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Il ciclo degli elemnti-l'altra dimensione capitolo 1: la stanza buia
Il luogo in cui si trovava era buio, provò a muovere le braccia, ma non vi riuscì, era legato. Si sentiva poco bene, gli faceva male la pancia, come era finito là dentro? Non ne aveva la minima idea, l'unica immagine che ricordava con chiarezza era una dirompente luce celeste che lo avvolgeva, poi il nulla totale!
Qualcuno accese la luce e rivelò dove il ragazzo si trovava. Era seduto sopra una sedia in metallo, una di quelle che si trovano dal dottore. Le mani gli erano state legate dietro la schiena, era nudo e sopra le gambe aveva solo un panno che gli copriva i genitali.
Si guardò attorno, nei limiti del possibile, era una stanza piccola, anonima, con i muri bianchi, il pavimento era ricoperto da mattonelle di un verde ormai reso quasi totalmente bianco delle ingiurie del tempo.
Il ragazzo cominciò a sentire freddo, eppure in quella stanza non vi erano finestre. La paura lo assalì d'un tratto, il dolore allo stomaco aumentò, gli veniva da vomitare, poi sentì un rumore metallico seguito da dei passi.
-Finalmente ti abbiamo catturato!- disse una voce proveniente dalle sue spalle -Abbiamo catturato il fantomatico Miguel!-.
Il nome del ragazzo era Miguel. La persona che aveva parlato gli si mostrò: era alto, moro con gli occhi neri, aveva una profonda cicatrice sopra il ciglio destro e indossava una lunga tunica marrone chiaro che gli copriva i piedi:
-Bene!- disse -Adesso risparmiami tempo e fatica e dimmi dove hai messo il pugnale!-. rispose il primo, Miguel per tutta risposta, gli sputò addosso, colpendolo nell'occhio:
-Bene! Vuoi fare il duro?- e gli allentò un cazzotto in faccia, talmente forte da procurargli un taglio sotto l'occhio sinistro.
Per un attimo l'uomo scomparve, ma ricomparve subito dopo con un carrello in metallo, Miguel vi scrutò dentro:c'era ogni sorta di strumento di tortura possibile e immaginabile:
-Ti ripeto la domanda un'ultima volta, poi... passerò alle maniere forti, dove hai messo il pugnale!?-
-Piuttosto la morte!- rispose il giovane con impeto,
-So che sei fiducioso nei tuoi poteri, ma non ti serviranno a niente, perché non puoi utilizzarli, i lacci che ti tengono legato rendono inutilizzabili i poteri di chiunque avverta contatto!- spiegò l'uomo con tono divertito.
In effetti aveva ragione, Miguel non poteva usare i propri poteri e, senza quelli, non sarebbe stato capace di resistere, ma non poteva permettersi la resa: il suo orgoglio gli impediva di cedere doveva, però uscire da quel luogo, recuperare il pugnale e trovare gli altri due combattenti con cui avrebbe salvato la propria dimensione e la terra.
Il boia prese dal carrello un grosso amo in ferro:
-Adesso ti ridurrò a invertebrato; ricorda che se non parlerai, potrei arrivare persino ad ucciderti!-
-Così non saprai mai dove è finito il pugnale!-gli rispose in tono di sfida il ragazzo.
-Oh, ma non ti preoccupare lo scoprirò!- e mentre pronunciava queste parole gli si avvicinava minaccioso.
***
Miguel era seduto su una sedia e pregava sopra la tomba di sua padre, come sua madre prima, quell'uomo era morto per impedire l'ascesa al potere di Tasha e della sua organizzazione, ma aveva fallito miseramente: suo padre e l'ultima dozzina di ribelli rimasti erano stati brutalmente massacrati durante lo scontro.
Il ragazzo teneva tra le mani un pugnale tutto d'oro, nella cui elsa erano incastonate tre pietre, ricordava ancora le parole di suo padre:
-Questo è il pugnale di Gaia, dopo molti anni siamo riusciti a sottrarlo al nemico, ma ora sta a te recuperare gli ultimi due combattenti, e con loro, potrai per sempre eliminare Tasha e riportare la pace su Chess!-.
La porta della cripta si aprì con un tonfo e Miguel si trovò faccia a faccia con un membro dell'organizzazione di Tasha: lo aveva visto molte volte e lo conosceva molto bene, dopotutto era stato lui a uccidere sua madre: era Jona, il monaco.
-Consegnami il pugnale e ti risparmierò la vita!-, la sua voce era così chiara che sembrava fendere l'aria,
-Mai!- urlò Miguel.
