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Scrittrice anomala
Il mio nome è Elisa. Elisa Gi.
Nasco femmina, almeno credo, e continuo ad esserlo, con alti e bassi. Ma degli uomini conservo una blanda invidia; quella che un ormai obliato Freud non esiterebbe a definire "invidia del pene". Il loro cervello infatti non mi interessa, che raramente riesco ad attivarlo anche io e non ho neppure invidia da prestazione perché come tutte le donne, volendo, mi presto molto molto meglio di un uomo; ma vorrei sperimentare il gusto delle "gare di minzione", così diffuse nel mondo maschile.
Mi è capitato, del tutto casualmente, di assistervi non vista perché lavoro di notte e il mio lavoro è atipico nei tempi e nei luoghi, ma pur sempre a diffusione progressivamente maggiore.
La caparbia determinazione al mantenimento del mio nomadismo, mi ha portato ad una variabile solitudine e alla sperimentazione della vita di artista di strada. Ho provato l'equilibrismo e nonostante i primi apprezzabili risultati, ho rimediato in due anni contusioni di ogni genere e la frattura composta del metatarso destro in una occasione, e in un'altra - nella quale mi ero distratta a causa di due occhi dal colore indistinto ma dal desiderio ben distinto - una commozione cerebrale che mi ha lasciato esanime per una ventina di minuti. Nessuno strascico; solo la decisione di dedicarmi a un lavoro diverso. Così ho provato i trampoli, ma l'altitudine mi provocava la nausea. Con la giocoleria ho rotto gli occhiali ad un cieco e per miracolo sono riuscita a sfuggire alle sue grinfie. Mi aveva quasi afferrata, ma togliendo le scarpe e non respirando per un buon minuto, sono riuscita ad eclissarmi! Col fuoco ho carbonizzato il parrucchino di un passante che indossava uno splendido "panama": incredibilmente il cappello si era solo vagamente annerito, mentre i capelli sintetici avevano preso fuoco in un istante. Per tacere delle lame: mentre il mio assistente mi introduceva allo sparuto pubblico di una splendida località turistica, inciampavo nel lunghissimo vestito che mi ricopriva appena, lanciando del tutto involontariamente un coltello addosso ad un'elegante anziana signora che indossava un caffetano azzurro intenso bordato d'oro, inchiodandola ad un meraviglioso portone d'ebano in stile neoclassico; avevo congelato un istante fotografico di intensa bellezza e anche la signora ne aveva tratto giovamento sembrando d'un tratto ringiovanita. Ma alla fine mi aveva denunciata per tentato omicidio. Mi restava l'acqua. E in quello ero e rimango veramente un portento. Ma quando ho proposto ai miei compagni di lavoro di trasportare una trasparente piscina semovente larga 2 metri per 2 e profonda 30, mi hanno abbandonata.
Così ho deciso di scrivere, ma non libri. A volte i libri possono essere ripugnanti, come chi li scrive. Ci vuole molto coraggio o tanta vigliaccheria per scriverne uno, ed io che non sono mai stata coraggiosa abbastanza da essere vigliacca fino in fondo, ho pensato di scrivere ovunque, purché non fosse su carta. Lo confesso, a volte ho ceduto alla tentazione insozzando qualche menù , ma non posso permettermi ristoranti o affini, così ho peccato poco in questo senso; più spesso ho lasciato qui e là pensieri sparsi tra carte igieniche e kleenex che, ad onor del vero, pochi avranno avuto il coraggio di leggere e lascio a ciascuno intuire il perché. A parte queste eccezioni, i muri sono le pagine dei miei libri. E non scrivo perché voglio essere potente o famosa. Il fatto è che siamo in troppi nel mio cervello, perciò ho bisogno che qualcuno esca di tanto in tanto, per non fare più ritorno. Scrivo dove capita, armata di ogni attrezzo atto al'uopo, dal pennarello alla bomboletta in colori di ogni sfumatura, e mi applico con perizia in una bella attraente scrittura, stampatello per lo più, che sia comprensibile anche ai bambini, ai quali spesso dedico fiabe, quasi mai a lieto fine. Consegno prevalentemente ai muri meno nobili lo scritto e gli argomenti più raffinati, così chi volesse leggere il meglio del mio operato letterario, dovrà varcare la soglia di bagni di stazioni e autogrill, devastati dal puzzo di urina e a volte da escrementi e carta che intasando il water impregnano l'aria rendendola quasi irrespirabile.
