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In balia della montagna
Quella vacanza non sarebbe dovuta andare in quel modo, ne per Isabella ne per Andrea. Doveva essere semplicemente una tranquilla gita in montagna di un paio di giorni, tutto qui.
Ora invece eccoli lì, da soli, in mezzo a quel bosco sconfinato senza la più pallida idea di dove potessero trovarsi. Vagavano oramai da almeno sei/sette ore alla ricerca disperata del sentiero guida, o magari del loro albergo, ma niente. Erano letteralmente esausti: le gambe si muovevano solo grazie a degli enormi sforzi di volontà e le spalle di Andrea bruciavano maledettamente a causa dello zaino.
"Non ce la faccio più amore," disse lei ad un certo punto, quasi in lacrime. Le sue resistenze cedettero e crollò a terra in ginocchio, appoggiandosi con un braccio ad un abete che cresceva lì accanto. "Basta, fermiamoci!"
Andrea si inginocchiò subito accanto a lei e la costrinse a guardarlo. La stanchezza era visibile anche sul suo viso, di solito così solare e sorridente; ora persino gli occhi erano spenti, quasi privi di vita.
"Tesoro, lo sai che non possiamo fermarci; tra poco scenderà la notte e rimanere qui nel bosco sarebbe la fine."
Isabella lo sapeva bene anche se ascoltò a malapena quelle parole. Lo sapeva bene perché erano in alta montagna e la temperatura era già scesa parecchio. Di lì a qualche ora sarebbe arrivata intorno allo zero e loro non indossavano altro che un semplice maglione.
"Un attimo Andrea ti prego, solo un attimo!" Lo sguardo di Isabella era perso, come quello di un cerbiatto che sa di essere braccato dai cacciatori; questo lo portò a concedere quella pausa, anche perché era distrutto pure lui.
Era iniziato tutto in mattinata, quando con la guida ed altre tre persone erano giunti in prossimità di una strettoia nel sentiero. Dopo due giorni di cammino erano riusciti finalmente ad arrivare in vista della cima. Marco era, a detta degli organizzatori dell'escursione, una delle guide più esperte, ma a quanto pare non aveva previsto che il terreno in quel punto avrebbe potuto cedere. Erano entrati tutti e sei nella piccola strettoia quando un rumore terribile li aveva bloccati; nessuno aveva fatto in tempo a fare un passo che la terra aveva ceduto trascinandoli giù. Tra le urla erano precipitati cercando inutilmente di aggrapparsi a qualcosa.
Isabella e Andrea erano gli ultimi della fila e questo particolare salvò loro la vita; tre metri sotto c'era un piccolo spiazzo sul quale finirono entrambi frenando la loro corsa. Il massimo che si procurarono fu qualche sbucciatura mentre inutile descrivere la sorte dei loro compagni. La loro discesa proseguì per centinaia di metri e ascoltare le loro urla di disperazione fu la cosa più terribile mai sentita prima d'ora dai due sposini.
Erano seguiti attimi di smarrimento poi l'immediata richiesta di soccorsi per scoprire che il cellulare non aveva campo. La situazione fu presa in mano da Andrea e cominciarono a camminare; Isabella si fidava di lui e lo seguì. Anche se non conoscevano nessuno di quei sentieri.
Il sole era oramai tramontato e il bosco stava precipitando nell'oscurità più assoluta. Il buio, unito ad un silenzio quasi assordante li convinse a riprendere la marcia.
Dieci minuti, venti, mezz'ora. Stavano scendendo, ma non c'era traccia di civiltà. Il freddo intanto si insinuava dentro di loro sfruttando ogni piega dei loro vestiti, ogni minimo pertugio.
L'aria era letteralmente gelida.
I due giorni di salita picchiavano nei muscoli senza pietà impedendo movimenti puliti. Tutto ciò portò Andrea ad inciampare finendo lungo a terra disteso. Capì che non si sarebbe più rialzato.
Isabella si voltò e lo vide a terra, immobile. Il cuore saltò un battito.
"Andrea, ti prego rispondimi!"
Con delicatezza gli tolse lo zaino e lo girò a pancia in su. I loro occhi si incrociarono ancora una volta.
"Mi dispiace tanto piccola," le disse lui accarezzandole il viso con la mano. "Questa volta ti ho deluso; non riesco più ad alzarmi."
Isabella non riuscì a dire nulla. Sentì solo quanto fosse gelida la sua mano.
"Non restare qui con me, prosegui, forse ce la farai."
"No!" esclamò lei quasi urlando. "Non ti abbandonerò, mai! Tu non mi hai deluso anzi, se siamo ancora vivi è merito tuo. Se dobbiamo rimanere qui lo faremo assieme."
Una lacrima bagnò il volto dell'uomo. Oramai aveva tutti i muscoli intorpiditi dal freddo.
"Oh tesoro, non sai quanto ti amo." Riuscì a dire lui.
"Anch'io Andrea," rispose Isabella e si sdraiò accanto a suo marito abbracciandolo. "Stringimi forte, ho freddo."
Rimasero così, distesi a terra abbracciati l'un l'altro aspettando la loro fine.
Persero i sensi una decina di minuti dopo senza accorgersi che cento metri più avanti c'era una piccola baita.
Andrea aprì gli occhi e incontrò quelli di una bambina che non doveva avere più di cinque anni. Erano azzurri e lo fissavano con curiosità.
"Mamma!" chiamò la piccola. "Si sono svegliati."
Andrea non sapeva spiegare come potesse avere caldo, ma poi vide che si trovava disteso a terra, con indosso una coperta di lana. Un camino crepitava lì vicino.
Si voltò dall'altra parte e c'era Isabella, ancora addormentata.
Riconobbe il luogo in cui si trovava.
Era la baita in cui si erano fermati la notte precedente. Li avevano trovati. Erano salvi.
"Stai bene?" gli domandò la bambina in tono simpatico.
Andrea si limitò a sorridere; un sorriso che valeva più di qualunque parola.
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