Jona alzò la mano destra e se la portò dietro le spalle e..., quando la ritirò fuori brandiva un lungo bastone rosso:
-Se non me lo vuoi consegnare, lo prenderò io con la forza; ora ti mostrerò le mie sedici danze, chissà quante ne sopporterai, quell'illusionista di tua madre ne ha rette solo due!-
-Non nominare mia madre bastardo!- urlò il ragazzo. Miguel si accovacciò e posò il palmo della mano destra a terra:
-Stalagmiti di terra!-, tre coni di legno si alzarono da terra, nel punto esatto in cui si trovava Jona, ma questi con un balzo le schivò e rimase in aria, allungò la gamba destra mentre si librava ancora in aria:
-Danza prima:Lo schiaccianoci folle!-urlò.
L'uomo dall'alto, con la gamba protesa in avanti, precipitò sopra Miguel.
***
In mano teneva l'amo, si avvicinò alle labbra del ragazzo:
-Per prima cosa vediamo di punire quella brutta boccaccia mi dispiace rovinare quel tuo bel visino!- disse, poi infilò l'amo sul labbro inferiore del ragazzo. Miguel sentì un forte dolore e il sangue cominciò a scendere copioso e denso. Non voleva gridare, non poteva gridare; il boia, poi, incominciò a strattonare l'amo a sé e, a ogni strattone che dava, il labbro si staccava dalla bocca e il sangue usciva a fiotti. Miguel però non urlava, non voleva urlare ma il dolore era insopportabile, non ce la faceva più, ma non poteva dire dove si trovava il pugnale di Gaia, altrimenti gli sforzi e la morte dei suoi genitori sarebbero stati vani.
Ad un tratto l'uomo si fermò, tolse l'amo del labbro ormai dilaniato del ragazzo, lo pulì con la veste e lo ripose nel carrello.
Miguel sentiva in bocca il sapore del sangue misto a quello del ferro, non sentiva neanche il dolore anche se il sangue non smetteva più di sgorgare dalla ferita.
-Ancora non ti decidi a parlare!?- chiese tutto divertito il boia, con mano ferma e sicura l'uomo prese un coltello dalla lama lunga e affilata:
-Vediamo se questo ti basta!-
***
Il ragazzo con un balzo schivò l'attacco del suo nemico, il quale con un'acrobazia cadde in piedi. Miguel corse fuori: stare in un luogo chiuso con quel nemico gli poteva essere fatale, aveva poca libertà di movimento, provava una grande tristezza per aver lasciato da sola la salma di suo padre, ma era sicuro che Jona non l'avrebbe toccata perché troppo interessato al pugnale. L'adolescente correva tra le lapidi del cimitero; poi vide davanti a sé una grossa statua a forma di angelo con le ali semichiuse; la raggiunse e vi si nascose dietro:
-Beccato!- disse una voce proveniente dall'alto; era Jona:
-Schiaccianoci folle!- Questa volta l'attacco fu più potente, tanto da mandare in mille pezzi la statua. Miguel, tra la paura che lo attanagliava, tra l'orgoglio che lo fermava e lo spingeva a combattere e la tristezza riprese a correre in cerca di un luogo sicuro dove poter nascondere il pugnale. Uscì dal cimitero, con il cuore in gola e, con il fiatone, si fermò; poi riprese a correre, sicuro di essere inseguito, teneva il pugnale stretto tra le mani, non poteva permettersi di cedere al nemico l'arma.
Attraversò tutta la città e si rintanò nel bosco limitrofo. Quando fu sicuro di essere, anche se per poco, al riparo, si sdraiò dietro un grossissimo albero. Era esausto, ma non voleva cedere; poi l'albero dietro al quale si era rintanato fu troncato a metà: era stato scoperto.
-Bene! Bene! Sei qua!- sghignazzò il monaco.
Miguel non aveva scelta, doveva combattere; infilò il pugnale nell'elsa che aveva attaccato ai pantaloni e si preparò allo scontro.
***
Un fendente dall'alto verso il basso squarciò il busto del ragazzo che, questa volta, urlò. Il dolore era troppo ed era diventato insopportabile, (alcune gocce di sangue caddero a terra, il labbro sanguinava ancora):
-Vuoi dirmi dove hai messo il pugnale?- chiese con insistenza il boia.
-Te lo ripeto, piuttosto la morte!- gridò, e altre gocce di sangue macchiarono il pavimento, ogni volta che apriva bocca era un dolore insopportabile, incominciò a piangere e il sudore prese a imperlargli la fronte, tutto quello che stava sopportando sarebbe servito veramente a qualcosa?
