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La casa gialla è in fondo alla via
Una donna sulla cinquantina con un paio di cesoie da giardino le indicò la strada: “La casa gialla è in fondo alla via! ”
Miranda alzò una mano.
“La ringrazio! ”
Tirò su il finestrino della Jeep e avanzò lungo la strada.
Quel posto non la metteva particolarmente a suo agio, ma lo trovava ideale per il suo lavoro.
In fondo sarebbe dovuta rimanere lì solo il tempo necessario per la stesura del libro che il suo agente le aveva imposto di scrivere.
L’annuncio l’aveva letto sul giornale locale, e le era parsa un’idea fattibile. Poteva permettersi molto di più, dati i risultati delle vendite dei suoi libri, ma non era una megalomane e credeva fermamente che la semplicità fosse una delle virtù più importanti.
Diede uno sguardo al biglietto che teneva in mano e fissò l’abitazione. L’annuncio aveva attirato la sua attenzione nel momento in cui aveva messo gli occhi sul giornale.
“Affittasi abitazione in Via dei Ciliegi, due piani, ammobiliata, euro 200 al mese”.
Parcheggiò l’auto e scese. Una casa gialla non la vedeva da quando sua madre le aveva mostrato quella nella quale abitava da ragazza.
Scese ad osservarla. Le chiavi le erano state consegnate dall’agenzia. Aprì il cancelletto, e diede un’occhiata al giardino. Piccolo ma ben tenuto per essere un terreno che non riceveva cure da più di tre anni. Salì i tre gradini in pietra, ed inserì la chiave nella serratura. Poi spalancò la porta.
L’interno si presentava buio. Entrò e si richiuse la porta alle spalle. Tastò il muro in cerca dell’interruttore ma quando lo cliccò, la luce non si accese.
Allora riaprì la porta per farsi strada verso le finestre. Quando spalancò le imposte, vide l’interno. I mobili erano stati coperti con delle lenzuola bianche. Il posto era bello e anche se doveva soggiornarvi per poco, fu felice della scelta che aveva intrapreso.
Dopo aver disfatto le valige, e dopo cena, decise di mettersi già a lavoro.
Aveva preso posto da diverse ore davanti al PC, senza riuscire a combinare molto quando d'un tratto udì dei lamenti provenire dal piano di sopra.
Aveva fatto un giro di controllo, e pensò potesse trattarsi della sua immaginazione. Dopotutto, anche a lei che scriveva horror capitava di farsi suggestionare dai racconti che leggeva.
Aprì la porta principale ed uscì sul portico quando trovò un gatto intento a fare le fusa.
Si mise sulle ginocchia.
“Hey bello! ” disse mentre lo accarezzava.
Quando si rialzò, notò il vicino di casa intento ad osservarla sul ciglio della porta.
“Buonasera! ”
Ma non ricevette risposta.
“Il gatto è suo? Sono la vostra nuova vicina, anche se per poco tempo. ”
Il vicino scappò dentro senza dire nulla.
Miranda arricciò la fronte in segno di confusione. Poi rientrò.
Dopo un'ora che aveva ripreso a lavorare senza riuscire a concludere niente, pensò di andare a dormire: la notte le avrebbe portato consiglio. Si stiracchiò sulla sedia e si stropicciò gli occhi. Infine si alzò, chiuse le serrande e si recò al piano di sopra.
Dopo essersi lavata i denti, si cambiò e s'infilò nel letto.
Aveva appena chiuso gli occhi quando udì nuovamente quel lamento fastidioso.
Aprì gli occhi di colpo, si tirò su con i gomiti, e restò in attesa. Quando lo risentì, s'infilò un paio di calze e s'incamminò al piano di sotto. Fece un ulteriore giro della casa: niente.
Quando ritornò su, spalancò il balcone e fissò la quiete della campagna. Si cinse le braccia per un colpo di vento fresco, quando lo risentì.
“Adesso basta però... ” brontolò incamminandosi fuori della stanza.
Stava tornando al piano di sotto quando udì uno scricchiolio provenire oltre la porta della mansarda. A piccoli passi raggiunse la maniglia e si soffermò un'istante. Ora troppe situazioni le parevano strane: il giardino erboso, il gatto, il vicino di casa, i continui lamenti. Era come se in quella casa ci abitasse ancora qualcuno.
