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Ossesione psico-sociale
Luigi Pirandello ci ha insegnato che l’immagine che abbiamo di noi stessi non corrisponderà mai a quella che ha di noi ciascuno di coloro che ci avranno conosciuto nell’arco della vita. La nostra identità resta un mistero poiché nemmeno la risultante dei modi nei quali appariremo agli altri, sommata a quella da noi stessi formulata, riuscirà a svelare la nostra identità per intero; specie nei suoi strati più profondi. Il fatto poi che l’immagine più vicina al vero sia normalmente quella formulata da noi stessi non significa che ne sappiamo più degli altri a priori, ma che ne sapremo più di loro se avremo, prima, prestato attenzione ai loro punti di vista.
Malgrado la logicità di questo ragionamento molte persone hanno un’immagine di sé patologicamente negativa; per quanto ripetutamente smentite dagli altri nel corso della loro vita. Mi sono reso conto che chi ha un’alta autostima formulerà di se stesso un’immagine più chiara e definita rispetto a chi resterà insicuro di sé. Il fatto poi che un’alta autostima possa far errare una persona nell’auto-valutazione è assai poco rilevante se confrontato con i benefici che ne ricaverà nel corso della vita.
Io ho ora 26 anni e mezzo; e resto sorpreso e amareggiato nello scoprire con quanto ritardo ho appreso queste importanti verità della vita. Ho scoperto di appartenere alla categoria delle persone patologicamente insicure di se stesse. Da pochi anni sono martellato dall’idea (dal tentativo) di dimenticare l’immagine sgradevole che ho di me stesso e cercare d’intuire con la massima lucidità quella più frequentemente percepita da chi mi circonda, in particolare dai coetanei (e in generale dagli altri giovani).
Il punto di partenza è inevitabilmente quello più esteriore ed anche per questo mi sforzo di capire come appaio ai coetanei, diffidando delle persone di una certa età (sono cresciuto in mezzo a loro, praticamente senza coetanei). Sto cercando di convincermi da non molto tempo di essere una persona dall’aspetto gradevole, considerato il fatto che anche dopo l’infanzia e l’adolescenza ho continuato a ricevere complimenti estetici. Quello che mi demoralizza è di averne ricevuti quasi esclusivamente da persone attempate o comunque di mezz’età, molto raramente da coetanei (e in quei rari casi si trattava di complimenti espressi da altri maschi).
Anche se sento ora di vivere nel periodo della vita in cui il mio aspetto esteriore è all’apice della sua gradevolezza, la mia condizione sociale continua a smentire le illusioni che mi facevo quando durante l’adolescenza avevo un’immagine più negative di me, anche sul piano fisico. Il tipo di condizione sociale che sto vivendo non è di sicuro rara nella cultura attuale, ma provo lo stesso un gran turbamento perché quanto vedo nella mia quotidianità non fa che smentire la normalità del mio stato.
In parole povere fatico ancora a non vedermi come una persona sgradevole e per sgradevole intendo più precisamente una persona “non abbastanza gradevole”. La gradevolezza che mi manca e che percepisco nella maggior parte dei miei coetanei maschi è quella necessaria a piacere all’altro sesso. Negli ultimi anni ho cercato a volte la conferma della non rarità della mia situazione; ho individuato (cercandoli via internet, in forum di psicologia) quanti altri maschi di età vicine alla mia si trovassero ancora assolutamente estranei a qualunque esperienza sentimentale e fisica con l’altro sesso (nemmeno un bacio). Ho scoperto che non siamo certo pochi e che messi insieme formeremmo un esercito di parecchie migliaia d’individui. Ma ciò non basta, poiché la quotidianità non può che rammentarmi il fatto che la nostra resta comunque una minoranza della popolazione maschile d’una certa fascia d’età.
Fino a poco tempo fa soffrivo di depressione (di recente ho iniziato una terapia farmacologia che mi sta facendo bene) e quello che ora continua ad essere un pensiero ossessivo allora era un pensiero talmente molesto e doloroso da indurmi spesso a formulare pensieri suicidi (chi non conosce la depressione non può capirlo e so già che vorrebbe farmi una sonora predica su quanti problemi più gravi ci siano nel mondo; ci sono già passato e sono abituato ai “benaltrismi”).
L’immagine che ho di un tipico adulto illibato di sesso maschile si discosta ugualmente dall’esempio personale che rappresento. Infatti mi vengono in mente o i preti (che hanno fatto il voto di castità) o gli uomini che oltre ad essere insicuri sono anche decisamente brutti esteriormente.
Mi scuso con chi può aver letto pazientemente quanto ho appena detto ed sentirsene deluso, poiché il mio intento era di sfogarmi senza aver detto nulla di nuovo della mia vita rispetto a quanto è già emerso dalla mia produzione in questo sito.
Meglio finire in allegria!
Se questa riflessione autobiografica vi appare piagnucolosa avverto le giovani donne desiderose di lasciare commenti che se commettessero il passo falso di dilungarsi con me allora non potranno che indurmi a provarci in qualche modo con loro (per quanto goffo sia)!
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