Una ragazza sedeva su una panchina nel parco. Era molto concentrata sul libro che stava leggendo, così tanto da non accorgersi delle foglie che le cadevano di fianco. Ormai era iniziato l'autunno, le foglie si erano tinte di un colore che andava dal rosso al marrone e al minimo colpo di vento cadevano dai rami e dopo un ultimo volo nell'aria toccavano il suolo. Mentre osservavo quella ragazza così impegnata e coinvolta nel suo libro ripensavo a tutti gli autunni che avevo già passato, come da bambina amavo giocare con le foglie cadute insieme agli amici: costruivamo dei letti e quando erano abbastanza soffici e alti ci buttavamo sopra e passavamo così gli intervalli scolastici. Durante l'adolescenza, invece, il mio amore per l'autunno si era trasformato in una forma quasi di odio verso quest'ultimo. Insieme all'autunno, infatti, iniziavano i primi freddi, la scuola, le giornate passate in casa a studiare e soprattutto i primi malanni. Mi ricordo che un'altra cosa che non sopportavo era il camminare sui marciapiedi ricoperti dalle foglie e dalle ghiande che al solo sfiorarle producevano rumore. Era un periodo in cui non volevo essere notata, volevo passare inosservata evitavo di fare qualsiasi cosa mi potesse mettere al centro dell'attenzione. Adesso, passata l'età dell'adolescenza ed entrata ormai nell'età adulta, sono tornata ad amare questo periodo dell'anno. Non mi dispiace l'idea di stare seduta su una panchina e vedere tutto il panorama, tutto l'ambiente tingersi coi colori caldi. Ai tempi della scuola in storia dell'arte avevo studiato i colori freddi e caldi. Di quest'ultimi mi ricordo la particolarità di risultare più vicini a chi li osserva. Forse è anche per questo motivo che l'autunno viene amato da molte persone. È una stagione più vicina, più "umana" rispetto alle altre. Viene associata al corso della vita. Io guardando le foglie per terra e le poche rimaste sugli alberi le associo alla mia esistenza, mi immagino tra 30 anni, anziana, quando come l'albero inizierò a perdere le foglie e come le foglie cadrò per terra senza aver scelta, aspettando di seccare e venir trasportata via dal vento. Mentre mi lascio trasportare dai miei pensieri come stanno facendo le foglie, che con il vento, si alzano in volo producendo mulinelli, vedo la ragazza alzarsi e mettere via il proprio libro incurante dell'autunno delle foglie e dei miei pensieri. Occupata solo da quello che le resta della lettura, ripensando alle parole, alla storia letta, associandola con la propria esperienza. Incurante del passare delle stagioni e del tempo, ancora troppo giovane per fare come me, sedersi su una panchina e personificarsi con una foglia che cade.