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Direzione Ricerca Personale
- Attenzione, allarme rosso! È un Lucchini!!
La voce creò subito scompiglio negli uffici della Direzione Ricerca Personale della S. I. L. M. (Società Infernale per il Lavoro Mondiale).
Quella era una società che controllava tutti i posti di lavoro in ogni angolo della Terra. Per accedervi bisognava passare concorsi particolarissimi. Essere assunti lì’ era il massimo a cui ogni essere umano e non poteva aspirare. La sede principale, ed anche l’unica, era situata in un palazzo a forma di cono rovesciato sotto la città di Gerusalemme. Gli uffici dove si prendevano le decisioni più importanti erano al centro della Terra, e lì faceva molto caldo. Tutte le richieste di lavoro inviate da ogni parte del mondo arrivavano alla Direzione Ricerca Personale. Da lì venivano inviate agli uffici generali che prendevano una decisione: scartare la richiesta di lavoro oppure inviarla al destinatario ufficiale. La S. I. L. M. era una sorta di occhio che selezionava tutti i curriculum del mondo, passandone solo alcuni alle aziende a cui erano stati inizialmente inviati dal mittente. Prima di essere scelto dall’azienda, bisognava essere idonei per la S. I. L. M. . Ma questo non tutti sulla Terra lo sapevano. C’era poi l’allarme rosso. Quello era un richiamo in codice che veniva utilizzato in rarissimi casi nei confronti di persone che MAI avrebbero dovuto essere passate sulla Terra. I curriculum da allarme rosso dovevano essere cestinati immediatamente.
Quel giorno ne erano arrivati come al solito parecchi.
- È arrivato l’ennesimo Lucchini. – urlò una voce da un telefono. –È già scattato l’allarme rosso, ma la situazione è critica. Ne arrivano parecchi in questo periodo.
Al centralino della Direzione Ricerca Personale cominciò a sollevarsi tensione. Tutti gli operatori erano attaccati al computer e sbatacchiavano ferocemente le dita sui tasti.
- Cristo! –si udì da una delle postazioni. – Questo ha ripreso a mandare le sue cazzo di candidature.
- Non capisco perché non si ammazza come gli altri. – rispose qualcuno. Si parlavano senza togliere gli occhi dallo schermo.
- Un povero illuso. Fortunatamente quest’anno ho letto sul giornale aziendale che sono in diminuzione.
- Speriamo. – sospirò un altro.
- Ultimamente non si ammazzano più. – spiegò un tipo che teneva gli occhi a pochi centimetri dal computer. – Non fanno un cazzo e si fan mantenere. Poi però si rifanno sotto. D’altronde un po’ di dignità ce l’hanno anche questi nuovi.
- Preferivo quando s’ammazzavano.
- Parole sante.
L’ufficio Generale del Capoccia era al centro della Terra. Faceva sempre caldo, un caldo d’inferno, e per questo erano stati innestati tre potenti climatizzatori, accesi tutto l’anno.
Seduto su di una poltrona, sigaro d’ordinanza tra i denti e capelli, sullo stempiato andante, tirati indietro a formare un piccolo codino, c’era il Capoccia.
- Riunione straordinaria per le 15. – disse al telefono prima di riattaccare.
Ogni allarme rosso che veniva lanciato lo eccitava molto. Si alzò e diede due boccate al sigaro mentre guardava fuori dalla finestra. Non che si vedesse molto. Almeno, lui non poteva vedere quello che succedeva molti piani più su, dove c’era l’ingresso del palazzo: gruppi di quattro o cinque barboni, spesso scalzi e con facce ingiallite e moribonde, chiedevano qualche spicciolo alla gente che entrava ed usciva. Erano quasi tutti stati da “allarme rosso” e non ce l’avevano fatta a continuare a stare sulla Terra. Il Capoccia cominciava a sentirsi parecchio eccitato pensando a quel Lucchini, che era da poco diventato uno da allarme rosso. Respinto, respinto, respinto. Pensare a quei suoi curriculum che andavano nel vuoto, che non avrebbero MAI avuto una risposta perché c’era lui, c’era la S. I. L. M. che bloccava tutto facendo evaporare le domanda di assunzione di quello stronzetto lo rendevano libidinoso. Non resisteva più, e il rigonfiamento nei pantaloni lo dimostrava. Andò in bagno e si sfogò.
Alle 15 in punto cominciò la riunione.
- Vi ho convocato per parlare del problema sorto con questo Lucchini, un’ ennesimo allarme rosso. – spiegò il Capoccia ad altri cinque dirigenti. Tutti seduti attorno al grosso tavolo dell’ufficio Generale. Tutti con rigonfiamento ai pantaloni.
- Dico che non c’è da preoccuparsi. –cominciò uno. – Ha cominciato da poco ed è normale una certa insistenza. Credo però, e abbiamo avuto riscontri tangibili in questo senso, che sia un momento passeggero. Non durerà molto.
- Durerà sei mesi al massimo. – aggiunse un altro.
- Questo vostro ottimismo mi trova felice. – disse il Capoccia. –Ma credo che vada affrontato in modo più serio il problema. Credo che dovremmo istituire un reparto apposito per gli allarmi rossi. Stanno diventando troppi. Non è solo questo Lucchini a preoccuparmi.
- Quello che il Presidente va dicendo conferma una tesi che già avevamo affrontato in una riunione scorsa. – attaccò un altro. – Il caso Lucchini la mette all’evidenza di tutti: in questo momento ci sono troppi allarmi rossi da sostenere. L’idea quindi di istituire un nucleo apposito che gestisca la cosa la ritengo una scelta giusta. Quasi obbligata direi.
- Ormai viviamo esclusivamente di allarmi rossi, lo avrete capito. – arringò il Capoccia. – Di Lucchini senza un cazzo da fare ne nascono ogni giorno. – dicendo così si sentì aumentare la pressione tra le gambe.
- La nascita – continuò- di una Commissione di Vigilanza che gestisca tutti gli allarmi rossi è da votare e mettere all’ordine del giorno per la prossima assemblea. Qualcuno contrario?
Nessuno disse nulla.
La riunione finì e il Capoccia se ne tornò in bagno. Nell’ufficio si cominciava a sentire anche puzza di zolfo.
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