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Aver paura d'innamorarsi troppo
Cinzia ed io eravamo l'una davanti all'altra nel cortile della grossa struttura.
Era un anno intero che non la sentivo più, da quando io e suo fratello avevamo smesso di frequentarci.
Mi aveva chiamata al telefono con voce sconvolta, pregandomi di raggiungerla all'ospedale dove il fratello era ricoverato in coma a seguito di un grave incidente.
“Diceva sempre che non era bravo a scrivere però ci aveva provato lo stesso. Nel caso gli fosse mai successo qualcosa, aveva espresso la volontà che un giorno tu avessi questa” mi disse porgendomi una busta.
“Io torno dentro. ”
Annuii. Lei si allontanò. Fissai la busta e vidi che sopra c'era il mio nome: DIANA.
Camminai un tratto fino a raggiungere un muretto. Mi ci sedetti sopra e dopo un lungo sospiro, aprii la busta.
La calligrafia era la sua, la rammentavo dal periodo trascorso con lui, appena due anni prima.
Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e cominciai a leggere.
“Non sono bravo con le parole, non lo sono mai stato, ma in questa circostanza proverò lo stesso a spiegarti ciò che ho nel cuore. Come vedi la lettera è datata due giorni dopo che ti ho lasciato, e infatti non ci ho messo niente a capire quanto mi manchi. So di essermi comportato male, e ora più che mai sono consapevole di aver perso molto di più di quel che credevo. Il mio egoismo mi ha portato a perderti e so fin da ora che me ne pentirò per sempre, ed è adesso il mio egoismo che ti ha portato oggi a leggere questa lettera.
Se la stai leggendo significa che sono morto o comunque in procinto di esserlo, e non volevo andarmene senza prima averti detto la verità.
La verità è che quell'anno con te è stato uno dei più belli della mia vita.
Non cambiare mai quel che sei, perché prima di tutto, quello che mi ha fatto innamorare di te, è stato il tuo semplice modo di essere.
Il mio errore è stato quello di dimostrarmi più forte di quanto sono in realtà, perché ogni giorno che passavo accanto a te, sentivo qualcosa di più forte crescere dentro di me e questo mi causava un'immensa paura.
Volevo dimostrare a me stesso che l'amore non faceva per me, e invece perdendoti ho capito una cosa: che ora come mai nella mia vita, ne ho una sete smisurata. ”
Socchiusi gli occhi, e le lacrime che tenevano in grembo, traboccarono e mi rigarono il viso. Ripensai a lui e a quell'anno indimenticabile.
Per tutto il tempo che eravamo stati lontani, aveva continuato ad amarmi in segreto ed io avevo ricambiato inconsapevolmente.
Scacciai le lacrime con la mano, e ripiegai la lettera. Mi diressi all'entrata e raggiunsi il quarto piano.
Una volta svoltato l'angolo, mi sentii gli sguardi addosso di tutti i presenti: c'erano i suoi familiari e i suoi migliori amici. La maggior parte di loro li conoscevo e loro conoscevano me.
Avanzai verso di loro, quando una ragazza che portava un caschetto biondo mi si impose davanti e decisa mi disse: “No, tu no. Qui tu non c'entri niente. ”
A quel punto Cinzia s'intromise dicendo: “Sì, lei sì. È stato lui a volerla qui. ”
Immediatamente capii che quella era la nuova fidanzata di Francesco. Mi fissò con rabbia e imbarazzo allo stesso tempo, e si allontanò.
Cinzia infine mi informò: “Il dottore ha detto che puoi entrare, ma solo per pochi minuti. ”
Io annuii. “Grazie. ”
Inspirai profondamente ed entrai richiudendomi la porta alle spalle.
La vista di lui immobile nel letto, mi fece arricciare il mento per tentare di trattenere il pianto. Cercai di controllarmi, mi sfregai le mani sul jeans ed esordii dicendo: “Hey... ”
Camminai fino a raggiungere una sedia e a prendere posto vicino a lui.
Lo guardai negli occhi chiusi, e le lacrime mi scesero all'istante.
Aveva le braccia nude distese lungo i fianchi e gli afferrai delicatamente una mano fino ad incastrarla con la mia.
“Devi ascoltarmi perché so che puoi farlo... ”
Cercando di sorridere dissi: “Rispondo alla tua lettera dicendoti che qui siamo in due ad aver paura d'innamorarsi quindi forse qualche ostacolo l'abbiamo superato. ”
Poi tornando seria, continuai: “Non voglio che tu te ne vada” feci una pausa. “Non m'ero mai sentita vicino a qualcuno come a te; mi sono fidata di te nonostante la mia diffidenza, eri un estraneo al quale volevo un sacco di bene. ”
Poi una lacrima mi scese fino a cadergli sulla mano mentre dicevo: “Conoscerti ha risvegliato sentimenti e sensazioni in me che non pensavo neanche potessero più esistere, dopo tante delusioni generali. ”
Sospirai e con un pizzico di rimprovero in voce, aggiunsi: “Quindi, vedi di svegliarti... non m'importa cosa deciderai una volta guarito, basta che ti svegli, siamo intesi? ”
Mi asciugai le lacrime con la mano e annuii a me stessa.
Infine mi alzai, ma prima di lasciare la stanza mi avvicinai al suo viso e gli sfiorai le labbra; lo baciai nella speranza che una parte della mia linfa vitale lo avrebbe aiutato a svegliarsi da quel sonno maledetto.
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