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Goulasch in calderone
Ci troviamo in un giardino privato, dove c' è un angolo cottura apposito, fatto di una specie di caminetto aperto, dove c' è anche un bel calderone di rame, pronto per essere utilizzato.
Una piccola pila di legna da ardere è lì ad aspettare.
- Che brutta fine ci tocca fare a noi poveretti!
Esclama un piccolo pezzo di legno secco; poi aggiunge:
- arsi sotto questo calderone sconosciuto.
Il calderone risponde:
- Non ti lamentare, dovresti esser contento, d' esser utile a qualcosa.
Il pezzo di legno ribadì:
- Il mio genitore albero era un bell'imbusto, prima di invecchiare e d' essere abbattuto.
Il calderone:
- Per quel che so io, non siete di legno nobile, destinati a far bella figura come armadietti o comodini alla moda, per cui il vostro miserabile destino è quello di alimentare il fuoco sotto il mio sederino.
Il pezzo di legno:
- Per far che?
Il calderone:
- E che ne so io!
A quel punto entrarono in scena dei valletti, con vassoi in mano, portando in ordine:
cipolla ed aglio ben tritate, con olio di girasole;
tocchetti di carne suina, con patate tagliate grossolanamente;
sale, pepe in grani, cumino, peperone rosso dolce in polvere e peperoncino in quantità;
per finire, l' ultimo tocco, maggiorana in quantità.
Disposti disciplinatamente attendevano il cuoco, a noi ormai ben conosciuto, che brillo come sempre, portava solo la fiaschetta nota ed il suo calice prediletto.
Mise sotto il bel calderone di rame la legna da bruciare, e con un po' di carta straccia e un fiammifero speciale diede fuoco.
Poi tracannandosi a sua volta un bel bicchiere di vino rosso, cominciò l' opera.
In quel calderone di rame entrò per primo l' olio di girasole, seguito dalla cipolla e l' aglio ben tritati. Appena rosolati entrarono trionfanti i bei tocchi di carne suina.
Nessuno si accorse, nemmeno il cuoco, che la legna scoppiettando, in realtà piangeva. Infatti lacrime un po' strane apparvero sulla legna, che man mano si consumava.
A quel punto intervenne il calderone di rame:
- Non piangete su, il vostro schioppetto che manda scintille al cielo lo Sommo ignorar non può.
Una di loro:
- Speriamo, mi sembra di essere già in inferno.
Intanto furono aggiunte le patate e dopo più di una mezz'oretta la maggiorana.
Da non dimenticare, che nel frattempo, e cioè prima delle patate, il cuoco nel tutto, aveva già versato un bel bicchierone di vino rosso.
Mescolando, mescolando, dopo più di un' ora il goulasch fu pronto.
Di quella pila di legna secca non rimase quasi nulla, il calderone di rame, stanchissimo, finalmente potette riposare.
I commenzali, ignari di tutto, gustarono quel buon goulasch con molto gusto, complimentando il cuoco.
Il quale disse:
- Scusate signori miei, ma manca l' essenziale, il pane.
Con un cenno chiamò un valletto, che il pane fresco, ancora caldo portò, ed i palati accontentò.
Sembravano tutti felici, ma la cenere, con i suoi carboni ardenti ancora borbottava. A quel punto però non ci fece più caso nemmeno il calderone, ormai stanchissimo.
Ma un bimbo ancora sveglio, mentre gli adulti si gozzovigliavano ancora, vide l' ultima scintilla di quel fuoco svanire nel cielo ormai tenebroso e oscuro.
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