qualche settimana e poi sono andata a prenderla. Helene, per tutti questi anni, ha recitato la parte della zia, fino a quando ho deciso di svelare a Ashley la sua adozione.- conclude Cle.
Tommy s’intromette nel dialogo che per il momento era stato solo tra le due donne chiedendo:
-Chi era il padre di Ashley?-
-Il suo nome era Martin Carson ed è stato per cinque anni il fidanzato di Helene-
-Che fine ha fatto?-
-Dopo che lui e Helene avevano rotto il fidanzamento, prese l’orribile decisione di lasciare questo mondo, impiccandosi.-
-Che cosa era accaduto?-
-La loro storia d’amore durava da ormai cinque anni e secondo le parole di Helene, per lei quella fiamma che bruciava per lui, un tempo, si era definitivamente spenta.
Allora, poco tempo dopo aver scoperto di essere incinta, Helene, con una scusa che ora non ricordo, ruppe il fidanzamento senza neanche dire a Martin che aspettava un bambino. Lui era sempre stato innamorato di Helene. Aveva rinunciato perfino ai contatti con la madre e la sorella pur di potersi fidanzare con lei e in seguito sposarla.
Ritrovandosi da solo, si dette all’alcool e circa vent’anni fa prese quella macabra decisione. Lo ritrovarono un freddo mattino di Novembre, impiccato nel solaio del condominio dove risiedeva, con una fune agganciata a un’impalcatura usata per la ristrutturazione. Accanto a lui c’erano tre lettere, una per la madre, una per la sorella e una per la sua amata Helene.
Nelle lettere spiegava la sua decisione di lasciare questo mondo, ma July e Linda Carson non credettero però a quelle parole scritte da Martin e si ripromisero di vendicarlo, credendo Helene l’unica colpevole…-.
-Che successe in seguito?- chiede Thomas
-Queste due donne rimasero in cura da me per un paio anni. La loro ira contro Helene si placò, ma Madame Carson ha continuato a crederla una snaturata.
Perché non aveva nemmeno pianto un po’ al funerale di Martin. Ma questo è il meno.
Miss e Mrs Carson non sanno di Ashley.-
-A mio parere, Il fatto che non lo sappiano, è il meno. Secondo te, un odio così profondo verso la persona che è ritenuta colpevole della morte del proprio figlio, può risorgere?- domanda ancora Thomas
-Dunque…Credo di sì, ma dubito che sia stata Mrs Carson, soffre di cuore e come corporatura è molto fragile…non avrebbe potuto uccidere Helene.-
-Non ho mai detto questo. Comunque, ci puoi spiegare, come è morta esattamente?-
-Impiccata, come Martin Carson, o comunque soffocata-
-Con cosa, una fune?- chiede incuriosita Tuppence
-Oh no! Con una sciarpa di seta, ritrovata sotto il letto.-
-Come avete trovato il cadavere? Chi è stato a trovarla?-
-È stata Mary, la sua vicina, dopo pranzo. Helene le aveva promesso che le avrebbe tenuto Bibì, il suo “animaletto” domestico, per l’intero pomeriggio.-
-Hai fatto una strana espressione, nel parlare di Bibì, come mai?-
-Mary Johnes è un’erpetologa, lavora al serpentario cittadino e come animale domestico ha un boa constrictor. Se ti ricordi, Tuppence, da quell’incontro ravvicinato con una Natrice dal collare di due metri vicino allo stagno delle anatre, ho sempre avuto paura dei serpenti, specialmente quelli di grosse dimensioni. È per questo che ho fatto quell’espressione, a parlare di Bibì, che a parte avvolgersi intorno al tuo braccio, non fa nulla di male.- aggiunge Cle con una risata nervosa.
-Mi ricordo, quella scena. Stavi avvicinandoti ad un anatra con un pezzo di pane, quando hai visto qualcosa muoversi tra l’erba, mi stavi per gridare: “Ehi! Qui c’è una ranocchia”, che hai fatto un salto e sei corsa da tua madre spaventata. Quando papà è andato a vedere con un bastone, abbiamo trovato un lungo serpente verde oliva che nuotava nel laghetto, sarà stato lungo circa due metri.- ribatte Tuppence.