L'uomo si avvicinò, si sedette sulle gambe del ragazzo, poi avvicinò il coltello al suo petto e premette contro la carne che si lacerò.
Posò l'arma a terra e con le mani aprì il taglio che aveva fatto, quando fu soddisfatto del proprio lavoro il boia chiuse la mano, lasciando alzato solo l'indice:
-No, aspetta, cosa vuoi fare?- domandò sempre più allarmato Miguel, ma sapeva benissimo cosa stava per fare il suo aguzzino, non avrebbe sopportato il dolore, tutto questo era troppo per chiunque.
-È la tua ultima possibilità dimmi dove si trova il pugnale e farò in modo che tu la smetta di soffrire!-
-NO!- tuonò.
L'uomo non proferì parola, ma con sangue freddo infilò il dito nella ferita. Le urla del ragazzo erano agghiaccianti, ma più lui urlava più il boia infieriva sulla sua pelle e più il suo dito penetrava la carne del ragazzo. Il sangue sgorgò a fiotti.
***
-Quindi hai deciso di combattere! Finalmente!- disse con tono beffardo Jona,
-Perché volete il pugnale?- domandò il ragazzo,
-Ma è ovvio! Per due motivi: il primo perché e' l'arma che serve a riunire i combattenti, il secondo perché è lo strumento che serve per la resurrezione!-
-Cosa la resurrezione?!-
-Si certo!-
-Ma voi siete dei folli! Lo sapete cosa comporterà se quell'essere ritornerà in vita!?-
- Ovvio il mondo dove viviamo, e non solo quello, diventerà un posto migliore!-
-Pazzi!- ringhiò con impeto Miguel.
Il ragazzo indietreggiò di due passi, le foglie a terra scricchiolarono e si ruppero sotto il peso dell'adolescente. La paura si insinuò nella mente di Miguel, non ragionava lucidamente, se quello che Jona gli aveva detto era vero, non poteva permettersi di perdere il pugnale.
-Danza seconda: il massacro dei cigni!- Jona cominciò a tirare pugni alla velocità della luce, i suoi movimenti divennero sempre più veloci e precisi.
Miguel non riuscì a schivarli, e quel monaco era troppo veloce, non gli permetteva neanche la fuga, era alla sua mercé, mentre sentiva i pugni che lo colpivano, sempre più forti, sempre più veloci.
-Stritolamento radicale!- urlò Miguel, dal terreno uscirono quattro radici che bloccarono i movimenti del suo nemico e adesso egli poteva scappare, sapeva benissimo che la propria mossa non sarebbe servita a niente, ma doveva scappare, la paura, a poco a poco, fece spazio all'ansia per trovare un luogo quanto più sicuro per il pugnale.
Riprese a correre, addentrandosi sempre più nel fitto della foresta, non sapeva dove stava andando, ma doveva continuare a correre.
***
Il boia tolse il dito dalla ferita, Miguel urlò nuovamente dal dolore:
-Vuoi dirmi dove si trova il pugnale!?- gli domandò l'uomo, ma questa volta il ragazzo non rispose, rimase in silenzio a contemplare il nulla, ogni suo muscolo era a terra, non sentiva più le dita della mani, il sangue non smetteva di fuoriuscire, (solo quello del labbro si era un po' coagulato), ed egli non desiderava altro che la morte, ma non poteva cedere perché se fosse morto in quel posto, avrebbe condannato l'umanità alla distruzione. Queste idee lo facevano rabbrividire, ma era la nuda e cruda realtà, inoltre era distrutto da tutte quelle torture, doveva liberarsi da quei lacci magici, e se vi fosse riuscito era sicuro, anche se ridotto male, che ce l'avrebbe fatta a sconfiggere il proprio aguzzino e a fuggire, ma il problema era come fare a liberarsi?
Non gli veniva in mente niente, sentiva solo dolore, e voleva addormentarsi per sempre e ricongiungersi con i suoi genitori e diventare così uno spirito, ma non poteva.
