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Berto, Bino e Virgilio
Ci troviamo in una una scuola di campagna un po' speciale. Il maestro è il dotto Virgilio, gufo di tutto rispetto; come suoi scolaretti ha molti animaletti domestici; fra i quali alcuni porcellini, degli agnellini, una capretta e anche un asinello, sempre ripetente, di nome Bino.
Ma eccone uno nuovo, con il colletto bianco ed il nastrino color cielo, il porcellino Berto; ritenendosi molto intelligente, pensa di far carriera andando a scuola.
Momento cruciale l' appello:
- Agnolotto, Angelotto... Berto:
Berto:
- Pree-presente.
Il maestro:
- Tu sei nuovo, vero?
Berto:
- Si, signor maestro.
Il maestro:
- Bravo, bravo!
E continua l' appello, Bino...
Bino:
Pree-preee-sente!
Il maestro:
- Tu sei invece già ben noto, e sempre in prima, vero?
Bino:
- Si, purtroppo!
L' appello finalmente finisce, c' è qualche pausa, poi il maestro e dotto Virgilio si presenta ai nuovi venendo accolto con uno scosceso applauso.
Il maestro:
- Vediamo un po'! Tu Berto, sai dirmi due più due quanto fanno?
Berto:
- Due più due... fatemi pensare! Fanno cinque, signor maestro.
Il maestro Virgilio non fece una piega, rivolgendosi a Bino:
- Bino, secondo te ha ragione il compagno Berto, che due più due fanno cinque?
Bino:
- E che ne so io! Mica so contare.
Il maestro un po' arrabbiato:
- Ciuccio sei, ciuccio eri e ciuccio rimani; ma che ti tengo a fare in questa classe?
Bino:
- E che ne so io! Debbo faticar tutto il giorno, e qui almeno un pochettino riposo le mie stanche ossa, eppur io son figlio di Dio, santo cielo!
Il maestro:
- E bravo il pelandrone ( ignaro delle fatiche di codesti poveri somari), ciuccio ma astuto. Quindi chi sa finalmente dirmi quanto fa due più due?
Una gallina alza una zampina.
Il maestro:
- Dimmi gallinella mia!
La gallina:
- Due più due fanno quattro uova.
Il maestro:
- Brava! Ma perché le uova?
La gallina:
- Perché se non ce li metto dimentico di contare.
Ad un certo punto Berto, il porcellino, alza la zampetta anteriore destra.
Il maestro:
- Che c' è maialino mio?
Berto:
- Questo qui mi dà spintoni e mi fa male, mi dice che sono un portatore di H1N1.
Il maestro rivolgendosi al compagno di banco di Berto, gli chiede:
- Sai cos'è H1N1?
Il compagno di banco di Berto:
- So solo che ammazza la gente e anche noi animali; almeno così ho sentito dire.
Il maestro:
- E tu, per sentito dire, manderesti a morte il tuo compagno Berto? Vergognati!
Berto di nuovo alza la zampetta, ma l' anteriore sinistra questa volta, visto che la destra gliela acciaccata il suo compagno di banco.
Il maestro:
- Cosa c' è ancora?
Berto:
- Signor maestro, potresti pure a questo punto spiegarci che significa H1N1, dal momento che secondo l' accusatore io ne sono addirittura il portatore.
Il maestro:
- Allora statemi bene a sentire. H1N1 non è altro che un virus, o meglio una variante dell'influenza di tipo A, detta anche febbre suina. E i virus sono degli animaletti microscopici pericolosi per la nostra salute, e quindi nostri nemici.
Berto:
- Ma io non li ospito, vero?
Il maestro:
- Ben detta la parola ospito, loro non ti chiedono il permesso, ti ci s'attaccano senza nessun rispetto, quindi ospiti indesideratin insomma parassiti.
Berto:
- Ripeto la domanda. Io non li ho, vero?
Il maestro:
- Queste poche masserie che a dritta e a manca spuntano come funghi rari, sono abitate da gente ed animali sani, e tu fai parte di una di loro. E poi credete a me è tutta una mondatura, si, un' esagerazione di chi ha la parola, e cioè dei media.
A questo punto si sarebbe dovuto si sarebbero dovuti spiegare tanti altri termini, e per degli alunni che a mala appena sanno due più due quanto fanno, sarebbe veramente il colmo.
Ed ecco il magico suono di una campanella, per dire che la lezione finalmente è finita, e tutti possono ritornare in pace nelle loro fattorie.
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