Ritornano dalle campagne spinose le vecchie comari.
Camminano dritte e fiere nei loro abiti luttuosi di lana pesante.
Agosto ruota attorno al sole del tramonto che rende le ombre delle donne deformi sulla terra arsa.
Scandiscono i passi lenti di solchi sgretolati i lamenti del rosario.
Venerdì di dolore.
Mani tagliate, secche e gonfie stringono i grani della coroncina con gli utlimi desideri del cuore.
Il rosso della sera che si avvicina rapisce le lodi e le libera nel vento.
La contadina più anziana guardando il cielo inizia a battersi il petto e a squarciare a morsi di veleno il cammino.
Urla fino a perdere i sensi e si lascia andare al tremore dei tamburi che tuonano in lontananza.
Danza violenta di morte. Esorcizza il corpo dai gigli nascosti.
Rimargina le orchidee che ancora bruciano nel suo ventre.
Le legano le mani. Le legano i piedi.
Appuntano spilli ai suoi occhi. Pelle intrecciata come cesti di vimini.
Il resto attende gli avvoltoi.
Banchettano goffi sulla carcassa della vecchia mentre tra le cuciture ottiche si sciolgono gli occhi.