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Gioco perverso
Si svegliò di soprassalto, stordita da quello che doveva essere cloroformio. La voce dall’altoparlante risuonò fastidiosa.
“Spero che tu abbia riposato a dovere”, disse.
Savina si guardò attorno, in cerca della voce che le stava parlando. Era una voce alterata. Davanti alla bocca chiunque stesse parlando doveva avere uno strumento per modificare il suono della voce.
“Chi sei? Dove sei? Non riesco a vederti. ”
La voce rise divertita.
“Non puoi farlo, ma io posso osservare te. ”
Savina non disse nulla. Sperava solo di star sognando. In caso contrario avrebbe dovuto trovare una via d’uscita.
Fu in quel momento che mettendosi in piedi, si accorse del posto in cui era.
Appoggiò le mani al vetro freddo e guardò davanti a lei: terra, solo ed esclusivamente terra.
La voce si fece risentire e dopo una breve risata, disse: “Ti ho seguita in questi mesi. ”
“A sì? ” domandò lei spaventata e irosa allo stesso tempo.
“Sei maledettamente bella, eppure non hai mai un uomo accanto a te. Sai dirmi come mai? ”
“La bellezza non è tutto. ”
La voce rise nuovamente.
“Ma a te non manca neanche il resto, Savina. ”
Vi fu un breve silenzio. Poi la voce riprese a parlare.
“Tu hai paura di stare con qualcuno perché temi di affezionarti troppo, e di soffrire. ”
Lei non rispose.
“Non hai amici all'infuori dei colleghi di lavoro, ti alleni da sola e abiti col tuo cane. ”
“E allora? ”
“Ti alleni bene. I pantaloni che porti rivelano i muscoli delle gambe”, continuò dopo una breve pausa. “Per cosa ti alleni? ”
Savina sorrise di scherno.
“C'è qualcosa che non va anche in questo? ”
“Ti alleni per un motivo ben preciso, e lo sappiamo entrambi. ”
Lei rimase in silenzio.
“Che cos’è che vuoi? ” domandò finalmente.
“Voglio che tu esprima la tua intelligenza. ”
Dopo una piccola esitazione, la donna istintivamente guardò in alto, come se stesse parlando con una voce superiore, e domandò: “In che modo? ”
“Sei sottoterra. ”
“Quanto sotto? ” domandò.
“Sotto di dieci metri. Ho costruito io questo labirinto. ”
“È un labirinto? ”
“Esattamente. Dieci metri sottoterra. Dovrai uscire da questo labirinto usando il tuo ingegno, e le tue capacità fisiche. Sarai sottoposta a prove di logica e fisiche alle quali, per uscire da qui integra, dovrai superare. ”
“Ti ho fatto qualcosa? ” domandò all’improvviso.
“Sei stata scelta, tu come altre. ”
“Altre? Ci sono altre persone? ”
“Ci sono state. ”
Fece una pausa.
“Scrivi per vivere, no? In superficie non hai sentito di quelle quattro persone sparite nel nulla? Si è parlato di rapimento, e in un certo senso lo è stato, ma poi è sfociato in morte, anche se ancora non lo sa nessuno. A tempo debito, farò ritrovare i corpi. ”
“Le hai uccise? ”
“Si sono uccise, Savina. Non hanno voluto resistere. ”
“Io ce la farò”, disse cercando di celare la paura.
“Dicono tutti così all’inizio, ma poi si lasciano prendere dallo sconforto. ”
“Se io vinco? ”
“Torni a casa. ”
Savina emise una risata isterica.
“Certo… e tu mi farai tornare a casa senza problemi? Se andassi alla polizia a raccontare tutto? ”
“Tutto cosa? Tu non mi hai mai visto, e senti la mia voce attraverso un sintetizzatore. Non conosci la mia identità, e non sai dove abito, anche perché a dire la verità ti lascerebbe scettica se te lo dicessi. ”
La donna si guardò attorno.
“Adesso sbrigati, ti conviene fare del tuo meglio se vuoi uscire da lì dentro. ”
Savina trattenne il pianto e si asciugò col dorso della mano, le guance bagnate dalle lacrime precedenti. Poi fissò i lati della teca, e in alto. Sul soffitto era installato un impianto di illuminazione.
