Il vizio di essere informato, interrompere un momento una cena, entrare nella mia stanza per scorrere le notizie attraverso un giornale Web, imbattersi in una triste sorpresa…..
Frank non c’ è più, il pensiero incomincia a camminare, nella mente appaiono i ricordi di dolori passati, Pantani, el Chava Jimenez, è come leggere un articolo e accorgersi che è solo una nuova pagina di una storia iniziata nel 1998.
Ci fu una perquisizione quel giorno, i gendarmi trovarono sostanze dopanti in una macchina della Festina, la più importante squadra di ciclismo a quel tempo, da quel giorno una serie di scandali continui, la verità che esce allo scoperto:il doping non è l’eccezione di chi bara, ma una necessità del professionismo di quei anni.
Pensavo al dilemma del prigioniero, a Nash, a come lo aveva adattato alla teoria dei giochi, all’ economia, pensavo che con il doping fosse la stessa cosa:
esistevano due possibilità, doparsi e non doparsi; i controlli all’ epoca erano sostanzialmente inesistenti.
Doparsi aveva un costo rilevante, farsi assistere da un medico professionista doveva costare circa 10000 euro all’ anno, i salari però dei corridori di alto livello poteva passare il milione, dei corridori medi erano intorno ai 100000 euro.
Se nessuno si dopa, i corridori guadagnano in soldi e salute, ma se solo uno bara gli altri né rimangono danneggiati e perdono il loro salario.
Inevitabilmente i ciclisti cadevano in questa rete e le poche eccezioni uscivano dal mondo del ciclismo per mancanza di competitività.
Negli ultimi anni 90 i controlli diventano molto più seri e efficienti, tanti corridori furono scoperti, in un giorno un mito si trasformava in un bugiardo, in un traditore, dalla altare alla cenere, il tutto in un momento.
Il problema è che gli atleti sapevano di non barare, sapevano che le loro vittorie erano meritate, che gli altri atleti erano nelle loro stesse condizioni, che il doping era una forma di difendere il proprio livello e di superare quello dei rivali.
Il doping era stato favorito dalle istituzioni sportive che iniziarono a combattere il problema solo quando l’ opinione pubblica si rese conto della esistenza di un doping diffuso, dopo aver consentito a varie generazioni di corridori l’ abuso di sostanze illegali, era stato favorito dai massaggiatori e dai direttori sportivi che né suggerivano la pratica ai corridori, professionisti e non.
Il corridore scoperto, veniva ucciso dai mass media, ma interiormente sapeva di essere innocente, di aver vinto rispettando le regole del suo mondo, l’ abitudine alle sostanze dopanti lo rendeva predisposto alla droga, alla depressione, alla autodistruzione, così finì Pantani, così finì Jimenez, così ieri è morto Vanderbrouke.
Ciao Frank, non ho mai visto nessuno come te, quel giorno ad Avila mi hai impressionato come mai un' altro…...
Così ti voglio ricordare…… volando su una salita….. irridendo gli avversarsi con la tua scandalosa superiorità….
Addio Frank