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Io sono il miracolo!
L’uomo si svegliò col bip della macchina che rivelava il suo battito cardiaco.
Spalancò gli occhi e fissò il soffitto. Quando roteò le pupille, gli sembrò che qualcosa gli impedisse la vista completa. Poi la porta si spalancò e un uomo in camice bianco si avvicinò al letto.
“Dove mi trovo? ” domandò sentendosi la lingua impastata e la testa confusa.
“Sono il dottor Marzi. Lei adesso si trova all’ospedale Molinette di Torino. Non si ricorda niente? ” disse controllandogli le pupille.
L’uomo socchiuse gli occhi e scosse leggermente il capo.
“Ricorda il suo nome? ”
“Ferdinando Coppa”, rispose.
Il dottore annuì.
“Bene, è un buon segno che lo ricordi. Lei è stato coinvolto in un incidente ed ha quasi rischiato di morire. Deve ritenersi fortunato, ha un angelo davvero molto attivo lassù. ”
“Cosa mi è successo? ”
“Un’auto ha travolto la sua vettura e lei è rimasto gravemente ferito. Il conducente della macchina che le è venuto contro ha perso la vita, non ce l’ha fatta. Lei è rimasto in coma per un anno. ”
L’uomo deglutì ancora, confuso.
“Dove sono i miei amici? ”
Il dottore declinò la domanda e disse: “Lei ora deve solo pensare a riprendersi. Non deve fare sforzi. ”
Marzi stava lasciando la stanza, quando Ferdinando lo afferrò, se pur debolmente, per la manica del camice.
“Deve promettermi una cosa, dottore. ”
Il medico lo ascoltò.
“Prometta che per il momento non dirà a nessuno che sono vivo. ”
Marzi annuì solo ed uscì. Ferdinando socchiuse gli occhi: si sentiva debole e confuso. Poi chiuse gli occhi e si addormentò.
Dopo più di un mese di ricovero era pronto per essere dimesso.
Marzi entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle. Poi fissò Ferdinando.
“Cosa c'è dottore? ”
“La dimettiamo, è vero; ma credo che l'abbia capito da solo. ”
Ferdinando lo lasciò proseguire.
“Lei dovrà sottoporsi ad ulteriori controlli e a esercizi fisici per riabilitarsi. Come già le dissi quando si svegliò dal coma, è un miracolo che lei sia vivo. ”
L'uomo annuì.
“Va bene, farò i controlli e le cure necessarie per riprendermi fisicamente. ”
Il dottore sorrise.
“Bene, sono contento che abbia deciso così. ”
“Ora però lei risponderà alla domanda che continuo a farle da quando mi sono svegliato dal coma. ”
“L'ascolto. ”
“I miei amici. Dove sono finiti i miei amici? Forse non sanno che sono qui. ”
Il medico abbassò lo sguardo, e scosse il capo.
“Perché mi chiese di non dire a nessuno che lei era vivo? ”
“Ho pensato che non sarei sopravvissuto. Avrei dato un ulteriore dispiacere ai miei amici. ”
Poi fissandolo dritto negli occhi, rispose riprendendo la domanda fattagli in precedenza: “No, i suoi amici lo sanno che lei è qui. ”
Ferdinando continuava a non capire.
“Ma che sta succedendo? ”
“I suoi amici sono stati avvertiti la notte stessa in cui lei ebbe l'incidente. Avevamo trovato dei nomi sull'agendina che aveva con sé, in tasca. ”
Lui si toccò simbolicamente la tasca del jeans.
“Sì, me la ricordo. L'agendina con gli indirizzi. ”
“Proprio quella. ”
“E allora? ”
“Allora sono venuti qua, ma non appena ebbero saputo delle sue condizioni, e la videro attraverso un vetro, se ne andarono via. Non sono mai più ritornati. ”
Ferdinando scosse il capo convinto.
“Non... non è possibile. Quelli erano i miei migliori amici. C'è sicuramente una spiegazione valida. ”
Il medico non rispose alla sua osservazione.
