La luce di casa tua era accesa. Non volevo, ma ti ho spiato. Mi son chiusa in un angolo a recitare per l'ennesima volta la parte dell'amante gelosa. Che sciocca! ormai è finita, e non so nemmeno perché mi intossico ancora con le tue bugie.
Hai smesso di chiamarmi_l'ho notato, sai? Del resto, cosa pretendevo ad essere una liaision parallela... doveva andare così: tu che tornavi da lei, ed io che sarò sempre l'altra, quella scomoda, quella che risponde alle tue chiamate col numero privato.
Me la son scelta la parte, perché credevo fosse una via alternativa alle porte del tuo cuore. Magari il tuo cuore resta aperto a metà. Non a me.
Lei sa di tutte quelle volte che mi hai stretta dicendomi che ti facevo impazzire? Di tutte quelle volte che lei non c'era e chiamavi me, dicendomi di raggiungerti a casa? Lei sa di quella volta sul terrazzo? Delle stelle, del miele, della tua Iacuzzi e della schiuma? Di quella sera in cui s'è rotta la collana e tutte le perline son rotolate sul tuo parquet di rovere. Scommetto sarai stato il resto della notte a cercare tutti i pezzi, perché lei non sospettasse nulla...
L'ultima volta ho avuto paura. Non te l'ho detto. Ho avuto paura che tutto finisse con quella sera.
-Posso salutarti in pubblico?
-Meglio di no, e se c'è lei, non guardarmi nemmeno, è troppo gelosa...
Rido perché lei ti crede un bravo ragazzo, un ingegnere rispettabile, che non pensa ma funziona. Ed invece i tuoi calcoli li sai far bene, e magari siamo almeno i tre nel tuo harem.
Oggi ho deciso di chiudere. Tutte le sere aspetto che mi chiami, ed ogni volta mi sento sempre più sola, più vuota, più usata.
Ti ammiro, Marco. Non per quello che mi fai, ma per la classe che hai nel prenderti quello che ti serve quando ti serve. Voglio imparare da te. Ad essere cinica, fredda, insensibile.
E giuro che sarò la tua allieva più zelante.