Il boia si alzò dalle ginocchia del ragazzo e cominciò a rufolare nel carrello in cerca di qualche altro strumento di tortura, dando le spalle al ragazzo. Era il momento di agire, voltato in quella maniera il boia non lo avrebbe visto mentre tentava la fuga. Con movimenti furtivi ma veloci l'adolescente prese a muovere le mani strusciandole insieme, sentiva i lacci che si stavano allentando, era quasi fatta, provava male ogni volta che si muoveva o faceva un gesto brusco, ma non gli importava, il sangue riprese a fuoriuscire dalle ferite. Con l'ultimo gesto disperato riuscì a liberarsi la mano destra, e subito le corde che lo tenevano legato caddero a terra senza il minimo rumore. Ce l'aveva fatta, decise di non attaccare subito, avrebbe aspettato che il boia si fosse voltato, e sarebbe stato lì ad aspettarlo.
***
Correva a perdifiato, sapeva che di li a poco sarebbe stato raggiunto dal nemico. Il bosco davanti a lui si infittiva sempre di più, la tenue luce lunare a poco a poco scomparve dietro le chiome ormai compatte degli alberi. Era buio pesto, non si sentiva niente, tutto era immobile e silenzioso. Miguel si fermò di colpo, ansimava, il sudore gli imperlava la fronte; aveva caldo, ed era stanco.
Sentì un rumore dietro di lui, si voltò di scatto, ma non c'era nessuno, poi un rombo assordante che squarciò il silenzio irreale che regnava nel bosco, davanti al ragazzo comparve un mulinello: sapeva bene di cosa si trattava, era un buco dimensionale, ne aveva sentito parlare da suo padre. Da quando il male aveva preso il potere, la Terra e la sua dimensione erano in stretto contatto, e quei buchi dimensionali erano la prova lampante che la matrice dimensionale che divideva le due realtà si stava sfibrando. Sapeva che esistevano quei buchi, ma non ne aveva visto neanche uno in vita sua prima di allora.
Non aveva scampo, l'unica soluzione era quella di gettare il pugnale nel buco, altrimenti lo avrebbero preso, se poi si fosse salvato in qualche modo sarebbe tornato a riprenderselo, no sapeva come avrebbe fatto, ma non c'erano altre soluzioni al momento. Con molta tristezza nel cuore prese il coltello e lo lanciò dentro il buco: voleva entrare anche lui, almeno si sarebbe salvato, ma il suo stupido orgoglio gli impediva di compiere quel gesto. Il buco formatosi nel giro di poco tempo si richiuse e tutto tornò alla normalità.
-Finalmente ti ho trovato!- disse una voce proveniente dall'alto. Miguel sobbalzò e guardò in direzione della voce: Jona era seduto sopra il ramo di un albero.
-Ora sono stufo! Dammi il pugnale altrimenti ti ucciderò!-
Il ragazzo fu sollevato nel sentire quelle parole, pensava di essere stato scoperto e invece il suo nemico non aveva visto niente; il cuore riprese il suo normale battito: e lui era pronto per lo scontro.
***
Il boia si voltò, in mano brandiva un enorme punteruolo tutto arrugginito:
-Con questo parlerai!- disse con tono beffardo,
-Io dico di no!- Miguel rise e si alzò dalla sedia, l'uomo rimase sorpreso da ciò che vide,
-Sorpresa!- disse il ragazzo, poi allentò un calcio nella mano del boia che fece cadere il punteruolo a terra.
-Punte di legno!- urlò l'adolescente mettendo le mani in avanti e aprendo i palmi, il boia si accasciò a terra, sentiva un dolore mai provato in vita sua, sentiva andare a fuoco ogni lembo della carne del proprio corpo.
***
Jona scese dal ramo in cui si trovava e, anche se esso era molto in alto, atterrò in piedi.
Miguel aveva paura, era sicuro che non sarebbe riuscito a vincere con le sue sole forze: combattere da soli contro un membro dell'organizzazione di Tasha era pura follia anche per un combattente, almeno fino a che i tre componenti non si fossero riuniti:
-Bene! Anzi ottimo, se non vuoi parlare qui, ti porterò in un posto dove canterai sicuramente!- rise il suo nemico
-Danza terza: la caduta della foglia!- il monaco incominciò a far roteare il bastone velocemente, dal centro di esso uscì un raggio blu che lo circondò all'altezza dello stomaco:
-Cosa è questo?- domandò allarmato Miguel che all'improvviso non riusciva più a muoversi, era paralizzato:
-La terza danza a differenza delle alte quindici serve per rendere innocuo ogni movimento del nemico e a poco a poco lo addormenta!- spiegò tutto divertito.
In effetti era vero Miguel sentiva il proprio corpo peso, le palpebre sembravano di piombo, poi vi fu una dirompente luce celeste ed si accasciò a terra privo di sensi.