-Non sai che colpo che mi sono presa quella volta… Comunque tornando al primo argomento, Mary è andata da Helene a portarle Bibì. La porta sembrava chiusa, ma appena ha appoggiato la mano sulla maniglia, l’ingresso si è spalancato, la serratura era stata forzata, quindi la prima reazione di Mary è stata di riportare Bibì a casa, perché sarebbe stata d’intralcio ed è tornata sul luogo del misfatto.
Dapprima ha chiamato Helene ma non le ha risposto nessuno. Vedendo tutta la casa in soqquadro, ha cercato la proprietaria e, spalancando la porta della camera, ha visto l’orribile scena: Helene distesa sul letto con gli occhi chiusi e la bocca spalancata, il resto della camera sfasciato completamente. Non ci voleva una laurea per capire che la mia cara amica era passata all’altro mondo. Mary, subito, s’è precipitata da me. Dopo essersi calmata ed avermi raccontato quanto aveva visto, abbiamo chiamato il distretto di polizia più vicino al nostro edificio, in meno di mezz’ora è arrivata una volante con a bordo il commissario Westall, colui che si sta occupando del caso.
Sulla scena del delitto, nella camera da letto di Helene, come dicevo prima, sotto il suo capezzale è stata ritrovata una sciarpa di cotone rosa, che appartiene a Mary.
Lei non sa come sia arrivata lì, ma è sicura di non averla prestata a Helene; anzi, quella sciarpa le era sparita dall’armadio alcuni mesi fa. Infatti, mi ricordo che era venuta a chiedere a Ashley se l’aveva vista.-
-Come mai chiedere ad Ashley? Intuisco che Miss Johnes sia molto più anziana di tua figlia. Perché una ragazza della sua età frequenta gente di nove-dieci anni, più vecchia di lei?-
-Vedi, Tuppence, Ashley, ha uno spiccato amore per la natura e si offre di curare le piante di alcuni amici e conoscenti, tra cui Mary ed Helene. Difatti ha una copia delle loro chiavi di casa per poter entrare liberamente nelle abitazioni. È per questo che Mary è venuta a chiederle se aveva visto quella sciarpa.-
-Come fai a sapere che Helene è stata impiccata con quella sciarpa?-
-La scientifica ha trovato al collo di Helene delle fibre di cotone appartenenti a quella sciarpa. Inoltre, sulla stoffa sono stati rinvenuti capelli della vittima.
Mary era molto amica di Helene, ma mai quanto me, e non avrebbe avuto alcun motivo di ucciderla. Mary ha un alibi di ferro, per il giorno prima del rinvenimento del cadavere. Anche se la sciarpa è sua, la polizia ha deciso di tenerla sotto osservazione, nel caso l’assassino si facesse vivo.
Dato che lei è la vicina d’appartamento, potrebbe aver sentito qualcosa, la notte antecedente il ritrovamento; qualcosa che non si è ricordata durante il primo interrogatorio della polizia; sapete, era così sconvolta…
L’assassino potrebbe avere così il pretesto per mettere fine alla sua vita.-
-È possibile. In qualche modo l’assassino torna sempre sul luogo del delitto.- commenta Thomas pensieroso. Dopo una pausa di silenzio chiede:
-Credi sia possibile incontrare Miss Johnes? In modo di non avere la polizia che ci fiata sul collo? Per sapere qualcosa di più senza andare dalla polizia?-
-Che ne dite di una cena per stasera?- propone Tuppence rimasta in silenzio tutto il tempo dopo l’aneddoto sul serpente che aveva spaventato Clarissa da bambina.
-Una cena?- domandano in coro Cle e Tommy.
-Si, una cena, per questa sera. Cuciniamo piatti multinazionali, io m’impegnerò a fare qualche piatto tipicamente inglese, e altri di diversa provenienza.-
-Io ci sto. Mary è francese, potrebbe portare la sua deliziosa “Mousse au Chocolat “.
Inoltre potrei chiamare il ristorante cinese a cui di solito andiamo io e Ashley, che fa anche servizio di asporto e farci portare quattro porzioni d’involtini primavera, poi contattare quello spagnolo e quello marinaro, che viene rifornito ogni giorno di pesci pescati all’alba.- aggiunge Cle entusiasta.
-Per me va bene tutto- risponde Thomas.