Ferdinando fissò il pavimento. Egli stesso non credeva alle parole che erano appena uscite dalla sua bocca.
“Non ho famiglia. Erano le uniche persone con le quali avevo una vita sociale. Erano i miei migliori amici. ”
Poi riportando lo sguardo sul dottore, chiese ulteriormente: “Si ricorda i nomi? ”
L'altro annuì, ma invece di rispondere, disse: “Perché vuole saperlo? È evidente che non erano veri amici. Lei adesso è vivo. È sopravvissuto a qualcosa che non era mai accaduto prima! È un miracolo! ”
“Voglio sapere” insistette.
“Non li ricordo tutti e non sono sicuro dei nomi dopo tanto tempo. ”
“Io sono sicuro di sì, dottore. ”
Marzi esitò non convinto. Poi cominciò ad elencarli.
“Mi pare Debora, Giacomo, Gabriella, Alessio, Marco ed Ettore se non sbaglio. ”
“Non sbaglia”, esordì Ferdinando.
L'uomo si alzò e lentamente si avvicinò allo specchio.
Gli infermieri quella mattina erano andati lì a togliergli le bende e varie fasciature che ricoprivano la parte lesa.
Quando si guardò, quasi non si riconobbe. Mentre gli archi sopraccigliari erano ricoperti da residui di lividi gialli, le guance presentavano diverse e profonde cicatrici.
Lui se le sfiorò appena, e più si guardava più gli occhi diventavano lucidi, fino a che una lacrima scese sul suo viso.
Il dottore, che comprese il dolore e la rabbia del paziente, esordì pacatamente, dicendo: “Il suo viso è stato curato al meglio qua, ma questa struttura non è specializzata in estetica” continuò fissando l'immagine allo specchio. “Sono sicuro che un valido dottore in chirurgia plastica potrà farglielo tornare come era prima. ”
Ferdinando non aveva emesso fiato. Aveva solo continuato a ripassare col dito le cicatrici vistose.
Poi si bloccò, si voltò e disse: “Non è questo ciò che mi preme al momento. ”
Si mosse verso il letto e prese la piccola sacca con gli oggetti personali, e il dottore lo seguì con lo sguardo.
“E che cos'è, allora? ”
Ferdinando si diresse verso la porta e prima di varcarla, disse: “I conti in sospeso. Tutti ne abbiamo, dottore” continuò dopo una breve pausa. “Grazie di avermi salvato la vita. ”
Poi scomparve lasciando il medico nella stanza.
Una volta uscito dall'ospedale, aveva cercato più informazioni possibili su quelli che una volta riteneva amici. Alcuni di loro erano fidanzati, e tutti con un incarico notevole in quella che più di un anno addietro, era la sua azienda.
Erano diventati soci e l'avevano escluso.
Si erano divisi le quote dell'azienda e ne avevano ormai il pieno possesso. Avevano case sparse per l'Italia, ville sfarzose e auto costose.
Sull'etichetta della sede del palazzo principale non un minimo accenno a Ferdinando e alla sua famiglia, dalla quale aveva ereditato l'azienda.
Ferdinando serrò le mascelle per ricacciare indietro la rabbia. Sapeva bene che avrebbe aggiustato ogni cosa: presto si sarebbe ripreso ciò che gli spettava.
Era stato dimesso dall'ospedale da circa otto mesi, e ora si sentiva pronto. Aveva riacquistato l'uso completo della gambe e delle braccia, il viso invece era rimasto tale e quale a dopo l'incidente. Doveva rimanere così per permettergli di vedere cosa era diventato.
La sera di un mese di maggio, aveva deciso che la sua prima vittima sarebbe stata Alessio. Si recò così alla sua villa.
Aveva seguito ogni suo movimento e sapeva che quell'abitazione era dedita ai suoi svaghi con donne che non fossero sua moglie.
La piscina era illuminata dalla lieve luce del patio. Lo attraversò e attese la prossima mossa.