“Destra o sinistra, destra o sinistra? ” domandò divertita all’improvviso la voce. “Un bel dilemma, eh? La segui la politica? ”
Savina si diresse verso sinistra sperando di aver intrapreso la giusta strada.
“Sì, la seguo”, disse incamminandosi.
“E cosa ne pensi della politica italiana? ”
“Ottima costituzione ma applicata male. Giustizia da schifo, partiti corrotti e leggi ad personam. ”
“Visione chiara, non è così? ”
“Sì, è così. ”
“Per questo ti ho scelta, Savina. Sei così diversa da tutti gli altri. ”
“E le altre persone in base a cosa le hai scelte? ”
“Be'… tutti avevano una particolarità. ”
“A sì, e quale? ”
“Fossi in te non parlerei così tanto. ”
“Per quale motivo, non ti va? ”
“Ti conviene risparmiare fiato per le prove che dovrai affrontare; sono sicuro che ne avrai bisogno. ”
Sentiva di star tremando dentro e fuori, anche se non voleva darlo a vedere. Aveva fiducia in se stessa, ma non ne aveva altrettanta nella persona che stava dall’altra parte del microfono.
Ad un certo punto, fissò il pavimento in lontananza. Non era solo terra quella che vedeva. Sentiva dei rumori che conosceva bene: detestava quel rumore, ne aveva il terrore.
Si fermò poco più distante.
“Non hai detto che mi sarei imbattuta nelle mie fobie! ”
La voce misteriosa rise.
“Be’, adesso lo sai. ”
Savina li guardò, tutti insieme. Tutti uno sopra l’altro.
Respirava a fatica e deglutì più volte mentre guardava quel tappeto d'insetti. Ne aveva sempre avuto il terrore.
Socchiuse gli occhi e si ripeté: “Non sono niente. ”
Prese fiato e si tappò le orecchie per non sentirne il rumore. Erano tanti, tutti lì.
Con le orecchie coperte, si pose verticalmente per fare in modo di non toccare le pareti ricoperte dagli insetti. Respirava in modo sempre più affannato quando si sentì prudere sotto la maglietta. Aveva il terrore che qualcosa fosse potuto staccarsi dal soffitto ed esserle caduto in testa o peggio ancora, dentro la maglia. Camminò sempre più velocemente fino a trovarsi dove il pavimento si presentava di nuovo chiaro.
Quando arrivò a quel punto, istintivamente i suoi occhi lacrimarono. Poi si scrollò la maglia e i pantaloni, sbatté i piedi per terra e si scosse i capelli più volte.
La voce rise.
Lei guardò in alto, e mentre cercava di trattenere il pianto si strofinò la pelle delle braccia, domandò rabbiosa: “Tutto questo ti diverte, non è così? ”
Vi fu silenzio.
“Allora, qual è la prossima prova? ”
La voce esitò. Poi disse: “Scoprilo. ”
Lei si diresse verso destra ed entrò in una stanza. Non appena fu dentro, la porta scorrevole si richiuse alle sue spalle.
Si voltò di scatto, poi tornò con lo sguardo sullo schermo.
Si presentava un indovinello, e più in basso, l'alfabeto e un pulsante d'invio.
La scritta diceva:
<<Alcuni ricercatori si recano al Polo Nord per ricercare dei resti di dinosauri. Durante i loro scavi, a circa 100 m. di profondità, trovano 2 corpi ibernati perfettamente conservati. Increduli della grande scoperta, estraggono la massa di ghiaccio contenente i due corpi, e la riportarono in superficie. I ricercatori avvertono subito degli esperti della scoperta, ma mentre aspettavano il loro arrivo, uno di essi sbircia nel ghiaccio, e sbigottito che i due sono proprio Adamo ed Eva!!!>>
“Hai letto? ” domandò la voce.
“Che significa? ” chiese lei.
“È un indovinello, Savina. Indovina la risposta, e indovinerai la via d'uscita. ”
Savina si guardò attorno, e deglutì. Poi riportò lo sguardo sullo schermo.