Detto questo le due donne lasciano Tommy in salotto a sfogliare riviste, mentre loro vanno in cucina, dove Tuppence si mette ai fornelli, malgrado sia l’ospite e Cle va a fare un veloce giro di telefonate. Prima di chiamare i ristoranti proposti, la dottoressa Lake contatta Miss Johnes e con una breve chiacchierata si accorda con Mary per la cena di questa sera.
Più tardi si ritrovano tutti e quattro davanti a una tavolata multietnica; durante la cena scorrono fiumi di parole, racconti e espedienti divertenti.
Dopo cena, Tommy, Tuppence, Mary e Cle si riuniscono nel salotto, per sorseggiare un tè alla menta piperita e parlare di affari seri, argomento principale il macabro ritrovamento di circa un mese prima del cadavere di Helene Mahy.
Nel corso della serata i coniugi Beresford raccolgono una dettagliata descrizione di come è stata ritrovata l’abitazione da Miss Johnes. Un particolare incomprensibile ma importante è il fatto che quasi tutto l’arredamento era sfasciato, ma i libri erano in ordine sui tavoli del salotto e della cucina, come se i ladri o l’assassino avesse qualche interesse a non danneggiarli.
Mentre Clarissa riaccompagna Mary al piano inferiore, nella sua abitazione, onde evitare agguati, Thomas e Prudence si scambiano pareri:
-Per me Mary non è la colpevole, non avrebbe avuto senso. Come ha detto Cle, Mary e Helene si sono conosciute vent’anni fa, quando lei e Miss Mahy si sono trasferite qui a Toronto.-
-Hai ragione, ma non sempre tutto è come si presenta ai nostri occhi.-
-Lo so, ma comunque secondo me Mary non è colpevole.-
-D’accordo, allora chi altro potrebbe essere? La signora Carson? La madre del papà di Ashley?-
-Se ha problemi di cuore, come dice Clarissa, dubito che sia lei.-
-E sua figlia, July, la sorella di Martin?-
-Potrebbe.-
-Ed il motivo? Nel caso che non si trattasse di July Carson o di sua madre, ma di qualche ipotetico collega di Melene, che lavoro faceva Miss Mahy?-
-Non lo so, mi sono dimenticata di domandarlo.-
-Appena arriva glielo dobbiamo chiedere. Così domani incominciamo le ricerche.-
-Dove andiamo?-
-Tu andrai a conoscere Madame Carson. Nel caso diffidasse di te, tu raccontale di Ashley, l’unica figlia del suo caro Martin, vedrai che poi parlerà molto più liberamente. Mentre io andrò dal commissario Westall a proporgli la nostra collaborazione. Credo che senza un permesso speciale non riusciremo ad esaminare il luogo del delitto e tutto il resto.- conclude Tommy mentre rientra nella stanza Clarissa dopo aver accompagnato Mary.
-Stavate parlando di me?- domanda
-Non esattamente, ma avremmo bisogno ancora del tuo aiuto per fare luce sulla faccenda- risponde Thomas.
-Di che si tratta? Sono a vostra disposizione. Negli ultimi trent’anni Helene era diventata come una sorella e sono pronta a tutto pur di far giustizia.- ribatte e subito Tuppence spiega cosa vogliono sapere:
-Che lavoro faceva Helene? Non ce ne hai mai parlato. Si stava forse occupando di affari di stato?-
-Non proprio. Helene era una giornalista, lavorava a un giornale libero, e ultimamente si stava occupando di un argomento particolare. Circa cinque mesi fa era apparso su Internet un avviso di un’organizzazione umanitaria che parlava di diverse sparizioni di pre-adolescenti in Myanmar, quella che un tempo veniva chiamata Birmania.
Molti bambini vengono rapiti e nessuno fa niente. In Myanmar c’è la dittatura, e su alcune attività criminose non bisogna farne parola al resto del mondo. Ma in qualche modo, con accessi a Internet probabilmente non controllati, questa organizzazione ha potuto far girare la notizia, ma solo Helene e pochi vi hanno fatto attenzione. Quindi, quando Miss Alcock, la direttrice del giornale, l’ha saputo, ha proposto ad Helene di indagare per poi scrivere un bello scoop. Lei ha subito accettato ed è volata in Birmania. Le sue ricerche l’hanno portata in Thailandia, dove ha scoperto una vera e propria tratta di schiavi. I ragazzini vengono strappati dalle loro famiglie e in gran quantità venduti o sfruttati nelle industrie tessili. Helene non ha voluto svelarmi il nome del potente imprenditore che dirige tutte queste operazioni e aziende, ma molto probabilmente è americano.- conclude Cle.
