Entri per un normale controllo, sei fiducioso, aspetti con trepidazione i risultati,
poi si presenta il medico e ti da la notizia che non avresti voluto sentire.
Inizia il ricovero, entri nella stanza a testa bassa con il morale a terra guardi i tuoi compagni che a sua volta ti osservano, si rompe il ghiaccio e cominci a parlare, capisci che c’è disponibilità nei tuoi confronti, si formano delle amicizie brevi ma forse le più vere perché nate dalla sofferenza comune.
Quando qualcuno esce è sempre un piccolo distacco che ti tocca, e tu sei li attaccato a quelle macchine infernali che ti iniettano dentro il tuo corpo veleni che ti fanno stare male indebolire quasi da non riuscire a camminare.
Passano i giorni e speri che sia sempre quello giusto per tornare a casa ma non è così, il morale è sempre più basso, aspetti l’arrivo di tua moglie e dei parenti per poterti sfogare lo sai che fai stare male anche loro ma non ce la fai a fare diversamente, sono passati 15 gironi dal ricovero, le tue vene non reggono più si rompono fanno male i bracci si colmano di lividi, ogni piccolo ago è un macigno che si abbatte nel tuo corpo, la disperazione si fa grande, piangi ti vergogni ma non puoi farne a meno, e i giorni passano altri compagni escono e tu sei ancora li e nel frattempo perdi ogni speranza la rassegnazione entra dentro di te non riesci più a reagire e speri che il ritorno a casa sia prossimo prima che sia troppo tardi.
L’ospedale cura ma ti uccide psicologicamente, ti rende una larva sei in balia delle loro mani che in questo momento hanno su di te tutti i poteri.