Rilesse più volte quell'indovinello, e senza perdere tempo cercò la risposta: pensò a tutto ciò che avevano Adamo ed Eva: il pomo, la mela, il serpente, la foglia davanti ai genitali.
“Quante possibilità ho? ”
La voce rise divertita.
“Non è mica un gioco a quiz... qui la risposta o ti salva la vita o ti uccide. ”
Lei nascose il pianto, e continuò a pensare; le sembrò di averli davanti: capelli, viso, occhi, naso, bocca, orecchie, collo spalle, braccia, petto, ventre, fino ad arrivare ai piedi. Che cos'è che possedevano da renderli riconoscibili?
Poi, come d'un tratto, ebbe una folgorazione: forse non doveva concentrarsi su ciò che possedevano, ma su quello che non avevano.
Allora capì: l'ombelico. Adamo ed Eva non erano stati partoriti da un essere umano.
Fu così che sperò di aver avuto la giusta folgorazione e digitò la risposta, dopo aver espirato profondamente, premette l'invio.
Quando vide la porta aprirsi le si riempì il cuore di gioia. Percorse il corridoio e si trovò davanti ad un grosso contenitore d'acqua.
“Questo è un po' più complicato, Savina. ”
“Cosa devo fare? ”
“Sul fondo ci sono quattro ciondoli. Hai esattamente dieci secondi per andare sul fondo, raccogliere ciascun ciondolo e salire in superficie. Se non risali entro dieci secondi, la teca si chiude e tu muori affogata. ”
Savina fissò la teca, impaurita. “Dio mio”, sussurrò.
Poi si avvicinò, salì la scaletta, e attese.
“Comincia quando vuoi. ”
Lei espirò diverse volte. Poi prese più respiro possibile e si gettò nell'acqua.
Con entrambe le braccia nuotò verso il fondo; recuperò il primo e salì in superficie.
Quando fu fuori, inspirò altra aria e rientrò in acqua. Fece così per altre due volte. Quando arrivò a recuperare il quarto ciondolo, non riuscì a trattenere il fiato abbastanza a lungo; ingurgitò acqua e perse dei secondi preziosi. Un timer cominciò a suonare. Col ciondolo in mano, cercò di risalire in superficie il più in fretta possibile. Mentre saliva vide la piattaforma chiudersi, nuotò più velocemente ma proprio mentre tentava di uscire, il piede le rimase incastrato.
“CAZZO! ” gridò.
“È sangue quello che vedo in quell'acqua così limpida? ”
Savina continuava a gridare dal dolore.
“APRI LA BOTOLA, SUBITO! ”
La voce rise.
“Non posso farlo, lo sai quali sono le regole del gioco... ”
Savina digrignò i denti. Si voltò in modo da essere faccia a faccia con la piattaforma, e con tutta la forza di cui disponeva, con entrambe le mani, tentò di aprirla.
Dopo diversi tentativi, riuscì a spalancarne il pezzo necessario per estrarre la sua gamba.
Il polpaccio sanguinava poco, ma non appena si spostò a terra e si alzò il jeans, notò com'era livido.
“Sei davvero in gamba... ”
La voce rise.
“Scusa, non era mia intenzione fare dell'ironia... ”
Lei fissò il soffitto, e dopo svariati secondi urlò esausta: “CHE COSA VUOI DA ME? ”
Dopo un breve silenzio, la voce disse: “Il gioco non è ancora finito, vai avanti. ”
Le tremavano le mani, e si sentiva chiusa in gabbia. Come poteva sapere se una volta finito quello che lui definiva gioco, l'avrebbe realmente lasciata libera?
Si spostò più in avanti. Camminò nella speranza di arrivare presto alla fine del tunnel quando sentì un rumore provenire dal soffitto: fece appena in tempo a guardare in alto che un contenitore si rovesciò sopra di lei.
Savina si gettò a terra per evitarlo e andò a sbattere contro una pietra. Dolorante si alzò; con la lingua si toccò la parte interiore della bocca, e con le dita il labbro tagliato.
Sotto i suoi piedi navigava dell'acqua ghiacciata.
