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Sotto natale
Gelida serata di metà dicembre, in prossimità del natale. Luci accese a festa, negozi aperti, vitalità, gente, consumo.
Cammino stanco sul bordo del marciapiede ghiacciato. Scende qualche fiocco di neve, L'aria buca i polmoni. Suoni tipici del periodo insediano il sonoro.
Triste, molto triste. Solo un po' di tempo e tutto questo verrà messo in soffitta, pronto per l' anno successivo. Sempre la stessa storia, altro giro altro regalo.
Non si cambia mai. Le mani rovistano nel cappotto, ormai troppo vecchio ma ancora utile.
È la mia corazza contro questo clima glaciale, cerca di salvare il mio corpo dalla tosse secca, che ormai da un paio di settimane insidia lo sterno.
Lo stomaco brontola, decido di fermarmi a mangiare qualcosa in una bettola a basso costo. Faccio su una sigaretta prima di entrare. Sono ormai lontani i tempi in cui si poteva aspettare la cena bevendosi un whisky e fumando in santa pace. Bei tempi quelli. Davvero.
Fumo svelto perchè il mix di fame e freddo mi sta provando, e pensare che una volta passavo giorni interi senza mangiare, dormire e a qualsiasi temperatura.
Entro nel bar-ristorante. L'insegna e la scritta del locale mi ha fatto capire subito che il menù del posto è al pari delle finanze del portafoglio.
Il locale è molto grezzo sudicio, pieno di vecchi con gli occhi spenti, i denti scomparsi e la pelle smussata, consumata. Molti non sembrano neanche uomini. Mi avvicino al bancone. Il bar è messo bene, vari tipi di liquore, diverse birre, bottiglie di vino. La mia sete sarà curata.
Tutto qua dentro sa di vecchio, anche il mobilio che tiene in bella vista i liquori è antiquato, quasi pericolante. Sopra cè un' enorme foto di un' uomo anziano, probabilmente un parente deceduto. Io rimango li, vivo fra i morti, ad aspettare che qualcuno mi dica qualcosa. Si avvicina subito un vecchietto, ha l'aria di uno bevuto dal mattino. Sicuramnte avrà bevuto sin da quel mattino. Lentamente si avvicina a me, zoppicando un po'. Proprio mentre si avvicina, piano, gli cresce un ghigno sulle labbra, e sempre lentamente, ho uno splendido paesaggio di bocca-deserta, con un solo dente che fa quasi da oasi.
Il volto diventa subito scuro. Il vecchietto è sconvolto, lo si vede subito. Si gira un' attimo a guardare i suoi compari, dietro di lui. L' attenzione ritorna su di me.
Si avvicina e mi dice, con voce stridente:
-"La signora è andata un' attimo in bagno, arriverà subito"
-"Ok, l' aspetterò" rispondo io.
Passa ancora del tempo, minuti interminabili, noiosi, persi. Sono ancora davanti al bancone e non si vede nessuno. Si sentono solo le voci e il parlare dei vecchi, parole che non si capiscono, per metà in italiano, per metà in dialetto. Le voci di persone perse, consumate, che aspettano solo la morte.
Noto però uno strano movimento. A turno i vecchietti, passavano nella porta posteriore. Vidi subito uscire un vecchietto, rosso in volto, con aria ancora più stanca. Aspetto ancora, chiedendomi quale sia la ragione per cui, uno per volta, andavano dietro.
Dopo un po' mi innervosisco, ed entro nella sopracitata porta. Attraverso un piccolo corridoio buio, e senza accorgermene, entro in una stanza. Perdo l' orientamento per qualche secondo, e poi sento una voce grossa, roca, grottesca.
-"Allora, sei tu il prossimo che mi vuole?"
Cerco di capire da dove arriva la voce, e nella luce tenue di una lampada, intravedo una donna grassa, molto grassa, sulla cinquantina. È completamente nuda, orrida. Le tette penzolanti, gigantesche, che si appoggiano come sacche sulla pancia, anche quella immensa, ingombrante.
Quella donna dava solo un senso di bruttezza infinita, tristezza umana, forse più dei vecchi del bar.
L'imbarazzo momentaneo si tramuta in voglia di scappare da li. Liquido la grassona con un "È stato un grosso malinteso" e scappo da quel posto.
Mentre esco, qualche vecchio ride, e sento anche qualcuno che mi grida se ci avevo dato dentro.
Porco mondo, meno male che a natale siamo tutti più buoni. Riprendo di corsa la strada fatta prima. Compro le sigarette e salgo in casa.
Appena accendo la televisione mi squilla il telefono. Rispondo. È Omar.
-"Weee stronzo che fai di bello stasera?"
- "Non so, non ho nulla in programma"
- "Dai non rompere le palle, è la vigilia di natale, bisogna andare a festeggiare..."
- "Cosa cè in programma di bello?"
- "Niente di particolare, usciamo insieme a quelli della piazzetta e ci si va a prendere una storta, poi sai loro qualche riga la fanno sempre girare"
- "Quelli della piazzetta, ma se sono i più rott-in-culo che esistono in sta cazzo di città, son buoni solo a prendere paraffina e bicarbonato"
- "Dai non fare il menoso, si esce e vediamo che si combina"
- "Va be dai accosento. Trascorrerò questa vigilia di merda per completare questo natale di merda"
- "Bravo è così che ti voglio, il solito stronzo rompicoglioni, tragico e critico... Allora ti passo a prendere per le nove e mezza, trillo sul cellulare quando sono giù da te"
- " Scolta, trilla sul telefono di casa che il cellulare è fottuto". Il cellulare non andava da un po' di giorni.
Saluto il compare, e mi rimetto tranquillo a vedere un po' di Tv. Ho le sigarette, cioè quelle da pacchetto, ma per fare economia ne faccio su una con le cartine e il poco tabacco rimasto nella busta. Sarà una lunga nottata. Uscire con Omar è sempre un' impresa. Si passano sempre notti folli. Metto in conto che si tornerà a casa domani mattina, se non nel pomeriggio. Poi con quelli della piazzetta, i peggiori scarti subumani dei dintorni. Tutti figli di mafiosi di quartiere, di balordi da case popolari. Va beh, dopo un pasto frugale, dovuto a tutto il movimento nella bettola della cicciona-scopona-tettona di vecchi, sento squillare il telefono di casa. È arrivato, pure in anticipo. Molto strano, non è mai puntuale. Voliamo con la sua Peuget 206 fino alla piazzetta, a beccare tutti gli esemplari di cui vi parlavo prima.
... continua...
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0 recensioni:
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Anonimo il 12/09/2009 21:27
non è nuovo il tema del Natale associato al vuoto gelido, contrasto che ben si addice al tuo racconto e del quale attendo ansiosamente il seguito
- infatti deve ancora venire il meglio... passate settimana prossima e vedrete
- ... si, bello lo stile, anche il ritmo sostenuto giova al racconto, ma chiuso così non dice molto... aspetto il seguito.
- lo spero anchio
è stata abbastanza dura pubblicarlo, credo che abbia creato discussione per il contenuto
cmq penso che il continuo ci sia, voglio fare alme altre 4 parti
Anonimo il 11/09/2009 15:03
Però... piaciuto molto. Stile asciutto e pregnante. Mi piacerebbe leggerne il continuo.
Anonimo il 11/09/2009 12:45
piaciuto... stile duro... reale e autentico ritratto dei giorni moderni
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