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Un amico
Baldo era il mio basset-hound.
Me l'aveva regalato Paolo a Natale, appena sposati.
Quando me lo portò era un cucciolo piccolissimo, che stava in una mano e camminando si pestava
le orecchie.
Bisogna infatti sapere che le orecchie lunghissime costituiscono una caratteristica peculiare dei
Bassets.
E le sue lunghissime lo erano per davvero, e anche liscie e setose, fatte apposta per essere
accarezzate.
Aveva enormi occhi umidi, di un caldo color castagna che riuscivano a intenerirti anche se ti aveva
appena fregato una bistecca, il che accadeva piuttosto spesso perchè era un ladro matricolato.
È stato da subito adorato e vezzeggiato da tutti.
In realtà era un grandissimo paraculo.
Probabilmente aveva un'anima tzigana; in effetti quanto gli piaceva darsela a gambe, tagliando per i
campi per poi fare una capatina all'albergo del Nencini, dove gli allungavano una pasta pensando
che fosse affamato; dopodichè faceva una giratina in centro, passeggiando per le vie cittadine con la
sua tipica flemma inglese.
Al mercatino americano di Livorno, gli avevo quindi comprato una piastrina di riconoscimento,
come quelle che portano al collo i Marines, con sopra inciso il mio nome e numero di telefono,
nell'eventualità nemmen tanto remota che si perdesse.
Quando camminava, sculettando allegramente e tenendo la coda diritta, con il pennacchietto bianco
bene in vista, la faceva tintinnare.
Da quel gran furbone che era aveva però imparato a muoversi con circospezione, come se stesse
camminando su di un cesto pieno di uova, senza farla suonare, per cui come vedeva la porta
socchiusa, la infilava zitto zitto e se la svignava.
Meno male che a Volterra, di quella razza, un po' particolare diciamo la verità, c'era solo lui, per cui
ricevevo regolarmente telefonate in ufficio da parte di amici che lo avevano avvistato e che me ne
fornivano le coordinate.
Io allora chiamavo subito la zia Isa, gliele comunicavo a mia volta, e lei partiva in tromba, armata
di guinzaglio, e lo riportava regolarmente a casa.
I Basset-hound sono, per loro stessa natura, cani ostinati, e in effetti Baldo era duro come un leccio.
Impossibile convincerlo a fare qualcosa se non ne aveva voglia.
Se ne strafregava degli ordini che gli impartivo e faceva invariabilmente il comodo suo.
Non si può nemmeno dire che mi fosse particolarmente affezionato; era semplicemente un cane
orgoglioso e indipendente, che durante il giorno amava oziare sul divano di casa per conto suo,
senza tante smancerie.
Io però lo adoravo.
Era troppo buffo!
A volte gli pigliava il ghiribizzo di giocare a nascondino e si rimpiattava dietro la tenda, rimanendo
accucciato immobile, credendo di non essere visto, senza rendersi conto che gli sbucava fuori un
pezzo di nasone, per cui scovarlo era un gioco da ragazzi.
Qualche volta invece mi prendevo io la soddisfazione di farlo arrabbiare un pochino e, pur
avendolo tra i piedi, lo chiamavo a squarciagola fingendo di non vederlo e cercandolo in tutte le
stanze.
Lui allora si inquietava e abbaiava col suo vocione cavernoso per richiamare la mia attenzione, fino
a che non lo abbracciavo forte.
Era inoltre un cane motociclista.
Amava difatti farsi scorrazzare in motorino da Paolo per Volterra ed era uno spettacolo vederli
passare, Paolo alla guida del mezzo, e Baldo che sedeva impettito sul predellino, perfettamente a
suo agio, con la codina che penzolava un poco fuori e le orecchione che svolazzavano quà e là.
Mi è stato vicino per tanti anni, 14 per essere precisi, ma poi si è ammalato e abbiamo dovuto farlo
sopprimere.
È stata dura.
L'iniezione di Tenax gliel'ha fatta un mio amico veterinario ed io sono rimasta a stringere la sua
zampona tra le mani fino a che si è addormentato, mentre mi si schiantava il cuore.
D'altra parte era il mio cane, e non potevo lasciarlo andare via da solo.
Ora riposa in un giardinetto, all'ombra di un nespolo, e sulla sua tomba avevamo adagiato una
piccola lapide di marmo con su stampato "BALDO" a caratteri dorati, ma di certo i nuovi
proprietari l'avranno tolta e gettata via.
La mia casa è piena zeppa delle sue foto, in bianco e nero e a colori, da cucciolo e da vecchio.
Dopo di lui ho avuto altri cani, persino della sua stessa razza, che amo e che mi saltano addosso
felici quando rientro a casa.
Non so se sarei capace di stare senza di loro.
A volte mi combinano qualche malestro e allora arrabbiata sbraito: "Finite queste, basta, non ne
voglio più!".
Ma tanto so benissimo che finchè campo avrò sempre almeno un cane accanto a me.
Così come so altrettanto bene che non ci sarà mai più un altro Baldo.
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