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La Triste Storia di Andrè ed Elleeyn
Sopra la collina color smeraldo il vento pascolava allegramente; un turbine di uccelli e vespe danzava nell'aria fresca di una giornata di fine estate.
C'era un vecchio salice proprio nel punto più alto della collina.
Ed ecco che un aquilone svolazza e si impiglia nei rami dell'albero secolare; una bambina di circa dieci anni si mise a sbuffare: “Uffa... Me lo hanno regalato da un giorno e già è finito il divertimento”.
La bambina indossava un vestito unico bianco coperto da una serie di fiorellini rosa e arancioni; i lunghi capelli scuri risaltavano rispetto al corpicino.
“Se vuoi posso darti una mano io” disse una voce proveniente dall'oscuro fogliame dell'albero.
La bambina si chiuse in un silenzio impaurito e balbettò: “V-vuoi aiutarmi tu alberello? ”.
Un'ombra scese velocemente lungo il tronco: un ragazzino, forse un po' più grande di lei, afferrò il filo dell'aquilone e lo tirò verso se stesso.
L'aquilone cadde a terra lentamente come una piuma dorata dal sole.
La bambina, con piccoli passi, andò a prendere il suo regalo ritrovato.
“Grazie per aver ripreso il mio aquilone... Sei stato gentile... ” disse la bambina al ragazzino.
Di tutta risposta il ragazzino arrossì leggermente e strinse le spalle: “Non è nulla... Si può dire che è stata una sciocchezza”.
Il ragazzino mise le mani dietro alle sottili bretelle marroni che reggevano un paio di jeans malconci.
“Come ti chiami? ” disse senza pietà la bambina.
Lo sguardo del ragazzo ritrovò l'imbarazzo precedente: “I-io mi chiamo Andrè... E tu? ”.
La bambina sorrise e disse:“Io mi chiamo Elleyn, molto piacere” e si chinò prostrando la gonna.
“Beh” disse il ragazzo:“Credo che ora devo tornare a casa... Ciao E-elleyn... ” e con uno scatto macchinoso si girò, tentando di nascondere le sue guance infuocate.
“Se vuoi ti posso accompagnare a casa io Andrè... ” e si attaccò al braccio del ragazzino.
“Ehi ehi! Staccati Elleyn! Sono un maschio io! Non mi piacciono queste cose sdolcinate! ” disse Andrè staccandosi dalla presa ferrea della bambina.
La bambina lo guardò e velocemente gli diede un bacino sulla guancia.
Questa volta Andrè non disse nulla; il suo sguardo si fece luccicante mentre vedeva i capelli di Elleyn muoversi insieme al vento.
Qualche cosa era nato in lui.
Qualche cosa lo avvolgeva.
Qualche cosa gli diceva di stringerla forte a sé.
E stavolta la mossa la fece Andrè, prendendo per mano la bambina:“Si dai... Accompagnami a casa Elleyn”.
In fondo nessuno sa se oltre quel salice un altro amore stava nascendo...
“Cosa hai amore? ” chiese Andrè alla sua ragazza.
“Non ho niente tesoro” rispose senza convinzione Elleyn.
Erano passati sette anni da quel giorno di fine estate; ed erano ancora lì, seduti all'ombra del enorme salice.
Il ragazzo si alzò e accese una sigaretta, un suo tipico gesto quando provava un certo disagio alla situazione.
“Stai tranquillo tesoro... Lo sai che ti amo... ” gli disse sorridendo Elleyn. La bambina che era è diventata ormai una bella ragazza; i capelli neri erano corti ora, ma i suoi occhi erano ancora quelli di cui Andrè si era innamorato.
“Sicura amore? ” disse il ragazzo sbuffando aria e fumo. Andrè si era fatto alto ed aveva abbandonato le bretelle e i jeans strappati; ora aveva dei jeans scuri e una camicia bordeaux.
La ragazza sbuffò e annuì.
Andrè fece un altro tiro dalla sigaretta martoriata e incominciò a camminare avanti e indietro davanti ad Elleyn.
“Mi da troppo fastidio quando ti innervosisci Andrè... Dai per favore smettila! ” disse la ragazza con una voce alterata dallo stress.
Andrè si bloccò e iniziò a fissarla negli occhi, quegli occhi che lo avevano fatto morire d'amore.
“Elleyn... C'è qualcosa vero? ” disse Andrè con un filo di voce.
“... Si... ” disse Elleyn abbassando la testa.
Andrè rimase spiazzato; il volto diventò rosso, non per imbarazzo ma per il forte disagio che gli stava bloccando il cuore.
“Cosa c'è Elleyn? Parlami... ” disse Andrè con voce tremante.
Elleyn alzò la testa e fissò il suo ragazzo tenendo gli occhi incollati ai suoi.
“Mi dispiace Andrè... Credo che... Mi piaccia un'altra persona... Mi dispiace” disse Elleyn con un volto privo di espressioni.
Andrè non disse nulla; si limitò a portare un'altra sigaretta alla bocca e la accese.
“Mi dispiace... Ma non voglio più stare con te” disse la ragazza alzandosi; incominciò a camminare lontano dal salice secolare senza voltarsi.
Andrè rimase solo ancora fissando tristemente il vecchio albero.
Una lama dorata dal sole gli tagliò il viso.
Qualcosa era morto in lui.
Qualcosa lo stritolava.
Qualcosa gli diceva di lasciarsi andare.
E si girò, con gli occhi che brillavano, a guardare i capelli di Elleyn muoversi insieme al vento.
In fondo nessuno sa se oltre quel salice un altro ragazzo stava morendo...
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