Lungo il percorso incontrò ancora diversi indovinelli e qualche prova fisica alle quali, se pur con qualche difficoltà, riuscì a superare fino a che non arrivò dinanzi ad una porta di ferro.
“Eccellente Savina! ” esordì la voce che l'aveva accompagnata lungo quel percorso dell'orrore.
“Ci siamo. Sei arrivata alla fine. Sulla destra c'è una cesta, recuperane il contenuto e varca la porta, non aver paura. ”
Fece come le era stato detto, e nel vedere cosa la cesta conteneva, rimase scombussolata. Recuperò così un'arma, e controllò che fosse carica. Posò la mano sulla maniglia, ma esitò.
Infine entrò spalancando la porta.
Savina se ne stava a pochi metri di distanza con tutto l’odio che possedeva dentro sé nei confronti dell’uomo che le aveva fatto passare ore di terrore puro. Qualcuno le dava le spalle, standosene seduto davanti a numerosi monitor che davano sul suo labirinto.
“Allora, adesso cosa ne dici di fare tu un gioco con me? ” gli domandò con una voce tra l’isterico e la paura.
La voce stava per avere un volto.
“Non lo farai” disse.
“Non mi conosci abbastanza bene quanto dicevi, allora. Perché dovresti sapere che se qualcuno tenta di farmi del male, so mettere da parte la gentilezza e diventare molto vendicativa. ”
A quel punto si voltò un uomo sulla sessantina ma che pareva molto più vecchio: la pelle era rugosa e bianca, gli occhi spenti, in testa solo pochi capelli.
“Quanto mi piace la tenacia che possiedi”, disse con calma.
Lei aggrottò la fronte, e si stupì nel vedere che la voce che l'aveva terrificata per ore, niente non era che un vecchio stanco e messo male.
“Ero così anch’io, prima di ammalarmi, ” continuò lui.
Vi fu una pausa durante la quale Savina pensò se abbassare l'arma o continuare a tenergliela puntata contro.
“I medici mi avevano detto che avevo buone possibilità di sopravvivere, ma ora hanno detto che ormai è allo stadio terminale e che non c’è più niente da fare. Lo tengo dentro di me da ben dieci anni. Non si può sapere cosa significa stare veramente male, finché non lo si prova sulla propria pelle. ”
“E ci hai rapiti per farcelo capire? ”
Ora l’uomo sorrise divertito.
“Vi aggrappate alla vita” divenne serio, e aggiunse: “Proprio come me, ma poi c’è chi si arrende, proprio come gli altri prima di te. ”
“Non è né colpa mia né degli altri se ti è successo, e non è neanche colpa tua. ”
Lui però sembrò non udire neanche quelle parole.
“Felice, sposato, con un lavoro, determinato e così diverso da tutti gli altri. ”
Savina si accorse che così dicendo, le aveva appena spiegato il criterio col quale aveva scelto le persone per mettere in atto un gioco perverso.
“Ma anche loro sono come me, in realtà” esordì d’un tratto. “Non hanno saputo sopravvivere, e sono morte. ”
Savina scosse il capo. L’uomo la fissò e guardandola con occhi accesi, le disse: “Ora devi uccidermi. Non puoi lasciarmi così. ”
“Così come? ”
“Vivo… ma solo per metà. ”
Lei annuì.
“Le cose che mi hai detto all'inizio, erano vere. Mi alleno tutti i giorni per sfogarmi e prepararmi se mai dovessi trovarmi davanti un gruppo di uomini pronti a riversare ignoranza, pazzia e divertimento su di me”, continuò con un nodo alla gola. “Pronti a picchiarti a sangue e a stuprarti. Non sono riuscita a salvare mia sorella, ma riuscirò a salvare me stessa. ”
Lui annuì.
“Sei l'unica che si è salvata, Savina. Ti sei meritata la libertà. ”
Col viso rigato di lacrime, lo guardò.
“Puoi salvarti anche tu. ”
Con occhi spenti, l'uomo le scrutò ogni parte del corpo e del viso. “Hai una pelle così sana, degli occhi, se pur spaventati, così vogliosi di sopravvivere... sapessi come ti invidio. ”
Lei deglutì, e lui continuò a pregarla: “Io voglio solo morire. In fondo sto solo chiedendo alla vittima di sparare all’aguzzino, no? ”
Gli occhi le divennero più lucidi.