Espirò profondamente quasi a darsi coraggio. Poi aprì la porta, e quello che vide la fece rimanere immobile.
Continuò a fissare la scena con la bocca semichiusa e la gola che non riusciva a deglutire.
Quello che vide le fece accapponare la pelle. Le sue mani sudarono d’improvviso, e il cuore batté ad una velocità smisurata tanto che credette di poter avere un infarto da un momento all’altro.
Una donna completamente vestita di veli bianchi se ne stava di spalle su una sedia a dondolo, intenta a leggere un libro con una mano e con l’altra a tenere un neonato intriso di sangue al contrario, dalle caviglie.
Quando avvertì la presenza di qualcuno, smise d’intonare una lugubre melodia e così facendo diede fine anche a quel continuo dondolio. La sedia smise di scricchiolare, ma non appena di scatto si portò in piedi, il dondolo ricominciò nella sua azione altalenante.
La fissò rimanendo immobile a pochi metri di distanza.
“Hai cambiato la fine del libro! ” disse mostrando la copertina del romanzo. “Devo tornare quella che ero! Non posso morire così! ”
La donna portava un velo bianco sul viso e sembrava non essere intenzionata a toglierselo.
Continuava a tenere il neonato a testa in giù; il pavimento sotto di lui era una chiazza rossa.
Senza sapere dove aveva trovato il fiato, domandò: “Quale finale? ”
“Il finale di La casa nera. ”
“Non mi è più possibile modificarlo…” disse spostando lo sguardo dalla donna al neonato. “L’ho già consegnato al mio editore, e le stampe saranno già cominciate da ore. ”
“Trova il modo, allora! Non mi butterò dal tetto di casa perché mio figlio è morto! No, non posso! ”
“Puoi dirmi chi è quel bambino? ”
La donna fissò il neonato come se lo vedesse per la prima volta. Poi riportò lo sguardo su di lei.
“STAI CAMBIANDO DISCORSO! ”
Quell’urlo rimbombò creando un eco all’interno dell’abitazione.
Miranda fu costretta a tapparsi le orecchie.
“CAMBIA QUEL FINALE! ” gridò la donna a voce stridula.
Non appena riaprì gli occhi, la donna stava incamminandosi verso di lei, con lo sguardo fuori delle orbite.
Miranda chiuse la porta e scese velocemente le scale.
Alla fine di queste, si fermò e rimase in attesa.
“Non sei tu a scrivere nei tuoi libri che quando s'incontra un assassino, non bisogna mai guardarsi indietro? ” sentì come un sussurro.
Voltandosi vide la donna vicino a lei, il viso pallido, gli occhi indemoniati. Infine una risata malefica.
Miranda corse fino in cucina, e recuperò un coltello.
Quando sentì ulteriormente quella melodia, capì che la donna la stava raggiungendo.
“Dio mio... ” sussurrò. Si guardò attorno e si nascose dietro un mobiletto. Poi rimase in attesa e si strinse il coltello al petto, come fosse una salvezza.
La porta si aprì lentamente e Miranda si sentì il cuore in gola.
“Lo so che sei qui, dove ti nascondi mia padrona? Ti sento che sei qua... ”
Miranda strisciò fino ad arrivare alla porta, sempre senza mollare la presa dal coltello.
“Eccoti! ” gridò.
Sapeva che non le avrebbe valso la vittoria contro quella donna folle, ma gridare in quel frangente le venne spontaneo. Gridò quindi fino a raggiungere camera sua. Chiuse la porta a chiave, e indietreggiò senza voltarsi.
In un attimo si sentì cadere addosso qualcosa di viscido, a brevi interruzioni. Fissò il soffitto e vide venir giù insetti di ogni tipo.
Riprese a gridare e uscì dalla camera.
“Qualcosa di viscido cade dal soffitto, mmm... puoi usarlo per il soffritto? ” domandò stridendo la donna.
Poi rise indemoniata.
Miranda corse verso il bagno e richiuse a chiave.
Rimase con la mano sulla maniglia; piangendo e battendo un pugno sulla porta, gridò: “Che cosa vuoi? ”
Ma invece di ricevere una risposta alla sua domanda, sentì chiedersi: “Un buon pasto è sempre accompagnato da un'ottima bevuta, lo sai? ”
Miranda si allontanò dalla porta, tremava e sudava freddo, gli occhi opachi dal pianto. D'istinto si voltò verso la vasca.