-Hai altre informazioni?-
-Nessuna in particolare. A parte che tiene tutto il materiale da qualche parte per Toronto. Circa una settimana prima del decesso aveva portato via da casa sua un gran numero di fotografie, negativi, rullini, fogli ed appunti.-
-E siamo di nuovo al punto di partenza…Chi è questo Jhonny? Voglio dire, il fidanzato di Ashley, è un tipo affidabile?- improvvisa Thomas rimuginando su quanto gli è appena stato raccontato.
-Direi di sì…-
-Intuisco che Jhonny sia solo un abbreviativo… Ci potresti fare una piccola biografia? Potrebbe darsi che sia invischiato in questa faccenda…-
-Non ti so dire…Il suo nome è Jonathan Dart, è figlio di un ricco imprenditore, a dir la verità non ho mai capito cosa producesse, comunque ha industrie anche all’estero, difatti ancor prima che Jhonny nascesse, era il più delle volte via, in viaggio di lavoro. Comunque Ashley e il suo fidanzato si sono conosciuti a scuola, ormai sono quattro anni e mezzo, che la loro relazione dura, e come ha detto la mia bambina tra qualche mese si sposeranno. Lui lavora con suo padre, gestendo un immenso patrimonio. Jhonny è due anni più vecchio di Ashley ed ha atteso che anche lei compisse almeno diciannove anni, prima di proporle di sposarlo. La mia piccolina lo adora ed ha accettato subito. Un ragazzo gentile e cortese, proprio come sua madre, morta di tumore quando lui aveva solo quattro anni. Mi ricordo benissimo di Mrs Dart, era un’ottima attrice di teatro, oltre che una buona ballerina. L’ho conosciuta quando ho accompagnato Helene alla prima di una rappresentazione teatrale a New York. Rose allora si era sposata da poco con Jerome Dart, le cronache mondane avevano parlato molto di questo matrimonio e dopo la rappresentazione, seguii Helene dietro le quinte perché doveva intervistarla. Una ragazza così dolce e gentile, così graziosa e ben educata, che tuo padre, Prudence, non avrebbe avuto nulla da ridire.
Ma da allora mi sono sempre chiesta come una donna così semplice e solare potesse amare un uomo così scorbutico e noioso come Mr Dart.-
-Soldi?- ipotizza Tuppence rispondendo al quesito dell’amica.
-Improbabile, era molto brava e comunque riusciva a guadagnarsi più del pane quotidiano.- controbatte Cle.
-Io direi solamente di andare a dormire. Il viaggio mi ha stancato, inoltre domani mattina, io e Tuppence inizieremo le ricerche. Dove hai detto che abita Madame Carson?- conclude Thomas.
-Fuori Toronto, verso Missisagua.-
-Come posso arrivarci?- chiede Prudence
-Ti potrei portare io… Dopotutto domani è domenica. Cosa volete fare?-
-Farle qualche domanda; ma preferiremmo che tu non entrassi nell’abitazione per non destare sospetti. Poi Tommy vorrebbe andare a parlare con il commissario Westall. Credi che domani sia rintracciabile?-
-Credo che malgrado sia un giorno festivo lo troverete al distretto. Allora, domani mattina vi accompagno.-
-Grazie mille, Cle.- dice Prudence con uno sguardo di riconoscenza negli occhi.
E con queste ultime tre parole i due ospiti londinesi si ritirano nella loro camera a
coricarsi.
II Parte
La notte passa senza problemi. E alle dieci di mattina Tuppence oltrepassa la soglia del cancello di ferro battuto verniciato di nero lucente che chiude il muro di cinta intorno alla villa della vedova Carson, il cui marito è morto quando i figli avevano entrambi vent’anni. Dopo aver attraversato un giardino ”inglese”, Mrs Beresford suona al campanello della villa. Ad aprirle viene una cameriera, con una divisa blu.