“Non ti sparerò” disse d'un tratto.
“Non spareresti all'uomo che ti ha fatto tutto questo? ”
Lui piegò il viso come fanno i cani.
“Sì che lo faresti. ”
Lei continuava ad impugnare la pistola, scosse il capo e disse: “I tuoi giochetti sono terminati. ”
“Sai bene che se facessi leva sul tuo punto debole, mi spareresti all'istante. ”
“Sai proprio tutto eh? Ma se pensi che il mio punto debole sia ciò che hai fatto qua dentro, ti sbagli. ”
L'uomo rise.
“Mi offendi... Secondo te, dopo averti seguito per mesi, mi permetterei di credere che sia io il tuo punto debole? ”
Savina esitò.
“Tua sorella è il tuo punto debole... ” continuò con un sorriso stampato in volto “quei ragazzi l'hanno presa e l'hanno stuprata, torturata, e uccisa. ”
Savina serrò la mascella. Il viso sudato e il labbro tagliato.
“Era molto piccola, non è così? Era vergine, vero? ” domandò infine.
Strinse più forte l'arma quasi a lasciarsi i segni, ma poi con un pizzico di tremolio di rabbia in voce, esordì: “Mi hai spiato male a quanto pare. ”
L'uomo smise di sorridere, e lei continuò.
“Mia sorella è il mio punto forte. ”
Lo colpì in testa col calcio della pistola, e l'uomo si lasciò andare sulla poltrona dove sedeva, svenuto. Savina si guardò attorno e finalmente poté lasciarsi andare anche lei: cadde sulle ginocchia e pianse.
Qualche ora dopo la polizia era sul posto. Savina se ne stava in piedi avvolta da una coperta, mentre il suo aguzzino veniva portato via in manette da due agenti.
“Questo posto è incredibile” disse il commissario guardandosi attorno. “Chissà da quanti anni è che lo costruiva... ”
Prima di risalire in superficie, gli agenti e l'uomo passarono vicino a Savina.
Lui si bloccò e la fissò negli occhi.
“Avresti dovuto uccidermi. ”
Lei non rispose, e i tre si allontanarono. Mentre osservava la polizia portarlo via, il commissario le si avvicinò.
“Ha fatto quello che doveva fare. Ha fatto la cosa giusta. ”
Savina continuò a guardare l'uomo ormai in lontananza, e senza distogliere lo sguardo, disse solo: “La cosa giusta... chi può dirlo? ”
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0 recensioni:
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- Un bel racconto del terrore: lo psicopatico, le prove da superare, l'autocontrollo della protagonista sono ingredienti che hai saputo miscelare in modo egregio.
- Grazie mille, Marcello!
- l'ho letto tutto d'un fiato! Bel ritmo e descrizioni che comunicano angoscia. Brava!
Anonimo il 26/10/2009 23:04
Bello, Robi
- Non hai mai pensato di pubblicarli? Sono bellissimi!
- Brava Roberta, hai proprio un ottimo stile!
- AHAHAHAHAH!!!
Ad ogni modo, grazie!
Anonimo il 21/09/2009 12:56
Volevo essere anche più "diretto"... ma poi ero troppo scurrile
- Ciao Italo!
Devo dire che da appassionata di film quale sono, di Saw - L'enigmista ne ho solo sentito parlare... non l'ho mai visto.
Grazie per essere passato, a risentirci. Ciao!
Anonimo il 19/09/2009 01:43
La trasposizione in chiave letteraria di alcuni film recenti (vedi "Saw l'enigmista". A rileggerti CiaO
- Mille grazie a tutti, come sempre!
Brazir, grazie per il: "Porca miseria, scrivi davvero bene!"
Mi ha fatto molto piacere!
Anonimo il 18/09/2009 13:33
molto bello... davvero brava
Anonimo il 18/09/2009 12:46
Complimenti. letto tutto d'un fiato. Porca miseria scrivi davvero bene!
- Che stile... mi piace, come sempre!
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