***
Un dolore acuto alla spalla sinistra lo costrinse a girarsi in direzione del dolore, e con grande orrore il boia vide che al posto dell'articolazione c'era un lungo pezzo di legno appuntito, poi ne spuntò uno nel ginocchio destro e nel giro di pochi istanti del corpo dell'uomo rimase solo la veste bucata. Miguel la prese e la indossò; gli stava larga, ma gli andava benone, almeno finché non fosse uscito da quel posto. Non sapeva dove si trovava esattamente, non aveva paura, ma non stava affatto bene, le ferite continuavano a sanguinare, e durante le torture ne aveva perso in grande quantità.
Era spossato, ma doveva andarsene, entrare in un buco dimensionale (se mai ne avesse trovato uno) e recuperare il pugnale, ma prima di iniziare la ricerca aveva bisogno di cure.
Uscì dalla stanza e si ritrovò in un lungo corridoio, alla sua destra c'era una parete, mentre alla sua sinistra il corridoio, l'illuminazione non era molta ma sufficiente per vedere e proseguire avanti.
Incominciò a correre fino a raggiungere una porta in legno, con cautela la aprì e un vento freddo lo avvolse: adesso capiva dove si trovava, era nella base di Tasha, nei sotterranei, dove si diceva che chi vi entrava non ne usciva vivo, ma quell'idea non lo spaventava affatto, anzi lo rendeva forte e desideroso di uscire da quel posto, l'unico problema era che se avrebbe incontrato qualche nemico sarebbe stato difficile sconfiggerlo, anche se fosse stato più debole di lui.
Uscì dal corridoio e si ritrovò davanti una ripida scalinata, barcollando la percorse tutta, si fermò, era messo molto male, molto peggio di ciò che pensava, aveva il fiatone e la ferita sotto il labbro si era riaperta, non ce l'avrebbe fatta, sentiva le energie abbandonarlo ma doveva uscire, si lasciò per un attimo cadere a terra, avrebbe recuperato le energie e poi sarebbe uscito.
La porta si aprì cigolando, Miguel si alzò di scatto e si appiattì contro il muro. Il cuore gli batteva nel petto per lo spavento, dalla porta uscì un uomo con una tunica uguale a quella che indossava, e in spalla portava una donna svenuta. Era molto più basso dell'uomo che l'aveva torturato, ma molto più muscoloso.
Scese le scale senza notare Miguel, il quale con una mossa rapida e silenziosa si trovò in quella che doveva essere la sala principale.
Era enorme, altissima con una cupola tutta vetrata, circolare, c'erano molte porte tutte attaccate le une alle altre: "Molte saranno illusioni" pensò Miguel.
Ma quale era la porta che lo avrebbe portato fuori? Non aveva tempo da perdere il boia che era sceso prima sicuramente si era già accorto del suo compagno morto e molto probabilmente aveva dato l'allarme. Quale scegliere? Sentì un rumore proveniente dalle sue spalle, si voltò di scatto, ora sapeva benissimo di essere stato scoperto:
-Cazzo!- bisbigliò, riprese a correre, aprì la prima porta che gli capitò a tiro e vi entrò:
-Che fortuna, non era un illusione!- disse.
Si guardò intorno, non ci poteva credere: era fuori, all'aria aperta si voltò e vide l'immensa struttura nella quale era stato rinchiuso, dalla città non si vedeva, molto probabilmente attorno ad essa vi era una sorta di barriera che la rendeva invisibile. Miguel la guardò attentamente, era imponente, e si estendeva fin sopra le nuvole, assomigliava ad uno di quei castelli che si vedono nelle fiabe, soltanto che questo era pervaso da un alone di malvagità fuori dall'ordinario.
Il ragazzo decise di non indugiare troppo, era sfinito, non sapeva cosa fare, il dolore non lo lasciva in pace, era già un miracolo che si fosse salvato però non voleva morire in quel luogo.
Di colpo tutto tacque, anche l'ansimare di Miguel si bloccò di colpo, poi un rombo assordante, l'adolescente sapeva cosa stava per accadere, e ne era felicissimo, si stava per formare un nuovo buco dimensionale, e in effetti dopo poco era davanti a lui.
Miguel non perse tempo, non pensò, ma agì di istinto, doveva trovare gli altri due combattenti recuperare il pugnale, solo in quella maniere avrebbe evitato la resurrezione. Entrò nel buco dimensionale, si voltò e vide che si stava chiudendo, la gravità di fece altissima e Miguel non resse il colpo e piombò in basso, sempre più in basso fino a che non atterrò.
Svenne, il buio lo circondò, ormai non sentiva più alcun dolore.
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