-C’è Madame Carson?- domanda
-Chi la desidera?-
-Prudence Cowley, investigatrice privata- risponde Tuppence facendo vedere di sfuggita una tessera, che fa l’effetto di essere una tessera di riconoscimento della polizia, quando invece si tratta solo della tessera d’abbonamento dell’autobus del distretto di Londra.
-Entri pure- risponde rigida la cameriera.
Appena entrata Tuppence si ritrova in un corridoio dalle pareti dipinte di rosso con appesi alcuni quadri raffiguranti nature morte. Mentre segue la cameriera, lo sguardo le si sofferma su un quadro in particolare: è un ritratto.
Vi è rappresentato un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi grigi.
Dato che Prudence si è fermata davanti al quadro, la cameriera si volta e chiede:
-Qualcosa non va, signora?- mentre Tuppence fissa il quadro.
-Non è niente. Il ragazzo qui ritratto mi ricorda una persona.-
-È Martin Carson, uno dei due figli di madame, morto molto giovane. Era molto buono con me, quand’ero bambina.-
-Lo avete conosciuto?-
-La mia famiglia ha sempre lavorato per i Carson, e sia io che i miei due fratelli siamo cresciuti con i figli di madame. Ma se volete seguirmi, la signora vi accoglierà nella biblioteca.- Tuppence lancia un ultimo sguardo al quadro, pensando “È identico ad Ashley” e riprende a seguire la cameriera.
Dopo un giro tra corridoi e sale, Mrs Beresford si ritrova in una sala completamente coperta sulle pareti di scaffali e libri, e su una poltrona vi è accomodata una fragile donna dai capelli grigi leggermente striati di bianco, vestita di lilla, con il viso sottile e gli occhi verde-grigi, le labbra sono quasi invisibili, le mani sono lunghe e affusolate e la pelle candida. Con gesto aggraziato, l’anziana donna fa segno a Tuppence di sedersi su una seconda poltrona poco distante dalla propria.
-Desideravate vedermi?- domanda la donna, con una voce dolce ma rigida.
-Si, madame Carson. Sono un’investigatrice privata e…-
-Tutto quello che avevo da dire sull’assassinio di Helene Mahy l’ho detto alla polizia, se proprio volete saperlo.-
-La polizia è venuta da lei?-
-Si, hanno trovato nei loro archivi il mio nome e quello di mia figlia collegato a quello di Miss Mahy. E comunque, a parte apprendere la notizia dal commissario Westall, non avevo più notizie di quella donna da…-
-Diciannove anni, lo so. Ma le mie ricerche hanno portato a scoperte che dovrebbero interessarle. Riguardano Miss Mahy e vostro figlio Martin.-
-Di che si tratta?-
-Di sua figlia.-
-Cosa c’entra July.-
-Non vostra figlia, ma la figlia di Martin.-
-C-come?-
-Quando Martin si è suicidato, Helene era incinta, di vostro figlio.-.
L’anziana signora si mette una mano sul cuore e dice:
-Oddio! Non ne ero a conoscenza…-
-Neanche Martin, se per questo.-
-Da chi l’avete saputo?-
-Dalla madre adottiva della bambina.-
-Allora, quella donna, non è stata così tanto snaturata. Per fortuna, non ha abortito. Qual è il nome della mia nipotina?-
-Ashley.-
-Un nome un po’ comune…Ma questo è il meno, chi l’ha adottata?-
-La persona più vicina a miss Mahy. Conoscete la dottoressa Clarissa Lake?-
-Lake…Lake…Quella donna fu la mia psicologa per un certo periodo dopo il decesso di Martin, se non ricordo male.
-Esatto, Clarissa Lake è una mia carissima amica e la migliore amica di Helene Mahy. È lei che mi ha ingaggiato per far la luce sulla faccenda. E la dottoressa Lake, non è altro che la madre adottiva di vostra nipote.-
-Mon dieu, Marie!- chiama Madame Carson. Velocemente arriva la cameriera che prima ha accompagnato Tuppence nella biblioteca e la padrona le ordina:
-Marie, un bicchiere d’acqua e porta qualcosa anche alla signorina…-
-Un succo d’arancia con ghiaccio, grazie.- risponde prontamente Tuppence.