Fissò l'orologio da polso quando vide uscire una donna dai capelli bruni che indossava un mini abito nero.
Aspettò che si allontanasse. Poi entrò spalancando la porta, e udì: “Cos'hai dimenticato? ”
Quando entrò nel salottino con un fucile puntato contro Alessio, vide che questo se ne stava in vestaglia, con un bicchiere riempito per metà in mano.
“Lei non ha scordato niente. ”
L'uomo si voltò e fece un balzo all'indietro. Quasi senza voce domandò: “Chi sei? ”
“Calma Alessio, sono solo un vecchio amico. ”
Alessio cercò di scrutare chi fosse l'uomo in ombra. “Ti conosco? ”
“Certo. Certo che mi conosci. ”
Si avvicinò e si mostrò alla luce. Il viso rigato profondamente.
L'uomo arricciò la fronte e disse incredulo: “Ferdinando? ”
“Ah... ma allora il mio nome lo ricordi ancora? ” continuò inoltrandosi nel salottino. “Credevo che tu e gli altri mi aveste scordato dopo l'incidente. ”
“Cosa? No, no, affatto. Siamo stati molto in pena per te, e non... ”
“Puoi risparmiarti le scuse. So tutto. ”
Alessio esitò.
“Tutto cosa? ”
“Tutto quello che c'è da sapere: che mi avete abbandonato fottendovene alla grande, che mi avete derubato dei miei soldi e della mia azienda. Anche la casa mia avete venduto” disse con un tono di voce sempre più alto.
L'uomo mise le mani avanti e sbatté contro lo schienale del divano. “Aspetta, non è come credi... ”
“Credevate che dopo un incidente simile sarei morto di sicuro... e invece guarda chi ricompare! Il vecchio amico Ferdinando, il miracolato! ”
Ora erano a pochi passi l'uno dall'altro.
“Il mio viso ti fa paura? ” domandò quasi stralunato.
Alessio scosse il capo continuando a fissare ora il fucile ora il viso.
“Quando mi sono visto la prima volta mi sono sembrato Freddy Krueger, non pare anche a te? ” domandò puntandogli alla gola, la canna fredda dell'arma.
“Ti prego, non uccidermi... ” sussurrò come un lamento.
“È il mio momento di essere egoista. ”
Ferdinando spostò il fucile, e con una mano gli prese con la mano, il viso.
“Voglio un po' di compagnia, Alessio” esordì faccia a faccia, sfoggiando un coltello.
Le urla lancinanti non sarebbero arrivate lontane da quella casa di una campagna isolata; sarebbero rimaste chiuse fra quelle mura.
Solo poco dopo si udì anche uno sparo. Poi il silenzio e le colline inghiottirono il segreto.
Ferdinando uscì dalla villa e si allontanò a piedi.
E così fece con tutti gli altri: la sera si preparava e andava a colpire i suoi ex amici. Li mutava in viso e poi li uccideva: come loro avevano fatto con lui.
Dopo Alessio, era stato il turno della dolce Debora, poi dello scaltro Giacomo, del sapientone Ettore, della divina Gabriella, e del macho Marco.
Aveva fatto di loro dei mostri: con la lama non toccava niente che non fosse il viso, e poi li ammazzava con un unico colpo d'arma da fuoco: dritto al cuore.
Ora che li aveva tolti di mezzo, si sarebbe ripreso ciò che era suo. Ancora non sapeva come, ma l'avrebbe escogitato.
Sapeva che ci sarebbe riuscito; come aveva detto anche il medico che aveva contribuito a salvargli la vita: lui era il miracolo!
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Anonimo il 01/11/2009 23:06
Letto volentieri, ma in seguito hai fatto di meglio ciao
Anonimo il 01/11/2009 23:06
Letto volentieri, ma in seguito hai fatto di meglio
- Molto bello!
- Grazie!
Anonimo il 24/08/2009 14:46
piaciuto letto con piacere
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