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Il barboncino e il canarino
Era d' estate, caldo afoso, un piccolo barboncino aveva inseguito i suoi padroni fino all'aeroporto cittadino.
Qui perse ogni traccia; amareggiato, col cuore in gola sul rovente asfalto faceva ritorno.
Un canarino di un bel colore giallo, invece, approfittando della distrazione della sua anziana padrona nel lasciare la gabbietta aperta, prese il volo e fuggì via.
Vide questo barboncino, bianco di natura, ma così sporco da sembrar nero. Era talmente allo stremo da cadere da un lato assopendosi. Il canarino lo credette morto, e sbattendo pian pianino le sue belle alette gialle su di lui lieve si posò.
Ne sentì il polso, era ancora vivo, con la sua voce lirica alzò un Inno al Signore. Il piccolo barboncino allora aprì gli occhietti suoi profondi, credendosi già in paradiso.
Il canarino gli disse:
- Sciocchino sei ancora fra noi vivi, sono un canarino e son scappato via, ma te non posso lasciar qui mezzo morto e mezzo vivo.
Il barboncino rispose:
- Tu sei scappato, mentre io sono stato abbandonato e non ho le ali per volare fino a loro.
Il canarino:
- Veramente non ti capisco, forse non sai cos'è la libertà, andare dove ti pare e non tenere conto a nessuno.
Il barboncino:
- Come il mio destino e la mia natura è diversa dalla tua; io sono un piccolo cane, nato in una casa degli uomini, di quelli stessi che oggi mi hanno lasciato, non so chi fu la mia mamma, né il mio papà. Per tutto questo tempo ho ritenuto i miei padroni come genitori. Una buona coppia in apparenza. Sono andati in ferie chissà dove e senza scrupoli per strada mi han piantato.
Il canarino:
-Lo vedi! Noi uccelli siamo di tutt'altra pasta. La vecchietta mi teneva per il mio bel canto, in cambio di mangime da quattro soldi. Cosa pretendeva dunque! Alla prima occasione ho tagliato la corda e spiccato il volo. Assapora anche tu questo profumo di libertà!
Il barboncino:
- Ed io mi mangio il profumo della libertà! Sono abituato che ogni giorno e puntualmente, i padroni mi servono in una scodella il mio cibo prelibato ed in una ciotola, del latte che sembra appena munto.
Il canarino:
- Ah adesso capisco! Viziato il signorino. E adesso?
Pensa che io ti becco gli insetti al volo, e appena vedo dei vermicelli non esito a planare, poggiare le mie zampette sui tronchi e divorarmeli con gusto.
Il barboncino:
- Io invece se non trovo dei nuovi padroni, che mi accudiscono nella loro dimora finirò morto di fame.
Il canarino un po' commosso:
- Su via, non piangere, troveremo insieme una soluzione. Hai fatto colazione stamattina?
Il barboncino:
- Veramente no!
Il canarino:
-Dunque hai bisogno innanzitutto di farti una bella sciacquata, ma si una bella pulizia, perché come appari in questo momento non ti vorrà nessuno per davvero e ci puoi giurare. Qui a pochi metri ho visto un bel laghetto, che ne dici di un bel bagnetto?
Il barboncino acconsentì e quindi seguendo il canarino in volo arrivò al laghetto e non esitò a tuffarcisi. Così ben pulito al canarino appariva molto più bello e tenero di prima.
Il canarino:
A me non viene niente di meglio, e badi che per me è un grande sacrificio, ritornare dalla mia vecchietta, che è sola soletta e tutt'e tre al calduccio di quell'alcova finire i giorni che lo Signore nostro a noi ha destinato.
Il barboncino acconsentì e con le sue ultime forze seguendo il canarino arrivò finalmente all'uscio della sua nuova dimora.
La padrona di casa vedendo il suo bel canarino giallo ed in più in compagnia del bel barboncino, fece feste a non finire.
Quella notte, la più bella lirica di un canarino si espanse per tutto il vicinato, seguito da un latrare di un cane accontentato seppur stonato, una sinfonia un po' particolare, insomma!
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