Poco dopo la signora inizia a parlare animatamente con la sua interlocutrice, mostrandosi molto più gentile e meno rigida di prima.
-Sapete altro sul conto di Ashley?-
-Sicuro, signora. Clarissa Lake mi ha invitato come sua ospite, nella sua casa di Toronto. Ho conosciuto Ashley ieri sera. Ma non ho potuto passare molto tempo con lei perché poi è andata a un appuntamento con il suo fidanzato. A quanto ne so vostra nipote, tra pochi mesi si sposerà con un certo Jonathan Dart, figlio di un imprenditore…-
-Dart…Dart…è per caso figlio di Jerome Dart?-
-Si, lo conoscete?-
-Di fama; negli ambienti finanziari girano strane voci su quell’uomo. Dicono che le sue imprese all’estero funzionino grazie allo sfruttamento di manodopera.-
-Quindi anche lei è a conoscenza della cosa…-
-Però potrebbero essere soltanto voci…-
-Non so. Ma…stavo indagando su…Ora vogliate scusarmi, ma devo tornare alle mie ricerche… Comunque appena mi sarà possibile, rivelerò le sue vere origini ad Ashley. La ragazza sa di essere stata adottata, ma non ha la minima idea di chi siano i suoi genitori…-
-Ma fatemi avere sue notizie…-
-Senz’altro, Ms Carson. Piacere di averla conosciuta-. Dopo aver salutato la vedova, Tuppence viene accompagnata all’ingresso da Marie.
Uscita dalla villa, Prudence percorre un tratto di strada e svoltato l’angolo, si dirige verso la Rolls Royce nera, dove l’aspetta Cle ed insieme partono per la volta di Toronto.
Mentre Tuppence è da Ms Carson, Thomas è al distretto di polizia in attesa di essere ricevuto dal commissario Westall. Dopo un quarto d’ora viene fatto entrare nell’ufficio de commissario. Il Commissario Westall è un tipo sulla cinquantina, molto alto e robusto, una specie di gigante buono, grande e grosso, ma con gli occhi verdi vivaci e ridenti come quelli di un bambino.
Appena Tommy entra nell’ufficio e viene fatto accomodare, il commissario con sguardo interrogatorio domanda:
-A che devo la sua visita Mr…-
-Thomas Beresford, ho lavorato per la Intelligence Service. Sono qui ospite della dottoressa Lake. Dovreste conoscerla, era una grande amica della vittima del caso di cui vi state occupando…-
-Si, ho presente la signora di cui state parlando. Una gran donna, non siamo riusciti a cavarle di bocca molte informazioni. Mentre la figlia, a quanto pare è stata l’ultima persona che ha visto miss Mahy viva…-
-Senta, la signora Lake ha preferito tenerle nascoste alcune informazioni, ma davanti al rischio della sua incolumità e quella della figlia, ha preferito contattare me e mia moglie, la quale è un’amica d’infanzia della dottoressa per svelare informazioni, non certo piacevoli, ma che farebbero gola a molti giornali, mettendo in giro false e confusionarie ipotesi.-
-Si spieghi meglio-
-Io e mia moglie abbiamo già risolto diversi casi. Ora Prudence è andata a seguire una pista, dovrebbe tornare tra un po’, le ho detto di raggiungermi qui-
-Chi è questa Prudence?-
-Mia moglie. Io e mia moglie, abbiamo deciso di aiutarvi nella risoluzione del caso di cui vi state occupando. Crediamo di sapere chi sia l’omicida, ma abbiamo bisogno di alcune informazioni in più. Per averle mia moglie è andata far visita alla madre del defunto ex fidanzato di Helene Mahy, che vivendo nell’alta società può sapere particolari che sembrano insensati ed invece possono portare alla soluzione dell’enigma.-
-Si potrebbe spiegarsi meglio? Se dobbiamo aspettare vostra moglie è probabile che dovremo aspettare per un po’.-
-Credo proprio di sì…Dunque…credo lo sappiate che Ashley Lake, non è figlia naturale della dottoressa Lake.-
-A dir la verità, signor Beresford non ne ero a conoscenza. Le mie indagini sono state tutte incentrate su Helene Mahy, non sui suoi amici o parenti, sempre che ne abbia.-
-Di sicuro ha Ashley.-