Si avvicinò lentamente, e quando tirò la tenda vide un intruglio rosso riempirla.
Le venne quasi da rimettere.
Fece un balzo all'indietro quando udì: “Allora, vuoi ancora che muoia, padroncina cara? ”
Poi una pausa.
“Posso smettere quando vuoi, ricordatelo! Mi basta che tu modifichi qualcosa... ”
Miranda corrugò la fronte. Poi mise insieme le parole della donna: non posso buttarmi dal tetto, cambia il finale, padrona.
Prima era talmente scossa che non ci era arrivata: la donna non era altro che la protagonista del libro che stava tentando di scrivere. Ora capiva.
Decisa a voler sopravvivere, si asciugò le lacrime che le traboccavano dagli occhi.
Si avvicinò nuovamente alla vasca, e fissandola disse: “Non puoi essere sangue. ”
Si mise sulle ginocchia e sprofondò la mano al suo interno. Infine stappò il tappo.
Si mosse verso la porta e l'aprì.
La donna dalle vesti bianche se ne stava lì, con il libro in una mano e il neonato nell'altra.
“Ti è piaciuta la cena che ti ho riservato? ” domandò divertita.
Miranda attese.
“Personalmente adoro il soffritto”, fece una breve pausa durante la quale, la donna smise di sorridere.
Miranda riprese: “E per quanto riguarda il vino, io sono astemia! ”
Poi con un calcio dritto al ventre la fece sbattere contro la parete, facendole cadere di mano il libro e il neonato.
Le si avvicinò e rimase a fissarla dall'alto.
“Tu non hai più paura” affermò la donna disperata.
Miranda scosse il capo.
“L'ho capito... sto sognando. Ti è andata male! ”
“No... ”
“Quindi ora io mi sveglio! ”
“No, non puoi! ” gridò allungando una mano.
Miranda recuperò una grossa accetta che si era materializzata vicino a lei e la puntò dritta sul corpo della donna. Fu nel momento in cui gridò un no assordante che Miranda aprì gli occhi: le prime luci del mattino filtravano dalle fessure della serranda.
Fece una smorfia per il dolore che il braccio addormentato le procurava, causandole automaticamente un fastidiosissimo formicolio.
“Stavo sognando davvero... ” fece una breve pausa fino a sorridere mentre ripeteva. “Stavo sognando! ”
Mosse il mouse e lo schermo impiegò un po' a schiarirsi. Presenti su una pagina di testo vuota, c'erano le prime righe del libro che aveva iniziato a scrivere, e in alto a sinistra il titolo: LA CASA NERA di MIRANDA SORRENTINO.
Fu allora che le venne la folgorazione: aveva la trama e anche il titolo per il suo nuovo libro, e lo spunto era stato proprio quell'orribile sogno.
Recuperò il cellulare e compose un numero. Dopo alcuni secondi rispose una voce assonnata.
“Ehi manager, sono io, Miranda! ”
“Miranda? ”, fece una pausa. “Sono le cinque del mattino, che idee ti vengono? ”
“Lo so che è presto, ma ho avuto l'ispirazione per il nuovo libro! ” disse tutta entusiasta.
“Sono molto felice di questo, ma non potevi aspettare qualche ora per comunicarmelo? ”
“Probabilmente sì, ma sono troppo eccitata! Torno a casa! ”
“Ma non avevi detto che saresti rimasta lì per la stesura del libro, guarda che è importante che... ”
“Tranquilla! So quello che faccio! Finirò di scriverlo a casa mia! ”
“Se lo dici tu... ”
“Ci vediamo a Roma! ”
Poi attaccò.
In mattinata raccolse le sue cose e caricò l'auto. Chiuse la porta a chiave, e la fissò. Sorrise annuendo. Poi salì in macchina.
In quel momento squillò il cellulare. Fissò il display: era sua sorella.
“Marta mi ha chiamato e mi ha detto che torni a Roma... ”
Mise la prima, girò la chiave e partì.
“Sì, torno a casa. Ho l'ispirazione e anche il titolo. ”
“Una piccola anticipazione? ” la pregò sua sorella.
“Per ora posso dirti che il titolo è - La casa gialla è in fondo alla via - ”
Mentre l'auto si allontanava, il gatto sul portico miagolò e quell'orribile melodia accompagnata dal dondolio proveniente dalla mansarda della casa gialla, riprese.
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