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L'uomo dagli occhi di vetro - Terzo Capitolo

È mattino.
Il sole si è appena risvegliato, aprendo gli occhi alla giovincella, che con un gran sbadiglio diede il buon giorno al paesaggio che la circondava.
Sotto il cespuglio delle rose blu, una coccinella rossa marciava su una foglia verde.
Michelle la osservava.
Nella sua più totale solitudine.
E desiderava d’essere un simile insetto, per poter scoprire il tutto senza che nessuno potesse interrompere la sua fortunata esistenza. Perché in effetti, essere un insetto ha i suoi vantaggi. Quale altro essere vivente ha fortuna d’essere così tanto adorato dal resto dell’umanità per la semplice credenza d’essere un portatore della fortuna, cosa che gli uomini d’oggi richiedono quotidianamente.

Fortuna.
Forse era proprio ciò di cui aveva bisogno Michelle.
La fortuna di cambiare.

Dopo essersi immedesimata nella coccinella.
Decise di rialzarsi e di continuare il tragitto per il rientro a casa.

Camminava.
Cantando sotto i caldi raggi che simpatizzavano la sua allegria alla natura, agli alberi maestosi e agli insetti che la inseguivano festosamente.
La sua casa la attendeva a pochi passi.
Ma prima di rientrare si preoccupo del fazzoletto.

Infilò la mano destra nella tasca sinistra.
Eccolo li. Un piccolo piacere che diede colore alla giornata.
Ripensò alla donna per un solo istante e allungò il piede facendo rientro a casa.

Qualcosa era cambiato.
L’odore della casa non era più quello di prima.
L’amabile odore di trovarsi in famiglia non era più quello di prima.
Si ritrovò in una nuova famiglia, era la sua, ma in fase di cambiamento.
Suo padre, Adrian, era seduto sulla poltrona comprata da zio Gustaf, grande imprenditore dell’America meridionale. Poltrona, anima gemella del suo babbo.
Ci passava ore e ore, immaginando un futuro diverso o leggendo il giornale o semplicemente bevendo la solita tazza di valeriana preparata con cura dalla moglie Ginette.

Sua madre, invece era nella soffitta, come al solito, in compagnia della sua solitudine.

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2 commenti:

  • Giuseppe Tiloca il 08/09/2010 22:15
    Anche spostandomi sul racconto ho intravisto bellezza. Che dire, sembra così perfetto. È scritto meravigliosamente, adoro soprattutto i ''fermi'' che doni allo scritto, ed al cambio di scrittura quando la madre schiaffeggia la figlia.
    Cambia ancora quando vede george, che forse sarà qualcosa di più di uno semplice sguardo..
    Cambiare, e sempre cambiare, questa parola mi ha terrorizzato, perseguitato, ma la ritrovo sempre, ovunque.
    Stupendo
  • Anonimo il 20/07/2010 14:45
    Ho incontrato per caso i tuoi racconti: piacevole lettura per questo pomeriggio d'estate!
    Grazie.