-Come?-
-Ashley è la figlia naturale di Helene Mahy e Martin Carson.-
-State scherzando?-
-Mai stato così serio.-
-Perché la dottoressa non mi ha informato?-
-A questa domanda non so risponderle.-
-Altre novità?-
-La giornalista Mahy si stava occupando di un articolo riguardante lo sfruttamento infantile all’estero.-
-Cioè?-
-Miss Mahy stava indagando su numerose sparizioni di pre-adolescenti in Birmania. Le sue ricerche l’hanno portata in Thailandia dove ha scoperto una vera e propria tratta di schiavi. Il fatto che i libri, sulla scena del delitto, come ci ha descritto miss Johnes, erano tutti ordinati sui tavoli della casa ci ha fatto pensare che l’omicida o gli assassini, cercassero gli appunti, le foto e le stesure di quell’articolo. A quanto pare sembra che il maggior sfruttatore di quella tratta di piccoli schiavi fosse un imprenditore tessile americano.-
-E dove potremmo trovare questo imprenditore?-
-La dottoressa Lake, purtroppo questo non lo sapeva, come non sa di che genere d’industrie si occupa Mr Jerome Dart-
-D’industrie tessili. Credete che sia lui?-
-Potrebbe, ma lui sarebbe solo il mandante.-
-Chi è allora l’assassino?-
-Se avesse indagato sui parenti della vittima, avrebbe scoperto che Ashley è fidanzata con niente po’ di meno che con Jonathan Dart, figlio di tale imprenditore.
In più, Ashley è in possesso delle chiavi d’ingresso dell’appartamento di miss Jones e della defunta miss Mahy. Ricapitolando…-
-Intende dire che forse sono stati Jonathan Dart e Ashley Lake ad assassinare Helene Lake? Anche se miss Mahy era madre di Ashley?-
-Ashley non sa che Helene era sua madre. Comunque, per incastrare quei due, se le nostre supposizioni sono giuste, bisogna trovare gli appunti di Helene. Ms Lake ha detto che circa una settimana prima del proprio decesso, Miss Mahy abbia trasferito i suoi appunti e fotografie in un luogo sconosciuto, quindi appena arriva Tuppence e ha trovato quello che stavamo cercando, siamo a metà dell’opera, poi dobbiamo andare sul luogo del delitto, e controllare il computer della giornalista. Il mio intuito mi dice che troveremo qualcosa.-
-Mi dispiace deluderla, mio caro amico, il computer è stato già controllato, l’unico file presente era costituito da una frase criptata.-
-Cioè?-
-“La chiave ha il Gatto del Seroster e il Gatto ha la chiave” ma non ne siamo riusciti a capirne il senso. Tra i libri della defunta c’era un libro per adolescenti intitolato “I Gatti del Seroster” di un certo Robert Westall, uno scrittore, insegnante, antiquario e critico letterario nato in Inghilterra nel 1929 e morto nel 1993.-
-Cioè dieci anni fa, buffo che abbia il vostro stesso cognome.-
-Concordo.-
-Di che cosa parla il libro?-
-Di Miw, gatti dorati capaci di comunicare col pensiero e di influire sulla mente umana, grossi il doppio dei gatti comuni, dalla pelliccia dorata. Probabile che miss Mahy si riferisse a qualche statua.-
-Dovremo chiedere a Cle.-
-A chi, scusi?-
-Clarissa Lake, viene chiamata da mia moglie Clé, perché quando erano ragazzina, una zingara le aveva detto una profezia: Sarebbe stata la chiave di un mistero. Da allora venne soprannominata Clé.-
-Che lo sapesse anche la giornalista?-
-Potrebbe essere.-
-Dove possiamo trovare la dottoressa Lake?-
-Non ne ho la minima idea, è andata insieme a Tuppence dalla vedova Carson, probabilmente saranno sulla via del ritorno…- Tommy non ha tempo di finire la frase che la porta dell’ufficio si spalanca ed entra un poliziotto che rivolgendosi al commissario dice:
-C’è una certa Prudence Beresford che vuole vedervi, signore. La faccio entrare?-
-Sicuro, fatela venire…-
-Con lei c’è un’altra donna, faccio venire anche l’altra?-
-Sicuro. Sicuro, fatele venire.- poco dopo appaiono sulla soglia Tuppence e Cle.