Mia somma soddisfazione è attraversare e segnare l'animo dei miei occasionali lettori. A questo scopo mi acquatto non vista, per scoprire le loro reazioni; così mi è capitato, fuori dai bagni di grandi snodi autostradali di osservare: camionisti piangere come vitelli e donne incinte avere le contrazioni a causa delle loro fragorose risate; anziane signore fare l'amore sui marciapiedi col primo passante; giovani donne abbandonare il loro compagno nel piazzale dell'autogrill e fuggire via con la macchina di lui, verso l'ignoto; e bambini che uscivano dal bagno dopo un'ora, felici perché i loro incubi notturni erano nulla al confronto di ciò che avevano letto.
Per il resto vivo di elemosina. Vado in giro fingendomi cieca, sorda e muta, ma non sempre. Ed oggi che ho scoperto questo muro virtuale, più pulito e meno putrescente che un bagno, forse lo userò, perché qualche signore/a che abita fraudolentemente nel mio pensiero si perda in questo universo e mi restituisca un po' di pace.
Dopo anni di onorata carriera a qualcuno interesserà sapere quale io consideri essere l'opera di maggior valore delle mia modesta produzione; ebbene: è una poesia. 15 versi color sangue scritti per un uomo che non ho amato, perché quell'amore era così totale e violento e abissale da rimanere annientato al contatto col mondo. 15 versi composti in un eccesso di follia - come se di mio fossi sana - difficili da decifrare; così dolenti da sciogliere il cuore all'umano più algido. 15 miseri versi nel bagno degli uomini, seconda porta a sinistra in alto sul cesso, stazione di servizio "Riviera est" della A12 Genova - Livorno.
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0 recensioni:
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- Davvero ottima composizione. Complimenti e saluti
- Grazie Giacomo, come sempre sei sapiente e ironico.
Anonimo il 29/05/2010 18:57
Anomalo sono io che mi ero fatto sfuggire questa chicca di racconto... la solitudine descritta con ironica grazia ed una velata tristezza. Molto originale e scritto veramente bene... cinque stelle meritatissime. ciao Maria... buon fine settimana.
- Io non so se ho letto una metafora sulla scrittura o che cos'altro... sono grata a chi mi ha segnalato questa meravigliosa creatura che dipinge racconti.
- Alludi alla città del film di Friz Lang? Non ho mai visto per intero quel capolavoro, ma immagino che Elisa possa far parte di quel mondo visionario.
Anonimo il 24/10/2009 13:53
Amanuensi murali hanno vergato le pareti di Metropolis. L'opera di Elisa è anche tra quelle mura?
- Grazie a tutti voi per le considerazioni, grazie di cuore.
Anonimo il 21/10/2009 22:22
sei brava a scrivere. è un piacere leggerti
Anonimo il 21/10/2009 21:31
Sei fantastica! hai uno stile scorrevole, leggero, coinvolgente... mi serve un vocabolario che malauguratamente non ho con me per trovare altri vocabboli... divertente, surreale, creativa! bella opera di una brava artista. Ciao
Anonimo il 21/10/2009 16:12
Torna in quella stazione di servizio, trascrivi su un foglio di carta qualsiasi quei versi e postali per noi su questo sito...
io sarò lieta di leggerli... per ora ti faccio i complimenti e ti ringrazio per averci fatto partecipi della tua solitaria vita..
Un bacio
Dani
- Coraggiosa Elisa... quale sia la motivazione comunicare il proprio disagio è fondamentale e oggi ciò è più necessario poiché soprusi, abusi e solitudine devono essere cancellati nel diritto di vivere di dignità e rispetto riconoscuiti per qualunque vita. Un primo abbraccio da me e vedrai ne verranno tanti.. sinceri, anche se virtuali... tutti per te. Ciao.
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