A entrambi i coniugi gli occhi brillano, forse il mistero sta per essere svelato.
Durante il tragitto di ritorno Prudence ha informato Clarissa di quanto sta accadendo, quindi non ci sono bisogno di spiegazioni.
-Scoperto qualcosa?- domandano in unisono il commissario e Tommy
-Eccome! Su Jerome Dart girano un sacco di voci sullo sfruttamento infantile all’estero. E voi?- risponde e domanda Tuppence
-Sul computer di Helene, c’era solo questa frase: “La chiave ha il Gatto del Seroster e il Gatto ha la chiave”.- risponde a sua volta Thomas.
Senza un battere di ciglio Cle inizia a sbiancare.
-Ne sai qualcosa?-
-Il Gatto del Seroster di cui parla è una statua di legno che alcuni anni fa mi ha regalato Helene. Dentro ha un meccanismo che fa aprire un cassettino nella statua. Di solito, ci mettevamo le cose più importanti o segrete, ma Ashley a parte vedere la statua in camera mia non sa l’esistenza di questo scomparto segreto…-
-Sarà a casa a quest’ora?-
-No, è fuori con il suo fidanzato.-
-Allora andiamo! Non c’è tempo da perdere!- conclude il commissario.
E detto questo, tutta la comitiva scende in strada, salta sulla Rolls Royce e corre verso il condominio dove abita Cle.
Mentre salgono in ascensore tutti sono decisamente nervosi, difatti appena arrivati al piano giusto si precipitano alla porta. Il tempo di entrare e Clé vola in camera sua a prendere la statua. Per fortuna è ancora lì. Portato il Gatto del Seroster nel salotto, e appoggiato per terra, Cle sposta la coda mobile del gatto facendo apparire sul petto un cassettino. Dentro c’è una chiave. Con scritto 129.
-È una chiave di quelle degli armadietti del giornale!- esclama Clarissa e aggiunge
-Ma oggi è chiuso dobbiamo aspettare domani per scoprire…-
-Nient’affatto, signora mia. Miss Alcock ha lasciato una coppia delle chiavi alla polizia, per le indagini, quindi possiamo andare subito- ribatte Westall –Se mi permette, vorrei fare un colpo di telefono ai miei agenti, che ci attendano là.- e così fa…i nervi dei presenti, nel viaggio verso la sede del giornale, sono a fior di pelle, ma l’edificio è circondato dalla volanti della polizia, alcuni agenti sono già in giro per i locali interni. Quando finalmente tutti e quattro gli scopritori della chiave sono davanti all’armadietto 129, questo viene aperto. Dentro ci sono pacchi di fogli, fotografie e negativi, che vengono portati alla centrale. Poche ore dopo Cle, Tommy e Tuppence sono in attesa di una risposta dal commissariato.
Squilla il telefono, è Ashley. Dice che verrà per cena con Jhonny. Un modo come un altro per catturarli entrambi. Il telefono squilla di nuovo, questa volta è quella buona. È il commissariato, negli appunti di Helene ci sono descritti tutti i crimini di Mr Jerome Dart e della sua azienda. C’è un mandato d’arresto dei due fidanzatini…
Dopo quattro ore la tavola è imbandita per cinque persone, ma non per quei due che avrebbero dovuto venire, perché hanno confessato e sono stati sbattuti in prigione. Adesso è aperta la caccia al grande imprenditore, al momento in viaggio per lavoro. E al momento Thomas, Clarissa, Prudence e il commissario stanno raccontando a Mary l’ultima parte della loro avventura:
-Dovevi vedere Ashley, quando ha scoperto che quella che ha strangolato era sua madre…Si stava per mettere a piangere.-
-E anche lo sguardo attonito di Jhonny, sembrava un pesce lesso…-
-Per fortuna che questo caso è stato chiuso, e grazie a voi, signori Beresford, devo farvi i miei complimenti, siete stati formidabili.- aggiunge il commissario.
A quest’ultimo complimento Tommy e Tuppence si scambiano uno sguardo complice e sorridono, al pensiero di quale nuova avventura capiterà loro in futuro…
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